DICHIARAZIONI PROGRAMMATICHE


 

DICHIARAZIONI PROGRAMMATICHE DI

 SALVATORE LO BALBO,

AL DIRETIVO REGIONALE DELLA FLAI CGIL SICILIA

DEL 20 SETTEMBRE 2005

 CON ALL’O.D.G. L’ELEZIONE DEL SEGRETARIO GENERALE

 

 

Il regolamento della CGIL prevede che il candidato alla carica di Segretario Generale di una struttura possa fare, prima del voto segreto, una dichiarazione programmatica. Penso che questa possibilità sia giusta, perché i componenti dell’organismo chiamati a votare la proposta avanzata dai centri regolatori devono conoscere, almeno in generale, i progetti che il candidato si propone di portare avanti.

 

Ho la fortuna di essere conosciuto da tutti voi. E mi conoscete sia come persona, nei pregi e nei difetti, sia per le idee che in questa ormai matura militanza nella CGIL ho avuto modo di formarmi. Non dichiarerò tutto oggi, ma voglio delineare la cornice entro la quale l’identità della Flai siciliana avrà modo di sviluppare la propria elaborazione politica e la propria azione sindacale.

 

L’elaborazione politica avrà come base un documento congressuale che affronterà i nodi politici, economici e contrattuali della nostra categoria e del comparto agro-alimentare-ambientale e le proposte che intendiamo avanzare per giocare, anche noi, la partita della lotta sociale. L’azione sindacale dovrà invece riflettere sugli strumenti organizzativi, sulle risorse, sugli uomini e sulle donne che saranno i protagonisti della Flai dei prossimi anni.

 

I presupposti ci sono tutti:

·        vantiamo una storia ricca di importanti conquiste;

·        facciamo parte di una categoria nazionale che ci chiama a continue scelte di rinnovamento;

·        abbiamo una Cgil siciliana che, pur avendo rischiato di perdere la propria identità, sarà protagonista del rilancio economico e sociale della nostra regione e del miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro dei cittadini e dei lavoratori siciliani;

·        abbiamo la Cgil nazionale che con le scelte politiche riformiste e le azioni radicali in tutti questi anni ha fronteggiato, spesso in solitudine, uno dei periodi più bui della storia democratica del nostro paese;

·        rappresentiamo, infine, centinaia di delegati e di delegate, capilega ed attivisti che con la loro azione costante hanno consentito e consentono a questa organizzazione di continuare a navigare, direbbe Tripi, “senza perdere la rotta”.

 

Nelle prossime settimane scriveremo collegialmente il programma della Flai siciliana e lo porteremo avanti. In questo modo daremo il nostro concreto contributo alla Cgil regionale e alla Flai nazionale nella stesura delle piattaforme programmatiche utili per traghettare i lavoratori dipendenti della nostra regione e i lavoratori manuali ed intellettuali della nostra categoria verso la ripresa del protagonismo sociale che li ha caratterizzati dal dopoguerra fino alla metà degli anni ’80.

 

La cornice entro la quale dobbiamo non solo rifarci il look ma anche qualificare la nostra attività è:

·        lo sviluppo economico e produttivo delle filiere agro-alimentari-ambentali;

·        la lotta alle illegalità economiche e alla mafia;

·        la sicurezza alimentare, ambientale e nel lavoro;

·        la contrattazione sindacale:

·        l’aziendalizzazione del sindacato;

·        l’apertura della Flai alla società.

 

Con l’ultimo congresso regionale la Flai siciliana ha assunto una forte impostazione culturale e politica sulle tematiche agro-alimentari-ambientali, e successivamente ha promosso numerose iniziative sui temi della sicurezza alimentare, degli OGM, della zootecnia, del vitivinicolo, dell’agrumicolo, della pesca, della serricoltura, della forestazione. Con queste azioni abbiamo esteso le “alleanze sociali” indispensabili per ogni iniziativa, coinvolgendo il mondo dell’associazionismo, il mondo accademico e i singoli professionisti.

 

E’ mia intenzione continuare con maggiore impegno su questa strada, ponendomi l’obiettivo di sviluppare ulteriori elaborazioni, accompagnate da una forte e persistente iniziativa decentrata nelle province, nelle zone a vocazione agro-alimentare-ambientale e nei comuni.

 

Tutte le menti e le strutture della Flai e della Cgil devono partecipare a questa fase di scrittura della nostra identità e di visibilità della nostra organizzazione.

