Pasquale Timpanaro


 

3° CONGRESSO FLAI CGIL COMPRENSORIO

DI CALTAGIRONE  

Relazione di

Pasquale Timpanaro

         Signori invitati, Compagne e Compagni, con questo 3° congresso apriamo una nuova fase della vita del nostro territorio con il ritorno ad una forma gestionale del nostro comprensorio, già sperimentata che ha dato i suoi frutti e che ci auguriamo ne dia degli altri.

        Abbiamo tenuto 13 congressi di base che hanno visto la partecipazione di oltre 1000 lavoratori, abbiamo sviluppato un dibattito molto interessante, che ha portato al coinvolgimento di 87 lavoratrici e lavoratori eletti nei comitati degli iscritti.

        Un fatto molto importante che non si evidenziava da tempo, in questi comuni è stata manifestata la volontà di far parte di questi comitati.

        Sta a noi adesso non deludere queste aspettative, far funzionare questi comitati riunendoli per farli decidere sulle tematiche sindacali d’interesse generale.

        La sfida sta qui, essere sindacato nel senso più vero della parola oppure scadere nella quotidianità.

        La nostra scelta d’autonomia, voluta con forza da tutto il gruppo dirigente, deve però portarci ad una riflessione, occorre cambiare modo d’essere e di agire, dobbiamo essere un gruppo dirigente che ponga al centro del proprio dibattito le tematiche complessive del settore agricolo, non scadere nel provincialismo e nel campanilismo settoriale.

        Se riusciremo a fare questo salto di qualità, nell'impostare il nostro lavoro, sicuramente ne trarranno giovamento i lavoratori.

Compagne e compagni, parlare dei fatti dell’11 Settembre, non solo è un nostro dovere, ma deve essere anche un tributo che porgiamo alle migliaia di vittime innocenti di questa barbarie che non ha precedenti nella storia universale.

ll crollo delle torri gemelle a NEW YORK, di fatto ha prodotto insicurezza nei cittadini americani e paura in tutto il mondo occidentale, intaccando quel mito di intangibilità dell’America in cui tutti ci eravamo illusi.

La situazione internazionale è molto delicata, la guerra al terrorismo, intrapresa dagli USA ed appoggiata dalla stragrande maggioranza degli stati, se da un lato vede questa grande convergenza, ( che mette assieme interessi e finalità diverse ) di fatto apre scenari imprevedibili e nuove ed inedite strade alle quali oggi nessuno è in condizione di poter rispondere. La caduta repentina di molte roccaforti talebane, l’impiego diretto delle forze di terra americane ed i proclami di Bush non ci tranquillizzano, che la guerra si fermerà sul suolo dell’Afghanistan con la caduta del regime di Bin Laden. L’invio di uomini e mezzi italiani ci auguriamo non debba essere la molla che sposta azioni terroristiche sul suolo italiano.

                Occorre inoltre adottare una strategia di eliminazione delle cause di disparità, che oggi contraddistinguono i diversi modelli di sviluppo tra nazioni ricche e nazioni povere del sud del mondo, è necessario che la ricchezza prodotta anche in questi stati sia ridistribuita con più equità, assieme alla cancellazione del debito dei paesi più poveri. La politica d’integrazione dovrà diventare uno dei punti chiave per superare le incomprensioni. L'istruzione, la libertà religiosa e la partecipazione di tutte le componenti sociali alla vita democratica, devono diventare diritti universalmente riconosciuti che portino al superamento delle cause di ingiustizie nel mondo contemporaneo.

Eravamo e restiamo convinti, che la guerra non è il mezzo per risolvere i conflitti tra popoli e religioni diverse ma, con il dialogo, lo sviluppo e nuove e più umane condizioni della vita.

        E necessario condannare gli estremismi da qualunque parte essi vengano, l’integrazione dei popoli pur nella diversità sta alla base della civile e pacifica convivenza.

Non c’è altra strada se non quella del dialogo, non ci può essere altra strategia, se non quella di combattere il terrorismo e non ci può essere altra posizione se non quella di comprendere le ragioni degli altri.

        Ci corre l'obbligo di ricordare la nostra concittadina Maria Grazia Cutuli, giornalista del corriere della sera uccisa mentre svolgeva il proprio lavoro di cronista sul fronte della guerra in AFGHANISTAN.

