Relazione di Enzo Cocivera  


 



 

 

Relazione di Enzo Cocivera  

 

VALORIZZARE IL LAVORO

 ESTENDERE I DIRITTI

GARANTIRE LA SICUREZZA ALIMENTARE

 

 

 

Frase molto semplice, eppure ricca di contenuti (non sempre scontati). Quale nesso tra, l’estensione dei diritti dei lavoratori e la sicurezza alimentare. Acquistando il latte, la passata di pomodoro, una bottiglia di vino, una scatoletta di tonno, un pezzo di formaggio, un salume, una bottiglia di birra, un succo di frutta, quante persone riflettono circa la creazione di quel prodotto. Quanti, non in questa sala,   riescono a vedere il lavoratore, il bracciante agricolo che raccoglie i pomodori, la lavoratrice che seleziona gli agrumi, il casaro che trasforma il latte, l’operaio dell’industria che trasforma, imbottiglia e confeziona. Quel lavoratore, quella lavoratrice sono anch’essi consumatori. Si trovano quindi nella doppia condizione di rivendicare diritti sul lavoro ed alimenti salubri.

Le notizie che tracce di sostanze chimiche sono state trovate in alcune confezioni in tetra pak di succhi di frutta e latte, l’esperienza degli allarmismi sull’influenza aviaria, il sequestro d’alimenti non idonei al consumo desta grave preoccupazione e conferma la necessità d’investimenti in materia di sicurezza alimentare, per la tutela della salute dei lavoratori e dei consumatori, passando per controlli scrupolosi sulla salubrità, prima che i prodotti siano messi sul mercato.

 Gli aspetti riguardanti la salute dei cittadini non possono essere affrontati con campagne superficiali e/o allarmistiche, bensì in conformità ad accertamenti seri e trasparenti e su una conseguente informazione corretta all’opinione pubblica. Informare e rassicurare in modo puntuale i cittadini, anche per evitare comportamenti emotivi ed ingiustificati, veramente dannosi per l’intera economia del Paese.

            Contestualmente, al lavoratore, alla lavoratrice della filiera alimentare, dovranno essere riconosciuti i diritti contrattualmente previsti, la professionalità acquisita, riconoscergli il valore del proprio lavoro.

Numerosi prodotti alimentari nazionali sono famosi in ogni parte del mondo. Vi è ormai un’associazione naturale tra i prodotti e la nostra nazione. L’industria alimentare italiana è leader nel mondo. Immaginate voi un’azienda, sia essa agricola od alimentare, che sottopaga i lavoratori, non rispetta i contratti, attua il lavoro nero ed investe in qualità per il proprio prodotto?

Quale crescita, quale sviluppo potrà avere il comparto agro-alimentare della nostra regione, e più specificamente della nostra provincia in assenza di diritti certi per i lavoratori?

Bisogna affermare alcuni elementari principi: il rispetto delle norme e delle retribuzioni fissate nei contratti di lavoro, sono diritti inalienabili dei lavoratori, indipendentemente dalle generalità del datore di lavoro, sia esso pubblico che privato.

La Flai pensa ad un’agricoltura moderna, dove sicurezza alimentare e qualità dei prodotti a tutela dei consumatori camminano di pari passo con il rispetto delle norme e dei contratti di lavoro, con il riconoscimento della professionalità, determinando stabilità occupazionale. Prodotti alimentari salubri e di qualità per competere sui mercati, insieme alla valorizzazione del lavoro, al riconoscimento dei diritti dei lavoratori, possono essere i veri protagonisti per uno sviluppo di qualità.

            Care compagne e cari compagni, graditi ospiti,

Siamo testimoni del fatto che l’agricoltura perde peso economico e sociale; nel giro di pochi anni, nella nostra provincia, gli addetti si sono ridotti di oltre il 20%. Ciò nonostante il settore rappresenta ancora uno dei più rilevanti filoni occupazionali della provincia.

La massima parte del tessuto produttivo agricolo privato è costituito da aziende che si limitano al mantenimento dell’esistente, svolgendo scarne operazioni colturali, ottenendone produzioni per consumi familiari. 

Fenomeni d’abbandono, incendi sempre crescenti e dissesti del territorio sono originati dalla crisi di monocolture, com’è accaduto per il noccioleto in molti comuni dei Nebrodi. E proprio i recenti ripetuti gravi fenomeni di dissesto idrogeologico, i pericoli che incalzano impongono, ora più che mai, un ripensamento critico dell’uso del territorio.

Occorre diversificare gli interventi, avendo quale riferimento una visione d’insieme, partendo da un approfondito studio del territorio che manifesti progettualità e realizzazione d’opere mirate, quali di difesa e conservazione del suolo a presidio degli invasi già realizzati; opere di sistemazione dei bacini, di regolazione dei corsi d’acqua, di rinaturazione e difesa del suolo dei bacini imbriferi montani; nuove opere di rimboschimento e costituzione di fasce boschive, con particolare riguardo a quelle necessarie per il consolidamento dei terreni gravati da dissesto. Occorre investire nell’ambiente, investire per salvaguardare, per scongiurare, per godere.

