XIV Congresso Territoriale


 

XIV Congresso Territoriale

FLAI-CGIL AGRIGENTO

relazione di

Carmelo Di Franco

Il congresso odierno ci vede riuniti per espletare le procedure previste dal regolamento, che permetteranno, nelle diverse sedi congressuali, di eleggere i gruppi dirigenti di categoria e confederali, su cui graverà il fardello di organizzare le lavoratrici e i lavoratori, in un momento che, per le mutate condizioni politiche, i messaggi e talvolta anche i provvedimenti non sono per niente dalla parte dei lavoratori -Al gruppo dirigente della FLAI, oggi dimissionario, rivolgo a nome personale e dell'organizzazione il più sincero ringraziamento per quello che è riuscito a realizzare sul piano organizzativo e politico. 

Grazie al Vostro lavoro svolto la Flai-CGIL è riuscita ad attenzionare e a farsi carico dei molteplici problemi che hanno interessato ed interessano i lavoratori dell'agricoltura della nostra provincia e quasi sempre sono state date risposte positive alle loro attese. L'essere stati sempre presenti, l'avere vissuto i problemi della categoria, l'avere lottato insieme, l'avere indicato, spesso, i percorsi da seguire nella risoluzione delle vertenze, ci ha permesso di essere, in questi ultimi anni, protagonisti attenti ed attenzionati non si spiegano altrimenti i risultati positivi che la Flai-agrigentina ha conseguito in termini di adesioni sindacali e di peso politico.

Questo congresso della Flai non rappresenta né un punto di arrivo né un punto di partenza, ma la continuità dell'iniziativa sindacale in provincia della categoria e della CGIL, per affrontare e superare l'obiettivo prefissato, una concreta politica per il lavoro -Il tema del lavoro è l' argomento dominante nei diversi contesti istituzionali, oggi tutti parlano di proposte concrete per l'occupazione, di questa gravissima piaga sociale che da molti anni colpisce il meridione, la Sicilia e in particolare la nostra provincia, ma nonostante tutto non si riesce a trovare la strada in direzione dell'obiettivo sopra citato- A conferma di ciò gli ultimi dati istat riferiti al 2000 parlano in modo lampante di un'ltalia a due velocità: quella del Nord che produce beni e servizi e quella del sud, la Sicilia, la provincia di Agrigento che non riesce a decollare. Inoltre il nord ha raggiunto la piena occupazione (se così si può dire) la Sicilia supera cifre di disoccupazione del 23% che nella provincia di Agrigento arriva anche al 27%- Alla Crisi dei tradizionali fattori produttivi, compreso quello agricolo, si accompagna il dilagarsi del lavoro nero ed irregolare che ormai riguarda quasi un terzo della forza lavoro e provoca, ogni giorno migliaia di infortuni e di morti.-Il lavoro nero, si affronta con la pressione fiscale, con la repressione, la gradualità ed il sostegno all'impresa. Gli stessi contratti di riallineamento vanno rivisti, così come dobbiamo pensare alla possibilità di costituire un osservatorio provinciale, presso la Prefettura di Agrigento, con le altre parti sociali, con l'INPS, l'INAIL, l'Ispettorato del Lavoro, se necessario Carabinieri e Guardia di Finanza, per una attività di controllo sull'applicazione delle leggi e sui C.C.N .L. e integrativi. 

