FEDERAZIONE LAVORATORI AGROINDUSTRIA SICILIA


 

 

 
 

FEDERAZIONE LAVORATORI AGROINDUSTRIA SICILIA

 

 

PROPOSTE SUL PROGRAMMA SVILUPPO RURALE 2007-2013

(Reg. CE 1698/2005)

 

 

Con l’approvazione del regolamento CE n. 1698 del 20 settembre 2005 del Consiglio, sul sostegno allo sviluppo rurale da parte del Fondo Europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) l’Unione Europea, in coerenza con la proposta complessiva di riforma dei Fondi strutturali, ha avviato la fase di programmazione dello sviluppo rurale 2007-2013, introducendo diversi aspetti innovativi rispetto al precedente periodo 2000-2006.

Viene previsto infatti un approccio basato su un maggior contenuto strategico a livello comunitario e su una più ampia flessibilità decisionale nella definizione degli interventi di dettaglio. In sintesi l’approccio strategico alla programmazione è fondato su 4 principi basilari:

a)    concentrazione su un numero limitato di obiettivi, che sono rappresentati dagli assi portanti dell’intervento comunitario per lo sviluppo rurale: competitività del settore agricolo e forestale, gestione del territorio, diversificazione dell’economia rurale e qualità della vita nelle zone rurali;

b)    un sistema di programmazione che prevede la formulazione e l’articolazione della strategia di intervento dal livello comunitario, attraverso l’elaborazione di Orientamenti Comunitari OSC, a quello nazionale, con il Piano Strategico Nazionale – PSN e, infine al livello regionale, tramite il Programma di sviluppo rurale – PSR; al riguardo la scelta del livello territoriale più opportuno per la definizione del programma ai sviluppo rurale ha individuato, per l’Italia, il livello regionale;

c)     la distinzione chiara e definita dei ruoli tra Commissione e Stati Membri, nel senso che la Commissione si riserva il ruolo di intervenire maggiormente nella definizione della strategia generale fissando i principali obiettivi strategici, un minimo di bilanciamento tra essi e un set di indicatori per monitorare e valutare il raggiungimento degli obiettivi stessi;di converso gli Stati membri possono godere di una certa flessibilità nel dosare  l’equilibrio tra i singoli assi strategici, nell’ulteriore definizione delle strategie di intervento e delle modalità con cui attuarle attraverso il PSN, nel modulare più liberamente il peso finanziario delle misure all’interno degli assi prioritari e, infine, nello scegliere con minori vincoli come applicare le misure dell’intervento;

d)    un rafforzamento degli strumenti di monitoraggio e valutazione per verificare annualmente i processi dei programmi di sviluppo rurale; tale rafforzamento è sicuramente una condizione imprescindibile per allentare, da parte della Commissione ed anche degli Stati membri, il loro ruolo e la loro presenza nella fase di definizione e gestione operativa delle misure di intervento.

Nel sistema di programmazione delineato dal nuovo regolamento una novità è rappresentata dal PSN, cui vengono assegnate una serie di funzioni piuttosto rilevanti, per quanto riguarda in particolare la garanzia di coerenza tra gli Orientamenti comunitari e i PSR Regionali e tra i diversi PSR, il raccordo con la PAC e le politiche di coesione, il quadro finanziario nazionale, la definizione delle strategie generali di sviluppo e la definizione di approcci e metodologie comuni e condivise.

In relazione al ruolo strategico assegnato al PSN, è stato previsto un percorso di analisi e condivisione in itinere anche nell’ambito di un apposito tavolo di concertazione nazionale con la partecipazione e consultazione dei principali attori istituzionali e delle parti economiche e sociali. In quanto strumento di collegamento e di raccordo tra orientamenti strategici comunitari e programmi regionali, è previsto inoltre che la sua definizione avvenga sulla base di un effettivo partenariato tra i principali soggetti istituzionali interessati (Commissione Europea, Regioni e Province Autonome, Amministrazione Nazionale).

 

Dal punto di vista meramente gestionale la scissione del FEAOG dalla politica di coesione, e la contemporanea istituzione  di un apposito  strumento finanziario per lo sviluppo rurale  FEASR, dovrebbe consentire una ottimizzazione della gestione  delle risorse finanziarie sia in termini di efficacia che di efficienza, riducendo l’esistenza di una molteplicità di programmi e quindi anche di strumenti finanziari e, concentrando tutto all’interno di una singola struttura e di un singolo strumento finanziario.

 

ANALISI DI CONTESTO

 

Il sistema economico e sociale italiano dopo anni di ristagno registra segnali di ripresa economica. Nel 1° semestre 2006 il PIL è cresciuto del 0,6 per cento rispetto al semestre precedente e dell’1,5 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.