Esistono anche esempi, ma soprattutto potenzialità per l’avvio di un’agricoltura sinergica legata all’industria agro-alimentare, attraverso progetti settoriali d’ammodernamento, di riconversione e di valorizzazione delle risorse specifiche del territorio, puntando ad uno sviluppo integrato.

E’ quanto mai necessario potenziare il sistema produttivo agricolo in qualità e tipicità, utilizzando le risorse di cui disponiamo, la risorsa umana, la peculiarità delle nostre produzioni tipiche, la ricchezza dei nostri territori, da quelli interni e montani.

Sono queste opportunità che questo territorio non può permettersi di sprecare, pena un’ulteriore e forse definitiva marginalità.

Su questi temi ci confronteremo, spero prima della fine dell’anno, con le associazioni imprenditoriali agricole nell’ambito della trattativa per il rinnovo del contratto provinciale dei lavoratori agricoli e florovivaisti, scaduto da circa due anni e non ancora rinnovato, per l’impossibilità di avere un unico tavolo di trattativa, stante le divisioni tra le associazioni stesse e non sui temi contrattuali, per i quali da alcuni incontri tecnici unanimemente ne è stata riconosciuta la serietà della piattaforma di rinnovo a suo tempo presentata. Non è possibile ritardare ancora.

Siamo stati e siamo culturalmente lontani dalla logica degli accordi separati, anzi,  possiamo affermare che in molti casi li abbiamo subiti, o per meglio dire si sono determinati perché non abbiamo accettato conclusioni differenti, contraddittorie, contrastanti con le piattaforme presentate. Tant’è che con il contratto provinciale del 1996 ponemmo le condizioni per la firma anche della Cia, in quella fase in due tavoli nel 2000 in un unico tavolo negoziale. Non siamo però disponibili ad attendere oltre. Se le controparti non comporranno le loro divergenze, saremo costretti a trattare su due tavoli, a firmare, se è il caso, due accordi provinciali.

I lavoratori agricoli hanno atteso fin troppo il rinnovo del proprio contratto provinciale.

               Alcuni mesi addietro la segreteria della Camera del Lavoro di Messina, le categorie provinciali ed i coordinatori dei medi centri ricadenti nel territorio dei Nebrodi, discussero e prepararono un’ipotesi di piattaforma rivendicativa territoriale. Nella premessa si affermava che in una successiva iniziativa la Cgil avrebbe avviato una riflessione per costruire una piattaforma rivendicativa di sviluppo per questa parte del territorio. Ipotesi questa che integra quella provinciale approvata dai quadri e delegati Cgil il 12 marzo 2003, alla presenza del compagno Guglielmo Epifani.

               L’avvio della fase congressuale, le vertenze nazionali e di categoria hanno impedito l’avvio di un approfondito dibattito su questi temi. I contributi che emergeranno durante il congresso della Camera del Lavoro di Messina, del prossimo 20 e 21 gennaio, arricchiranno ed aggiorneranno quelle proposte. Il documento congressuale finale ne rappresenterà la sintesi.

               Il 2006 dovrà essere l’anno in cui questi temi, le riflessioni, l’analisi e le proposte vivranno nel corpo della nostra organizzazione. Dobbiamo confrontare le nostre proposte, attrezzarci nelle alleanze, sperare in interlocutori istituzionali sensibili.

                 Il prossimo anno si voterà per rinnovare l’Assemblea Regionale Siciliana ed anche per il rinnovo del Parlamento Nazionale. Per quest’ultimo  voteremo con la nuova legge proporzionale appena approvata, ma che di proporzionale ha solo la scelta dell’ordine d’inserire i candidati nelle liste, in rapporto all’affidabilità degli stessi con il capo partito, ma che di fatto determinerà instabilità di governo.           Per i rinnovi, il centrosinistra ha già scelto i candidati. Romano Prodi, indicato dai partiti dell’Unione al Presidente della Repubblica quale primo ministro e Rita Borsellino candidata alla presidenza del governo della regione siciliana. Tali scelte sono state compiute con le primarie,  straordinario momento di partecipazione e di scelta consapevole degli elettori di centro sinistra.

