Relazione di
Angelo Lupo
(
Segr. Gen.
FLAI - CGIL Enna)
10
Novembre 2001
Care/i
compagne/i,
L' AGROALIMENTARE è il settore dove i processi di GLOBALIZZAZIONE
coinvolgono e coinvolgeranno maggiormente le produzioni, i mercati, i
consumatori.
Fino all'appuntamento di Seattle e prima dell'11 settembre sembrava
ampliamente definito il percorso del negoziato agricolo in sede Wto, percorso
disegnato nell'Uruguay Round Agreement on Agricolture (URAA) nel
1994.
Ma negli anni successivi e, in modo particolare, con l'inizio del nuovo
millennio, non solo in sede Wto si è accumulato un corposo contenzioso fra le
aree e i paesi membri ma questo contenzioso ha assunto la forma di una serie di
questioni non commerciali (i cosiddetti non trade issues) che da un lato
coinvolgono attori sociali (consumatori, movimenti anti global) precedentemente
assenti o disinformati e, dall'altro, potrebbero essere agitati in parte come
elementi di resistenza all'attuazione piena degli accordi URAA sulla
liberalizzazione dei mercati.
Contemporaneamente in questi anni né i consumatori dei paesi
industrializzati hanno beneficiato, in termini di qualità e di prezzi, del
processo di globalizzazione né, sul piano sociale, regole comuni sono
intervenute per correggere i fenomeni di destrutturazione del mercato del lavoro
agricolo e di progressivo impoverimento nelle campagne del mondo.
Inoltre la piaga della fame nel mondo non ha fatto passi avanti che
giustifichino la bontà delle linee e dei provvedimenti adottati.
L'ingresso della Cina nel Wto, per citare solo la più eclatante delle
novità che si agitano nel negoziato, è destinato a cambiare in modo
significativo il mercato prima ancora che gli accordi avvengano su di esso.
Le prospettive, in questo quadro, delle diverse aree del mondo, e per
quel che ci riguarda da vicino, della Ue con i suoi incombenti processi di
allargamento ad est e la sua politica verso l'area mediterranea appaiono, al di
là delle posizioni ufficiali, problematici e in attesa di un colpo d'ali
strategico che rafforzi la coesione in una prospettiva di vacche non certamente
grasse come in passato per i sostegni garantiti dalla politica Agricola
comunitaria.
L’agroalimentare rappresenta un settore economico importante nella
nostra società per la qualità delle produzioni, per la loro quantità, per la
produzione vendibile che si genera, per il numero degli addetti, per
l’incidenza sulla bilancia commerciale del nostro Paese.
Una caratteristica peculiare delle produzioni dell’ agroalimentare è
rappresentata, unitamente al suo rapporto con l’industria alimentare, dagli
standard che devono essere garantiti sotto il profilo igienico e della sicurezza
alimentare, altre importanti caratteristiche positive delle attività agricole
possono essere valutate dal punto di vista naturalistico,
paesistico e ambientale.
Le due considerazioni sovra esposte ci richiamano da una parte
all’immediata attualità dell’emergenza della sicurezza alimentare con il più
che giustificato allarme sugli allevamenti italiani e dall’altra
all’incombere ormai strutturale dei dissesti idrogeologici del nostro
territorio.
La valenza economica del
settore, la sua importanza sociale, il valore strategico del suo sviluppo, le
scelte di politica economica da rivendicare non possono essere confinate nella
sola ricerca di specialità, in quanto i consumi sono di massa, né tanto meno
esaurirsi in generiche richieste assistenziali, piuttosto va perseguito
l’obiettivo di rafforzare economicamente il settore per competere in modo
adeguato nel contesto del mercato globale puntando sulla qualità, sulla
sicurezza alimentare e sulla difesa dei consumatori, sulla sostenibilità dei
processi produttivi e sulla sicurezza ambientale.
Se si concorda sulle finalità strategiche del settore agricolo occorre
abbandonare l’atteggiamento perennemente
questuante e rivendicare nella realtà economica e sociale del nostro
paese il proprio ruolo di soggetto economico. Inoltre non si può rivendicare
contestualmente l’equiparazione ad altri settori economici per le misure di
sostegno finanziario e chiedere un azzeramento del ”costo degli oneri
sociali” in quanto non compatibili con le capacità economiche delle aziende
agricole.