Nel 1° trimestre 2006 l’attività economica risulta trainata  principalmente dalle componenti della domanda interna (investimenti e consumi privati) e, in misura minore, dal recupero della domanda estera, si è verificato altresì un forte decumolo delle scorte.

Tuttavia, i problemi dell’Italia hanno radici profonde, che superano le congiunture sfavorevoli degli ultimi anni. Il processo di convergenza Europeo, l’entrata nell’Unione Monetaria e l’introduzione dell’Euro hanno fornito un’importante ancora alla stabilità finanziaria del nostro paese, ponendo le premesse per una crescita sostenibile dell’economia. Restano tuttavia aperte molte questioni fondamentali legate al rilancio dello sviluppo economico e al completamento del risanamento della finanza pubblica. All’interno di questo quadro la globalizzazione e l’invecchiamento della popolazione hanno aggravato negli ultimi anni i problemi legati alle disuguaglianze, povertà e disagio sociale.

 

Questi fattori di freno dello sviluppo italiano sono particolarmente pesanti nella regione Sicilia: scarsa qualità dei servizi collettivi e di livello di competenze, basso impegno nella ricerca , inefficiente il mercato dei capitali, decenni di errori dell’azione pubblica, che hanno generato un sistema di legalità debole, radicamento della criminalità organizzata, della stessa percezione negativa dell’area che ne perpetua la scarsa attrattività per persone e capitali.

 

Nonostante tutto ciò, negli ultimi dieci anni la performance della Sicilia, seppure su livelli modesti, è stata migliore di quella del Centro-nord: superiore la crescita del Pil, della produttività, delle esportazioni, degli investimenti privati, nonostante un minore contributo della domanda pubblica; in lieve riduzione  il divario con il Centro-Nord anche in termini di rilevanti servizi ai cittadini e imprese.

Ma a causa dei fattori prima indicati e delle resistenze incontrate dalla nuova politica regionale che si è volta ad aggredirli, i risultati sono stati inferiori alle previsioni.

 

Nell’evoluzione della situazione economica della regione nel periodo 99/2003 la Sicilia ha conosciuto una crescita media annua del 2,2% comparativamente migliore sia rispetto all’Italia (1,4%) che al mezzogiorno (1,6%), grazie ad una buona diffusione del processo di sviluppo sul territorio. Abbiamo visto ridurre il divario strutturale con altre aree del paese.

Il Pil pro-capite è ,aumentato nell’ultimo quadrimestre portandosi al 9,7% superiore al dato meridionale e nazionale ( 8,9 % - 4,4%).

La produttività per addetto dell’isola nell’ultimo decennio ha registrato valori di crescita media d’anno pari a circa l’1% similmente a quanto osservato in Italia e nel Mezzogiorno.

Considerando il valore aggiunto per settore osserviamo che nel periodo 1999-2003 la variazione in Sicilia è stata pari al 2,3% differenziandosi dalle performance meno positive dell’Italia (1,6%) e dell’area meridionale (1,7%), grazie soprattutto ai contributi del settore agricolo.

La popolazione residente in Sicilia al 1 Gennaio 2005 ammontava a 5.013.081 unità mostrando, rispetto all’anno precedente un aumento di 31.138 abitanti (+2%). La distribuzione demografica non è omogenea, infatti, il maggior addensamento di popolazione si registra nelle province di Palermo, Catania e Messina, mentre all’interno troviamo zone a bassa densità demografica. La Sicilia nell’ ultimo decennio ha visto aumentate le quote di anziani,  registra un calo di natalità, in pratica , la popolazione siciliana tende ad invecchiare.

La Sicilia rappresenta uno spazio di ingresso e di passaggio degli extracomunitari verso altre aree più attrattive in termini di acquisizioni di reddito. La presenza di stranieri nell’isola al 1 Gennaio 2004 è di circa 62.900 unità. Le province nelle quali si registra la maggiore concentrazione di stranieri sono Palermo e Catania.

Il numero degli occupati in Sicilia sono quasi 1 milione 406 mila unità, circa 1.500 in meno rispetto al 2002. l’occupazione femminile ha presentato una crescita più favorevole di quella maschile. E’ sempre il terziario,  commercio più servizi, ad assorbire la maggior parte dell’occupazione delle donne.

Tra i segmenti di popolazione che incontrano maggiori problemi ad inserirsi nel mercato del lavoro si segnalano le componenti giovanili che nel 2003 hanno accusato un tasso di disoccupazione del 53,5%. Le donne si confermano una componente “debole” del mercato del lavoro, mostrando maggior fatica a trovare un’occupazione, e la dimensione assunta dal fenomeno lo pone come uno dei problemi principali del mercato del lavoro siciliano.

La scolarità rappresenta un titolo per uscire più velocemente dalla ricerca di lavoro. Suddividendo i disoccupati siciliani secondo il titolo di studio conseguito, risulta una forte concentrazione nelle tipologie più “basse”.