               Altro che le tre punte d’attacco. Tre personaggi che cercano in ogni modo di rimanere in sella, di evitare la sconfitta: Berlusconi, Fini e Casini, responsabili singolarmente e collettivamente di avere creato, attuato e condiviso “l’illusionismo governativo”, appellativo cui per altro bisogna riconoscerne il conio al presidente della camera. Nel gioco del calcio, spesso preso a riferimento per simulare atteggiamenti e scelte politiche (ricordate la famosa discesa in campo dell’unto del signore, egregiamente parafrasata da Benigni ricordando il proprio padre e le sue discese nei campi con il giornale arrotolato sotto il braccio), assomigliano a tre portieri, schierati in estrema difesa della porta dai palloni che li sommergeranno, prima di lasciare il campo, di essere cacciati da una pacifica invasione. Ancora pochi giorni fa in una nota trasmissione televisiva, nello spazio a suo tempo impegnato da Biagi, l’attuale Presidente del Consiglio, racconta la solita litania: l’odio della sinistra dei sindacati, dei patronati, delle toghe, rosse, dei professori e degli studenti nei suoi confronti. Favoleggia un Paese inesistente. Tutto va per il verso giusto, i cittadini vivono serenamente, mani in tasca non ne hanno ficcate. Fa pure capolino un manifesto, versione rimaneggiata dell’ormai logoro contratto con gli italiani, che ricorda l’evoluzione della specie. Questo governo ha trovato le giuste soluzioni per tutti, dall’infante al defunto. Non scherzo, avrete modo immagino, di vederlo spesso nei prossimi mesi. Ha lavorato, ha proposto, ha legiferato. Il messaggio, anzi l’imperativo è che viviamo tutti meglio, e solo i pessimisti di professione, i comunisti, la sinistra (vocaboli carichi di lessicale disprezzo), non se ne sono accorti, anzi portano pure iella. Dicendo che le cose non vanno bene è possibile che le persone si convincano di stare male, si convincano di perdere il lavoro,  di vivere situazioni di precarietà, di essere costretti ad emigrare, di non arrivare alla fine del mese, di ipotizzare un futuro incerto per i propri figli.  

               Ascoltando le dichiarazioni del presidente del consiglio,  invece, sembra che dal tubo catodico appaia il governatore di una lontana galassia, che decanta le lodi di un altro pianeta. Proprio così. L’illusionismo governativo continua ancora a colpire.

               Altro che elezioni regionali anticipate al fine di utilizzare i risultati elettorali per dosare le future alleanze nazionali. Questo è il perno del dibattito politico regionale, non i problemi che attanagliano i Siciliani, la crisi dei settori produttivi, l’eterna emergenza mafia da contrastare e combattere con comportamenti limpidi, provvedimenti legislativi concreti, atti quotidiani integerrimi.

                Non basta scrivere che la mafia fa schifo

Questa scritta, questa campagna informativa fa la differenza tra un presidente della regione rinviato a giudizio ed il candidato del centrosinistra che oltre la propria storia familiare, l’impegno quotidiano negli anni, mette al primo posto del suo programma di governo la lotta contro ogni forma di malaffare, di corruzione, di contiguità, di cultura mafiosa?

               Il governo Cuffaro “vanta” al suo attivo di non avere stipulato alcun accordo con le organizzazioni sindacali.

               L’eccezione è rappresentata dall’ipotesi d’accordo siglato il 25 novembre riguardante il riordino della legge regionale n. 16/96 sul settore della forestazione. L’intesa sottoscritta dalle segreterie regionali di Flai Fai e Uila e l’assessore Leontini, giunge dopo anni di trattative andate spesso in stallo, sempre sostenute da presidi, lotte e manifestazioni della categoria. Lo scorso 5 dicembre gli esecutivi regionali hanno fatto una valutazione complessiva dell’ipotesi d’accordo e si è dato il via alla consultazione tra le lavoratrici ed i lavoratori del settore.

Unitariamente Flai Fai e Uila hanno espresso la loro soddisfazione per i risultati raggiunti, ritenendo i contenuti dell’accordo coerenti con la piattaforma sindacale approvata dall’assemblea regionale dei delegati forestali il 18 dicembre 2002.

 In particolare nell’ipotesi d’accordo sono valorizzati:

·                                 I contenuti  dei temi del protocollo di Kioto, le normative comunitarie e nazionali in materia di biodiversità, della tutela del suolo, dell’ambiente, della fauna e del materiale di moltiplicazione vegetale nel settore forestale;

·                                 Le azioni di coordinamento con tutti i soggetti pubblici e privati che a vario titolo intervengono nel settore attraverso la stipula d’accordi di programma;

·                                 L’incremento della superficie boschiva regionale, di almeno il 30% nel prossimo quinquennio;

·                                 L’utilizzo multifunzionale delle risorse agro-forestali-ambientali relative alla produzione e alla vendita di beni e servizi;

·                                 L’ottimizzazione dei distretti forestali come luoghi di decentramento produttivo e d’attivo intervento nella manutenzione, nella difesa dei boschi dagli incendi e per la valorizzazione delle professionalità dei lavoratori;

·                                 Le risorse umane, attraverso l’istituzione di un “elenco speciale” e di un organico aziendale proporzionato qualitativamente e quantitativamente agli obiettivi sopra menzionati.

·                                 S’incrementeranno fino a 3.820 unità, entro il 2008, i Lavoratori (impiegati ed operai) a Tempo Indeterminato (LTI), che assorbiranno tutti i lavoratori ora a 151gg.  S’incrementeranno fino a 12.720 unità, entro il 2008, gli Operai a Tempo Determinato (OTD) con garanzie minime di 151 giornate lavorative, che assorbiranno tutti i lavoratori ora a 101gg. Inoltre sono previsti per tutti i lavoratori che sono stati occupati per 51 giornate, ai sensi dell’art. 49 della l.r. 16/96, dal 2006 turni di 78 giornate lavorative. Questi lavoratori, fruiranno del turn-over direttamente nel contingente di 151gg.;

·                                 Il ruolo dell’Osservatorio regionale che svolgerà compiti d’attuazione delle parti demandate dal riordino.

