DOCUMENTO POLITICO


 

DOCUMENTO POLITICO

 DELLA FLAI CGIL DELLA SICILIA

PER IL IV CONGRESSO REGIONALE

 

1)      LO SCENARIO INTERNAZIONALE

Gli scenari internazionali, che si stanno velocemente evolvendo in questo inizio del terzo millennio, e i cambiamenti che essi producono impongono alla nostra organizzazione di comprendere  le tendenze e di dotarsi di strumenti adeguati. L’affermarsi di paesi come la Cina, l’India e il Brasile condizionerà i livelli di benessere raggiunti dal Nord America e dall’Europa.

 Questi paesi competeranno sempre più, non solo sui segmenti bassi del mercato, ma anche in quelli ad alto valore aggiunto e nei servizi individuali e collettivi. Non va, inoltre, sottovalutata la prospettiva di crescita della Russia e di molti paesi del Sud America e del Sud Africa, che progressivamente stanno aumentando la loro capacità di attrarre investimenti internazionali.

 All’interno di questa cornice macro economica l’utilizzo e il controllo delle fonti energetiche e di quelle alimentari rappresenterà sempre di più il punto strategico dello sviluppo e del confronto mondiale per i prossimi anni. Energia ed alimentazione continueranno ad essere, più che nel passato, gli strumenti di regolazione dei rapporti non solo tra gli stati ma anche tra le macro aree del pianeta.

 2) RUOLO STRATEGICO DELL’EUROPA

Con le scelte fatte negli ultimi anni, l’Unione Europea sembra essere in grado di poter svolgere un ruolo di equilibrio e di sviluppo qualitativo delle economie e dei rapporti tra gli stati. Ciò sarà tanto più efficace quanto più riuscirà ad evolvere il proprio status politico verso una maggiore unità e coesione.

 Tra l’occidente e l’oriente, tra nord e sud possono crescere le opportunità di sviluppo ma possono anche aumentare le situazioni di scontro. Infatti, i micro conflitti locali e l’utilizzo del terrorismo come arma per affrontare le differenze economiche e sociali rappresentano un fattore di destabilizzazione con il rischio di essere strumentalizzati di volta in volta da parte delle superpotenze.Per questo è strategico il ruolo di equilibrio che può essere esercitato dall’Unione Europea.

 L’allargamento della U.E. a 25 paesi è, anche, una risposta a questa necessità. Far partecipare i paesi dell’Est alla costruzione di una identità europea rispettosa delle diversità nazionali, è una via democratica alla convivenza e alla collaborazione tra i popoli che non ha altri riferimenti. Inoltre, l’ingresso della Turchia nella U.E. rappresenta, a nostro parere, il fatto politico più importante che degli ultimi decenni.

 In questo contesto intraprendere con decisione la strada che consenta di avere alternative energetiche con fonti rinnovabili e non dipendenti dal petrolio ci sembra una scelta strategica da perseguire con decisione. Incentivare l’utilizzo diffuso delle tecnologie che sfruttano l’energia solare, le biomasse e le sovrapproduzioni agricole per la produzione di carburanti alternativi a quelli derivati dal petrolio, è una scelta che può fare la differenza sul fronte della innovazione e dell’abbattimento dei costi di produzione.La nostra regione, nell’ambito europeo e nazionale, ha tutte le caratteristiche per essere un luogo di produzione e di applicazione di queste tecnologie già sviluppate e applicate in altri paesi.

 3) PRODURRE NELLA LEGALITA’

 Investimenti e legalità sono nodi strutturali storici che vanno affrontati alla luce degli scenari internazionali e nazionali.Con chiarezza va denunciato che l’utilizzo delle risorse pubbliche, comunitarie, nazionali e locali continua a coincidere con una mancata ristrutturazione dell’apparato produttivo e ad essere fonte di speculazioni, di assistenzialismi, di finanziamento di attività mafiose e criminali.