        La giusta azione di contrasto al terrorismo, deve essere parallela ad incrementare gli aiuti umanitari per evitare un’ecatombe di civili alle quali mancano i mezzi di sussistenza minima per affrontare il sopraggiungere della stagione invernale.

        Compagne e compagni, Il nostro congresso, dovrà essere capace di indicare un percorso che aiuti il settore del lavoro agricolo e contestualmente la società civile a prendere coscienza che l'agricoltura era ed è uno dei settori fondamentali per lo sviluppo ordinato e sostenibile.

        La nostra azione dovrà essere improntata a sviluppare ancora di più il lavoro unitario per rafforzare i lavoratori nei confronti della controparte privata e dagli attacchi del governo di centro destra sull'art. 18 dello statuto dei lavoratori.

        Noi pensiamo che la proposta sulla delega al governo per l’art. 18 contiene una precisa scelta, con la quale si è tentato in tutti i modi di rompere la già fragile unità sindacale, dare la spallata decisiva con la complicità di confindustria per avere un mercato del lavoro senza regole e senza vincoli.Lo specchietto delle allodole prospettato di sospendere i diritti dell’art. 18 in modo sperimentale per 4 anni sarebbe il primo passo per arrivare più in la alla cancellazione dello statuto dei lavoratori. Accettare che in cambio della prospettiva del passaggio di lavoratori da tempo determinato a tempo indeterminato, , siano annullate le garanzie fin'ora riconosciute dall'art. 18 dello Statuto dei Lavoratori sarebbe una scelta suicida.

        Non si possono contrattare  i diritti con un lavoro che non diventa più tale dal momento stesso del passaggio a tempo indeterminato, poiché il datore di lavoro diventerebbe arbitro e giudice di quel lavoratore.

         Eravamo convinti, adesso ne abbiamo la certezza, che questo governo mira a smantellare il sindacato e ridimensionare il ruolo importante svolto con la politica della concertazione, sostituito unilateralmente da questo governo con il dialogo sociale.

        Le tutele sindacali che oggi difendiamo, sono state il frutto di dure lotte che sul finire degli anni sessanta hanno mobilitato enormi masse di lavoratori e di braccianti in Italia e in Sicilia con la morte di alcuni di essi, anche ad Avola, che hanno lottato per acquisire diritti per avere dignità nel loro lavoro, quali lo Statuto dei Lavoratori e la legge sul collocamento in agricoltura.

        Costatiamo con soddisfazione che di fronte ad un attacco così grave ai diritti dei lavoratori finalmente, il sindacato unitario si sia reso conto del grave attacco lanciato al sindacato. Aver preso coscienza che il disaccordo sulla politica salariale e previdenziale che il compagno Sergio Cofferati per primo aveva esplicitato, ora e diventato patrimonio dell'intero sindacato unitario.

        Ci auguriamo che quanto successo sia di monito a tutti affinché in futuro non vi siano sottovalutazioni dei processi che tendono a contrarre la forza del sindacato.

        La chiusura del governo sull’art. 18, la giusta reazione del sindacato unitario che ha deciso lotte articolate in tutta Italia nei giorni 5-6 e 7 Dicembre, deve vederci presenti come categoria cercando le forme più incisive e d’informazione ai lavoratori, conciliandole con la contemporaneità dei lavori del congresso regionale della FLAI.

        Nel nostro comprensorio convivono grandi contraddizioni che vedono assieme settori e nicchie di prodotto altamente specializzato ed altre di grande arretratezza. Aziende agricole che hanno beneficiato di ingenti finanziamenti pubblici senza aver costruito effettive opportunità di sviluppo. Noi pensiamo invece che le nuove opportunità che ci vengono concesse oggi, devono portare alla costruzione di una seria e moderna classe imprenditoriale per superare le condizioni di svantaggio in cui si trova la Sicilia.

Il lavoro nero e il sottosalario, lo sfruttamento del lavoro minorile, l’evasione contributiva le pensioni, sono alcune delle rivendicazioni a cui dobbiamo prestare la massima attenzione.

        In sintesi il rispetto dei diritti scaturenti dai contratti non debbono essere parole svuotate del loro reale significato. Sappiamo quanto è difficile far comprendere questo a lavoratori ai quali manca il lavoro per alcuni mesi dell’anno, ma sappiamo anche che la battaglia può essere vinta se le nostre rivendicazioni diventano parole d’ordine che ricorrono in continuazione nelle nostre riunioni, nei comizi e nelle assemblee.