Il contratto d' Area di Agrigento ed i Patti territoriali finanziati: Magazzolo Platani, Terre Sicane, Empedocle e Centro Meridionale e gli stessi quattro patti agricoli (provincia di Agrigento, Terre Sicane, Magazzolo Platani e Valle del Belice), con grandi investimenti non decollano e quando lo faranno creeranno qualche migliaio di posti di lavoro a fronte di un esercito di migliaia di disoccupati che fremono senza speranza sul mercato del lavoro della nostra provincia. (Mi chiedo spesso quanti posti di lavoro abbiamo perso in questi anni?) -I patti territoriali sono pezzi importanti essendo stati applicati in agricoltura coi patti verdi, dove noi non siamo e non facciamo nulla per svolgere un minimo di ruolo, quando sappiamo che Agenda 2000 ed il piano di sviluppo rurale per la Sicilia sono strumenti per l'agroambiente, la forestazione il prepensionamento in accompagnamento alla nuova politica agricola comunitaria, riguardante, anche la zootecnica -E' ripresa con maggiore intensità la triste "odissea" dell'emigrazione per necessità forzata che si sta registrando da alcuni anni a questa parte -Si tratta di un fenomeno drammatico che coinvolge migliaia di lavoratori, di un vero e proprio esodo verso il nord d'Italia, di un triste esodo che evoca giorni di infausta memoria degli anni 50- 60 -Le politiche di defiscalizzazione, gli sgravi contributivi previsti da leggi nazionali e regionali a favore delle imprese che operano in Sicilia e nel meridione non hanno prodotto nuovi investimenti e quindi nuova occupazione. I 18-20 mila miliardi di Agenda 2000, rischiano di essere un'ennesima occasione sprecata di sviluppo, tutto ciò favorito dalla drammatica crisi dell'istituto autonomistico e dalla grave incapacità dei gruppi dirigenti politici e di governo di costruire un reale processo di trasformazione e riforma democratica dell'Ente Regione per la programmazione ed il controllo dei flussi di spessa - E' cambiato il quadro politico nazionale e regionale, questi cambiamenti ci chiamano ad intercettare il nuovo, a capirlo secondo i nostri principi ed avanzare soluzioni secondo il metodo della contrattazione e del dialogo- La Flai vuole essere lo strumento con il quale i lavoratori agricoli riescono a cogliere la realtà che cambia ed a rilanciare agli altri soggetti messaggi che parlino di sviluppo, di crescita civile e sociale, di un futuro più equilibrato e giusto. Un primo cambiamento è quello politico: un nuovo governo nazionale, un nuovo governo regionale, espressioni di una nuova maggioranza in Parlamento ed in assemblea, si sono insediati dopo aver promesso molto agli italiani, ai Siciliani, agli agrigentini.

Il futuro promesso da Berlusconi e da Cuffaro è stato preferito al bilancio presentato dalle forze di centro sinistra. Una scelta legittima, con la quale il sindacato si deve confrontare, senza fare sconti, ma senza pregiudizi che non siano utili a fare gli interessi dei lavoratori.

 Rispetto ai partiti politici il Sindacato ha un vantaggio: non deve cercare il consenso degli elettori una volta ogni 5 anni, ma giorno per giorno deve cercare il consenso dei lavoratori. Per questo, a mio avviso, oggi non ha il problema di confondersi con i governi dal "Futuro Rosa" perché lavora sempre con i piedi piantati nel presente.

 E quindi si confronta di volta in volta con i governi in carica, non per cercare tutele né per offrire sponde, ma per verificare tutte le possibilità di fare qualcosa di utile per i lavoratori e per il paese. Per ora possiamo dire di avere avuto dal governo nazionale messaggi che non vanno nella stessa direzione: Pensioni di anzianità -licenziamenti senza giusta causa ( art. 18) - guerrra in Afganistan, ma di avere capito a chiare note una netta convergenza (quello che una volta si chiamava collateralismo) tra Confindustria e Governo -A mio avviso la strategia che abbiamo di fronte è chiara la confindustria ed il Governo sono per una politica dei redditi policentrista, spostata sul territorio e sull'azienda- La politica dei redditi si trasforma, in questa visione, in quella che il centro destra definisce "Regola Aurea" cioè monetaria dove i salari devono crescere in ragione della produttività- Dopo anni di lotte, di manifestazioni provinciali, di scioperi regionali (l'ultimo dei quali il 2 marzo 2001), il sindacato ha presentato al governo regionale una piattaforma che richiedeva e richiede un patto tra tutti i lavoratori del comparto agricolo per riaffermare la centralità del lavoro dipendente, la sua funzione decisiva per lo sviluppo della Sicilia, della provincia di Agrigento, per il miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori, per creare occupazione per i giovani.

 Tracciare, dunque, una nuova via per l'agricoltura, che sappia alleare per un unico obiettivo, qualità e sicurezza alimentare. Tutti sappiamo che in questi anni è stato cambiato il DNA dei prodotti che, essendo stati trattati con logiche industriali, hanno portato alla perdita dei sapori, odori e sicurezza sanitaria, per incrementare al massimo la produttività del sistema, quanto sappiamo che la qualità passa attraverso una minorità produttiva perché ciò che è intensivo non è di qualità- Non è più il tempo di difendere un mondo agricolo che non esiste più e rivendicare politiche assistenziali, come fanno spesso le organizzazioni degli agricoltori, così facendo condannano la Sicilia, la nostra provincia ad essere mercato di consumo ed ostacolo alla trasformazione in mercato di produzione che punta alle esportazioni.