Il passaggio ad una economia di servizi e alla richiesta di professioni con competenze medio-alte comporta inserimenti sempre più rilevanti di personale con titolo più elevato.

La Sicilia presenta la più alta quota di famiglie in Italia che vivono sotto la soglia della povertà, il 20% delle famiglie povere italiane sono e il 20% delle persone povere sono anch’esse siciliane.

Il lavoro sommerso, è legato a caratteristiche strutturali della realtà socio-economica: scarsa competitività delle imprese, bassi livelli di produttività delle piccole imprese locali rispetto alle aziende settentrionali per cui tali aziende, non essendo in grado di pagare retribuzioni regolari legate alla contrattazione nazionale ricorrono all’evasione.

La Sicilia presenta tassi di irregolarità piuttosto elevati in agricoltura  (42,4%) e nelle costruzioni (33,1%).

 Nota: Dati statistici rilevati dal Documento Strategico Regionale Preliminare.

 

SCELTE PROGRAMMATICHE REGIONALI 

 

All’interno del mezzogiorno la Sicilia assieme a Campania, Calabria e Puglia è stata inserita nell’obiettivo Convergenza dell’Unione Europea. Queste regioni si distinguono per importanti profili di arretratezza sociale ed economica e per la presenza diffusa della criminalità organizzata.

 

Nella politica di sviluppo regionale sarà pertanto necessario mettere a sistema linee di intervento in grado di creare condizione di contesto  più favorevoli per la crescita del sistema socio-economico isolano, agendo in particolare sul miglioramento delle condizioni di accesso al lavoro da parte delle persone al credito da parte delle imprese, rafforzando la lotta al disagio sociale, specie nell’ambiti urbani con accentuati fenomeni di degrado, e potenziando le azioni immateriali mirate a diffondere la cultura della legalità.

 

Gli orientamenti comunitari in merito alle aree di intervento, suggeriscono una forte concentrazione di risorse all’interno di tre ambiti fondamentali:

a) rafforzamento dei fattori di attrattività del territorio;

b) creazione e diffusione della società della conoscenza;

c) realizzazione di condizioni migliori di occupabilità e coesione sociale;

 

Obiettivi specifici, per favorire la crescita e l’occupazione, della strategia Regionale per la programmazione 2007/2013 sono:

-         esistenza di favorevoli condizioni di contesto di carattere territoriale, legate alla presenza di infrastrutture e asset necessari alle imprese, in settori come i trasporti, i servizi ambientali e l’energia, sistema socio-sanitario;

-         interventi che abbracciano la ricerca, l’innovazione Tecnologica, l’attività innovativa delle imprese, la creazione di imprenditorialità, la diffusione della società dell’informazione, accesso più agevole ai mercati del credito ed ai mercati finanziari; apertura internazionale

-         potenziamento della filiera che abbina la valorizzazione del patrimonio culturale e naturale allo sviluppo dell’imprenditorialità turistica;

-         agricoltura produttiva e sviluppo rurale;

-         favorire l’accesso al mercato del lavoro del maggior numero di persone sostenendone la permanenza attraverso azioni volte a sostenere il passaggio dalla scuola alla vita lavorativa, azioni di incentivazione della partecipazione femminile, azioni che favoriscono l’inserimento dei migranti; governance del mercato del lavoro; qualificazione dell’istruzione e della formazione; lotta al lavoro sommerso, promozione dell’inclusione sociale per persone appartenenti alle fasce di popolazione più debole;

-         capitale sociale e crescita istituzionale che include temi quali la sicurezza e la legalità.

 

PRIORITA’ GENERALI

 

La FLAI CGIL della Sicilia in questo documento, in coerenza con gli orientamenti strategici nazionali, si soffermerà su precise priorità di intervento che possono costituire un punto di partenza per una efficace determinazione di precisi obiettivi da perseguire  nel periodo di programmazione 2007-2013.

Costituirà una base di lavoro molto duttile da aggiornare e arricchire nel corso della discussione con i diversi interlocutori.

Direttrici di massima dell’attività programmatoria potranno essere:

-         incentivare le verticalizzazioni produttive imprenditoriali e di filiera (Grande Distribuzione Organizzata) come elemento di competitività e contemporaneamente la necessità di investire sul capitale umano per favorire la crescita di una cultura d’impresa;

-         dedicare una parte rilevante della politica regionale alla  ricerca e all’ innovazione;

-         attenzione specifica per alcuni temi quali quelli della qualità dei prodotti e della loro sicurezza, la loro promozione ed internazionalizzazione;

-         sostegno al credito per le imprese, la semplificazione trasversale delle procedure che coinvolgono la pubblica amministrazione;

-         attenzione per obiettivi ambientali come il miglioramento del servizio idrico e della gestione dei rifiuti, la qualità delle acque, la difesa del suolo, la tutela della biodiversità, il contrasto al cambiamento climatico;

-         la produzione di energia da fonti rinnovabili (biomasse);

-         lo stimolo a predisporre progetti, in particolare nella realizzazione di infrastrutture che vedano coinvolti nella loro realizzazione più soggetti collegati da interessi comuni.