        Il patto specializzato per l'agricoltura del Calatino sud Simeto per complessivi 61 miliardi, con i 39 miliardi del finanziamento pubblico ed i 22 miliardi e 428 milioni dei privati, che consentirà agli imprenditori del nostro comprensorio di accedere ai finanziamenti per ammodernare, ampliare e costruire nuove strutture commerciali, strade ecc…, il quale dovrebbe produrre nuova occupazione per circa  300 nuove unità lavorative. Il patto territoriale del calatino ed il leader II, al quale hanno attinto parecchie ditte e commercianti del nostro territorio mi pare che sia servito solo ed unicamente per costruire nuovi magazzini di lavorazione di arance e non per creare nuova occupazione. In pratica questi finanziamenti non colgono l’obiettivo per il quale sono erogati, inoltre producono ancor di più frammentazione nel settore commerciale con la nascita di nuove ditte.

        La strada imboccata non è quella giusta, occorre consorziarsi e potenziare la rete commerciale, aggredire nuovi mercati e questo potrà essere possibile unicamente con aziende di grandi dimensioni.

L'esaurirsi dei contratti di riallineamento, con gli ovvi maggiori costi a carico delle imprese, fa si che questi imprenditori non abbiano capito lo spirito dell'aiuto statale e regionale che era ed è quello di superare il gap tecnologico ed infrastrutturale, per poi imboccare la strada del pieno rispetto di leggi e contratti.

Invece ancora una volta le ditte, intendono aggirare le regole rivolgendo la loro attenzione non già al rispetto del contratto ma cercando di aggirare l'ostacolo, rivolgendosi a cooperative che effettuano la raccolta a cottimo.

        Noi siamo convinti che la strada sia sbagliata, intanto i lavoratori, costituiti in cooperative che forniscono manodopera e che non possiedono nient'altro che i mezzi di trasporto, rischiano di non poter essere assunti in agricoltura, cancellati dagli elenchi anagrafici con la perdita della disoccupazione agricola e dei diritti previdenziali che nel settore agricolo consentono di avere un anno di contribuzione a fronte di soli 101 giorni di lavoro. Inoltre c'è il rischio non tanto remoto che questi lavoratori debbano rimborsare le prestazioni percepite negli ultimi cinque anni.

Ci siamo già mossi, abbiamo fatto un primo incontro con il direttore dell'INPS ed il responsabile del settore ispettivo Provinciale, per metterli a conoscenza di questo grave fenomeno degenerativo nel mercato del lavoro agricolo. Aspettiamo che le indagini dell'INPS già partite siano concluse, per sapere quante e quali cooperative lavorano in regime d’illegalità. Di certo non intendiamo fare guerre di religione, ma vorremmo che il mercato del lavoro si svolgesse entro argini ben precisi senza cercare scorciatoie che alla fine diventano il mezzo per non rispettare il contratto di lavoro.

        Possiamo affermare con certezza che tutte quelle cooperative che rientrano nella fattispecie anzidetta non possano essere inquadrate in agricoltura.

        L'azione del sindacato ora, deve essere profusa affinché ad ogni lavoratore sia garantito da questa campagna un salario superiore a quello che ha percepito nelle campagne di raccolta del 2000/2001. ( Agrumi, ortaggi, fichi d'india, uva ecc.)

        L'incontro informale a cui siamo stati invitati a Palagonia dal responsabile della confcommercio, ci inducono a credere che le proposte che ci hanno avanzato  tendono unicamente a volersi sistemare le loro carte e presentarsi così agli organi ispettivi, facendo intendere di essere in regola.

        La nostra volontà per principio è quella di non sottoscrivere accordi di riallineamento a quelle ditte che non ne hanno diritto, per cui oltre al rispetto del salario, pretenderemo il rispetto della legge 608/96 sul collocamento, il registro d'impresa, la consegna della propria busta paga compilata in modo esatto con le dovute differenziazioni tra lavoratori scapoli e lavoratori coniugati.