 La mafia, attraverso le sue organizzazioni territoriali, permane, con tutta la sua opprimente presenza, come ostacolo per lo sviluppo competitivo del comparto Agro-Alimentare-Ambientale e per l’apertura della nostra economia al resto del paese. Dove c’è denaro pubblico, inefficienza , condiscendenza sociale il sistema mafioso allunga i propri tentacoli per limitare le libertà individuali e collettive e per soggiogare interi territoriDal controllo della immigrazione clandestina agli aiuti comunitari, dal controllo dei mercati generali e ittici alla macellazione illegale, dal condizionamento burocratico al mercato del lavoro, dalla gestione delle reti di trasporto alla compra-vendita dei terreni, le organizzazioni mafiose, forti di un retroterra culturale diffuso, riescono a fare sentire la loro presenza in maniera opprimente.

 Diventa sempre più pressante l’esigenza di rivendicare una forte e costante presenza dello Stato in tutto il territorio e non solo nelle città, di dare una maggiore visibilità alla gestione della cosa pubblica, di affermare una chiara presenza antimafiosa nel tessuto associativo e democratico. Dalle dichiarazioni di antimafiosità bisogna passare al contrasto territoriale, attraverso l’utilizzo delle armi della legalità e della coerenza democratica. La lotta contro l’economia clandestina, il lavoro nero, il neo-schiavismo, l’evasione fiscale, l’uso distorto del denaro pubblico, è elemento essenziale per contrastare la “cultura” e le organizzazioni mafiose che pregiudicano lo sviluppo del settore.           

 4) IL COMPARTO AGRO-ALIMENTARE-AMBIENTALE DELLA SICILIA E IL “MADE IN SICILY”

 Il comparto ha tutti gli elementi materiali ed immateriali per potersi ulteriormente sviluppare.

Oggi esso si identifica con il vino imbottigliato, con l’orto-frutta, con gli agrumi, con l’uva da tavola, con il florovivaismo, con i prodotti lattiero-caseari, con la produzione e la lavorazione delle carni, con la vivaistica ornamentale, con l’allevamento dei prodotti ittici e la pesca, con l’agriturismo e la valorizzazione del territorio.

 In pratica, negli ultimi quindici anni, l’obiettivo racchiuso nello slogan “Sviluppo Agro-Alimentare-Ambientale” si è iniziato a realizzare,  facendo registrare un aumento notevole del PIL, degli investimenti privati, della presenza di aziende nazionali e internazionali. Nel comparto  sono state introdotte forti innovazioni di prodotto e di processo, ulteriori specializzazioni produttive e attività di ri-esportazioni alimentari. In tal modo si è sviluppata l’attenzione indispensabile per elevare la qualità dei prodotti e dei territori circostanti.In sintesi abbiamo toccato con mano che è possibile, e non utopistico, vivere in una regione italiana ed europea dove lavoro, sviluppo, legalità, diritti, dignità sociale ed individuale possono essere obiettivi possibili e condizioni normali del quotidiano.

 Questa realizzazione produttiva ed economica si manifesta, appunto, con il raddoppio del PIL e della PVL, con una stabilizzazione degli occupati, con la presenza di decine di migliaia di giovani occupati, con il notevole incremento dei consumi interni nella regione dei prodotti “made in Sicily”, con la presenza di imprenditori non siciliani che hanno avuto convenienza ad investire in Sicilia.

 La Sicilia, in tutti questi anni ha partecipato e partecipa, con il suo “Made in Sicily”, al più ampio fenomeno del “Made in Italy”, e, trovandosi al centro del Mediterraneo ha dato un contributo nell’affermazione di quella cultura e stile alimentare conosciuti in tutto il mondo come la “DIETA MEDITERRANEA”.Questo non vuol dire che il comparto agro-alimentare-ambientale sia diventato l’eldorado della nostra economia regionale. Ma sarebbe un errore politico gravissimo sottovalutare o non valorizzare le trasformazioni economiche avvenute. In questo contesto le stesse debolezze produttive presenti assumono un significato diverso.