 

Per la nostra provincia, a regime, questo significa:

 

1.                                           Il passaggio degli attuali 366 lavoratori dal contingente dei 151 isti al contingente dei lavoratori a tempo indeterminato, avendo così un organico di 488 lavoratori a tempo indeterminato;

 

2.                                           Il passaggio degli attuali 854 lavoratori dei contingenti della manutenzione con garanzia di 101 giornate e dei 902 lavoratori del servizioantincendio, nel contingente di 151 giornate, con un organico complessivo di 1756 lavoratori;

 

3.                                           La garanzia ai 1925 lavoratori dell’ex art. 49 di 78 giornate lavorate.

 

4.                                           L’inserimento dei lavoratori con turni di lavoro dal 1996, per i quali a nostro avviso dovranno essere rivisti i criteri in questa prima fase individuati nell’articolato.

 

La conservazione dei sistemi forestali, l'ampliamento della superficie boschiva, sono la soluzione per contrastare dannose modificazioni climatiche con conseguenti fenomeni di desertificazione, oltre che preservare gli assetti idrogeologici del territorio.           La provincia di Messina ha l'82% del proprio territorio con pendenze superiore al 20%; secondo i dati del censimento effettuato nel 1991 dal Servizio Geologico e Geofisico della Sicilia, su un totale di 215 comuni minacciati da frane ed alluvioni, 64 sono i comuni della provincia di Messina a rischio di dissesto idrogeologico.                                        Tra gli ambienti più dissestati, figurano i Peloritani ed iNebrodi Centro -Occidentali. Numerosi comuni di questa zona sono stati oggetto di frane di grandi dimensioni.

Ciò conferma la giustezza della proposta di un piano, non straordinario, ma puramente ordinario d'incremento della superficie boschiva siciliana, che anche attraverso le opportune opere di conservazione dei boschi esistenti, d'interventi di piantumazione dei bordi degli invasi, d’opere di sistemazione idraulica forestale, preservi i territori, migliori l'ambiente, garantiscano sicurezza alle popolazioni, aumenti le opportunità di lavoro per i forestali.                            

                Per parte nostra, in questa parte del territorio provinciale è opportuno avviare un confronto con l'Ente Parco dei Nebrodi, affinché, anche attraverso l'emanando piano territoriale del Parco possano prevedersi e realizzarsi interventi organici per uno sviluppo sostenibile del territorio, in uno con la tutela delle bellezze naturalistiche e paesaggistiche.

            Gli incendi rappresentano ormai un fatto strutturale con il quale siamo chiamati a fare i conti. I danni provocati, nonostante l’abnegazione e laprofessionalità degli addetti alle squadre antincendio, sono rilevanti, ma nello stesso tempo giustificano gli sforzi e gli impegni finanziari sostenuti pergarantire la prevenzione ed il rimboschimento. Occorre coordinare meglio l’attività, attraverso l’anticipo della fase di prevenzione da compiersi nei mesi precedenti la stagione estiva, un’attenta opera di controllo del territorio, un migliore utilizzo delle guardie forestali in opere di repressione; occorre rendere effettiva la mappatura dei boschi percorsi da incendio con il conseguente controllo circa le attività eventualmente esercitate.

La piattaforma sindacale a suo tempo presentata, l’ipotesi d’accordo, l’articolato e l’aumento delle giornate lavorative agli addetti vanno proprio in questa direzione.

            Nei prossimi giorni insieme alla Fai ed alla Uila, avvieremo la consultazione delle lavoratrici e dei lavoratori forestali.

Lo faremo con la convinzione che ci troviamo di fronte ad un buon accordo, un accordo che richiede alcune puntualizzazioni: ho già detto per i fuori fascia, penso anche ai criteri per la formazione dei contingenti, al ruolo forse totalizzante dell’osservatorio regionale, ma è un accordo che dà risposte unificanti e non corporative, che pone le basi per una funzione plurima del bosco. Occorre certo vigilare affinché non rimanga una buona ipotesi d’accordo. Occorre seguire passo passo l’andamento della discussione e dell’approvazione della finanziaria regionale. Ci dovranno essere le risorse, come previsto nell’accordo che è già in ogni caso impegnativo per il Governo. Da questi primi passaggi saggeremo la volontà o meno di onorare gli impegni, e la nostra sarà una risposta conseguente.

 

            I lavoratori dell’ESA, invece, non hanno avuto quest’opportunità. Il sindacato unitario aveva presentato una proposta di modifica dell’Ente e della meccanizzazione agricola. Aveva individuato nuovi ed impegnativi servizi, ha proposto la stabilizzazione dei lavoratori. Niente è avvenuto se non un comma approvato nella variazione di bilancio che riconosce per legge il diritto a 179 giornate annue. Altro che stabilità. L’emendamento che prevedeva l’autorizzazione all’ESA di stipulare contratti di lavoro a tempo indeterminato, è stato bocciato dalla maggioranza di centrodestra.Condanniamo il comportamento del Governo, dell’Assessore, del Commissario e continueremo le iniziative perché si determinino le condizioni per unastabilizzazione definitiva degli addetti, attraverso un'opportuna legge di riforma.

