CONGRESSO PROVINCIALE


 



CONGRESSO PROVINCIALE

DELLA FLAI-CGIL  RAGUSA    

in preparazione del XIV° Congresso Nazionale CGIL

RELAZIONE INTRODUTTIVA di

GIUSEPPE GIAVATTO

Segretario generale FLAI-CGIL Ragusa

 

Sviluppare l’agroindustria, migliorare qualità e competitività dei prodotti, tutelare i consumatori,

difendere e garantire i diritti dei lavoratori.

 

Care delegate e delegati, amici invitati,

Il XIV° Congresso della CGIL si pone un compito: definire la proposta della confederazione in questo momento storico segnato da grandi cambiamenti.

La tendenza a globalizzare tutti i processi economici senza regole ed organismi in grado di contrastare le disuguaglianze economiche tra Paesi ricchi  e Paesi poveri, è un fenomeno che va combattuto e sottoposto ad un governo sovranazionale vero e attento.

L'entrata dell'Italia in Europa, con un processo rapido e straordinario di risanamento compiuto anche grazie al sacrificio dei lavoratori, non sta di converso risolvendo l'esigenza di estendere i diritti sociali, civili e del lavoro perché mancano regole uniformi e rigorose.

Sul piano politico nazionale, con la vittoria del centrodestra e l'avvio del suo programma liberista si vogliono accentuare ad una parte le differenze sociali con la precarietà e l'affievolimento della cultura della legalità, dall'altra parte si vogliono mettere in discussione diritti fondamentali a tutela dei cittadini e della famiglia quali la sanità pubblica e la istruzione pubblica per tutti.

Sul piano culturale emerge sempre più una tendenza sostenuta dalla Confindustria, con l'assemblea di Parma, di porre la centralità dell'impresa, della competitività e del mercato, come fini e non come strumenti dell'economia, finendo per ridurre il lavoro e il lavoratore a mezzi funzionali a questa centralità.

Dobbiamo porre al nostro interno, nel dibattito sindacale, la riflessione sui grandi problemi emersi con le recenti vicende nazionali ed internazionali.

I fatti di Genova durante lo svolgimento del G8, le violenze inaccettabili, le repressioni selvagge, e la morte persino di un giovane, fra l’altro figlio di un dirigente sindacale della CGIL e l’attacco orribile e fuori da ogni immaginazione dell’ 11 settembre a New York e Washington con la conseguente emergenza drammatica della reazione al terrorismo e a chi lo sostiene, sono questioni che investono violentemente le condizioni e la vita dei lavoratori e la riflessione e il compito del Sindacato.

Il Congresso deve avere il grande valore di definire obiettivi e strategia, con il massimo coinvolgimento dei lavoratori e delle lavoratrici.

Le assemblee di base che abbiamo tenuto nelle aziende agricole e nelle leghe territoriali, dove ci siamo confrontati con tanti lavoratori, hanno rappresentato un primo momento significativo di confronto e di approfondimento di queste tematiche.

Questo dibattito deve ora continuare e svilupparsi e riuscire ad individuare e definire le vie più adeguate alla difesa, rappresentanza e valorizzazione del mondo del lavoro in questo passaggio storico.

Abbiamo trovato tra i lavoratori agricoli e dell’agroindustria una generale condivisione della scelta di campo fatta dalla CGIL in favore del grande progetto di unificazione dell’Europa.

C’è la necessità di proseguire in questo processo rapidamente affinché alla realizzazione dell’unità monetaria  che ha contribuito a determinare nel nostro Paese uno sforzo straordinario, ma necessario, di risanamento finanziario, possa subito aggiungersi la definizione di una “Carta dei Diritti” affermando così in tutta l’Europa una concezione unitaria e avanzata dei diritti fondamentali dei lavoratori.

Come categoria della CGIL ci preme evidenziare alcune esigenze prioritarie da portare a soluzione con il coinvolgimento di tutte le forze progressiste.

Tra le priorità ne evidenziamo alcune:

1 -     la lotta al lavoro nero;

2 - l’integrazione dei lavoratori immigrati;

3 -     il rispetto delle prescrizioni contenute nei contratti di lavoro;

4 - la tutela della salute dei lavoratori.