Si tratta di cogliere tutte le potenzialità esistenti in questo importante comparto produttivo mettendo a punto una strategia che si ponga l'obiettivo di creare occupazione, di tutelare l'ambiente, di difendere gli interessi dei consumatori, di innovare e modernizzare le imprese del settore, di rompere le logiche assistenziali, di incrementare la base produttiva e la produzione lorda vendibile.

 L 'agricoltura resta strategica nella nostra provincia e deve sapere inserirsi nelle varie politiche europee, nazionali e regionali,da quelle fiscali a quelle del lavoro, da quelle infrastrutturale a quelle dei trasporti, dalla diffusione delle nuove tecnologie dell'informazione a quelle della formazione professionale, dalla sicurezza nelle campagne alla commercializzazione dei prodotti, dalla costruzione di una organizzazione delle politiche di concentrazione dell'offerta, attraverso l'organizzazione dei produttori, al loro autogovemo ed alla creazione di adeguati strumenti di marketing per affrontare le nuove esigenze della distribuzione e del consumo. Il lavoro in agricoltura diminuirà ancora, trasferendosi nelle attività di servizio, nelle attività di trasformazione e di commercializzazione dei prodotti- Esiste il problema del riassetto idrogeologico del territorio, di tutelare il territorio, bonificandolo a partire dall'allargamento della superficie boscata, che su 304.000 ettari di terreno provinciale solo appena 18.600 ettari sono quelli con presenza di forestazione, anche se esistono in provincia oltre 80 mila ettari di montagne- C'è un piano per l'allargamento della superficie boschiva di 1800 ettari preparato da alcuni comuni della nostra provincia e predisposto dall'Ispettorato Forestale, presentato all'Assessorato all'Agricoltura e mai finanziato, mentre la comunità europea ha finanziato di già ai privati rimboschimento per oltre 2300 ettari, senza vincoli di leggi e di contratto per l'assunzione della manodopera, con il rischio, ormai non solo palese, che nel confronto parametrico dei costi tra pubblico e privato sarà quest'ultimo col lavoro non legalizzato ad avere la meglio, se gli organismi preposti e noi non faremo la nostra parte.

 E' necessario, a mio parere, superare l'approccio assistenziale con il quale viene affrontato il tema della forestale dal governo regionale e dai partiti politici, attuando unicità e decentramento della organizzazione del lavoro e una netta e chiara separazione di compiti della direzione e dell'azienda foreste. E' necessario, altresì, certezza dei finanziamenti poliennali, programmazione dei lavori e una mobilitazione di tutte le risorse disponibili pubbliche e private per una politica della difesa e dell'uso del territorio e dell'ambiente che favorisca l'affermarsi di una "economia verde" in grado di dare una risposta alla forte richiesta di lavoro -(rivista legge 16).

Consorzio di bonifica, a mio parere, oltre ad accelerare il passaggio dal commissariamento ad una gestione democratica è necessario superare il ritardo nel rilancio della politica consortile recependo ed appplicando le norme legislative nazionali e regionali (L.183/87 - L.36/894 -  L 45/95) riportare il contributo regionale dal 75% al 95% migliorare l' efficienza dei servizi una corretta riorganizzazione del lavoro e una maggiore tutela dei diritti dei lavoratori attraverso l'applicazione del piano organizzativo variabile.

 L 'agricoltura in provincia di Agrigento si sviluppa anche nelle produzioni dell'uva e dell'ortofrutta nel comprensorio di Canicattì  gli agrumeti nel Riberese, pescheti e meleti nel Bivonese, fichidindia - carciofeti e vigneti nelle zone di Menfi, S.Margherita B., Sambuca di Sicilia e Sciacca, serre cantalupo nel Licatese  e nel Palmese, però la struttura dell'impresa agricola tende a svilupparsi (tra mille difficoltà) da azienda contadina a Azienda capitalistica - Infatti le aziende che assumono manodopera in provincia sono risultate nel 2000 circa 4.700, mentre i lavoratori iscritti negli elenchi anagrafici sono circa 15.300.

 In questa cifra sono inclusi i 3400 lavoratori forestali, circa 2.450 lavoratori occupati nelle cantine sociali e nelle cooperative, circa 590 lavoratori della bonifica e trattoristi dell'ESA, se ne deduce che la dimensione dell'azienda è di meno di due lavoratori-. Tutto ciò comporta una difficoltà di commercializzazione delle produzioni agricole, ma soprattutto sconta la non integrazione nel sistema economico, rispetto alle altre agricolture europee e del nord. 