        Abbiamo firmato 4 accordi di riallineamento ad altrettante ditte di Mazzarrone, chiederemo di entrare in queste aziende, di parlare con i lavoratori e di verificare se quanto e previsto in questi contratti viene già rispettato. In tutti gli altri comuni non viepiù un solo accordo di riallineamento per cui sappiano i compagni, che dal 1° di Novembre 2001, i commercianti, i datori di lavoro non possono più fruire di agevolazioni fiscali, dovrà essere applicato interamente il salario contrattuale. Bisogna essere vigili e segnalare ogni irregolarità anche perché, da parte del servizio ispettivo dell'INPS c’è stata data piena disponibilità ad intervenire con la massima urgenza per controllare le aziende che dovessero occupare manodopera senza la regolare assunzione.

        In questa Campagna di raccolta dobbiamo lavorare affinché, in ogni posto di lavoro, in ogni azienda vi sia la presenza del sindacato, con l'elezione delle R S A e delle R S U. Deve finire l'improvvisazione con cui abbiamo proceduto fin'ora, l’eredità negativa del passato non deve avere più diritto di cittadinanza al nostro interno. avere un quadro ben preciso degli insediamenti produttivi del nostro territorio e lo strumento indispensabile per dispiegare la nostra forza sul territorio e su questo penso che dai prossimi giorni occorra avere tutti i dati che alla fine ci consentano di qualificare al meglio  la nostra azione sindacale, per dare risposte concrete, tutele individuali e collettive ai lavoratori.

        Questa campagna agrumicola è una tra le più difficili degli ultimi anni, la scarsità delle precipitazioni cadute nella nostra provincia, le condizioni climatiche avverse hanno prodotto agrumi con pezzature piccole e con vendite di prodotto quasi nullo.

        Gli sbalzi termici di questi ultimi mesi hanno determinato danni ingenti anche al settore del ficondindieto di San Cono.

        Le alte temperature e la scarsità di piogge anche qui hanno prodotto la maturazione dei frutti in modo anticipato, contraendo il periodo della raccolta con gravi danni economici ai produttori ed in alcuni casi anche ai commercianti.

        Non possiamo pensare che anche questo settore che da occupazione e ricchezza ad una zona del nostro comprensorio rimanga estraneo alla nostra iniziativa.

Dobbiamo però costatare che i produttori ancora non hanno capito l’importanza di uscire da una mentalità commerciale di tipo tradizionale e andare verso forme di associazionismo e di promozione del prodotto, più accentuata per penetrare nuovi mercati.

        Non è più tempo di lavorare da soli, e necessario associarsi per aggredire i mercati in modo diverso dal passato..

        Il centro di stoccaggio in costruzione a San Cono, potrebbe diventare il mezzo per creare un nuova mentalità imprenditoriale che indirizzi i produttori ad uscire dalla situazione di crisi di mercato.

La globalizzazione impone nuove regole, sta a noi saper lavorare per indirizzarle nella giusta direzione.

Dalla crisi del settore agricolo si esce se riusciremo ad indirizzare le scelte del governo nazionale e regionale, producendo così nuove opportunità di sviluppo e di lavoro, e necessario inoltre, chiamare a svolgere ognuno il proprio ruolo per vigilare sulla reale rispondenza e sul corretto utilizzo dei finanziamenti. Potenziare le infrastrutture prime fra tutti le strade e le autostrade, i porti, gli aeroporti, il raddoppio della linea ferroviaria e l'inizio dei lavori del ponte sullo stretto di Messina.

Non è utopia infine pensare per la Sicilia il riconoscimento dello status d’insularità, per ottenere nuovi vantaggi dalla comunità europea su tariffe aeree agevolate che consentirebbero di trasportare persone e merci a costi competitivi.

Completare le dighe iniziate da anni diventa un imperativo categorico.

Eliminare gli sprechi nella distribuzione, fare le opere di ripulitura dal fango, di forestazione nelle dighe è urgente e vitale.

Tante parole si sprecano in estate e nei periodi di siccità, ma superata bene o male l’emergenza, di quelle parole non rimangono che echi lontani.