 Oggi il “made in Sicily” è l’uva di Mazzarone, la pesca di Bivona, la razza bovina di Modica, il pomodorino di Pachino, il ficodindia di San Cono o di Santa Margherita Belice, i prodotti caseari del Belice, l’arancia rossa di Scordia, le fave di Leonforte, l’eno-gastronomia di Castelbuono, il bianco d’Alcamo, il marsala di Marsala, il passito di Pantelleria, la cioccolata di Modica, il vivaismo ornamentale di Falcone, le fragole di Marsala, il pesce di tante marinerie, il pistacchio di Bronte, le razze equine di San Fratello e di Ragusa, la mandorla di Avola, il caciocavallo di Ragusa ecc…

A questi prodotti vanno aggiunte singole nicchie geografiche produttive d’eccellenza dove, oltre alla sinergia territoriale, si è sviluppata una vera e propria identità produttiva. Praticamente in Sicilia si è verificato quello che è avvenuto nel resto d’Italia: valorizzazione del territorio, dei prodotti, identificazione geografica e sviluppo economico e produttivo collegato con la tradizione.

 Questo sviluppo è stato anche certificato e valorizzato dalla normativa comunitaria e nazionale vigente. Oggi in Sicilia abbiamo finalmente una zona che produce vino a denominazione di origine controllata e garantita (DOCG), 22 decreti ministeriali che riconoscono vini a denominazione di origine controllata (DOC), 200 prodotti catalogati come “tipici” dal Ministero dell’Agricoltura, decine di DOP, IGP, 2 certificazioni alimentari Emas. Siamo la regione d’Europa con maggiore numero di aziende che producono e manipolano con tecniche biologiche.

 5) EVOLUZIONE DEL LAVORO DIPENDENTE

 In questo decennio, il lavoro dipendente del comparto in Sicilia, si è sviluppato in quantità e si è evoluto in qualità adeguandosi a queste trasformazioni. Negli ultimi anni il numero di addetti si è attestato su circa 165.000 lavoratrici e lavoratori dipendenti che strutturalmente vengono impiegati nelle fasi lavorative stabili e nelle lavorazioni stagionali.

 Importante è stato il cambio generazionale che si è verificato tra le lavoratrici e i lavoratori dipendenti. A differenza degli anni ’70, nel comparto non c’è stato il trauma dell’emigrazione che ha determinato, nel passato ,anche un impoverimento professionale del lavoro dipendente.Oggi la presenza dei giovani è elevata, il 60% di essi ha un titolo di studio di scuola media superiore e un retroterra familiare legato alle attività del settore agro-alimentare-ambientale.

 In intere aree della nostra regione, dal Canale di Sicilia alla fascia ionica, dalle aree destinate a Parchi a quelle interne, si è vissuto questo fenomeno ed un ruolo importante è stato svolto dalla scuola, dall’Università, dai mass media e dall’associazionismo che hanno contributo insieme a sviluppare una cultura di promozione del territorio, delle tradizioni, della gastronomia, dell’ambiente, dell’utilizzo di prodotti alimentari sani e genuini.

 L’affermarsi di queste nuove identità si è innestato nel contesto criminoso del lavoro nero e dello sfruttamento selvaggio dei lavoratori extracomunitari. Oggi ad ogni giornata dichiarata all’INPS ne corrisponde una in nero, e ad ogni giornata dichiarata all’INPS non corrispondono eguali contributi pagati all’Istituto. Si evade con il lavoro nero e sulle giornate collocate. Una situazione che pone giornalmente decine di migliaia di lavoratori di fronte a scelte drammatiche. Operai, tecnici, impiegati e quadri spesso sono ,infatti,costretti a decidere se lavorare in nero o non lavorare.   