-         Particolare attenzione alle strategie per le pari opportunità tra uomini e donne, attraverso l’esercizio di un mainstreaming di genere in tutte le politiche regionali.

 

La programmazione 2007/2013 dovrà tenere conto dei problemi legati alla crescita, all’occupazione e alla sostenibilità ma non vanno sottovalutate le opportunità concrete in termini di potenziale di crescita, che l’integrazione con il turismo  e le attività ricreative in ambiente rurale offrono agli imprenditori agricoli per diversificare la propria offerta produttiva e quindi anche il proprio reddito.

 

La sinergia tra politica di sviluppo regionale e politica per lo sviluppo rurale deve necessariamente essere focalizzata sui problemi specifici delle aree rurali, quali: la disoccupazione, il continuo esodo rurale, e quindi la continua riduzione della densità di popolazione in tali aree, la carenza di servizi in senso lato, e quindi sia i servizi di base, come ad esempio elettrificazione, metanizzazione, telecomunicazione, e informatizzazione nonché i servizi di cura, sia i servizi classificabili accessori  tra i quali tutti quei servizi la cui presenza aiuta a migliorare la qualità della vita anche in tali aree particolarmente disagiate.

 

Pertanto, relativamente allo sviluppo rurale rimane assolutamente inscindibile il legame tra politica di coesione, politica di sviluppo locale e politica di sviluppo rurale, in quanto la mancata integrazione di queste politiche si riflette di fatto ad una insufficiente efficacia di azione della sola politica di sviluppo rurale, soprattutto con particolare riferimento alle aree rurali.

 

Il perseguimento degli obiettivi deve usufruire di un approccio strategico, ovvero di scelte consapevoli e coerenti con gli obiettivi che si vogliono raggiungere che, anche in relazione alle risorse contenute, consentano di attuare iniziative che permettano uno sviluppo reale e concreto  delle imprese agricole e del mondo rurale con una proiezione temporale orientata al 2013.

 

CRITICITA’

 

Il POR 2000/2006 non ha creato sviluppo o ricchezza aggiuntiva alla nostra Regione. I dati relativi  al prodotto interno lordo registrati in questi anni, non rilevano importanti scostamenti.

Il risultato positivo registrato (+2,2%) è legato ai flussi di investimenti privati e non pubblici.

I finanziamenti sono stati erogati, allora cosa è successo? Qualcuno si è “rubato” i soldi? I finanziamenti sono serviti per creare cattedrali nel deserto? I fondi   sono stati erogati per finanziare progetti che dietro ad una bella copertina nascondevano interessi sicuramente privatistici?

Una cosa è certa non hanno creato ricchezza strutturale e collettiva.

 

COMPARTO AGRO-ALIMENTARE-AMBIENTALE

 

Secondo gli ultimi dati INPS il comparto agro alimentare ambientale conta circa 35.000 aziende con 180.000 lavoratori occupati. Il 60% dei  lavoratori ha un’ età al di sotto dei 45 anni e il 40% di lavoratori occupati è costituito da donne.

Il 3% dei lavoratori svolgono lavoro intellettuale il 97% lavori manuali. Il lavoro immigrato regolare incide nella misura del 5% dei lavoratori occupati.

Si registra, pertanto,  la presenza di pochi lavoratori immigrati legali e un altissimo numero di lavoratori clandestini, 50.000 circa.

Il 50% delle giornate di lavoro effettuate sono di lavoro nero.

La nostra Regione registra un PIL di 4 miliardi di euro. Quasi tutta la superficie coltivabile  ha una produzione certificata dal Ministero delle Attività Produttive (certificazione DOC, DOP, IGP, Bilogica, Prodotti Tipici, Parchi e Riserve ecc).

Siamo la seconda Regione d’Italia dopo la Lombardia per prodotto interno lordo e la settima per valore aggiunto. Da questi due dati emerge che ci sono le materie prime ma che interventi strutturali devono essere attuati sulla la filiera produttiva fino alla commercializzazione dei prodotti finiti in modo da creare valore aggiunto.

