Contro i tagli a indennità di disoccupazione e maternità
I tagli decisi dal Consiglio dei ministri per finanziare la manovra fiscale colpiscono duramente, tra gli altri, nel reddito e nei diritti previdenziali almeno 160000 lavoratori agricoli siciliani.
Sono infatti tanti i lavoratori agricoli siciliani iscritti negli elenchi anagrafici che perderanno una quota pari a circa il 50% del reddito derivante da indennità di disoccupazione e maternità.
Si tratta di risorse finanziarie pari a circa 100 milioni di euro che non arriveranno più in Sicilia.
Per questi lavoratori al danno concreto si aggiunge la beffa di non ricevere alcun beneficio dalla cosiddetta ”novità epocale in materia fiscale”, essendo già tutti nella fascia di reddito esente da tassazione.
Le prestazioni tagliate , previdenziali (pensione) e assistenziale (disoccupazione e maternità) non essendo finanziate dalla fiscalità generale ,sono pagate in quota parte dagli stessi lavoratori.
Non è,quindi,una misura di moralizzazione della spesa, ne di razionalizzazione,né di riordino,ma solamente un provvedimento odioso sulla pelle di una categoria di lavoratori sulla quale già si scaricano le contraddizioni del lavoro nero,della evasione contributiva e contrattuale.
Alla decisione unilaterale del governo i sindacati nazionali di categoria contrappongono la richiesta di un tavolo sulla riforma dell’assistenza e della previdenza in agricoltura che fin’ora è stato negato preferendo la scorciatoia dei tagli indiscriminati.
I sindacati confederali di categoria chiedono l ritiro del provvedimento iniquo e a questo scopo le segreterie nazionali di categoria hanno proclamato lo sciopero di otto ore per il 10 dicembre pv.
Le segreterie regionali Fai-Cisl,Flai-Cgil,Uila-Uil invitano tutte le strutture provinciali ad un’ampia campagna di informazione dei lavoratori agricoli e di mobilitazione con il coinvolgimento delle amministrazioni locali,e nell’ambito dello sciopero del 10 dicembre 2004 a prevedere manifestazioni provinciali con cortei e presidi delle prefetture
Le segreterie regionali chiederanno un incontro al presidente dell’Ars e ai gruppi parlamentari.