 6) DAL CAMPO ALLA TAVOLA

 Sempre di più il numero dei passaggi che intercorrono dal campo alla tavola si riduce attraverso accordi internazionali tra gruppi economici ed imprese che esercitano una forte sinergia tra il mondo del consumo, della distribuzione, del trasporto, della trasformazione e/o manipolazione e della produzione primaria.In tal modo si determinano condizioni standard elevate che garantiscono certezze qualitative, sanitarie ed economiche indispensabili per ridurre i passaggi della catena alimentare e per conquistare nuovi spazi nei mercati, sia sugli scaffali della Grande Distribuzione Organizzata sia sulle bancarelle dei quartieri popolari.

 Il nostro comparto sicuramente non è tra i soggetti più forti di questa competizione, anzi è molto debole. Non aver sviluppato sufficienti processi di verticalizzazione finanziaria, economica e produttiva ci rende particolarmente esposti non solo alle fasi congiunturali negative extra-regionali ma anche a quelle interne.

 

Accorciare la distanza tra il produttore e il consumatore è l’azione decisiva per garantire ad entrambi maggiore convenienza, certezza qualitativa e per dare un valore aggiunto alla nostra regione. E’ da incentivare un processo di accorpamento, di fusione e di verticalizzazione delle aziende. I piccoli produttori e le figure miste potranno partecipare a questo sviluppo se accresceranno una sensibilità associativa, sia per l’accesso a beni e servizi utili alla fase di produzione sia per la verticalizzazione dei prodotti.

 7) SVILUPPO E QUALITA’

 Con l’affermazione dei nostri prodotti si è avuta anche una valorizzazione dei territori e dei settori produttivi collaterali ad essi collegati. Ma ad una maggiore capacità produttiva, anche di qualità, non sempre corrisponde una maggiore e sufficiente capacità di vendita delle materie prime, dei semi-lavorati e/o dei prodotti finiti.

 Basti ricordare che il settore con maggiore capacità competitiva, il vitivinicolo, ha imbottigliato nell’ultimo decennio mediamente dal 15 al 20% del vino prodotto; di contro circa il 40% è stato distillato e la rimanente parte viene venduto nei mercati europei e nazionali come prodotto da taglio. E’ opportuno ricordare che in questo settore ci sono stati, oltre ai non sempre produttivi investimenti pubblici, ingenti investimenti privati pari a circa 700 milioni di euro.

 Sono ancora tanti i soggetti imprenditoriali che producono, non perché inseriti in un processo economico positivo - materia prima, manipolazione e/o trasformazione, distribuzione, consumo -, ma perché funzionali ad un processo economico speculativo ed assistenziale - materia prima, intermediari, distruzione. Se questo, a grandi linee, accade nel settore di punta del comparto AGRO-ALIMENTARE-AMBIENTALE della Sicilia, indebolendone la competitività, è ovvio che gli altri settori siano più sensibili ed esposti alle variazioni di mercato e alle scelte degli imprenditori.

 8) LE SFIDE DELLA FLAI CGIL DELLA SICILIA

 Malgrado ciò, i soggetti sani dell’economia AGRO-ALIMENTARE-AMBIENTALE della Sicilia, riescono a competere.

 Noi siamo costretti a confrontarci con due modelli: quello produttivo e quello assistenzialistico. La scelta non è indifferente, per la nostra organizzazione e per la CGIL, e non può che orientarsi verso il sistema produttivo  avendo chiaro il quadro delle contraddizioni da gestire.

Ne elenchiamo alcune:

  • Consapevolezza che l’ingresso dei dieci paesi nella UE porta ad un abbassamento dei parametri, determinando l’esclusione del mezzogiorno d’Italia e della Sicilia nelle aree Obiettivo 1 della UE;
  • condivisione dei processi di interconnessione con le economie europee e dopo il 2010 con le economie dell’area di libero scambio del Mediterraneo;
  • affermazione della legalità costituzionale italiana ed europea, a partire dal rilancio della lotta alla mafia;
  • rifiuto del dumping sociale ed economico come strumento di competitività;
  • utilizzo del denaro pubblico per finanziare le infrastrutture e i servizi e non per sostenere i redditi;
  • agevolazione dei processi di accorpamento, di fusione e di integrazione dei soggetti economici;
  • affermazione del ruolo di servizio della pubblica amministrazione.