                        Nell’industria, lo stabilimento della Birra Messina con i suoi 56 addetti rappresenta la realtà produttiva più importante, nonostante la ristrutturazione avviata negli anni che ha lasciato allo stabilimento di Messina, all’interno del gruppo Heineken, solamente il confezionamento della Birra e non già la produzione. Solo l’alta professionalità dei lavoratori di Messina ha consentito, non solo la difesa degli attuali posti di lavoro, ma anche l’ormai tradizionale assunzione di un congruo numero di lavoratori stagionali, che pure in presenza di un calo generale di consumi, (cosiddetti fuori casa, futili, quale la birra), annualmente imbottigliano volumi sempre più consistenti di prodotto. Una realtà industriale importante, quindi, con lavoratori molto professionalizzati e sindacalizzati, punta di diamante nelle iniziative di gruppo, negli scioperi dell’industria e nelle lotte generali.   Per rispondere alle esigenze che il mercato manifesta, nei successivi incontri rivendicheremo la necessità di continuare nella programmazione degli investimenti necessari.

Nel 2004, purtroppo, si sono invece definitivamente chiusi i cancelli dello stabilimento Ciappazzi. La Cosal di Tanzi che l’aveva rilevata con oscuri giochi e manovre finanziarie, l’ha trascinata nella propria bancarotta. A nulla sono valse le lotte dei lavoratori, la trasferta di Collecchio, gli incontri all’assessorato regionale industria, l’occupazione del comune di Terme Vigliatore e della sala del consiglio provinciale di Messina. Tutte le promesse delle istituzioni, regionali e provinciali, dei vari referenti del governo nazionale, sono rimaste tali. La Cosal è fallita. Martedì, appena tre giorni fa, si è svolta l’ennesima asta, a seguito di un successivo ribasso per la vendita del sito, stabilimento, uffici,  macchinari, piazzole ed altro.  I lavoratori sono andati in cassa integrazione straordinaria per un anno, ed in seguito sono stati posti in mobilità. Ammortizzatori sociali normalmente previsti per queste evenienze. Si è consumato un delitto.

Non si sono volute ascoltare le proposte del sindacato, tra le quali proprio quella di impedire il fallimento, di fare rientrare la Cosal nella gestione straordinaria del commissario Parmalat Bondi. Ma  occorreva che una classe politica autorevole interloquisse con il ministero per le attività produttive. Interlocuzione sempre sbandierata e mai realizzata, e in ogni modo priva di risultati tangibili.

 Il già debole tessuto produttivo della nostra provincia ha subito un altro colpo. Seguiremo i risultati della vendita. Non ci rassegneremo. Ogni ipotesi produttiva su quel sito dovrà tenere conto del reimpiego dei lavoratori dell’ex Ciappazzi.  

Alla Sibam Fontalba, in seguito allo sciopero d’ottobre del 2002, contro il licenziamento d’alcuni dipendenti e per chiedere un concreto piano di rilancio dell'azienda, si è ottenuta la revoca dei licenziamenti, la presentazione di un piano di rilancio, nuovi investimenti sulle linee ed il varo di nuovi formati e design diverso delle bottiglie. L’azienda cerca di consolidare ed ampliare il proprio mercato, investendo anche sulla formazione ed ampliando la propria rete di vendita, sia diretta che indiretta. Dal 27 al 30 ottobre ha partecipato al salone del vino di Torino, in un’apposita sezione della campagna del gusto dell’acqua. Su trecento etichette d’acque presenti in Italia, ne sono state invitate solo sedici tra le quali la Fontalba, un importante riconoscimento.

Il mercato delle acque è in ogni caso un mercato povero e contraddittorio, molto concorrenziale con presenze sul mercato di gruppi anche sopranazionali, molto competitivi e leaders nella pubblicità. Assistiamo  a crisi quasi irreversibili, che riguardano per esempio l’Ambra e la Gerasìa, ed a contestuali richieste d’autorizzazioni in più comuni dei Nebrodi per la ricerca, l’imbottigliamento e la commercializzazione d’acque minerali.

Rafforziamo la nostra presenza in aziende di scarsa dimensione, con poche unità lavorative, ma che rappresentano il tessuto economico della nostra provincia nell'agro alimentare ed in aziende leader in Sicilia nel settore della lavorazione della carne. Penso all’Eurocarni.

L’approccio dei lavoratori con il Sindacato, è però di solito per fronteggiare fenomeni di crisi, di mancanza di lavoro per l’intero orario contrattuale, d’espulsione di lavoratori dal processo produttivo.