Così come non si possono ottenere indennizzi e finanziamenti pubblici
senza il rispetto della legge e dei patti sottoscritti.
Deve essere, ad esempio, chiaro che nel caso di somministrazione, dopo il
1996, di farine animali ai bovini nessun indennizzo – nazionale od europeo –
può essere erogato per l’abbattimento ed il rimpiazzo del bestiame.
La scelta deve essere univoca: occorre andare al superamento del concetto
di “situazione
particolare” sulla formazione del reddito e la sua tassazione sui trattamenti
fiscali e sulle regole contrattuali che presiedono ai rapporti di lavoro nel
settore agricolo.
Per questo si chiede che il confronto sia non con i rappresentanti di un “mondo agricolo” genericamente individuato ed inesistente ma con i rappresentanti delle“imprese”agricole orientate al mercato.
La Flai-Cgil ritiene incomprensibile che si pensi al lavoro dipendente in
agricoltura come ad un elemento non tutelato e indipendente dalla produzione,
rivendicando la libertà di assumere e licenziare in un settore caratterizzato
da una fortissima stagionalità e in cui andrebbero comunemente costruite
convenienze per rendere appetibile il lavoro, rafforzare il legame con
l’azienda, utilizzare le risorse economiche per la formazione e per
professionalizzare maggiormente l’attività lavorativa.
Le stesse richieste aziendali di un possibile utilizzo dei lavoratori
extracomunitari in agricoltura al di fuori della normativa sull’immigrazione e
solo per brevissimi periodi legati a particolari esigenze senza curarsi di
offrire prospettive occupazionali e serie opportunità d’ inserimento sociale
– mentre favorirebbero la creazione di condizioni di immigrazione
“legalmente illegali” - calpestano i più elementari diritti individuali e
collettivi.
La rivendicazione padronale della titolarità unica del mercato del
lavoro in agricoltura, sperando di coinvolgere con una modifica stravolgente
delle norme legislative e contrattuali delle OO.SS. ed immaginando di costituire
enti bilaterali di gestione, trova la nostra totale opposizione.
Disegnare norme contrattuali che prevedano; il superamento del CCNL di
lavoro nel settore agricolo, aumenti salariali da negoziare dove è possibile al
solo livello provinciale, forme di assistenza e copertura degli infortuni
attraverso società private di assicurazione. Tutto ciò è contro l’accordo
interconfederale del 23 luglio ’93, le norme legislative e le direttive
europee sulla tutela del lavoro dipendente.
La questione politica più macroscopica è rappresentata dagli accordi di
riallineamento, non tanto per gli aspetti tecnici o giuridici, quanto per quelli
politico-sindacali. Essi hanno
assunto un ruolo sovradimensionato nelle relazioni sindacali. In
generale, e non per quegli accordi dove realmente si sono contrattati
miglioramenti salariali con una
presenza aziendale del sindacato, sono stati intesi e praticati come
mezzi per una applicazione formale del contratto , anche a scapito degli
interessi dei lavoratori.
Secondo i dati INPS, alla fine dell’inverno 2001 le aziende che hanno
presentato contratti di riallineamento
ammontano a 24.650, su un totale di 33.520, pari al 73.53%: di queste ,
solo 4129 hanno
chiesto di applicare il decreto Treu. Ciò vuol dire che il riallineamento è
prevalente di natura contrattuale. I lavoratori interessati sono stati 76.557,
su un totale di 158.871 pari al 48.18 %. La media di lavoratori per singola
azienda è stata di 3,10; le aziende che non hanno utilizzato
questo strumento hanno invece una media di 9,28 dipendenti.
Un ruolo importante doveva averlo l’INPS. Al riallineamento , cioè
alla definizione di un salario inferiore a quello contrattuale che a parametro
100 è di £. 1.080.000, sono legati sostanziali fiscalizzazioni contributive.