 

Italo aveva preannunciato nelle sue dichiarazioni programmatiche che se il comitato direttivo gli avesse affidato l’incarico di segretario generale avrebbe proposto “la convocazione di una sessione del comitato direttivo aperta ad alcuni segretari nazionali di categoria per impostare una discussione … che ci metta nelle condizioni di portare fin da subito il nostro contributo al confronto nazionale”.

 

E’ mia intenzione mutuare questa importante iniziativa, annunciando che, se ricoprirò la carica di segretario generale della Flai siciliana, proporrò la convocazione con lo stesso O.d.G. di una sessione straordinaria del nostro direttivo per fine ottobre aperto a tutti i segretari generali confederali delle Cgil territoriali e a tutti i capi-lega dei comuni dove siamo presenti.

 

Inoltre proporrò per il 2 dicembre la convocazione di una assise regionale delle delegate e dei delegati dipendenti dalle aziende agro-alimentari-ambientali della Sicilia con all’o.d.g. le questioni della contrattazione sindacale, della sicurezza alimentare e nel lavoro e della presenza aziendale della Flai. Questa assise mutuerà quello che la Flai nazionale ha fatto a Venezia dando la parola alle lavoratrici e ai lavoratori.

 

Proporrò che l’assise si tenga nella città di Avola, luogo dove il 2 dicembre 1968 furono barbaramente uccisi due braccianti che lottavano, assieme a tantissimi altri in tutta la Sicilia, per il contratto di lavoro provinciale e nazionale, per una legge di gestione democratica del mercato del lavoro, per lo sviluppo agro-industriale della regione, per lo statuto dei diritti dei lavoratori.

 

Queste iniziative, unite a quelle strettamente connesse all’attività congressuale, dovranno porre nella nostra agenda politica e sindacale gli interessi di 170.000 lavoratori manuali ed intellettuali del nostro comparto. La Sicilia, infatti, con un PIL di 3.700 milioni è la seconda regione in Italia, e Ragusa è tra le prime dieci province del comparto agro-alimentare.

 

Lo sviluppo di cui abbiamo parlato in questi anni, immagina la nostra isola come una parte importante della nazione che, in sinergia con essa, concorre a produrre e a rendere competitivi i nostri prodotti, e che sia in grado di attrarre investimenti e professionalità.

 

In questo contesto dobbiamo operare perché le aziende multinazionali e nazionali continuino ad investire in Sicilia.

 

E’ assurdo quello che sta accadendo con la Parmalat. Dobbiamo impegnarci maggiormente perché il nuovo Assuntore della Parmalat decida di rimanere nella nostra regione sia nel ramo dei succhi di frutta sia in quello lattiero-caseario. Se avverrà il contrario dagli scaffali non mancherà il break Santal-Arance Rosse o il latte Sole, ma mancheranno in Sicilia le aziende che fino ad oggi li producevano e verranno meno circa 400 posti di lavoro.

 

La permanenza della nuova Parmalat in Sicilia deve essere la linea di frontiera del rilancio del comparto. Senza la Parmalat sarà più difficile convincere le altre aziende ad investire in Sicilia.

 

Produrre ricchezza ed essere competitivi è il nodo strutturale mai sciolto della nostra regione, e i movimenti corporativi e reazionari che costantemente pongono il tema della “crisi perenne” sono alimentati da di una classe dirigente politica ed economica incapace. Essa non ha una visione strategica di ampio respiro volta a consentire al comparto agro-alimentare-ambientale di diventare un comparto trainante dell’economia regionale. Le stesse logiche sono presenti in tutti gli altri comparti dell’economia, dal turismo all’edilizia, dai trasporti ai servizi, dalla pubblica amministrazione all’industria. E’ una cultura di governo che bisogna cambiare.

 

Faccio un solo esempio.

 

 Quello che sta accadendo nel settore vitivinicolo è il sintomo più evidente della cultura di questa classe dirigente incapace. In questi ultimi dieci anni sono stati in tanti a tessere le lodi delle bottiglie e a contare le medaglie avute nelle manifestazioni nazionali del settore. Anche il Presidente della Regione Sicilia, On. Cuffaro, si è improvvisato produttore di bottiglie contenenti un liquido che si chiama vino. Niente di strano che rientri tra coloro che producono con il denaro pubblico.

 

Tante medaglie ma poca produzione e poca qualità certificata. Sono meno di cinque le aziende che producono più di dieci milioni di bottiglie.

