AGRIGENTO


 

DONNE E FORESTAZIONE

LAVORO E QUALITA' SOCIALE

Intervento di Giacoma Giaccone

Per onestà intellettuale e per rispetto della platea che mi sta ascoltando, sento il dovere di confessare che io abitualmente sono restia a partecipare ad iniziative che abbiano caratterizzazione “di genere” , perché spesso si rivelano  elaborate elucubrazioni mentali (per non dire altro) sull’autovalorizzazione, la coscienza di se, e così via che, solo per il fatto di essere ancora argomento di discussione, presuppongono che qualcuno ancora si ponga la domanda: è nato prima l’uovo o la gallina !!

E mi indispongo maggiormente se a porre la domanda sono le donne !!

Nel 2003 nessuno può più mettere in discussione il fatto che la donna ha pari capacità intellettive, conoscitive, fisiche, emozionali, rispetto all’uomo.

E’ però doveroso sottolineare che se il termine pari opportunità, segna il raggiungimento di una parità sostanziale fra donna e uomo, già sancita formalmente dalla nostra Costituzione, è ovvio che questo non è di per sé garanzia sufficiente ad eliminare la subalternità delle donne sul mercato del lavoro, ma occorre mettere in campo azioni tese ad abbattere le ulteriori barriere che si frappongono all’effettiva affermazione delle donne nel mercato del lavoro; barriere strettamente legate all’identità sociale e quindi al ruolo di madre, della donna-lavoratrice, che vive una doppia vita lavorativa, quella professionale e quella familiare, visto che ancora oggi il cosiddetto “lavoro di cura”, che comprende non solo il lavoro materiale e gestionale della casa, ma anche presenza, attenzione e affetto, viene affidato in via prioritaria, alla quasi esclusiva responsabilità delle donne.

 E’ fuor di dubbio quindi che l’unica differenza fra l’uomo e la donna è che noi facciamo i figli e loro no!

E non possiamo  trovarci in condizione di difficoltà o addirittura di inferiorità e quindi  essere discriminate solo perché la natura ha predisposto per noi la grande opportunità della procreazione.

A questa diversità biologica è infatti giustamente legata tutta la legislazione nata a tutela della madre e del nascituro, dal concepimento alla nascita e anche dopo.

Sono convinta che troppa poca attenzione sia stata dedicata, invece, al fatto che la vita della donna,dalla pubertà alla menopausa, anche al di fuori dalla maternità ma in funzione di questa, è caratterizzata da un particolare ciclo biologico, che influenza ed  è purtroppo influenzato dalla sua vita privata, pubblica e lavorativa.

Ecco perché oggi, a dispetto di me stessa, ho accettato con estremo piacere l’invito di Carmelo Di Franco, che ancora ringrazio per avermi dato l’opportunità non solo di partecipare, ma anche di portare il mio modesto contributo alla discussione, e ho scelto di farlo non solo a pensieri e parole, ma condividendo con voi la mia personale esperienza lavorativa e di vita, con la speranza, anzi la certezza, che possa essere utile a scongiurare che altre donne, o meglio altre lavoratrici, debbano trovarsi a vivere la mia medesima e purtroppo sfortunata esperienza.

Sono convinta infatti  che l’informazione è un’importante, spesso decisiva, misura di prevenzione.

Essere informati significa conoscere ed evidenziare le differenze di genere nella salute, che troppo spesso le stesse donne sconoscono o sottovalutano, e avere quindi la possibilità di intervenire preventivamente rispetto all’insorgere o alla presenza di un rischio per la sicurezza e la salute delle lavoratrici.

L’obiettivo dell’incontro di oggi deve essere quello di sostanziare con indicazioni operative ben precise, una volontà al momento solo teorica e di intenti, dichiarata dall’art.13 del CIRL, dedicato alle pari opportunità.

Indicazioni che affideremo alla Commissione che a breve sarà chiamata ad elaborare una proposta per il rinnovo del suddetto CIRL.

Non vi nascondo che provo un certo disagio a parlare di una mia esperienza così intima e personale, ma lo faccio perché questa è strettamente legata all’attività lavorativa che svolgevo in quel periodo, e mi sforzo di superare il disagio legato anche al pudore ed alla riservatezza che hanno le donne a parlare di cose che riguardano esclusivamente la sfera femminile (come il ciclo mestruale), perché proprio quello mi ha impedito allora di chiedere maggiore tutela per la mia salute, e perché, come ho detto prima, io stessa ignoravo di correre rischi così seri.

Il 21 Ottobre del 2000, io ho subito un’isterectomia, ovvero l’asportazione di un ovaio. Intervento chirurgico resosi urgente ed indispensabile a causa di una ormai inarrestabile emorragia extrauterina, che in pochi minuti avrebbe potuto mettere a rischio la mia stessa vita.

Al mio risveglio (dopo 3 ore di intervento), mi fu spiegato che quell’emorragia era stata causata dalla fortuita coincidenza temporale fra il momento dell’ovulazione ed un evento traumatico, legato anche ad un eccessivo sforzo fisico.

Vi starete chiedendo quale connessione c’è fra la mia sfortunata esperienza e le donne che lavorano alla forestale. Ve lo spiego subito !

Anche se sono stata presentata come una dirigente della FLAI di Trapani, in effetti io sono anche una lavoratrice forestale e a questa mia esperienza lavorativa è legato l’episodio che vi sto raccontando.