Su questo fronte l’Istituto ci ufficializza che alla data del 26/02/2001 sono
stati fatti 13.057 controlli, pari al 52,96 %. Di questi solo 1357 accordi
risultano irregolari. Ma il dato non è omogeneo ; infatti nelle province di
Catania , Enna, Ragusa , Siracusa risultano tutte con contratti di
riallineamento regolari, mentre i controlli a Messina dove sono stati
presentati 11.627
accordi, sono stati pari al 4,08 %.
Pertanto,
un buon strumento di gestione del contratto
e di flessibilità si è tramutato in una cattiva operazione cartacea
di scambio tra padroni e l’Istituto, con la partecipazione anche di
organizzazioni fasulle. Sul riallineamento si sono consumati
anni di attività e di negatività “ estrosa ” sindacale.
Un altro strumento che crea preoccupazione è il Patto Territoriale per
l’Agricoltura, infatti nella sua
specifica applicazione, rischia di dare contributi a pioggia alle varie
aziende presenti, senza riuscire a creare sviluppo nel territorio, e senza
creare nuovi posti di lavoro nel comparto.
Dando semplicemente la possibilità alle aziende interessati di potere
sanare la propria posizione aziendale
quando non ancora in regola con le vigenti disposizioni di legge.
Il sistema agroalimentare italiano è potenzialmente il più importante
sistema agroalimentare di qualità del mondo, infatti nessun paese può vantare,
come l’Italia, una tale varietà e una tale ricchezza di produzioni tipiche e
di alta qualità.
In questo panorama, forse non tutti sanno, che l’agricoltura siciliana
è al secondo posto per valore aggiunto ai prezzi di base dopo la Lombardia ,
con circa 5.600
miliardi, mentre l’industria alimentare siciliana per produzione,
commercializzazione e trasformazione è al sesto posto .
Questo scarto la dice lunga su quanto ci sia ancora da fare per una vera
politica di filiera che renda competitivo l’intero settore agroalimentare
siciliano.
L’agroalimentare siciliano è la metafora del suo stesso sviluppo
dove convivono innovazione e arretratezza, produttività e
assistenzialismo, futuro e passato, lavoro tutelato e lavoro sommerso, punti di
eccellenza e precariato.
Nella provincia di Enna , parlando di agroalimentare, della tutela e
della sicurezza dell’ambiente e della salvaguardia del territorio
non possiamo distoglierci ne desumerci di parlare anche delle attività
miste di lavoro dipendente e lavoro autonomo in un settore che come cultura e
come presenza è radicato in tutto il territorio ennese,
e perché non dire in tutto il territorio italiano, dalla Sicilia al
Lazio al Veneto.
Le attività miste, o meglio specificati i lavoratori dipendenti che
effettuano anche, perché piccoli proprietari , attività lavorativa autonoma,
sono ormai una realtà che interessa un po’ tutti i comparti produttivi ed i
pensionati.
Questa realtà trova un riscontro nella Politica Agricola Comunitaria ed
in particolare in Agenda 2000 la quale punta ad ampliare lo Sviluppo Rurale, la
tutela del territorio ed il patrimonio biogenetico. Le politiche di sostegno al
reddito dei produttori e del lavoro coinvolge decine di migliaia di nostri
lavoratori iscritti alla CGIL, i quali per poter
beneficiare di tali interventi spesso sono costretti a rivolgersi alle
Organizzazioni Professionali Agricole.
La FLAI CGIL di intesa con la Confederazione ha promosso l’ALPA
(Associazione Lavoratori Produttori Agricoalimentari) che svolge una sua azione
di rappresentanza di queste figure miste (di tutele individuali attraverso
l’erogazione dei differenti servizi economici, professionali agricoli,
sociali.
L’ALPA è una associazione che opera al fine di garantire gli interessi
degli agricoltori e a tal fine ha certamente intrapreso un percorso deciso e
netto: non solo tutelare con professionalità chi opera nel settore agricolo, ma
addirittura ricercare tutti quegli elementi di forza e di debolezza della nostra
agricoltura, al fine di rendere evidente una strada da percorrere.
L’Alpa di Enna ha intrapreso e portato a termine un progetto
comunitario denominato LEADER II la cui logica sta nell’attivare AZIONI DI
SOSTEGNO ALLO
SVILUPPO RURALE.