Per questo dobbiamo impegnarci di più e chiedere che il governo regionale, per quanto attiene alle sue competenze e per l'incarico dato al generale Roberto Jucci, di rimettere ordine nel settore delle dighe sia a fini irrigui che idre - potabili, ponga fine al balletto di competenze tra assessorato all'agricoltura e soprintendenza alle belle arti,sulla diga Pietra Rossa. Non siamo convinti dalle ragioni addotte. Le 2 conferenze di servizio fatte in Sicilia hanno stabilito, l’utilità e l’urgenza di completare questa diga se non altro per metterla in sicurezza per salvaguardare le popolazioni a valle diga. L'archeologia non può avere la supremazia nei confronti dello sviluppo e della sopravvivenza economica d’intere comunità. Siamo personalmente innamorati d’archeologia e d'arte, ma di fronte alle esigenze delle persone optiamo per questi ultimi.

Ed ammesso che all’interno della diga dovessero trovarsi reperti archeologici di notevole importanza, siamo convinti che possano benissimo essere conciliate le due soluzioni e cioè salvare questi reperti archeologici spostandoli in un sito diverso e completare la diga. Questa operazione già sperimentata con successo in Egitto, allorquando si iniziò la costruzione della diga di Assuan, i templi dei faraoni furono segati e rimontati nelle alture adiacenti. Stessa tecnica è stata utilizzata in molte altre parti d’Italia. Per cui a nostro modesto parere, che l'azione del sindacato possa e debba riprendere con più incisività per definire anche questa questione.

Dobbiamo respingere inoltre la volontà del governo regionale, di voler separare le competenze proprie dei consorzi di bonifica, attribuendo ai consorzi la distribuzione dell'acqua e ad altri soggetti la manutenzione.

Questa è una logica incomprensibile, questo settore invece ha la necessità di vedere accorpati i vari segmenti che portino ad un'autorità unica per gestire tutte le acque a fini idro-potabili.

 

FORESTAZIONE

Il settore forestale negli ultimi anni ha registrato sostanzialmente una tenuta in termini occupazionali di lavoratori delle fasce i quali sono i meno protetti, garantendogli reddito e prestazioni previdenziali anche se minime.

Oggi tutto è rimesso in discussione con l'approvazione del DPEF in Sicilia che vuole ha tagliato circa 150 miliardi in questo settore.

Questo è inaccettabile perché ha pagare lo sperpero di denaro pubblico non possono essere unicamente i lavoratori forestali e solo loro. Occorre invece invertire la tendenza alla desertificazione della Sicilia e quindi impiantare nuovi boschi considerato che il rapporto con il territorio nella nostra isola e di circa il 9 %  a differenza del resto d'Italia in cui la percentuale si aggira al 30 %. Le dichiarazioni demagogiche dell'assessore Castiglione, che vorrebbe stabilizzare il lavoro forestale e tutelare il bosco, non comprendiamo con quale artifizio o meccanismo possa conciliare le due cose.

        E' necessario ed urgente invece acquisire nuovi terreni, snellire le procedure per gli espropri, trasferire competenze e finanziamenti ai comuni per ottenere risultati tangibili ed in tempi brevi. Utilizzare pienamente i finanziamenti europei per creare boschi e nuove opportunità di lavoro.

Se i tagli annunciati per il settore forestale dovessero rimanere tali, per circa 1000 lavoratori dei comuni del nostro territorio si prospetta lo spettro della disoccupazione , per qualche comune sarebbe la tragedia sociale con gravi ripercussioni sulla convivenza civile di queste comunità.

Per risparmiare non si può pensare di dare il lavoro alle cooperative. Non si può affermare che i braccianti forestali sono gli incendiari dei boschi  che sono assistiti che non lavorano e  sono scarsamente professionalizzati. Se succede questo è perché chi ha la responsabilità primaria dell’organizzazione del lavoro fino ad ora lo ha fatto con negligenza e non si possono attribuire colpe a che non ne ha.

Occorre invece vigilare nei cantieri , si mandino a casa i furbi e chi va nel bosco per non lavorare, che alla fine portano discredito a tutta la categoria.

Siamo invece d’accordo per una nuova strategia di politica forestale, lo avevamo già espresso nella piattaforma dello sciopero regionale del 2 Marzo di quest'anno, si indirizzino i finanziamenti all'allargamento della superficie boschiva, la certezza dei finanziamenti pluriennali, ed una seria programmazione dei lavori nel rispetto del calendario silvano, dirottare finanziamenti per la tutela ambientale ed idrogeologica del territorio per uno sviluppo sostenibile a beneficio di tutta la società. Tutto questo si scontra inesorabilmente con la volontà di tagliare finanziamenti al settore.