 

Tracciata questa breve descrizione del comparto-agro-alimentare-ambientale siciliano, si riportano alcune possibili strategie che potrebbero influire positivamente sul potenziale di sviluppo regionale e sulla competitività delle imprese agro-alimentari-ambientali nel corso del prossimo periodo di programmazione:

·        assicurare agli operatori di filiera una adeguata formazione professionale di base;

·        invogliare le aziende ad associarsi in consorzi, con conseguente concentrazione dell’offerta, e indirettamente stabilizzando i relativi redditi;

·        incentivare le verticalizzazioni produttive imprenditoriali e di filiera (Grande Distribuzione Organizzata) come elemento di competitività e contemporaneamente la necessità di investire sul capitale umano per favorire la crescita di una cultura d’impresa;

·        puntare sulla maggiore cooperazione tra Regioni e Stato ed imprese agro-alimentare-ambientale per catturare quote di valore aggiunto sui prodotti trasformati che attualmente sfuggono e vanno a beneficio di altre economie rurali;

·        collocare in maniera efficace i diversi anelli della filiera tramite il supporto informativo necessario per favorire l’affermazione delle migliori tecniche produttive ed organizzative;

·         incrementare il grado di apertura verso i mercati nazionali ed internazionali sia per i prodotti freschi, ma anche e soprattutto per quelli trasformati per evidenti ricadute sul territorio in termini di valore aggiunto; creare piattaforme logistiche, ossia punti di snodo dei prodotti finiti.

·        ottimizzare la gestione delle risorse idriche per uso irriguo in tutto il territorio regionale;

 

Dovranno essere adottate, inoltre, misure specifiche volte all’innalzamento dei livelli di occupazione femminile, alla riduzione della segregazione professionale, all’eliminazione dei differenziali  e gli stereotipi  di genere, a rendere l’ambiente di lavoro più compatibile con la famiglia, per permettere di conciliare la vita professionale e lavorativa, migliorando anche i servizi di assistenza all’infanzia e alle persone non autonome.

 

PRIORITA’

 

Per evitare gli “errori” della precedente programmazione, la FLAI-CGIL intende far inserire, nella programmazione 2007/2013, precisi requisiti che aziende o soggetti pubblici, che richiedono i finanziamenti comunitari, devono possedere. Questo per garantire che i fondi FEASR vadano  a finanziare progetti “veri”, che creino  effettiva ricchezza e  sviluppo economico e sociale nella nostra regione.

 

Destinatari delle risorse dovranno essere:

 

-         aziende che confluiscono in associazioni o cooperative, al fine di promuovere attività economiche di filiera dalla produzione alla commercializzazione, creando  nuovi posti di lavoro con impegno a mantenere per almeno …. anni questi lavoratori;

 

-         soggetti pubblici e privati che si impegnino a stabilizzare il personale a tempo determinato (ricordiamo che la Sicilia  registra un altissimo numero di lavoratori agricoli a tempo determinato);

 

-         aziende agroalimentari che commercializzino almeno il 40% dei loro prodotti all’interno della regione (attraverso impegni con Enti pubblici a rifornire mense, ospedali ecc..);

 

-         soggetti pubblici o privati che svolgono la loro attività nell’ambito della certificazione e della sicurezza alimentare;

 

-         aziende che rispettano le normative contrattuali e della legislazione sul lavoro, della sicurezza del lavoratore e dell’ambiente di lavoro e che pertanto hanno la certificazione DURC;

 

-         sottoscrizione tra parti sociali e Assessorato all’Agricoltura di un avviso comune che definisca i punti di etica sociale e del lavoro (rispetto dei contratti di lavoro, tutela della maternità, libertà sindacale, RSU, RLS ecc….). L’azienda riceverà i finanziamenti solo se aderirà all’avviso comune.

 

-         escludere le aziende che negli ultimi anni hanno avuto problemi di sicurezza alimentare o che sono indagate per sfruttamento della mano d’opera clandestina, lavoro nero ecc.

 

 

La FLAI-CGIL assume l’impegno di partecipare attivamente alle fasi di preparazione, attuazione, sorveglianza, e valutazione del programma di sviluppo regionale. Il ruolo che intende assumere nel tavolo di concertazione a cui è chiamata a far parte, sarà quello di conciliare lo sviluppo economico e sociale della Regione con la tutela dei diritti dei lavoratori, promuovendo:

 

Ø      Occupazione;

Ø      Pari opportunità tra uomini e donne;

Ø      Rispetto delle norme contrattuali e di sicurezza;

Ø      Rispetto dei diritti dei lavoratori attraverso le certificazioni DURC;

Ø      Vincoli sui soggetti beneficiari delle risorse comunitarie

 

Nell’ambito dello sviluppo rurale, la programmazione 2007/2013, caratterizzata da un approccio di tipo strategico è fondata su quattro priorità che nello specifico si identificano nella competitività del settore agricolo e forestale, nella gestione del territorio e dell’ambiente, nella diversificazione dell’economia rurale migliorando nel contempo la qualità della vita  in tali zone e infine l’approccio Leader.

 

In linea con gli orientamenti comunitari e nazionali, di cui sopra, si riportano, qui di seguito, le possibili misure da attivare nei quattro assi di intervento.

