ARTICOLO DI NICOLA CIPOLLA


 

ARTICOLO DI NICOLA CIPOLLA

 

 

LA LOTTA DEI FORESTALI SICILIANI E GLI ACCORDI DI KYOTO

 

Nella fase finale della peggiore legislatura regionale, e la Sicilia ne ha conosciuto di pessime,  il governo Cuffaro e la sua maggioranza cercano in extremis di tappare i buchi di cinque anni di sprechi e di promesse varando una dopo l’altra leggi di spesa clientelari e perfino prive di finanziamento secondo i riti del sottogoverno e del consociativismo.

In questo quadro il caso dei  forestali è emblematico per due motivi:

in primo luogo perchè si tratta di lavoratori che affidano finalmente la difesa dei loro diritti non alle raccomandazioni clientelari ma alla dialettica della contrattazione sindacale con l’unità di FLAI-CGIL, FAI-CISL e UILA-UIL. In secondo luogo perché si tratta di un settore al cui sviluppo è legata non solo la difesa del territorio e dell’ambiente, ma anche la partecipazione della Sicilia allo sforzo che, sulla base degli accordi di Kyoto, la comunità internazionale, con eccezione dei governi degli Stati Uniti e dell’Australia, sta affrontando per salvare il mondo dal disastro ambientale provocato da duecento anni di sviluppo industriale basato principalmente su energie non rinnovabili: carbone, petrolio e nucleare.

Attraverso numerose manifestazioni e scioperi i sindacati, che già avevano impedito nel 1994 assieme ai forestali calabresi i tagli alla Finanziaria nazionale per gli investimenti nel settore proposti dal governo Berlusconi, sono riusciti ad imporre finalmente al governo regionale un contratto che fa fare un passo avanti a tutte le categorie di lavoratori (circa 35.000) che per periodi diversi dell’anno sono occupati dall’Amministrazione Forestale. E’ chiaro che sui criteri di assunzione ed anche sulla collocazione dei lavoratori nelle varie fasce di occupazione (e la lunga presenza dell’onorevole Cuffaro all’assessorato all’agricoltura in vari schieramenti che si sono succeduti nella legislatura precedente ha certamente influito in senso negativo) ci sarebbe molto da discutere. Il fatto che i sindacati siano riusciti a organizzare la categoria sulla base di principi generali costituisce già un elemento di rinnovamento nei rapporti tra i lavoratori e la Regione.

Ma la firma apposta, sotto la pressione degli scioperi, al contratto è stata praticamente elusa dal governo quando ha inviato all’ARS un disegno di legge che ne  recepisce i principi omettendo  di indicare la fonte del finanziamento, mettendo così in difficoltà non solo l’Assemblea Regionale ma la categoria dei forestali che si vorrebbe mettere in concorrenza con tutte le spinte dei precari e con tutte le esigenze di finanziamento elettoralistico che  in questo momento premono sulle ultime decisioni dell’Assemblea Regionale. Una mossa cinica a cui i sindacati rispondono chiamando ancora una volta allo sciopero la categoria che merita di essere in questa sua  fase finale sostenuta da tutta la popolazione siciliana che ha a cuore uno sviluppo ambientale dell’Isola  che tra l’altro avrebbe ricadute non solo per quanto riguarda il paesaggio, la qualità dell’aria, etc. ma anche per quanto riguarda l’afflusso in Sicilia di imponenti risorse finanziarie legate all’entrata in vigore del trattato di Kyoto.

Nell’ultimo convegno sul Piano Energetico Regionale, promosso dal CEPES in collaborazione con Legambiente, CGIL ed ARCI,  Gianni Silvestrini ha ricordato che l’Italia sarà costretta a pagare nei prossimi 5 anni circa una decina di miliardi di euro per il fatto che le industrie e le centrali elettriche hanno aumentato del 13% rispetto al 1990 le emissioni di anidride carbonica. Sulla base del principio che chi inquina paga e chi promuove azioni di disinquinamento, tra cui figura il rimboschimento, riceverà un contributo pari alla quantità di tonnellate sottratte dall’atmosfera, i 100 mila ettari di nuovi boschi richiesti dalle organizzazioni sindacali e ambientaliste che hanno partecipato al convegno e l’utilizzazione delle biomasse prodotte dai boschi esistenti in piccole centrali vicine al luogo di produzione del materiale legnoso porterebbero ogni anno decine di milioni di euro di Certificati Verdi. Ma per fare questo la Sicilia avrebbe dovuto dotarsi già da una decina d’anni di un Piano Energetico Ambientale Regionale, come hanno fatto altre regioni del nostro paese, sulla base di leggi promosse dalla Comunità Europea e recepite dal governo italiano ma ignorate totalmente dal governo Cuffaro, che ha preferito non la via della programmazione degli sforzi ma la via dell’emergenza, del giorno per giorno, del sottogoverno e del consociativismo.

Lo sciopero del 15 marzo quindi può avere due obiettivi: uno è quello di costringere il governo a tagliare spese clientelari e favoritismi per garantire il rispetto dell’accordo esistente e l’altro quello di chiedere una discontinuità nel modo di affrontare i problemi vitali della nostra regione attraverso l’approvazione e la gestione di un Piano Energetico che assieme allo sviluppo delle energie rinnovabili (sole, vento , acqua, biomasse), alla piena utilizzazione delle acque, che possono essere raccolte dalle dighe costruite in Sicilia  e che in tanti anni di emergenza idrica amministrata da Cuffaro non riescono ad utilizzare neanche il 50% della loro potenzialità, con un piano dei trasporti che privilegi i mezzi meno inquinanti, con aiuti alle aziende agroenergetiche che diffondano nel territorio la produzione di energie rinnovabili preveda appunto un piano di sviluppo forestale di almeno 100 mila nuovi ettari che potrebbe consentire a tutti i forestali di essere raggruppati nelle categorie superiori di occupazione e l’assunzione di altre migliaia di lavoratori.

Ma per fare questo programma occorre cambiare maggioranza, cambiare il governo alla cui testa ci sia una personalità che merita fiducia, non solo per la sua azione nella società svolta negli ultimi anni, ma anche per avere, come ha fatto Rita Borsellino al congresso regionale della CGIL, richiesto ed ottenuto una tessera sindacale firmata dai tre esponenti della CGIL, della CISL e della UIL, confermando così il ruolo che il sindacato può svolgere come nucleo forte ed essenziale di un largo fronte che mette assieme forze della società civile, della sana imprenditoria, e della cultura ambientalista e pacifista per fare uscire la  Sicilia dal separatismo e dall’isolamento in cui  la politica delle forze che sostengono Cuffaro ha trascinato la nostra regione.

 

 

 

 

Nicola Cipolla

Presidente del CEPES