 

In solitudine, e da anni, abbiamo detto che eravamo in presenza di uno sviluppo mancato, che c’era troppa differenza tra l’uva, il vino prodotto, il vino distillato e le bottiglie. I quantitativi di bottiglie dichiarate contengono, in buona parte, un prodotto anonimo che i consumatori pagano a caro prezzo.

 

Le iniziative promosse in queste ultime settimane da presunti comitati spontanei sono coerenti con una storia di vergognosi assistenzialismi di cui la Sicilia, insieme con la Puglia, è leader incontrastata. Essi puntano a scardinare ogni  logica di mercato e a riproporre l’idea che i redditi degli imprenditori, ovviamente non di tutti, sono una variabile indipendente dell’economia e del mercato. Costantemente queste iniziative si concludono con il non pagamento dei contributi previdenziali, con la non restituzione dei prestiti agrari, con l’attivazione dei processi di distruzione del prodotto o della sua collocazione, a spese dei contribuenti. presso paesi in via di sviluppo.

 

Questo voleva essere solo un esempio del fatto che l’imprenditoria siciliana, a partire da quella più grande, finalizza solo in minima parte i propri interessi verso i mercati, appiattendosi sulle assistenze pubbliche e su un consociazionismo con il potere politico-assistenzialistico e, alcune volte, anche con il potere mafioso.

 

Giustamente Italo ha dedicato, nelle sue dichiarazioni programmatiche, grande attenzione al tema della lotta alla mafia.

 

Condivido le sue riflessioni, specialmente quando chiama il sindacato ad un maggiore protagonismo contro la mafia, contro le illegalità e contro la criminalità. Tutti fenomeni che possono vivere vita autonoma ma che in Sicilia sono legati tra di loro e certamente sono dipendenti dalla mafia.

 

In tale direzione la Flai ha una missione da portare avanti. Dobbiamo denunciare con maggiore forza la persistenza, quasi intatta, di Cosa Nostra nelle campagne. La sua presenza continua a manifestarsi nei modi tradizionali. Dal reato di abigeato alla macellazione clandestina, dal pizzo alle imprese alla tratta degli immigrati, dal controllo della manodopera al contrasto verso le organizzazioni sindacali – prima tra tutte nei confronti della Cgil. Non disdegna nemmeno di gestire direttamente le aziende e di intervenire nei processi di intermediazione parassitaria nei mercati generali agro-alimentari e ittici.

 

Il contrasto a Cosa Nostra nelle campagne è stato ed è quasi inesistente e con un diffuso consenso politico ed economico la mafia prolifera in maniera indisturbata.

 

La gestione produttiva dei beni confiscati è una scommessa alla quale tutti noi siamo chiamati a concorrere a vincere. In modo autocritico dobbiamo dire che il movimento sindacale unitario si è disinteressato del problema.

 

Nelle aziende agro-alimentari gestite dalla mafia vigevano e vigono le regole ferree dello sfruttamento dei lavoratori, dei diritti che diventano favori, della clandestinità ed illegalità economica e contrattuale, della repulsione per ogni forma di organizzazione sindacale dei lavoratori. I lavoratori, dentro queste aziende, sono abbandonati dal sindacato confederale alla loro sorte.

 

Dobbiamo invertire questa scelta e incentivare la nostra attività nel tutelare i lavoratori e le lavoratrici dentro le aziende, dentro qualsiasi tipo di azienda. Sarà sicuramente utile contattare l’associazione Libera per iniziare ad occuparci anche noi delle aziende confiscate alla mafia al fine di portare alla democrazia economica non solo le impresa ma anche i lavoratori. Lo stato di diritto si deve affermare per tutti.

 

In Sicilia è ampissimo lo spazio che abbiamo, e che hanno anche Fai e Uila, di sindacalizzazione dei lavoratori e delle lavoratrici. Oggi questo tema è vincente nella misura in cui rafforziamo la nostra presenza aziendale e ci misuriamo con maggiore convinzione con i temi della contrattazione.

 

In questi ultimi anni abbiamo rafforzato la nostra presenza e la nostra attività nelle aziende. Siamo presenti in circa 130 aziende medie e grandi. Ma ciò è insufficiente ed è frutto non di una precisa volontà collettiva, ma di singole apprezzabili individualità.