Registriamo corrette relazioni sindacali con l’Azienda provinciale delle foreste demaniali e l’Ispettorato Forestale. Il corretto funzionamento delcomitato paritetico istituito all’azienda provinciale, ha deliberato e regolato, importanti questioni riguardanti l’organizzazione del lavoro. Per fare qualche esempio, l’effettuazione delle giornate per i lavoratori dei contingenti in un’unica soluzione, la distribuzione dell’orario di lavoro su sei giorni per l’intero anno, la selezione per i capi operai, un confronto puntuale sulle risorse finanziarie disponibili, sui progetti presentati. Ciò ha consentito la garanzia per tutti i lavoratori forestali. Dal primo all’ultimo operaio cinquantunista. Un’attenzione particolare ai temi della sicurezza, al ruolo dei lavoratori rappresentanti per la sicurezza ed alla formazione. A tale scopo abbiamo comunemente pensato, organizzato ed effettuato nel mese di settembre un corso di formazione, sotto la guida di docenti universitari, direttori dei lavori dell’azienda e dirigenti sindacali. Caso unico, tant’è che la provincia di Messina è riferimento continuo per l’azienda regionale e per le restanti aziende provinciali. Per il prossimo anno dovremo attivare la rete deidelegati per la sicurezza, nel servizio antincendio, programmando opportuni momenti formativi.  Dovremo ancora ragionare di distribuzione del personale, d’allocazione delle squadre, di quanto insomma è  utile e funzionale per il servizio di prevenzione e spegnimento incendi e per i lavoratori. Le due cose non sono alternative, anzi siamo convinti dell’esatto contrario. Per questo insisteremo su questi temi, ed attraverso un confronto costruttivo riusciremo come per il passato ad individuare le idonee soluzioni, in un quadro di riferimento certo e definito per tutti. 

            Care compagne e cari compagni, gentili ospiti,

In preparazione del XV Congresso della Cgil, già da due mesi, abbiamo avviato la campagna congressuale della Flai di Messina. Abbiamo svoltosessantuno congressi di lega e d’azienda, con la partecipazione di 5840 lavoratrici e lavoratori. Sono stati votati il documento congressuale e le tesi, sono stati eletti i comitati degli iscritti nelle leghe comunali e nelle aziende, e siete stati eletti voi, compagne e compagni delegati, in rappresentanza dei vostri colleghi di lavoro. Abbiamo partecipato ad una discussione che è andata oltre il documento congressuale. Ci siamo confrontati sui temi dell’attualità politica, sulle vertenze di lavoro nei vari comparti del settore ancora non definite, sugli scenari futuri.

Accanto alle preoccupazioni per un futuro incerto, gravido d’incognite è sempre emersa la voglia di riscatto, la volontà di non subire supinamente l’evolversi dei fatti, di essere partecipi, protagonisti, di contribuire a scrivere, a decidere un nostro futuro.

            Lo abbiamo fatto il 25 novembre scorso, partecipando al sesto sciopero generale contro la legge finanziaria per il 2006, manifestando il 4 novembre a Messina e in seguito il 7 dicembre a Roma per ottenere la revoca del comma 147 della finanziaria dello scorso anno che taglieggia le indennità di disoccupazione agricola. Grazie a queste iniziative, il Governo si è impegnato ad abrogare il comma 147 della Finanziaria 2005 e, parallelamente, ad adottare una serie di misure antielusione. Non è l’adozione del Documento unico di regolarità contributiva richiesto da lavoratori e sindacato e, tuttavia, a fronte del massiccio fenomeno d’evasione contributiva e contrattuale che caratterizza il settore agricolo, il Governo – immerso in una fase convulsa e contraddittoria per far quadrare il cerchio nella maggioranza intorno al documento di bilancio - non ha potuto negare l’impegno ad un provvedimento equo verso i lavoratori a fronte dell’ennesimo condono contributivo previsto per le aziende. Non era assolutamente scontato che questo avvenisse. Se solo per un attimo pensiamo alle successive proposte, presentate tramite emendamenti alla legge finanziaria in discussione (o per meglio dire in votazione, giacché puntualmente è posta la questione di fiducia impedendo il confronto sulle diverse posizioni), che tendevano ad aumentare il requisito minimo per l’accesso alla disoccupazione ordinaria in agricoltura, negandone il riconoscimento ai cinquantunisti ed utilizzare queste “economie” per ridurre il carico contributivo alle aziende. Non credo di dover aggiungere commenti. Limitiamoci ai fatti. Ed i fatti dicono anche che il Governo voleva attuare la riforma dei trattamenti di disoccupazione attraverso un emendamento alla legge finanziaria di quest’anno. Pensate, da lustri si discute di riformare la Previdenza Agricola - tutta la Previdenza, non solo i trattamenti di disoccupazione -, sono state presentate numerose proposte di legge, il Sindacato Unitario aveva elaborato e consegnato alcune proposte. Nella legge delega in materia pensionistica è prevista la riforma ed è delegato il governo ad attuarla, avviando ovviamente il confronto con le Organizzazioni Sindacali. Niente di questo però avviene, ma solo l’altrocolpo di coda di un governo prossimo ad essere cacciato che intende lasciare un altro ricordino ai lavoratori, in questo caso quelli agricoli. Le iniziative di mobilitazione e la lotta della categoria hanno fatto sì che tale decisione fosse accantonata. Dei risultati positivi raggiunti fin qui va dato merito alle lavoratrici ed ai lavoratori che, dallo sciopero del 4 novembre a quello del 7 dicembre, con la loro partecipazione alle manifestazioni nei territori e al presidio a Roma hanno dimostrato di non essere disponibili a subire l’ingiustizia di un taglio indiscriminato ai propri trattamenti di disoccupazione e hanno dato il loro indispensabile sostegno al lavoro dei propri rappresentanti sindacali.            Apprendiamo in queste ore che il maxi emendamentoalla legge finanziaria non conterrà la normativa che il governo aveva assicurato di inserire per evitare il taglio delle indennità di disoccupazione agricola e per combattere il lavoro nero.