La quota dei lavoratori in nero o irregolari presenti nei diversi settori produttivi, secondo le stime dell’ISTAT, evidenzia che l’agricoltura è il primo nella graduatoria con l’84% di presenze,  seguito dall’edilizia con il 68% e dall’industria e dai servizi con il 30%.

Le cause sembrerebbero potersi ricondurre a diversi fattori quali:

1 - una debole cultura imprenditoriale delle aziende agricole tutta rivolta ad una gestione del    contingente senza una programmazione della produzione e dei canali di commercializzazione;

2 - mancanza di regole e di controlli certe a tutela delle aziende sane, tendente ad eliminare la concorrenza sleale.

In provincia di Ragusa l’impegno delle Organizzazioni Sindacali di categoria a contrastare il lavoro nero deve crescere a partire dalla qualità della contrattazione. Ciò in considerazione delle pratiche diffuse di violazione dell’orario di lavoro di gran lunga superiore alle 39 ore settimanali contrattuali e di riconoscere e collocare meno giornate di quelle effettivamente svolte in busta paga.

Molte aziende agricole, salvo le debite eccezioni, collocano un numero di giornate in base alle esigenze soggettive. Ciò è favorito da un sistema contributivo esistente in agricoltura che è fatto di soglie : 51 giornate, 78, 101, 151, che da un lato agevola le aziende consentendo la evasione e dall’altro garantisce al lavoratore almeno la copertura minima previdenziale assistenziale oltre a consentire dei ritorni in termini di risparmio dalle imposte sui redditi dovute, sulle quote di assegni familiari godute, ecc.

Il superamento di questa normativa deve diventare un impegno non più rinviabile di riforma della previdenza agricola, secondo indicazioni già avanzate ma non ancora recepite.

L’applicazione della parte economica e normativa del CCNL è necessariamente un’altra priorità non più procrastinabile. Il contratto integrativo provinciale, sottoscritto con i rappresentanti della Confagricoltura, Coldiretti e CIA, crea le condizioni, attraverso la contrattazione aziendale e l’adesione al programma di riallineamento, per completare tale iter entro la data del 30 Settembre 2003.

Qualcuno è convinto che l’adesione all’accordo di riallineamento sia un atto formale per non perdere le agevolazioni derivanti dai trasferimenti pubblici.

Nelle diverse aziende in provincia di Ragusa dove pure sono stati sottoscritti accordi di gradualità, dobbiamo invece verificare la effettiva corrispondenza nei fatti su retribuzione, orario di lavoro , straordinario, trasporto.

La FLAI, su questa materia, vuole verificare, di concerto con le altre organizzazioni sindacali, che in tutte le aziende ci sia la piena attuazione degli impegni e degli accordi stabiliti, con l’impegno comune rigoroso a disdettarli in caso di accertata violazione.

In questa direzione, anche gli organi istituzionali di controllo devono assolvere al proprio ruolo come pure le Associazioni datoriali.

E’ un impegno che tutti assieme dobbiamo concretizzare se vogliamo che in agricoltura si professionalizzino i lavoratori e vi restino nel tempo.

Già in provincia diverse aziende lamentano una difficoltà di trovare manodopera qualificata, specie nei centri di lavorazione dei prodotti ortofrutticoli.

Le assemblee dei lavoratori hanno evidenziato che esistono condizioni di lavoro diseguali e professionalità non remunerate. Pertanto è necessario rimuovere le cause ostative per dare certezze ai diritti dei lavoratori e garanzie del rispetto dei programmi delle aziende.

Diverse migliaia di lavoratori immigrati risultano iscritti negli elenchi anagrafici della nostra provincia, altri non lo sono pur lavorando nel nostro territorio come clandestini.

L’immigrazione non è e non può essere considerata una questione marginale,  sia per le dimensioni del fenomeno, sia perché, ormai, molti dei lavoratori interessati si sono professionalizzati e si sono integrati nei processi economici e sociali e culturali.

Il fenomeno che abbiamo davanti è segnato da evidenti contraddizioni, la legislazione vigente che dovrebbe definire la programmazione dei flussi non è, nei fatti, strumento di promozione  e regolazione del fenomeno.

La domanda crescente di lavoratori nel settore agricolo fa eccezione rispetto agli altri settori e non risulta soddisfatta dai disoccupati iscritti nelle liste di collocamento. Ciò rimanda all’interrogativo sulla applicazione reale della legislazione in materia e sulla funzionalità della stessa a soddisfare le esigenze delle dinamiche dell’economia e della società.