 

Ricordo che il compagno Franco Chiriaco, dopo più di un anno dalla sua elezione a Segretario generale della Flai, si è lamentato più volte, nel corso di riunioni del Comitato Direttivo nazionale, del fatto che non veniva invitato a fare assemblee sindacali dentro le aziende. Caro Franco, anche se qualche assemblea si fa, non possiamo dire di esser un sindacato strutturalmente presente nelle aziende.

 

Penso che dobbiamo rimuovere le resistenze presenti al nostro interno, in tutti i livelli dell’organizzazione, in Sicilia e nel resto della nazione, e dobbiamo modulare la nostra organizzazione per una adeguata presenza in tutte le maggiori aziende, da quelle nazionali a quelle locali.

 

Va focalizzata in particolare la nostra presenza presso le aziende di proprietà dei componenti dei gruppi dirigenti delle organizzazione datoriali, degli enti religiosi e degli enti pubblici, e presso quelle di tanti personaggi della politica e dell’economia siciliana.

 

Anche con questa maggiore presenza aziendale potremo rilanciare il tema del lavoro legale.

 

Più volte abbiamo denunciato che nel comparto agro-alimentare-ambientale ad ogni giornata di lavoro legale corrisponde una giornata di lavoro illegale. Nel 2004 in Sicilia sono state dichiarate all’Inps circa 14 milioni di giornate e altrettante sono state evase. A queste giornate evase in agricoltura vanno sommate quelle che non vengono dichiarate tra gli impiegati agricoli, nell’industria alimentare e nei magazzini ortofrutticoli.

 

Lavoro nero ed evasione contrattuale sono attività criminali esercitate prevalentemente da gran parte di quegli imprenditori che chiedono continuamente alla Regione Siciliana o alla Comunità Europea di accedere alle risorse pubbliche per avere un reddito garantito e per avere un sistema protezionistico sui loro prodotti palesemente fuori mercato.

 

Queste forme di criminalità economica, fiscale e previdenziale si sommano a tutte le altre forme di illegalità che spaziano dalla sofisticazione alimentare alla distruzione del territorio, dalla tratta dei nuovi schiavi alla vampirizzazione del denaro pubblico.

 

Va de sé dire che il comparto agro-alimentare-ambientale non è tutto fatto di aziende che praticano attivamente forme di illegalità e di criminalità. Ma l’alleanza diabolica tra padronato pubblico e padronato privato nell’attaccare i diritti sindacali e contrattuali dei lavoratori e delle lavoratrici è un bacino di coltura delle forme di criminalità e di illegalità che dobbiamo denunciare con maggiore forza.

 

Lottare questo dumping sociale ed economico e coinvolgere in questa lotta quanti ne ricevono un danno, a partire dagli stessi imprenditori che hanno un corretto rapporto con la democrazia economica, è un obiettivo che dobbiamo perseguire con molta decisione in tutto il territorio della Sicilia.

 

Ieri si è sottoscritto, con l’importante risultato di 96 €, il 2° biennio economico del contratto dell’industria alimentare. Con esso si è sconfitta la linea della Confindustria di voler contenete la tutela dei salari dall’inflazione a un mero calcolo statistico e di voler introdurre ulteriori elementi di deregulation dei rapporti di lavoro. Questo importante evento unitario aiuterà le Confederazioni ad affrontare in modo più sereno la difficile fase di rivisitazione degli assetti contrattuali.

 

Care compagne e cari compagni, non ho affrontato per scelta, e non per sottovalutazione, nessuna delle questioni settoriali, nemmeno quelle più spinose ed urgenti. Nei prossimi giorni saremo chiamati ad occuparcene in modo cogente.

 

La sfida per ciascuno di noi, nei prossimi mesi, è quella del rinnovamento e di una nuova declinazione della autonomia politica. Il rinnovamento va sostenuto con un adeguato processo di formazione per tutti noi, dal delegato sindacale e dal capo-lega al segretario generale, e l’autonomia politica va esercitata con la capacità di produrre idee ed azioni.

 

L’entusiasmo che abbiamo è un carburante indispensabile per avere una Flai protagonista dello sviluppo agro-alimentare-ambientale della Sicilia e per dare ai 170.000 lavoratori manuali ed intellettuali del comparto un futuro migliore e più gratificante.

 

Da parte mia questo è l’impegno che assumo dinanzi al compagno Chiriaco e al compagno Tripi che a nome delle rispettive segreterie propongono la mia candidatura, e che intendo assumere dinanzi a tutti voi qualora mi darete il vostro sostegno.