Un video contro la riduzione in schiavitù dei braccianti siciliani


 

Agenzia www.redattoresociale.it

 

Un video contro la riduzione in schiavitù dei braccianti siciliani

 

 

Lo ha realizzato la Flai-Cgil, con la regia di Enzo Rizzo. 26 minuti girati in sei province dell’isola raccontano lo sfruttamento di 25.000 lavoratori stagionali

 

ROMA –Un video di 26 minuti girati in sei province siciliane per denunciare lo sfruttamento dei braccianti stranieri nelle campagne dell’isola. Si intitola “Sicilia ventimila schiavi” e lo ha realizzato il sindacato dei lavoratori agricoli Flai-Cgil, con la regia di Enzo Rizzo. Le immagini parlano da sole. Si vedono i crocicchi di lavoratori che aspettano di essere reclutati e i caporali che fanno il giro per le campagne con i furgoni. Un giovane rumeno pagato 10 euro l’ora, racconta di essere stato tenuto per mesi a latte e patate e ricattato dopo la scadenza del visto turistico di tre mesi con cui era entrato in Italia, magari su uno degli autobus della Atlassib, tanto attiva sulle tratte Bucarest-Sicilia. “Mi faceva paura – racconta il ragazzo – mi diceva che mi portava alla polizia e che se parlavo mi buttava dentro la fossa”. Le donne intervistate da Rizzo dicono di essere costrette a lavorare 15 ore al giorno “se no non ci richiamano”. Nel filmato parlano anche gli imprenditori, che negano, addebitando le voci di scontento dei lavoratori a una presunta rivalità religiosa tra cattolici e musulmani. Il video è scaricabile su schiavismo.htm

 

La Flai-Cgil stima che in Sicilia si evadano 13 milioni di giornate di lavoro all’anno. Lo sfruttamento riguarda anche lavoratori italiani, senza contratto e sottopagati. Ma la situazione dei circa 20.000 lavoratori stranieri senza permesso di soggiorno, provenienti dal Maghreb e dall’est europeo, sono ancora più precarie e vicine alla schiavitù.

“Ci auguriamo- commenta Salvatore Lo Balbo, segretario regionale Flai-Cgil - che il disegno di legge del governo di centro sinistra  diventi presto legge, che il caporalato venga riconosciuto come reato e chi denuncia premiato col premesso di soggiorno temporaneo”. Di denunce oggi non ce ne sono, per timore di ritorsioni. “Certo però – commenta Alfondo Di Stefano, Rete antirazzista siciliana - alle forze dell’ordine basterebbe scendere in piazza ogni mattina e seguire le auto dei caporali. Avviene tutto alla luce del giorno”. (Gabriele Del Grande)

Roma 28 aprile 2007