            Non possiamo che esprimere una forte contrarietà nel vedere negate le certezze che solo pochi giorni fa avevamo ricevuto, nella sede istituzionale del ministero del tesoro, da parte del ministro dell’agricoltura. Apprendiamo ancora che il ministro Alemanno intende inserire nel decreto “mille proroghe”, che sarà approvato dal governo la settimana prossima, una norma che rinvia di un anno l’applicazione del comma 147 della finanziaria 2005. Secondo le intenzioni dichiarate dal ministro, nel mese di gennaio 2006, in sede di conversione del decreto, il governo inserirà le norme anti elusione promesse al sindacato. E’ l’ennesimo rinvio d’impegni che il Ministro in nome del Governo, confermati nella riunione del 7 dicembre alle Organizzazioni Sindacali, fa ai lavoratori. Le segreterie nazionali di categoria, hanno comunque preso atto della volontà del governo di intervenire per decreto la settimana prossima e della volontà del ministro Alemanno di convocare, sempre nella settimana prossima, sindacato e imprese per definire il testo del decreto. In quell’occasione riproporranno con forza al ministro la necessità di abrogare definitivamente il famigerato comma. In ogni caso è opportuno chiarire che se nell’incontro della prossima settimana non ci saranno impegni sottoscritti e verbalizzati, occorrerà mobilitare l’intera categoria con manifestazioni territoriali e nazionali fino al ritiro di questa vergognosa decisione da parte del Governo.

            Con un governo ai supplementari, con questo governo, nessuna riforma è possibile fare. Ne ha già fatte fin troppe di “riforme”, alle quali il prossimo governo, sicuramente diverso, dovrà necessariamente metterci le mani. Si confermano le tendenze persecutorie, sia verso i lavoratori sia i pensionati. Come definire altrimenti la controriforma delle pensioni, con l’abrogazione della flessibilità nella scelta di andare in pensione da 57 a 65 anni, l’abrogazione effettiva e, di fatto, dal 2008 delle pensioni d’anzianità, l’attacco all’art. 18 dello statuto dei lavoratori, l’emanazione della legge 30sulle nuove tipologie contrattuali (l’esasperata precarizzazione del lavoro), l’attacco alla scuola pubblica ed all’università, ed infine, ciliegina sulla tortala devoluzione. Lo scardinamento delle Istituzioni, la fine dell’unità della nazione, la negazione d’uguali opportunità ai cittadini italiani con il varo della potestà esclusiva delle regioni a legiferare in materia di sanità, scuola e polizia locale.    La Flai, la Cgil hanno più volte espresso la più ferma contrarietà alla riforma costituzionale approvata, denunciandone con forza i pericoli che questa comporta per l’ordine e l’assetto democratico del nostro Paese. Epifani ebbe a dire nell’immediatezza dell’approvazione: Con il voto d’oggi, il Parlamento ha approvato in via definitiva le modifiche alla Costituzione, a sola maggioranza.  Si tratta di un fatto grave, perché la Costituzione rappresenta l'identità collettiva di un popolo e deve quindi scaturire da una condivisione ampia. Si è scelto invece di modificare in profondità la nostra Carta, stravolgendone i principi ispiratori. La Cgil rinnova il suo giudizio negativo sulla riforma approvata. Essa minaccia seriamente, con la devoluzione, la garanzia di universalità di fondamentali diritti, accentua le differenziazioni fra zone ricche e povere del paese, attacca la coesione e l'unità nazionale, smantella i fondamenti della Costituzione repubblicana.
 La Cgil, già attiva nel Comitato Salviamo la Costituzione insieme a Cisl e Uil, ritiene un atto democraticamente rilevante che le lavoratrici, i lavoratori, i pensionati partecipino attivamente alla raccolta delle firme per il referendum, al fine di abrogare con il voto popolare il testo approvato “
. Il Comitato ha deciso di indire una prima “giornata nazionale della Costituzione”: proprio domani, sabato 17 dicembre saranno allestiti tavoli per la raccolta delle firme in tutte le città e paesi italiani, con l’obiettivo di raggiungere già entro il mese di gennaio le firme necessarie per la convocazione del referendum nazionale d’iniziativa popolare.

Siamo convinti che il referendum non confermerà questo scempio. Da parte nostra, avvieremo una vasta campagna d’informazione e parteciperemo attivamente alla raccolta delle firme ed alla successiva campagna referendaria.

