Relazione di: Salvatore LO BALBO,


 

 

Relazione di: Salvatore LO BALBO,

 

Segretario Generale FLAI-CGIL Sicilia

  

 

 

Piena ed immediata applicazione

delle nuove disposizioni sulla

previdenza e sugli ammortizzatori

sociali in agricoltura.

 

 

  

   15 FEBBRAIO 2008 – ORE 10,00

 

   PALERMO – TEATRO POLITEAMA

 

 

RELAZIONE DI SALVATORE LO BALBO,

SEGRETARIO GENERALE DELLA FLAI-CGIL DELLA SICILIA,

ALLA MANIFESTAZIONE DI CATEGORIA TENUTASI

 A PALERMO

IL 15 FEBBRAIO 2008

PRESSO IL TEATRO POLITEAMA.

 

Mi associo ai ringraziamenti fatti dai compagni che mi hanno preceduto.

La manifestazione di oggi scaturisce dall’esigenza di partecipare ai cambiamenti che il mondo del lavoro sta vivendo e che si affiancano agli stessi mutamenti che stanno vivendo l’Italia e la Sicilia.

E mentre i partiti si apprestano a competere per il governo del Paese e della nostra regione, il mondo del lavoro continua a contare il numero dei morti e degli infortuni. Un morto ogni 7 ore per tutti i giorni dell’anno.

Ricordo una pagina del giornale l’Ora di molti anni fa: in prima pagina il numero dei morti ammazzati per mafia era preceduto e seguito da puntini. Allora sembrava un inarrestabile crescendo, così come oggi sono gli infortuni e le morti bianche.

Il cambiamento in negativo, è dato anche dal fatto che i temi del lavoro e dello sviluppo non sono nell’agenda della politica e della stessa competizione elettorale; è dato dai padroni che tentano di estromettere dalle aziende il sindacato dando ai lavoratori incrementi di retribuzione al di fuori di ogni trattativa sindacale; è dato dai tanti che remano per sminuire l’importanza del contratto nazionale di lavoro.

Nei giorni scorsi, il Comitato direttivo nazionale della Flai, nel documento finale approvato all’unanimità, ha respinto “fermamente le proposte sulla riforma della contrattazione di chi vuole utilizzarla ad arte per tentare di ridisegnare la natura stessa del sindacato, che si vorrebbe piegato all’impresa e sempre più lontano dai lavoratori”.

A questi, che non sono per nulla cambiamenti positivi e che tentano di spingere il mondo del lavoro e chi paga con certezza mensilmente le tasse in un angolino della società, si devono sommare gli ordinari sfruttamenti che si manifestano nel lavoro-nero, nel sottosalario, nella schiavizzazione, nel caporalato, nelle molestie sessuali nei luoghi di lavoro.

Per evidenziare ulteriormente questi soprusi abbiamo organizzato questa manifestazione, perché l’indifferenza che continua a primeggiare sulle condizioni del lavoro è tanta, e noi non dobbiamo fermarci nell’azione di denuncia.

Questa fase va accompagnata dalla capacità del sindacato, della Cgil e della Flai di dare una prospettiva di reale cambiamento delle condizioni di vita e di lavoro.

Non a caso gli spot che abbiamo proiettato prima dell’inizio di questa manifestazione si intitolano “il sogno”, “l’incubo”, “i diritti”.

Da 100 anni la Cgil lotta contro gli incubi, propone il sogno e conquista i diritti.

Ed è su questa solco che, come mondo del lavoro, come lavoratrici e lavoratori dell’alimentazione (braccianti, iurnatari, operai alimentaristi, lavoratori del mare, panettieri, vivaisti, impiegati, tecnici, agrumai e dipendenti dei magazzini), oggi possiamo salutare positivamente, dopo un’ampia consultazione, il grande risultato ottenuto con l’accordo del 23 luglio 2007 e con quello del 21 settembre 2007 convertiti nella legge n. 247 del 27 dicembre 2007.

Auspichiamo che i partiti del centro-sinistra continuino a governare, chiedendo loro un impegno ad affrontare con le organizzazioni sindacali confederali e di categoria i temi del mondo del lavoro.

Che il PD abbia una politica dell’impresa va bene, ma è necessario, anche, che ne abbia una per i lavoratori. Che la “Sinistra Arcobaleno” in Sicilia discuta con gli agricoltori va bene, ma non va bene che non discuta con i braccianti e le loro organizzazioni.

I protagonisti di questa manifestazione sono coloro che, come ci insegnano i governi presieduti da Berlusconi e da Cuffaro, pagheranno sulla loro pelle un eventuale prossimo governo di destra.

Per questo la soggettività e il protagonismo politico del mondo del lavoro devono essere i cardini del riformismo democratico, che ci auguriamo riprenda le redini del governo in Italia e finalmente si affermi anche in Sicilia.

Fino al 31 dicembre 2007 i 900.000 lavoratori agricoli d’Italia e i 160.000 della Sicilia erano posizionati in fasce di 51, 101 e 151 giornate, le calamità naturali avevano una valenza territoriale, non erano previste dalla legislazione ammortizzatori in deroga e i lavoratori 51nisti non avevano l’intero anno contributivo.