        Il sindacato dovrà avere la capacità di unificare le forze per reagire a questo grave atto di smobilitazione dei braccianti forestali dell'articolo 49.

        La proposta lanciata dal compagno Italo Tripi segretario generale della Flai siciliana, di voler insediare una commissione regionale per stilare proposte da portare alla discussione di FAI e UILA e successivamente diventare piattaforma rivendicativa nei confronti  del governo regionale, ci pare sia già il passo giusto per essere preparati a questa nuova sfida.

        Conoscendo i delegati che partecipano a questo congresso, sono sicuro di non avervi impressionato con una relazione che mette in evidenza un quadro negativo, ma parlare delle cose che vanno bene sarebbe molto riduttivo di un dibattito serio, difatti vi sono anche molti elementi positivi che c’inducono a sperare che nel medio periodo, alcuni dei problemi che ci stanno di fronte siano portati a soluzione.

        Abbiamo fortunatamente aziende come la ditta ORANFRIZER, che occupa circa 150 lavoratori, ai quali siamo riusciti non solo a garantire condizioni salariali contrattuali ma addirittura a sviluppare un'azione che porterà 50 di questi lavoratori al passaggio da tempo determinato a tempo indeterminato a partire da Gennaio 2002.

        Questo passaggio speriamo sia un'inversione di tendenza che porti i lavoratori a valutare in modo più obiettivo il ruolo del sindacato.

        Vogliamo percorrere questa nuova via con altre aziende affinché i finanziamenti pubblici in termini di sgravi fiscali diventino occasione vera per uscire da una situazione di precarietà occupazionale per stabilizzare il rapporto di lavoro.

        Tutto questo significherà anche un modo nuovo di lavorare e una nuova forma di organizzazione al nostro interno, suddividendo compiti e settori in base a competenze specifiche.

        Occorre inoltre prevedere nei nostri bilanci, somme per consentire la partecipazione attiva dei componenti il comitato direttivo territoriale, la formazione dei capi lega su materie specifiche quali : RSA , RSU RLS, Legge 608/96, lettura busta paga ecc…-

Un sindacato moderno che si batte non solo per il lavoro e l'ambiente in cui questo è svolto ma, anche come questi sono coltivati. Garantire prodotti sicuri oggi, dopo quanto accaduto con la produzione di carne di manzo affetta dal morbo della BSE, e quanto mai attuale, i consumatori chiedono sempre più, prodotti sicuri avendo però la certezza della loro tracciabilità garantendo però la certezza dei controlli, ancora oggi carente di una normativa. Prodotti ortofrutticoli biologici che sempre più sono richiesti da una clientela che della sicurezza alimentare ne fa un proprio modo di vivere. In questo contesto, commercializzare produzioni tipiche, biologiche e di nicchia, diventa uno dei motori dello sviluppo sostenibile. Non è più tempo delle produzioni di massa, occorre invece orientarsi alle richieste di un mercato che diventa sempre più globale.

        Il patto Territoriale del calatino sud Simeto, con all'interno il patto speciale per l'agricoltura, il centro di stoccaggio per i ficodindia a San Cono in fase di ultimazione, il consorzio di tutela dell'uva da tavola di Mazzarrone, le tante aziende agrituristiche che sono sorte un Po ovunque nel nostro territorio, sono segnali evidenti che molte cose stanno cambiando.

La possibilità di estendere la nostra iniziativa in settori a noi completamente nuovi quali quelli che ho testé citato, organizzare lavoratori con alte professionalità che fino ad oggi non sono mai state vicine a noi, portare nuovi iscritti al nostro sindacato.

Dobbiamo avere la capacità di saper cogliere le innovazioni, saperle anche in parte indirizzare e per fare questo occorre conoscere almeno gli insediamenti produttivi di un certo rilievo.

Programmare la nostra attività, non lavorare alla giornata deve essere il nostro modo di agire. Non possiamo permetterci di lavorare con improvvisazione come purtroppo è stato fatto in un periodo molto recente. Mi rendo conto che questo richiederà ulteriore impegno ai compagni dei comuni ed ai gruppi dirigenti che saranno eletti, ma so anche che si può fare affidamento in compagni di provata esperienza e su molti altri che hanno tante energie da mettere in campo.