            Compagne e compagni,

Quale contributo al congresso regionale della Cgil ed al congresso nazionale di categoria, la Flai Siciliana ha elaborato un documento politico, lo avete trovato tra i documenti in carpetta, da dibattere, approfondire e votare nei congressi provinciali e nello stesso congresso regionale. Questo documento, predisposto dalla segreteria regionale, è stato discusso in più riunioni del comitato esecutivo regionale. Non vi è pertanto, da parte mia, la necessità di aggiungere altro, se non per rilevarne l’indice degli argomenti individuati, dallo scenario internazionale e nazionale, alle connessioni con la realtà agro-alimentare-ambientale siciliana, all’evoluzione del lavoro dipendente, per uno sviluppo di qualità, dal riconoscimento delle tipicità isolane, al ruolo del sindacato confederale, della cgil, della flai d’essere soggetto di difesa e tutela del lavoro dipendente e contemporaneamente accettare la sfida per uno sviluppo di qualità.

Queste che seguono, sono alcune linee d’intervento della nostra iniziativa a livello comunale, territoriale e regionali individuate nel documento, e che richiamo per titoli:

·                                 Lo sviluppo di politiche ed iniziative, che sostengano le scelte di politiche economiche, sociali e sindacali capaci di affermare un’economia sana e non parassitaria;

·                                 L’affermazione dei principi di tutela e di miglioramento delle condizioni di lavoro e di vita delle lavoratrici e dei lavoratori nei luoghi di lavoro e nella società:

·                                 Politiche di qualità alimentare certificata e di sicurezza anche dei luoghi della produzione sia per i lavoratori sia per l’ambiente circostante;

·                                 L’accentuazione del ruolo sindacale della nostra organizzazione da una maggiore presenza nelle aziende e nel territorio;

·                                 Politiche di redistribuzione dei redditi attraverso aumenti salariali, politiche nazionali e regionali a sostegno del reddito nei periodi di non lavoro;

·                                 Lo sviluppo delle politiche ambientali e di valorizzazione del territorio, indispensabili per favorire la permanenza delle popolazioni nelle zone interne, utili alla valorizzazione di tutte le aree della nostra regione;

            Siamo convinti che il mondo del lavoro AGRO – ALIMENTARE -AMBIENTALE della Sicilia, può essere il luogo dove è possibile realizzare le aspettative di migliaia di cittadini siciliani.  Il documento finisce ponendosi un obiettivo, definito ambizioso: continuare ad essere quello che Federterra prima e Federbraccianti dopo ha rappresentato per milioni di lavoratrici e di lavoratori negli anni ’50, ’60 e ’70. Un’organizzazione che riesce a migliorare le condizioni di lavoro e di vita ai disoccupati, agli occupati, ai manuali e agli intellettuali e che sa accettare la sfida di uno sviluppo di qualità e di tutela del consumatore. Un’organizzazione che opera per la diffusione di una cultura della pace, della solidarietà, della legalità e dei diritti.  

            Siamo presenti in maniera diffusa sul territorio provinciale. Lo siamo come categoria con le leghe e con l’ALPA, l’associazione  delle figure miste,  della quale proprio la settimana scorsa abbiamo tenuto il primo congresso provinciale, registrando unanimi consensi per il lavoro svolto e per le potenzialità future, consegnate ad un gruppo dirigente giovane e motivato; lo siamo come Cgil con una vasta rete di servizi per la tutela individuale dei lavoratori, dei pensionati, dei cittadini,            Nelle leghe comunali e nei più significativi posti di lavoro, abbiamo eletto i comitati degli iscritti. Uno straordinario strumento organizzativo di coordinamento, di proposta, di sintesi delle attività sindacali nel territorio. Continuiamo ad interrogarci; l’abbiamo fatto nella riunione del direttivo  straordinario regionale del 7 novembre, allargato ai capi lega ed ai segretari delle Camere del Lavoro Provinciali, di quale modello organizzativo dobbiamo dotarci per rispondere al meglio ai bisogni vecchi e nuovi delle lavoratrici e dei lavoratori, a partire da una diffusa presenza nelle aziende. Continueremo a farlo nei livelli congressuali successivi ed anche dopo. E’ una riflessione che riguarda l’intera confederazione, anche in questo caso già avviata.

            L’impegno quotidiano e la dedizione di centinaia di delegati sindacali, di decine di capi lega, di semplici lavoratori, sempre attenti e partecipi alle iniziative sindacali ed alle lotte, rinunciando a giornate di lavoro o di riposo, dedicando ore preziose del proprio tempo all’affermazione di una cultura della solidarietà, della legalità e dei diritti, contro la deriva morale e civile che interessa la nostra società, la passione ideale in uno alla concretezza dei comportamenti, farà sì che ogni sfida sia accettata, ogni obiettivo sia raggiunto e ci aiuterà per il domani a consegnare un’organizzazione sindacale autorevole, forte e compatta che vive nel cuore e nelle menti delle lavoratrici e dei lavoratori. Grazie.