I continui sbarchi che si verificano nella nostra provincia, non devono determinare una ulteriore espansione della irregolarità.

La presenza stessa tra i delegati a questo nostro congresso è la prova della volontà della FLAI e della CGIL, di rimuovere una diffusa sottovalutazione rispetto all’esigenza di una piena partecipazione dei lavoratori al dibattito e alla vita del sindacato.

La proposta di legge, del Governo di centrodestra, sull’immigrazione, è totalmente da respingere, perché introduce norme che ostacolano la integrazione degli immigrati e che sono contro i concetti di solidarietà ed accoglienza alla base di una società civile.

Le parole d’ordine della CGIL devono essere: no al contratto di soggiorno che sostituirebbe il permesso di soggiorno; no alla clandestinità come reato; no alla soppressione della facoltà di recuperare i contributi pensionistici; no alle nuove norme contro la ricongiunzione dei familiari.

Quest’anno la CGIL ha lanciato una campagna di sensibilizzazione di tutti i soggetti preposti alla tutela della salute e sicurezza dei lavoratori .  La piena attuazione della legge 626/94 doveva avere l’obiettivo di eliminare o quantomeno ridurre gli infortuni nei luoghi di lavoro.

Le statistiche sugli infortuni mettono il lavoro in agricoltura ai primi posti in graduatoria, segno evidente che i soggetti e gli enti preposti alla tutela dei lavoratori non assolvono adeguatamente al loro ruolo.

Le piccole e medie aziende disattendono l’applicazione della legge lamentandone i costi eccessivi, mentre le grandi aziende hanno continuato una gestione unilaterale della prevenzione.

In questo, ritengo ci sia un limite nostro, del sindacato, nel non essere riusciti a dare pienezza di ruolo ai Responsabili dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS) ed agli organismi paritetici previsti dalla legge.

E’ importante che all’interno della contrattazione aziendale ci sia un più incisivo ruolo del Sindacato, come pure è necessario un potenziamento dei servizi pubblici di prevenzione per dare consulenza e sostegno ai lavoratori e alle aziende.

I servizi ispettivi e di vigilanza delle ASL come anche gli ispettori dell’INPS e dell’INAIL devono coordinarsi in modo da creare sinergie fra tutte le risorse disponibili.

Non è certo un grande evento quando a causa di omissioni, si verificano gravi infortuni e si aprono procedimenti penali nei confronti del datore di lavoro.

Semmai è un fatto grave e  spiacevole sia per il lavoratore colpito sia per il responsabile che viene coinvolto. Noi dobbiamo credere e affermare con forza la possibilità di coniugare la qualità e la sicurezza del lavoro con la qualità delle produzioni dei beni.

L’agricoltura siciliana è al secondo posto per valore aggiunto dopo la Lombardia con circa 6.000 miliardi; mentre l’industria alimentare siciliana per produzione, commercializzazione e trasformazione è al sesto posto.

In questo contesto, la provincia di Ragusa gioca un ruolo importante su molte  produzioni che riescono ad essere competitive, nei mercati nazionali ed europei, e che possono coprire in vario modo l’attività produttiva nei dodici mesi dell’anno.

I settori principali sono quelli ortofrutticolo, floricolo, vivaistico, vitivinicolo, la serricoltura, assieme alla zootecnia, alle produzioni lattiero-casearie, alla forestazione.

Un settore dove sono occupati oltre 20.000 lavoratori e circa 6.000 aziende.

Una realtà che è contrassegnata da elementi positivi ma anche da grandi difficoltà.

Credo che possiamo affermare che l’agricoltura nella nostra provincia è un comparto dove convivono  arretratezza e innovazione, produttività e assistenza, lavoro tutelato e lavoro sommerso.

Un punto di debolezza del nostro sistema agrolimentare è quello legato alla frammentazione e alla parcellizzazione della produzione. Se ciò ha potuto essere considerato persino un punto di forza in una fase dello sviluppo, ora comunque rappresenta un elemento di freno alla promozione, alla crescita, alla valorizzazione commerciale.

