(A “Divorzio di stato”)
A volte scrivi,
perché il cuore ti detta le parole
che nuove ti prendono alla gola
in quei momenti di lucida follia
quando ti assaltano mille riflessioni
per un filmato che la TV proietta,
per una storia che la verità poi scopre
di cui s’è persa ogni traccia e la memoria.
Si sopporta, però, nuova una beffa,
perché si scoprono le realtà nascoste
agli sfruttati tutti ed ai parenti
che a Marcinelle, e in tante altre miniere,
hanno visto perire padri e figli.
La vita d’un bracciante vale poco,
e l’intuisci tanto tempo dopo:
due quintali e mezzo solo di carbone
era l’utile dallo stato incamerato
per ogni bracciante disperato
costretto ad emigrar dal suo paese
per un tozzo di pane e quattro lire,
per conquistare libertà e decoro.
E quelle verità, che ho raccontate
in una lirica qualche
tempo indietro*,
mi schiaffeggiano con maggior violenza,
in modo feroce e prepotente,
mi umiliano, mi offendono
distruggono nel petto la coscienza,
nuove verità scoprono spietate,
nuova rabbia aggiungono al dolore
per quanto vale per la tua nazione
la vita oppressa di un lavoratore.
Santoro
Salvatore Armando
(Boccheggiano 26/11/03 12.23)