 

 

DESCRIZIONE DI POSSIBILI MISURE DA ATTIVARE

 

 

ASSE 1

 

MIGLIORAMENTO DELLA COMPETITIVITA’DEL SETTORE

AGRICOLO E FORESTALE (minimo 10%)

 

Le risorse di questo asse  dovrebbero contribuire a creare un settore agroalimentare europeo forte e dinamico, concentrandosi sul trasferimento delle conoscenze e dell’innovazione nella catena alimentare e sui settori prioritari per gli investimenti nel capitale umano e fisico.

Linea strategica 1.1

INNOVAZIONE TECNOLOGICA E ORGANIZZATIVA

 

AZIONE 1.1.1 – PROMUOVERE LA CRESCITA DEL CAPITALE UMANO, CON AZIONI NEL CAMPO

DELLA FORMAZIONE, E DELLA CULTURA  D’IMPRESA

- L’azione deve interessare tutti i livelli operativi e gestionali del comparto agro-alimentare-ambientale attraverso pacchetti integrati  di formazione, informazione e consulenza.

 

AZIONE 1.1.2 – AGEVOLARE IL SISTEMA DELL’INNOVAZIONE

- in un clima di forte competizione nei mercati è necessario conseguire elevati standard di qualità di processo e di prodotto attraverso la promozione di processi di innovazione tecnologica (ammodernamento…) e non tecnologica (marketing…). Negli investimenti andranno privilegiati quelli in grado di avvicinare le imprese al mercato, garantendo anche il supporto di nuove competenze e conoscenze professionali.

 

AZIONE 1.1.3 – PROMUOVERE L’ACCESSO ALLA RICERCA E SVILUPPO

- andranno promosse   forme di cooperazione tra università, imprese, centri di ricerca ed enti pubblici, in grado di agevolare la diffusione dei risultati della ricerca e sperimentazione e delle innovazione da queste derivanti.

 

AZIONE 1.1.4 - ADOZIONE E DIFFUSIONE DELLE TECNOLOGIE DELLA INFORMAZIONE E DELLA COMUNICAZIONE (TIC)

- sarà incentivata l’adozione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione.

 

 

 

 

 

Linea strategica 1.2

STRUTTURA PRODUTTIVA E TERRITORIO RURALE

 

 

AZIONE 1.2.1 – MIGLIORARE L’INTEGRAZIONE DELLA CATENA AGROALIMENTARE

- è necessario promuovere investimenti nell’ambito di sistemi relazionali organizzati ( consorzi di tutela e valorizazione, distretti produttivi, catene di fornitura…) che consentono di aumentare la competitività, di migliorare l’immagine dei prodotti e che prevedono il coinvolgimento dei diversi segmenti della filiera produttiva, allo scopo di superare il tendenziale individualismo delle imprese. In questa ottica di integrazione sarà incentivata la partecipazione a sistemi di qualità alimentari conformi alla legislazione comunitaria.

 

AZIONE 1.2.2 – SVILUPPO DI NUOVI SBOCCHI PER PRODOTTI AGRICOLI E SILVICOLI

- particolare attenzione dovrà essere rivolta alle piattaforme logistiche: efficienza dei canali di commercializzazione, punti di snodo dei prodotti finiti, catena del freddo e del condizionamento.

 

AZIONE 1.2.3 – VALORIZZAZIONE SUI MERCATI DEI PRODOTTI AGROALIMENTARI

- Incentivare azioni di informazione (etichettatura, produzione biologica, denominazione d’origine..) e di promozione sui mercati interni e internazionali dei prodotti agricoli e agroalimentari.

 

 

Linea strategica 1.3

COMPETITIVITA’ E SOSTENIBILITA’ AMBIENTALE

 

 

AZIONE 1.3.1 – FACILITARE L’ADEGUAMENTO DELLE IMPRESE ALLA NORMATIVA

-il recepimento delle disposizioni normative in materia di tutela dell’ambiente, sanità pubblica, salute delle piante, benessere degli animali e sicurezza sul lavoro comportano in ambito aziendale la necessità di effettuare onerosi investimenti di carattere strumentale e strutturale e nonché sovente l’aumento dei costi di produzione. Le imprese vanno sostenute in tali processi anche con programmi mirati di consulenza aziendale, favorendo la rapida ed efficace applicazione di norme più rigorose, senza pregiudicarne la competitività.

 

AZIONE 1.3.2 – MIGLIORARE LE PRESTAZIONI AMBIENTALI DELL’AGRICOLTURA

-nella prospettiva di una nuova cultura d’impresa basata su criteri di etica imprenditoriale e sostenibilità ambientale, l’efficienza nell’utilizzo dei fattori produttivi dovrà coniugarsi con il rispetto dell’ambiente. Saranno incentivati interventi volti a migliorare l’efficienza nell’uso delle risorse naturali, in particolare l’adozione di sistemi e tecnologie finalizzata alla tutela della risorsa idrica, e gli investimenti per la produzione di energia da colture e allevamenti.