Occorre ampliare e consolidare le potenzialità competitive sui mercati interni ed esteri e affermare sempre più le produzioni tipiche e di qualità.

La competitività sui mercati è un obiettivo fondamentale che va ricercato e perseguito con determinazione ed intelligenza.

E’ del tutto sbagliato pensare che questo aspetto vada affrontato contro i lavoratori e “liberalizzando” il mercato del lavoro.

Non si può rivendicare, come fa la Confindustria, la necessità che i vantaggi fiscali derivanti dal risanamento finanziario siano destinati esclusivamente alle imprese. Non siamo d’accordo. Così come non siamo d’accordo ad abbassare la dinamica dei costi sul versante dei trattamenti ai lavoratori già così compressi e inadeguati.

Allo stesso modo, siamo contrari a questa insistente richiesta di deregolamentare il mercato del lavoro e colpire i diritti dei lavoratori.

La richiesta di abolire l’articolo 18  dello Statuto dei lavoratori, con la possibilità del licenziamento senza giusta causa, l’uso dei contratti a termine, la modifica della struttura contrattuale vigente tendente a modificare l’accordo del 23 luglio del ‘93, rappresentano un attacco cieco e pericoloso contro il Sindacato e il mondo del lavoro che va contrastato e respinto decisamente.

Ridurre e colpire i diritti e i salari delle lavoratrici e dei lavoratori non solo è ingiusto e inaccettabile ma allontana dall’Europa, dalle regole europee in materia di diritti del lavoro, viola le direttive europee basate sul rispetto della pari opportunità e delle regole di concorrenza comuni.

E’ necessario dare garanzie attraverso sistemi di etichettatura e di tracciabilità dei prodotti attraverso la definizione di specifiche competenze tra il Ministero dell’agricoltura e della Sanità in modo da dare certezza ai consumatori.

Le produzioni inoltre di prodotti biologici costituiscono ormai una frontiera di ricerca e sviluppo anche per la sperimentazione di tecnologie compatibili con l’ambiente e con la salute dei lavoratori e dei consumatori.

La FLAI siciliana, attraverso il seminario regionale del 19 marzo 2001, ha evidenziato come queste problematiche rappresentavano aspetti di importanza strategica anche per il lavoro della nostra organizzazione nei prossimi anni.

Un altro punto di debolezza è quello rappresentato dalla nostra marginalità rispetto ai mercati europei, a causa di una rete di infrastrutture arretrata e del tutto inadeguata alle esigenze della nostra economia e della nostra agricoltura.

La inefficienza dei trasporti si riflette direttamente sui costi e sulla competitività, anche perché molte nostre produzioni sono beni materiali che accrescono il loro valore aggiunto se sono in grado di arrivare freschi sui mercati di consumo.

L’obiettivo di fare arrivare i nostri prodotti sui mercati, non può prescindere dalla rimozione delle strozzature presenti nel nostro sistema dei trasporti e dall’esigenza di avere infrastrutture moderne e reti di collegamento e di comunicazione funzionali e avanzate.

Così come è decisiva la concentrazione dell’offerta e la eliminazione o la riduzione di una rete di intermediari che comporta la perdita del controllo delle merci e dei mercati di distribuzione,  non potendo incidere sui rapporti contrattuali con il consumatore.

Molte quote di valore aggiunto, anziché  restare nei bilanci delle aziende e in loco, vanno invece a finire in mano ad operatori commerciali spesso esterni alla nostra realtà.

Gli aiuti comunitari di Agenda 2000 e la politica agricola comunitaria, devono verificare che gli obiettivi dichiarati nelle richieste di sovvenzioni siano effettivamente perseguiti ed evitare erogazioni incontrollate.

La nostra proposta deve essere di utilizzare le risorse comunitarie per dare maggiore efficienza e capacità competitiva al nostro sistema agricolo e alimentare. Dobbiamo organizzare una vera riforma della Politica agricola comunitaria.

La politica regionale di sostegno all’agricoltura rischia di fallire sia per l’esiguità delle risorse finanziarie messe a disposizione sia per la scelta di canalizzarli in decine di misure che hanno solo il sapore di accontentare tutti e nessuno.

L’ultimo Congresso della FLAI si è celebrato nel ‘96 anno in cui è stata approvata la legge 16/96 che riordinava la legislazione in materia forestale.