 

ALPA

Infine l'ALPA, questa associazione dopo una gestazione durata circa 18 anni, è stata ufficialmente costituita a Marzo del 1999 con grande spirito pionieristico e molte speranze.

Perché nacque ALPA ?, tutti noi sappiamo in quali condizioni ci muovevamo per dare assistenza ai nostri iscritti nell'ambito delle sole pratiche di grano e olio.

E quanti nostri iscritti abbiamo perso a beneficio di CIA e delle altre organizzazioni agricole? quando non potevamo dare risposte alle richieste di interventi per trasformazione di terreni, per accedere ai finanziamenti per olivicoltura, vigneti, oliveti ecc….-

        La FLAI Regionale per prima, con l'aiuto dei compagni di questo territorio ha creduto nella bontà di costituire questa associazione a cui oggi viene riconosciuto un ruolo di importante dalla CGIL nazionale, non solo per tutelare al meglio la figura mista, ma anche per aver contribuito ad arrestare la fuga di iscritti dalla CGIL.

Ora non ci muoviamo più nell'ambito ristretto in cui abbiamo cominciato la nostra attività. Siamo cresciuti numericamente qualitativamente, abbiamo già fornito servizi di tutela qualificata nel settore zootecnico ed ai produttori vitivinicoli per il superamento della loro condizione di illegalità in cui si trovavano a causa della mancata denuncia del loro vigneto.

Ora abbiamo di fronte un ulteriore problema che c’impone di dare risposte sempre più qualificate, attribuendoci maggiori responsabilità, iniziare con il nuovo anno l'attività di tutela fiscale ai produttori che ne hanno bisogno.

Occorre adesso riprendere nelle nostre mani tutti i registri d'impresa, i registri Iva e tutte le carte inerenti questa attività che sono state dirottate ai commercialisti dei vari comuni, per farle ritornare all’interno dell’Alpa, che ha già provveduto ad acquistare i programmi ed a formare il personale che si occuperà di questo lavoro.

E' inoltre operante la convenzione con un tecnico per le pratiche di trasformazioni e per accedere ai finanziamenti di agenda 2000 e per presentare progetti sul PSR (piano di sviluppo rurale) e del POR ( piano operativo regionale).

Siamo in dirittura d'arrivo per firmare un'altra convenzione con un altro tecnico che risiede a Caltagirone per dare assistenza a tutti i comuni del calatino. Della possibilità che c’è stata data dobbiamo ringraziare la FLAI e La CGIL che mettendoci a disposizione uomini, strutture e mezzi ha portato quest’associazione a competere ed essersi attestata ai primi posti in qualità di servizi resi ai propri soci.

E necessario adesso che ognuno faccia la propria parte, che le regole che ci siamo dati vengano rispettate da tutti senza interpretazioni di sorta.

Solo così ci troveremo a lavorare uniformemente e con più profitto garantendo sicuramente gli associati Alpa.

Per concludere, voglio rimarcare ancora una volta che le sfide che ci attendono sono difficili,campi nuovi da esplorare mai sperimentati finora, ma vi sono anche grandi potenzialità alle quali possiamo attingere per affrontarle, con competenza e professionalità, ci dovremo muovere altresì tenendo conto di un dato molto importante e da non sottovalutare, di essere sindacato territoriale ma di fare parte di una provincia e quindi è necessario un effettivo ed efficiente coordinamento con la FLAI territoriale di Catania per consentirci di risolvere tutte le problematiche che hanno controparti o referenti politiche ed istituzionali a Catania.

        Ad onor del vero, dobbiamo dire che l’amicizia al di la dell’appartenenza allo stesso sindacato,che ci lega ai compagni della FLAI di Catania, l’ottimo rapporto di collaborazione collaudato nel tempo con i compagni della segreteria provinciale ed in particolare con la compagna Concetta Raia,ci consente di poter dire che la strada intrapresa non è in salita.

Per concludere, invito tutti i compagni a lavorare per eleggere un comitato direttivo territoriale agile e propositivo, in cui vadano a confluire le migliori energie.

        Sono fiducioso e penso che lavorando con lo spirito giusto potremo raccogliere i frutti di quello che seminando.

Sono convinto che ce la possiamo fare.