Da una settimana circa avevo iniziato il turno da B.A. alla forestale e la mia squadra, me compresa, era impegnata a preparare le famose fosse 40 x 40, su una zona impervia di montagna ericina da destinare al rimboschimento.

Solo chi l’ha fatto conosce la fatica di questo lavoro, soprattutto se il terreno è roccioso e per fare la fossa sei costretta quindi a rompere la roccia.

Dopo qualche giorno di questo lavoro comincia a sentirmi particolarmente stanca e debole, con un costante senso di vertigine e di mancamento, che io attribuivo al fatto che aspettavo il ciclo mestruale, con un ritardo già di due giorni.

Non lo comunicai al capo squadra e continuai a svolgere il mio lavoro, per paura di essere discriminata e trattata da “femminuccia” in una squadra di tutti uomini. Non potevo neanche prendere qualche giorno di malattia, perché essendo l’ultimo turno dell’anno non avrei avuto tempo per il recupero e terminare quindi le 51 gg.

Al terzo giorno di attesa accusai un fortissimo dolore addominale e fui portata in ospedale.

Da tre giorni le mie mestruazioni si stavano accumulando in una sacca extrauterina che, al momento dell’operazione, conteneva più di un litro di sangue, che mi fu asportata insieme all’ovaio danneggiato.

Non ho bisogno di spiegare alle donne presenti quale trauma fu per me quell’operazione, sia dal punto di vista fisico che emotivo e psicologico.

Impiegai un bel po’ di tempo a riprendermi !

Ho voluto parlare della mia esperienza, rischiando anche di apparire eccessivamente attenta ai particolari, perché risultasse più che evidente,  quanto sia delicato quel momento per la  salute delle donne e quanto sia quindi necessario provvedere a che le donne che lavorano alla forestale siano tutelate, soprattutto dal punto di vista della sicurezza, in un ambiente lavorativo nato solo per gli uomini e quindi costruito a loro misura, ma che negli ultimi anni ha visto una così alta affluenza di donne, da suscitare la necessità di iniziative come quella di oggi, che mirano al tentativo di adeguare l’organizzazione dei lavori forestali, attraverso le modifiche al CIRL, o alla predisposizione di piani per la sicurezza previsti dalla 626, che guardino con maggiore attenzione alle esigenze delle lavoratrici forestali, perché, al di là del mio caso limite, che non auguro a nessuno, ma di cui io sono una prova “per fortuna” vivente, non possiamo negare il fatto che ogni giorno, le donne che lavorano nelle squadre, composte quasi esclusivamente da uomini, vivono comunque grandi momenti di disagio.

Un esempio per tutti voglio farlo, anche per sdrammatizzare ed alleggerire un po’ l’atmosfera.

Io sono una donna fiera ed orgogliosa di essere tale…. Ma c’è un’occasione in cui invidio gli uomini oltremisura.

Quando lavoro in squadra alla forestale e mi scappa la pipì !

Io sono costretta a tenermela per tutta la giornata, se non c’è la possibilità di potersi allontanare abbastanza per avere la propria legittima privacy…… e invece a loro basta allontanarsi di qualche metro e dare le spalle alla squadra.

Et volià…e il gioco è fatto….

Perché non sarà sfuggito a nessuno di voi che uomini e donne fanno pipì in maniera diversa !!

Solo allora… io vorrei tanto essere un uomo !!

Ma al di là della battuta, anche qui, non bisogna sottovalutare il fatto che, non avere la possibilità di assolvere ai propri bisogni fisiologici per noi donne è pericoloso, perché siamo particolarmente a rischio di infezioni uro-genitali, e quindi ancora una volta soggette a malattia, solo per il fatto di essere donne.

Forse provvedere alla presenza di bagni chimici in prossimità dei cantieri forestali, specialmente in presenza di donne, non sarebbe un’idea da sottovalutare.

Io penso che la commissione che dovrà lavorare per il rinnovo del CIRL, avrà un bel da fare se vuole davvero dare concretezza ed attuazione all’art.13 sulle pari opportunità, finora rimasto lettera morta.

Avviandomi alle conclusioni, un’ultima riflessione volevo fare sull’importanza della presenza delle donne nei gruppi dirigenti della FLAI e della CGIL tutta.

La loro presenza è fondamentale soprattutto a garanzia della rappresentatività di tante donne lavoratrici, che ogni giorno affrontano mille difficoltà, nel tentativo di mediare il loro ruolo di moglie e madre, con quello di persona impegnata anche all’esterno del proprio nucleo familiare, in un mondo governato e diretto da uomini.

La sindacalista donna, meglio degli uomini, conosce le problematiche del mondo del lavoro al femminile, e può farsi portavoce delle istanze e delle richieste che arrivano soprattutto dalle lavoratrici del settore agricolo, nuovo per le donne, e già solo per questo particolarmente difficile.

Ritengo sia ormai chiaro a tutti che la sicurezza e la tutela della salute della donna nella forestale, come nell’intero mondo del lavoro, è un argomento che sicuramente ha ancora tanto bisogno di approfondimenti, e il gruppo dirigente della FLAI ha la ferma intenzione di farsi portavoce e promotore di azioni che portino alla soluzione dei problemi oggi affrontati, nella convinzione che la qualità della vita di ogni lavoratrice e di ogni lavoratore passa attraverso la qualità del lavoro, e non c’è qualità senza sicurezza.