A tal fine, il contributo fornito ha interessato la realizzazione di un
piano di marketing per quei settori di particolare importanza per l’economia
agricola della nostra area.
Il
Piano di Marketing ha interessato:
-Il
comparto olio e olive;
-Il
comparto prodotti caseari;
-Il
comparto ortaggi e frutta.
A complemento di tale lavoro e proprio per dare un senso a quanto fatto
si è anche prodotto un Catalogo dei prodotti tipici della nostra area (area GAL
Rocca di Cerere).
Il catalogo ha la finalità di far
conoscere in maniera semplice e piacevole la pluralità dei nostri prodotti,
proponendoli con foto e descrizioni di natura storica, indicando la tecnica di
produzione e la qualità dei componenti adottati.
Nella
realizzazione del catalogo si è anche pensato di indicare una ricetta al fine
di meglio apprezzare quelle specialità a molti sconosciute.
La realizzazione di tale lavoro non solo rappresenta un momento di
riflessione per tutti gli operatori agricoli sulle potenzialità dei nostri
prodotti tipici, ma
anche la volontà di associazioni di lavoratori e di operatori agricoli a
raccogliere le nuove sfide del mercato sulla tipicizzazione dei prodotti e sulla
qualità globale da fornire al consumatore.
Volendo allacciare quando detto precedentemente
sulla agricoltura e la
zootecnia nella provincia di Enna
, la
maggiore attività di piccoli coltivatori si trova
nella zona nord, in particolare nei
comuni di Sperlinga, Nicosia, Cerami e Nissoria : l’ agricoltura è
collegata alla zootecnia di cui il maggiore numero dei residenti pratica e vive
nel settore coinvolgendo tutta la propria famiglia ( nelle masserie ) a contatto
diretto con il lavoro e la proprietà.
Composta
principalmente di piccoli proprietari terrieri, a livello di 8 – 10 ettari di
terreno di cui il 70 % dediti alla coltivazione di foraggiero e grano con
l’aggiunta di
allevamento di animali, prevalentemente mucche e ovini per la produzione di
carne con un numero minimo a livello di 4 – 6 vacche per gli allevatori bovini
e 50 – 60 ovini per chi fa allevamento di ovini.
Un
capitolo a parte sono quegli allevatori maggiori, 50 – 100 bovini o 100 –
200 ovini, pur sempre piccoli proprietari.
E’ praticamente inesistente , tranne casi spodarici, la produzione di
latte e i suoi derivati anche per il mancato adeguamento nel settore lattiero
caseario.
Molti tentativi si sono fatti in passato per raggruppare questa categoria
e coordinare in un sistema di sviluppo più ampio, ma sono stati tutti
vani anche grazie alle politiche
regionali sbagliate.
Oggi vi è un tentativo per la conversione della produzione in biologico,
molto problematico in questo territorio in quanto la piccola proprietà ha
difficoltà ad adeguarsi alle nuove normative, sia per l’esiguità sia anche
per i costi la quale comporta.
Un capitolo a parte sono le categorie di rappresentanza i quali sono
colpevoli di un mancato sviluppo del settore, molto hanno fatto per avere
contributi governativi e comunitari ma niente per la creazione di forme di
cooperazione e consortile per la trasformazione e la commercializzazione
dei prodotti derivati dal settore, e il mancato reddito di produzione
comporta in futuro l’abbandono agricolo - zootecnico
La Sicilia sta vivendo
una crisi idrica dalla quale, dopo vari interventi e dopo vari studi,
attualmente non si è riusciti a trovare una soluzione definitiva al problema ,
ultima quella di affidare la gestione
per la soluzione del problema al
commissario unico delle acque
Generale Iucci.
Ritengo comunque utile e indispensabile il riordino dei servizi idrici
in Sicilia, al fine di ottimizzare i servizi sia al sistema civile e
industriale sia al sistema agroalimentare
nel quadro di relazioni integrali tra ambiente , agricoltura e alimentazione.