Oggi, a cinque anni di distanza,  possiamo ben dire che i principi nobili a cui era improntata la legge risultano largamente disattesi.

Per noi le sole garanzie dei livelli occupazionali senza le possibilità di un consolidamento del rapporto di lavoro e senza la possibilità di un intervento di programmazione delle funzioni del bosco come fattore di sviluppo economico, ci portano a giudicare negativamente l’applicazione della legge.

I risultati sinora ottenuti dalle politiche di settore, impongono la necessità di superare la logica di interventi sporadici che non tengono conto delle necessità colturali del bosco a causa di una politica assistenziale legata  solo alle disponibilità economiche della Regione Sicilia.

In questo contesto emergono personaggi politici di turno che nelle campagne elettorali si accorgono che esiste il disagio della categoria dei forestali e organizzano assemblee e propagande con l’obiettivo di promettere la stabilizzazione del posto di lavoro, l’aumento del numero delle giornate, magari nello stesso momento in cui votano provvedimenti che non garantiscono nemmeno la copertura finanziaria dell’esistente.

A questa pratica demagogica e offensiva della dignità dei lavoratori è opportuno rispondere con fermezza unitaria da parte del Sindacato, sconfiggendo i falsi difensori dei lavoratori forestali.

Da diversi anni la superficie complessiva del bosco non cresce e i circa 9.000 ettari interessati in provincia di Ragusa la fanno essere il fanalino di coda in Sicilia.

Ciò in presenza di grandi potenzialità di ampliamento e di recupero di aree private incolte ed a rischio ambientale.

E’ necessario dare autonomia finanziaria almeno triennale ai distretti forestali, in modo da consentire una programmazione degli investimenti e della gestione secondo le più elementari norme di intervento colturale.

La Forestale, anche nella nostra provincia, può svolgere un ruolo rilevante sotto l’aspetto naturalistico, paesaggistico e della fruizione dei boschi, soprattutto nella zona collinare.

In questo contesto, anche le amministrazioni comunali devono fare la propria parte a tutela del territorio, utilizzando le risorse degli interventi comunitari, attraverso l’elaborazione di progetti specifici e mirati.

Dobbiamo attivare tutte le energie per invertire una concezione consolidata che la  “Forestale” è mero assistenzialismo.

Un ruolo ed una funzione altrettanto positiva deve essere recuperata al Consorzio di Bonifica secondo quanto previsto dalla legge 45/95.

Anche nella nostra provincia l’acqua ha una funzione primaria ed indispensabile per la zootecnia e la serricoltura.

Le calamità naturali si ripetono con costante frequenza e con crescenti rovinose  conseguenze sulle produzioni agricole.

In questo contesto il Consorzio di Bonifica di Ragusa dovrebbe sviluppare un utilizzo pieno di tutte le risorse idriche attraverso politiche di conservazione, distribuzione, depurazione, riciclo e riuso dell’acqua attraverso sinergie di sistema.

Le associazioni di categoria, le Amministrazioni comunali e provinciale, l’Ispettorato provinciale dell’agricoltura e tutte le Autorità competenti, di concerto con il Consorzio di Bonifica, devono essere soggetti attivi di sviluppo dell’agricoltura e di tutela dell’ambiente.

Per attuare ciò è necessario superare la gestione straordinaria dei commissari nominati dall’Assessore regionale per l’agricoltura, e andare all’insediamento dei Consigli di amministrazione eletti democraticamente dai consorziati.

L’attuale politica di condotta del Consorzio, tendente ad assestare il bilancio attraverso il raddoppio dei canoni ai consorziati e senza di converso migliorare la qualità e la quantità di acqua da utilizzare in agricoltura, mette in difficoltà le aziende con un ulteriore aggravio economico non indifferente.

In questa fase i Consorzi di Bonifica della Sicilia sono definiti come Enti Pubblici economici e pertanto,  in applicazione della normativa introdotta dalla legge n. 608/96 in materia di assunzione del personale dipendente, utilizzano il sistema della chiamata nominativa anche per le qualifiche più comuni.