A questo proposito si impone una ridefinizione della forma organizzativa delle imprese, delle cooperative e delle associazione di prodotto- E' evidente che senza un progetto di accorpamento e un sistema di servizi da fornire alle aziende agricole, tale situazione provoca pesanti riflessi nella gestione dei finanziamenti e soprattutto nei livelli occupazionali -Parlando di servizi all'agricoltura, credo che i Consorzi agrari potevano e possono svolgere un ruolo diverso per cui diventa indispensabile un progetto di riforma. Un altro servizio indispensabile assieme al ruolo di indirizzo e di coordinamento delle attività di ricerca in materia di produzioni, di tecniche e di tecnologie debbano fornirle le Università, presenti con campi sperimentali a S.Stefano Quisquina e a Cammarata. Particolare rilievo assume nel comparto agro alimentare la pesca con circa 500 pescherecci dove lavorano circa 2500 addetti. Tale settore in provincia è attraversato da un processo di ristrutturazione con l'esigenza dell'ammodemamento delle tecnologie di pesca. 

Anche se registriamo condizioni poco dignitosi in termini di sicurezza sul lavoro e di evasione contrattuale alle lavoratrici e ai lavoratori impegnati nel comparto ittico conserviero dove operano 60 imprese con circa 750 operatori. 

Non possiamo non rilevare che ci sono difficoltà nel settore agricolo nella costanza di un rapporto unitario. Credo che in una fase come questa non possiamo né sospendere né rinviare le scelte relative all'adozione di comportamenti comuni per la elaborazione di strategie politiche e rivendicative unitarie. E' in provincia di Agrigento l'esigenza dell'unità sindacale è ancora maggiore se pensiamo alle problematiche presenti nella forestale, Esa, Consorzio di Bonifica e nella vitivinicoltura. Avviandomi alla conclusione, credo, che bisogna mettere in atto tutte le nostre forze per cercare nella nostra provincia, quelle iniziative di massa, attraverso una vertenzialità diffusa nel territorio in grado di mettere in moto una serie di interventi idonei a smuovere una situazione divenuta per certi versi drammaticamente stagnante. Si tratta, a mio avviso, di riprendere l'iniziativa con maggiore convinzione e forza additando ai lavoratori ed alle popolazioni i responsabili dello stato di arretratezza e della disoccupazione di massa ( che nella nostra provincia ha toccato i 100 mila disoccupati) e i temi e gli obiettivi del sindacato. Problemi come il lavoro debbono costituire gli elementi trainanti di una nuova battaglia di progresso e di civiltà nella nostra provincia. Spetta ancora oggi al movimento sindacale, nel suo insieme, alla FLAI-CGIL il compito di ripensare e di ridisegnare le tappe di un nuovo sviluppo che possa assicurare nuova occupazione e servizi.

 Bisogna andare al superamento della marginalità geografica e territoriale della nostra provincia inserendola in un progetto più ampio di collegamento con le altre province e regioni d'Italia - E' assurdo ed intollerabile continuare a pensare ad un possibile sviluppo della nostra provincia, al rilancio della forestazione, Esa, Consorzio di Bonifica, pesca, vitivinicoltura ecc, della nostra attività commerciale, senza creare quelle condizioni indispensabili per rendere reale e credibile ogni proposta in materia.

 L 'iniziativa di oggi, questo nostro congresso provinciale, ha anche l'obiettivo di conquistare un tavolo di trattativa regionale e provinciale, affinchè per la nostra provincia si possa delineare con chiarezza un intervento di spesa che consenta la ripresa dell'occupazione -Per finire credo che nessuno di noi in questa pesante e drammatica situazione si può sottrarre ai propri compiti e tutte le forze politiche, di governo, economiche, istituzionali e sociali devono svolgere il loro ruolo attivamente ed esercitare le responsabilità che competono a ciascuna di essa. Diversamente si rischia una grave frattura tra il mondo del lavoro e le istituzioni con conseguenze immaginabili per la tenuta del tessuto democratico. Gli obiettivi che si vogliono raggiungere sono la ripresa produttiva ed economica di tutto il comparto agro alimentare - Obiettivi, di questa portata si possono raggiungere unificando le forze, concentrando le risorse ed organizzando i comportamenti di tutti i soggetti interessati alla ripresa, attraverso un accordo quadro nel quale collocare le strategie e gli strumenti di intervento di una nuova politica del lavoro e dello sviluppo che impegni ciascun soggetto a fare la propria parte.