In particolare , dare applicazione all’Accordo di Programma Quadro
e la realizzazione delle opere per l’emergenza idrica, recepimento
della L.N. n° 183 per la difesa del suolo, individuando la Regione Sicilia come
unico bacino idrografico. Applicazione della Legge n° 36 (legge Galli)
deliberare la
forma associativa dei Comuni negli ATO (consorzio o convenzione) .
Affidando ai Consorzi di Bonifica del compito come da Legge n° 36 della
distribuzione delle acque per uso irriguo e della manutenzione delle opere.
Applicazione
integrale della L.R. 45 sui Consorzi di Bonifica ( specificatamente alla I^
parte).
La riforma degli Enti preposti si impone anche per dare una risposta
positiva all’esigenza di riequilibrio , di tutela degli ecosistemi, per
ridurre l’impatto delle alluvioni e delle siccità.
Per il sindacato è indispensabile conciliare sempre i bisogni delle città
con quelli delle campagne.
E’ necessario anche introdurre il concetto di risparmio delle risorse
idriche, incentivando tecniche di irrigazione che favoriscono il risparmio
idrico. Anche se è cosa banale a dirsi,
bisogna affermare il principio che l’acqua si paga.
E’ necessario per gli usi irrigui porre con forza il tema del
riutilizzo delle acque reflue che attualmente si perdono a mare.
Adeguando la rete fognaria e funzionamento dei depuratori in esercizio e
completare il programma di installazione dei depuratori.
Il Consorzio di Bonifica per quando già
detto precedentemente ha un grande ruolo nel territorio, avendo una
competenza su
di un area complessiva di 211.000 ettari. Di questa, circa 70.000 ettari sono
oggetto di beneficio mentre circa 9.200 ettari,
detta ( area dominata ) costituiscono il comprensorio irriguo.
E’ inoltre da considerare il rilevante ruolo che il consorzio dovrà
assumere nel campo della difesa e della valorizzazione del territorio, anche
sotto il profilo ambientalistico ed in aderenza ai compiti ad esso assegnati
dalla legge regionale 45/95, in modo da concorrere al pieno conseguimento degli
obiettivi attraverso la creazione di un giusto equilibrio tra attività ,
struttura operativa e risorse economiche.
Sono n°340
gli addetti come da organigramma che tra impiegati di ruolo, locatio e
lavoratori stagionali
di cui 108
sono i 151^ e 78 sono i 101^,
operano nell’ambito del consorzio.
Tutto ciò può avere una valenza
e una fattibilità a condizioni che il P.O.V. ( Piano di Organizzazione
Variabile) venisse adottato, visto che da tempo è stato approvato dagli
organismi regionali.
Per maggiore
chiarezza in data 28/07/2001 veniva deliberato dal precedente commissario (
dott. Romano ) l’approvazione del POV
il quale veniva impugnato dalle
OO.SS. perché viziata nella forma e nel contenuto.
Per meglio volere spiegare , a seguito di un esame sommario,
emergeva che i passaggi ai livelli superiori venivano adottati
senza una procedura pubblica e senza che i dipendenti “ promossi”
posseggano i relativi titoli di studio, inoltre appariva evidente
l’utilizzazione di criteri discrezionali e non oggettivi.
Adesso dopo l’avvicendamento con il
nuovo Commissario (dott. Caruso), avendo
già avuto
un primo incontro si è potuto constatare che è necessario rivedere
alcuni aspetti del citato P.O.V. e pertanto eliminando i vizi di forma e quando
espresso in contenuto, è necessario nel più breve tempo
potere adottare nuova formale delibera di attuazione del POV.
Anche l’E.S.A
per quando riguarda il
sistema regionale agro - ambientale nella valorizzazione e la tutela del
territorio deve svolgere
un ruolo di sostegno allo sviluppo rurale. Uno dei compiti più
importanti dell’intervento E.S.A. è la campagna di meccanizzazione agricola.
Il verbale di accordo per l’avvio della campagna dell’anno corrente
è stato siglato nel mese di Gennaio.
L’inizio della campagna era prevista per il mese di Marzo , cosa non
attuabile in quanto il tutto è
legato al bilancio regionale.
Pertanto ha reso vano lo sforzo fatto dal sindacato per avviare prima i
lavoratori , anche se contrariamente come successo negli anni passati gli
avviamenti sono stati fatti
prima del mese di Giugno.