 

AZIONE 1.3.3 – MIGLIORARE LE PRESTAZIONI AMBIENTALI DELLA SILVICOLTURA

-andranno sostenute tutte le iniziative volte a garantire performance ambientali più elevati: introdurre tecnologie e sistemi gestionali a ridotto impatto ambientale, rinaturalizzazione dei boschi ecc.

 

 

 

ASSE 2

 

MIGLIORAMENTO DELL’AMBIENTE E DELLO SPAZIO RURALE ( minimo 25%)

 

Le risorse destinate a questo asse dovrebbero contribuire a tre aree prioritarie a livello comunitario:

la biodiversità e la preservazione e lo sviluppo dell’attività agricola e di sistemi forestali ad elevata valenza naturale e dei paesaggi agrari tradizionali; il regime delle acque e il cambiamento climatico.

Questi obiettivi  fanno riferimento all’obiettivo comunitario di assicurare un’agricoltura sostenibile e  di multifunzionale.

 

Linea strategica 2.1

BIODIVERSITA’ E TUTELA DEI SISTEMI AGRO FORESTALI   AD ELEVATA

VALENZA NATURALE

Le attività agricole e forestali a maggiore sostenibilità ambientale contribuiscono a conservare alcuni ecosistemi ad elevato valore naturalistico e culturale. Le specie, le varietà e le razze vegetali e animali di questi ecosistemi rappresentano un patrimonio e il mantenimento delle attività agricole e forestali  costituisce un fattore strategico per combattere il declino della biodiversità.

 

AZIONE 2.1.1 – PROMUOVERE L’UTILIZZO DELLE RISORSE GENETICHE LOCALI (conservazione delle specie, varietà vegetali, razze animali)

 

AZIONE 2.1.2 – INCENTIVARE LA CONSERVAZIONE DEGLI HABITAT SEMI-NATURALI ( Gestione siti Natura 2000 e delle altre aree protette, incremento della superficie boscata, interventi preventivi contro gli incendi …)

 

AZIONE 2.1.3 – FAVORIRE LA TUTELA DEL PAESAGGIO MONTANO ( favorire le pratiche agricole e gli interventi idraulico-forestali per garantire non solo la conservazione degli aspetti paesaggistici ma anche la stabilità del territorio).

AZIONE 2.1.4 – INCENTIVARE LA RIQUALIFICAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE

 

 

 

Linea strategica 2.2

QUALITA’ E GESTIONE DELLE ACQUE

Il settore agricolo può svolgere un ruolo attivo nella prevenzione e nella riduzione dei fenomeni di inquinamento delle acque superficiali e di falda, derivanti sia dalle attività agricole intensive che dalle altre attività antropiche.

 

AZIONE 2.2.1 – TUTELA QUALITATIVA E QUANTITATIVA DELLE RISORSE IDRICHE SUPERFICIALI E PROFONDE

 

AZIONE 2.2.2 – INCENTIVARE IL RIUSO DELLE ACQUE REFLUE

 

AZIONE 2.2.3 – TUTELA DEL SUOLO

 

 

Linea strategica 2.3

CAMBIAMENTO CLIMATICO E EMISSIONE DI GAS SERRA

I settori agricolo, zootecnico e forestale possono contribuire al raggiungimento degli obiettivi stabiliti dal Protocollo di Kyoto, attraverso l’incentivazione di quelle attività che consentono di limitare l’emissione di gas serra e di assorbire l’anidride carbonica contenuta nell’atmosfera, promuovendo nel contempo l’impiego di energie rinnovabili da biomasse agricole e forestali. L’incentivazione di pratiche agronomiche, silvicolturali e di allevamento volte a contenere le emissioni di gas serra devono essere in grado di garantire adeguati livelli di efficienza energetica e di un ridotto impatto ambientale.

 

AZIONE 2.3.1 – INCREMENTARE LA CAPACITA’ DI FISSAZIONE DEL CARBONIO ( attraverso incentivi  a favore di una corretta gestione agronomica e forestale: estensione delle colture vegetali a carattere permanente, la costituzione di boschi permanenti.

 

AZIONE 2.3.2 – RIDURRE LE EMISSIONI AGRICOLE DI GAS A EFFETTO SERRA E LE EMISSIONI DI AMMONIACA.

 

AZIONE 2.3.3 – SVILUPPARE LA FILIERA DELLE ENERGIE RINNOVABILI (biomasse..)

 

 

 

 

ASSE 3

 

QUALITA’ DELLA VITA NELLE ZONE RURALI E DIVERSIFICAZIONE

DELL’ECONOMIA RURALE ( minimo 10%)

 

Le risorse destinate a questo asse dovrebbero contribuire alla priorità assoluta rappresentata dalla creazione di posti di lavoro nei settori della diversificazione e della qualità della vita.