Questo sistema, applicato al Consorzio di Bonifica dove la quasi totalità dei costi di gestione deriva da trasferimenti di denaro pubblico, viola principi elementari di diritto e di dignità dei lavoratori, perché  lascia ampio spazio a gestioni clientelari e spregiudicate di assunzioni 

La CGIL deve essere impegnata ad assumere tutte le iniziative utili al ripristino di condizioni di trasparenza ed equità nell’accesso al lavoro negli Enti Pubblici economici a prevalente capitale pubblico come è stato ampiamente richiesto dai lavoratori e manifestato attraverso l’approvazione dell’emendamento in materia, che presenteremo ai diversi livelli congressuali.

Dalle Assemblee di base è emersa la necessità di uno stretto rapporto tra il Sindacato di categoria e la rete dei servizi.

I servizi devono essere parte integrante e nobile dell’attività del sindacato.

La tutela dei diritti individuali deve essere fatta attraverso un qualificato sistema unitario di servizi ai lavoratori.

Per la FLAI, anche per la specificità del settore - in quanto per alcune tutele si applicano leggi specifiche -, occorre che in tutte le Camere del Lavoro ci sia personale particolarmente preparato a svolgere con grande professionalità tali compiti.

L’INCA, i servizi fiscali, gli uffici vertenze, i centri di informazione agli immigrati, l’ALPA devono rappresentare per l’organizzazione un punto di riferimento certo per i nostri iscritti.

Dobbiamo migliorare. Non vogliamo sentire nelle assemblee lavoratori che lamentano disservizi, perché questi fenomeni vanificano l’impegno profuso nel territorio.

Non devono esserci uffici, nella nostra provincia,  che rallentano ed in alcuni  casi fanno perdere le prestazioni dovute agli aventi diritto.

E’ necessario infine che ci sia un impegno confederale per dare piena attuazione alla sburocratizzazione della pubblica amministrazione e così rendere più efficienti gli uffici in modo da eliminare i disagi.

Tutto questo deve essere garantito dalla certezza del diritto  e dalla chiarezza della legislazione.

E’ ovvio sottolineare che la qualità dei nostri servizi può favorire nuove adesioni, come anche la loro inefficienza o la scarsa motivazione degli operatori può fare fallire l’obiettivo di fare iscrivere nuovi lavoratori e persino portare a disdette e abbandoni.

Dobbiamo recuperare e questo Congresso deve essere l’inizio di un grande impegno da parte di tutti.

Il raggiungimento dei nostri obiettivi dipende dalla disponibilità e anche dall’impegno di tutte le nostre forze.

I gruppi dirigenti della FLAI presenti in tutti i Comuni hanno contribuito a organizzare lo svolgimento di 29 assemblee aziendali e di lega nel corso delle quali, oltre a dibattere i temi posti dalle mozioni congressuali, sono state affrontate le questioni relative al mondo del lavoro agricolo e alla prospettiva economica e produttiva della nostra realtà, sono stati eletti i delegati a questo nostro congresso e ricercati gli obiettivi di lavoro e impegno per le prossime scadenze.

Il lavoro che ci attende non è semplice.

Abbiamo rilevato che ci sono nel nostro territorio resistenze e pratiche consolidate che cercano di impedire la piena affermazione dei diritti dei lavoratori  agricoli.

Potremo superare queste difficoltà se sapremo anche sviluppare un dialogo più intenso e produttivo con i nostri amici della CISL e della UIL, sapendo che l’unità del Sindacato è uno strumento fondamentale per le conquiste del mondo del lavoro.

Vorrei assicurare quindi gli amici della CISL e della UIL che la CGIL crede nella unità del Sindacato confederale.

Una unità che - come ci ha insegnato Luciano Lama “ non può essere una gabbia per nessuno, siamo diversi e non c’è ragione di nascondere questa diversità, se si pratica l’unità non come rinuncia alle proprie idee, bensì con il rispetto del pluralismo e dell’autonomia. Il pericolo invece è in una concezione che crede di poter fare a meno di una o dell’altra parte del movimento sindacale”.

E sempre su questo tema Lama ieri e Cofferati oggi concordano pienamente, ritenendo giustamente che il tratto peculiare del sindacato è “l’unità, perché senza di essa perderebbe la sua forza ed il rapporto con i lavoratori, perché senza o contro di essi perderebbe la sua credibilità. Questi elementi sono inscindibili e valgono per tutti”.

Grazie e buon lavoro a noi tutti.

Kastalia, 23 novembre 2001