Lo scopo dell’anticipo della campagna ha due aspetti, Uno) iniziando
prima si evitava
di finire i lavori a fine anno.
Due)
la possibilità di effettuare più giornate; infatti, con lo stesso
accordo, i 101isti sono passati a 151
giornate lavorative e i 151isti
sono passati a 175 giornate lavorative nella speranza di effettuare 180
giornate lavorative nel prossimo anno 2002.
Risultato
sicuramente positivo in quanto dal 1992 non è mai stato oggetto di
contrattazione.
Mi preme evidenziare che un buon funzionamento della campagna di
meccanizzazione dipende non solo dal fatto che in questo anno l’Azienda E.S.A
ha acquistato nuovi mezzi meccanici
cioè avere creato un parco macchine più grande e
nuovo, ma la possibilità di potere effettuare visto la presenza di
più mezzi, anche più contratti con l’utenza .
Volendo specificare che gli utenti non possono
essere solo quelle aziende grandi e/o quei
proprietari
che usufruiscono sempre e solo loro
di questo
servizio come se fosse un giro a numero chiuso, e a
volte di tipo clientelare, ma anche coinvolgere ulteriori aziende che nel
territorio hanno un interesse di intervento per lo sviluppo nell’ambito
rurale.
Pertanto più contratti si riescono a fare e più possibilità di entrate
si possono avere, in quanto l’intervento può
diventare di natura economica per l’Ente.
Certo non possiamo dimenticare il settore forestale,
comparto in cui sono presenti
migliaia di lavoratori, è da paragonare per la provincia di Enna come la
FIAT per
Torino, vivono
di reddito da forestale circa 3.700 famiglie nel territorio. Infatti un
eventuale crisi nel settore
creerebbe sicuramente
un notevole disagio economico al territorio.
L’applicazione della legge 16/96
ha sicuramente messo ordine nel settore e sancito regole, certamente non
poteva eliminare tutti i problemi della disoccupazione nel territorio.
Ritengo che non tutto è stato fatto anzi pensare di volersi fermare qui
, renderebbe inutile quanto già fatto.
In questi anni si sono potuti riscontrare problemi di intervento nei
boschi condizionati principalmente dagli avviamenti fuori tempo, sia di inizio
anno, prevenzione
antincendio e dagli avviamenti di fine anno, tutti legati
all’approvazione del bilancio regionale e all’approvazione
dell’assestamento di bilancio
di fine anno.
Ritengo che questo sistema di intervento politico e finanziario nel
comparto va rivisto, ed è
come se gli alberi o gli interventi boschivi o meglio il sistema eco-
ambientale potrebbe
essere condizionato dalla volontà politica ed economica dall’assessore di
turno, che preferisce finanziare una opera anziché
un’altra, non capendo che la natura sotto certi aspetti non è più la
stessa, i danni che abbiamo creato ad essa, vedi il buco nell’ozono, hanno
creato delle disfunzioni alla natura , che si ripercuotono nell’eco- sistema.
Infatti, non esistono più le stagioni, si passa da un periodo di caldo a volte
anche torrido che dura circa sette o otto mesi creando notevoli problemi di
siccità a un periodo di freddo , che nell’eventualità di precipitazioni,
qualora piovesse
qualche giorno di troppo, provocherebbe alluvioni,
frane, distruzioni ecc.
La legge 16/96 ha in sé dei particolari per risolvere alcuni
aspetti; infatti ritengo che un uso più ampio e mirato delle attività espresse
dall’art. 14 , riferito agli interventi
sulla gestione delle riserve naturali e di gestione di terreni boscati
sia di interesse naturalistico che paesaggistico,
porterà a quegli interventi che rivestano un particolare interesse sotto
il profilo ambientale della
salvaguardia e della tutela del territorio.
Si vuole altresì aggiungere che l’Azienda Foreste deve intervenire con
una programmazione di tipo pluriennale,
sganciati
dal finanziamento
pubblico annuale e trovare nel contempo risorse di altro genere che possano
permettere un ulteriore finanziamento a tutto il sistema boschivo, andando a
creare e a sviluppare una gestione di tipo manageriale .