 

Linea strategia 3.1

CREAZIONE DI NUOVE OPPORTUNITA’ DI OCCUPAZIONE E REDDITO

NELLE AREE RURALI

La strategia risponde alla necessità di mantenere vitale il tessuto economico-sociale di aree che, in conseguenza della crisi di competitività nei diversi settori economici, scontano fenomeni di crisi occupazionale e di conseguente abbandono. Bisognerà pertanto mantenere vive e dinamiche queste zone rurali con interventi volti a promuovere la diversificazione in attività non agricole nell’intendo di promuovere l’imprenditorialità e rafforzare il tessuto economico con la creazione di nuovi posti di lavoro. Un’attenzione particolare  deve essere rivolta alla popolazione femminile di queste aree che sono una risorsa importante per lo sviluppo di servizi e di una agricoltura multifunzionale.

 

 

AZIONE 3.1.1. – FAVORIRE LA NASCITA E LO SVILUPPO DI MICROIMPRESE (artigianato, turismo ecc)

 

AZIONE 3.1.2. – PROMUOVERE LO SVILUPPO DEL TURISMO RURALE ( va sostenuta un’offerta turistica integrata che coniughi la fruizione delle ricchezze naturali e paesistiche delle aree rurali e dell’agricoltura con l’artigianato locale e le risorse culturali)

 

AZIONE 3.1.3. – PROMUOVERE L’OFFERTA DI SERVIZI PER L’ECONOMIA

 

AZIONE 3.1.4. – AGEVOLARE L’INSERIMENTO DELLA DONNA NEL MONDO DEL LAVORO (le pari opportunità fra uomini e donne costituiscono uno dei fondamenti delle Politiche rurali della Comunità Europea, ed assumono pertanto valore strategico, le azioni finalizzate a favorire un efficace inserimento della donna nell’impresa in ambito rurale, contribuendo anche ad attenuare gli ostacoli che spesso limitano le potenzialità della figura femminile nel mondo del lavoro)

 

 

 

 

Linea strategia 3.2

MIGLIORAMENTO DELLE CONDIZIONI DI VITA E DI LAVORO NELLE AREE RURALI

 

 

AZIONE 3.2.1. – MIGLIORARE L’ACCESSO AI SERVIZI NELLE AREE RURALI, ATTRAVERSO L’USO DELLE NUOVE TECNOLOGIE DI INFORMAZIONE E COMUNICAZIONE (TIC)

 

AZIONE 3.2.2. – FAVORIRE  LO SVILUPPO DELLE COMPETENZE NECESSARIE PER I NUOVI SETTORI E ATTIVITA’ DIVERSIFICATE ( formazione del capitale umano e sviluppo di nuove competenze)

 

AZIONE 3.1.3. – MIGLIORARE E CONSERVARE IL PATRIMONIO EDILIZIO RURALE (conservazione del patrimonio architettonico locale in un’ottica di salvaguardia delle tradizioni e della cultura locale)

 

AZIONE  3.1.4. –  PROMUOVERE L’OFFERTA DI SERVIZI SOCIALI A FAVORE DELLA POPOLAZIONE RURALE

 

 

ASSE 4

 

LEADER

 

Costruire una capacità locale per l’occupazione e la diversificazione attraverso la costituzione di “Gruppi di Azione Locale (GAL)” in grado di elaborare strategie di sviluppo locale per la zona interessata. Attuazione di progetti di cooperazione nazionali e transnazionali ecc.

 

 

Linea strategica 4.1

MIGLIORAMENTO DELLA GOVERNANCE

 

 

AZIONE 4.1.1 – RAFFORZARE I PARTENARIATI LOCALI

 

AZIONE 4.1.2 – SVILUPPARE UNA GESTIONE PARTECIPATA E INTEGRATA

 

 

 

Linea strategica 4.2

MOBILITAZIONE DEL POTENZIALE DI SVILUPPO ENDOGENO

 

 

AZIONE 4.2.1 – SVILUPPARE LA CONOSCENZA

 

AZIONE 4.2.2 – SVILUPPARE STRATEGIE INNOVATIVE DI CRESCITA

 

AZIONE 4.2.3 – PROMUOVERE LA COOPERAZIONE TRA TERRITORI

 

 

 

Linea strategica 4.3

LINEE COMUNI DI SVILUPPO NELLE AREE RURALI

 

 

AZIONE 4.3.1. – SVILUPPARE IL GRADO DI INNOVAZIONE TECNOLOGICA

 

AZIONE 4.3.2. – CREARE NUOVE OPPORTUNITA’ DI OCCUPAZIONE E REDDITO NELLE ARRE RURALI

 

AZIONE 4.3.3. – MIGLIORARE LE CONDIZIONI DI VITA E DI LAVORO NELLE AREE RURALI