 Se è stato possibile a tanti popoli e a tanti paesi costruire, negli anni, società più a misura di cittadino, di lavoratore, di imprenditore, pensiamo che anche la nostra regione abbia le potenzialità per poter raggiungere questo risultato.Tra i soggetti produttivi, le lavoratrici e i lavoratori dipendenti organizzati nei sindacati confederali, nella CGIL e nella Flai, sono quelli che possono contribuire in maniera determinante a realizzare questa inversione di tendenza.

 Questo documento vuole pertanto essere un contributo alla definizione della linea politica della CGIL in Sicilia e della FLAI in Italia.Con questo strumento di riflessione congressuale vogliamo avere la certezza che le scelte che opereremo avranno il consenso e la condivisione e,pertanto, il sostegno da parte di tutta la nostra organizzazione.

 9) LA NOSTRA LINEA POLITICA

 In base al ragionamento fin qui sviluppato gli assi portanti della nostra politica sindacale saranno:

  • lo sviluppo delle politiche e delle iniziative, a tutti i livelli dell’organizzazione, che sostengono le scelte di politiche economiche, sociali e sindacali capaci di affermare una economia sana e non parassitaria;
  • l’affermazione dei principi di tutela e di miglioramento delle condizioni di lavoro e di vita delle lavoratrici e dei lavoratori nei luoghi di lavoro e nella società:
  • lo sviluppo delle politiche di qualità alimentare certificata e di sicurezza alimentare e dei luoghi della produzione sia per i lavoratori sia per l’ambiente circostante;
  • l’accentuazione del ruolo sindacale della nostra organizzazione a partire da una maggiore presenza nelle aziende e nel territorio;
  • la determinazione delle politiche di redistribuzione dei redditi attraverso una maggiore pressione salariale e di adeguamento delle politiche nazionali e regionali a sostegno del reddito nei periodi di non lavoro;
  • lo sviluppo delle politiche ambientali e di valorizzazione del territorio indispensabili per favorire la permanenza delle lavoratrici e dei lavoratori nelle zone interne e utili alla valorizzazione di tutte le aree della nostra regione;

 Queste ci sembrano alcune linee di intervento della nostra iniziativa a livello comunale, territoriale e regionale che va sostenuta da una forte politica delle alleanze in grado di  coinvolgere la parte più attenta e progressista delle realtà locali e regionali, attraversa la  nostra capacità e disponibilità ad essere permeati  dagli stimoli delle giovani generazioni, dell’associazionismo, della cultura.Il mondo del lavoro AGRO-ALIMENTARE-AMBIENTALE della Sicilia ha tutte le caratteristiche per essere cassa di risonanza delle nuove tendenze e, nel contempo, per essere il luogo dove è possibile realizzare le aspettative di migliaia di cittadini siciliani.

 La FLAI CGIL della Sicilia, congiuntamente al resto della CGIL, si pone, pertanto, l’ambizioso obiettivo di continuare ad essere quello che la Federterra prima e la Federbraccianti dopo hanno rappresentato per milioni di lavoratrici e di lavoratori negli anni ’50, ’60 e ’70:  una organizzazione che riusciva a migliorare le condizioni di lavoro e di vita ai disoccupati, agli occupati, ai manuali e agli intellettuali ma di sapere anche , nel contesto che abbiamo delineato,  accettare la sfida di uno sviluppo di qualità e di tutela del consumatore.

 Questo documento verrà discusso e votato formalmente nei congressi provinciali e nel congresso regionale della FLAI CGIL della Sicilia e sarà il nostro contributo ai congressi della CGIL regionale e della FLAI nazionale.