Bisogna fare anche un discorso sui lavoratori, un discorso particolare va
fatto per i lavoratori appartenenti all’art. 49, quei lavoratori che non solo
fanno un turno di 51 giornate, ma rischiano ogni anno di non potere terminare il
turno perché avviati quasi sempre a fine anno. Ritengo che sia giusto nei loro
confronti dover avviare un discorso di superamento delle 51 giornate e di avere
una garanzia occupazionale, come negli altri contingenti.
Sono stato molto preoccupato
quando i lavoratori dell’art. 49 sono stati ignorati dall’On. Toto Cuffaro,
allora assessore, perché nella finanziaria 2001 aveva tentato in un sol colpo
di eliminarli tutti non prevedendo in bilancio alcuna spesa, ma si è superato
il problema con lo sciopero dell’Agroalimentare del 2/3/2001.
Adesso, dalle ultime dichiarazioni fatte dall’On. Castiglione che non
intende finanziare per il futuro interventi,
di natura assistenziali, scambiando gli interventi di forestazione e di
natura ambientale come ammortizzatori sociali, in me nasce una preoccupazione, e
pertanto ritengo che il sindacato deve restare vigile, perché da come hanno
agito e da come parlano vi è in loro un progetto, forse di privatizzazione, che
potrebbe realmente danneggiare tutti
i lavoratori del comparto.
Ritengo che qualsiasi intervento il Governo Regionale intenda pensare o
fare, è obbligo
tutelare prima di tutto le figure professionali esistenti nel
comparto-forestale.
In sintesi tutti i lavoratori appartenenti ai contingenti della legge
16/96, non si toccano, anzi bisogna sempre e meglio valorizzare la loro
professionalità perché sono i veri e i solo tutori dei nostri boschi.
Un’ ultima considerazione va fatta, spesso succede che tra i lavoratori
di diversi contingenti si accendano discussioni divergenti, che portano i
lavoratori a schieramenti diversi come se i lavoratori forestali fossero divisi
in più comparti.
Tutto questo
e pericoloso, perché porta il comparto a dividersi per interessi
di natura diversa e alla speculazione di natura politica, pertanto è
necessario tra i lavoratori tutti mantenere l’unione,
perché è la sola forza che ci permette nei momenti di lotta di fare
sentire la nostra voce, così come è successo con lo sciopero generale dell’Agro-alimentare
del 2 Marzo.
Voglio concludere questo mio discorso dicendo che non devono essere i
regimi previdenziali e le regole dell’assistenza a determinare lo status di
lavoratore agro-alimentare-ambientale.
Esso deve essere determinato dalla capacità di valorizzare nell’ambito della
qualità dei processi produttivi e dei prodotti che hanno un consenso del
mercato e dei consumatori.
Penso che dobbiamo fare maturare una proposta politica capace di dare
corpo, non so in quanto tempo, ad una categoria dell’alimentazione; “dalla
ricerca alla tavola” come dice il Libro Bianco sulla Sicurezza Alimentare
assunto dalla Commissione della Comunità Europea
nel gennaio 2000, con un marcato ruolo politico nella società siciliana,
italiana ed europea.
Sono convinto che l’attuale fase di iniziativa politica della FLAI ,
così come dichiarato dal compagno Chiriaco , ha avuto modo di specificare, con
grande chiarezza, che la strada da percorrere è quella di “ una agricoltura
di qualità insieme ad una industria
alimentare
fondata sulla sicurezza alimentare”. Prosegue dicendo che la sicurezza
alimentare non è delegabile alla volontarietà di chi produce, ma deve essere
pretesa da chi ne ha diritto, ed è il ruolo pubblico che deve praticarla”.
Tutto ciò, ha
un grande riferimento
nelle dichiarazioni fatte dal
comp. Sergio Cofferati nel convegno del 12/ dicembre/2000 a Catania.
Con questo concetto semplice e profondo dobbiamo misurarci e, con le idee
chiare che questo gruppo dirigente che andremo ad eleggere , assieme ai capi
lega, delegati
RSA e RSU, saremo in grado di determinare un avanzamento positivo del mondo del
lavoro agricolo-alimentare-ambientale.