Dal 1° gennaio 2008, con la nuova legge, le tre fasce non ci sono più, rimane la soglia d’ingresso di 51 gg, che in tanti avrebbero voluto eliminare, le calamità diventano aziendali, sarà possibile fruire degli ammortizzatori in deroga e i 51nisti avranno riconosciuto, nuovamente, l’intero anno previdenziale.

Tot giornate collocate, tot giornate coperte dall’indennità di disoccupazione al 40%, fino ad un tetto di 365 giornate.

I 17 articoli che hanno recepito l’accordo del 21 settembre 2007 prevedono anche altri diritti e altre conquiste che fanno diventare il contesto legislativo, previdenziale ed assistenziale del lavoro agricolo più aderente alla realtà.

Il resto dei lavoratori dell’alimentazione rientra nei provvedimenti previsti per la generalità del mondo del lavoro.

Questo è stato uno dei pochi accordi dove i lavoratori hanno solo incassato qualcosa e non hanno dato niente, né al Governo né ai padroni.

Ora dobbiamo inserire una marcia in più affinché i diritti acquisiti possano rappresentare una opportunità per tutte le lavoratrici e per tutti i lavoratori.

Il 2 dicembre 2000, a Catania, come Flai siciliana organizzammo un convegno regionale su “Agroindustria: una risorsa per lo sviluppo della Sicilia.

Nella relazione del compagno Italo Tripi si sottolineava l’importante ruolo che il comparto Agro-Alimentare-Ambientale aveva per la società siciliana e se ne denunciavano tutte le sottovalutazioni economiche e produttive.

Per dire la verità, già in occasione della “Costituente della terra”, tenutasi al Teatro Massimo di Palermo dalla Confederterra della Sicilia il 12 gennaio 1948, si individua lo sviluppo Agro-Industriale come uno dei pilastri sul quale poggiare l’apparato produttivo regionale.

Lo slogan del ’48 era, appunto, “faremo un ‘48” alludendo al ’48 rivoluzionario del secolo precedente.

Con le dovute proporzioni, anche le condizioni di vita e di lavoro erano molto più disastrose di quelle odierne. Da allora ad oggi tantissimi passi avanti sono stati fatti, ma c’è un filo rosso che lega le lavoratrici e i lavoratori di ieri con le lavoratrici e i lavoratori di oggi.

Sempre con le dovute proporzioni, schiavismo, sfruttamento, caporalato, sottosalario, lavoro nero c’erano ieri e ci sono oggi.

Infatti, la cosa assurda è che. pur essendo cambiato il contesto sociale e produttivo, hanno resistito o addirittura sono riemersi fenomeni di sfruttamento selvaggio del lavoro.

In Sicilia sono presenti circa 50 certificazioni di prodotti agro-alimentari, si coniuga l’utilizzo dei prodotti agricoli con la gastronomia, la storia, il patrimonio archeologico, la qualità della vita, il rispetto per l’ambiente, ci sono i presìdi di Slow Food, si fa persino la vendemmia notturna per trarre il meglio dalle uve.

Eppure i braccianti per guadagnare 40/45 euro al giorno (nemmeno un pieno di benzina in una piccola utilitaria) devono raccogliere 1.000 kg di arance che vengono utilizzate anche per la raccolta dei fondi per la ricerca sul cancro, “le arance per la salute”­; nei magazzini di Pachino, dove si manipola il tanto decantato pomodorino, si devono fare anche 250 ore di lavoro mensili per 1.000 euro; nei panifici di Palermo si lavora dalle 3 del mattino alle 13 sempre per 1000 euro; nelle barche di Mazara del Vallo, che vanno a pescare nelle acque internazionali del canale di Sicilia il pregiatissimo gambero rosa, i lavoratori guadagnano 4/500 euro al mese.

Non penso che dovremmo rispolverare lo slogan “faremo un ‘48” ma certamente serve fare sindacato in maniera più coerente ai nostri obiettivi.

Riposizionare il mondo del lavoro nella società vuol dire affermare la soggettività e i valori di cui siamo portatori: solidarietà, unità, confederalità, sono punti di riferimento che bisogna rinvigorire.

Il compagno Epifani, più volte ci ha invitato a “tornare a sporcarci le mani nei luoghi di lavoro e a superare, come sindacato, le nostre pigrizie”

Dal rilancio del ruolo strategico del comparto agro-alimentare del 2000 al rilancio delle ragioni delle lavoratrici e dei lavoratori di oggi. Ecco il filo rosso della storia che tiene assieme le generazioni.

Tra poco, Salvatore, Gina, Antonina e Mahamed, un bracciante, una dipendente di magazzino ortofrutticolo, un’operaia dell’industria alimentare e un bracciante extra-comunitario, faranno i loro interventi. Essi si uniranno agli interventi di Franco Chiriaco e di Italo Tripi.

Le lavoratrici e i lavoratori che interverranno rappresentano un importante spaccato della realtà occupazionale siciliana. Tutti sono accomunati dall’esigenza di riscattare le ragioni dell’importante ruolo che svolgono nella società, e i tantissimi giovani presenti nel comparto vogliono anche sapere per cosa stanno utilizzando i migliori anni della loro vita. Queste domande e queste aspettative vanno raccolte dalla Cgil e dalla Flai. A loro dobbiamo dare le motivazioni per organizzarsi nel sindacato e la certezza che è possibile lottare per migliorare le condizioni di vita e di lavoro.

La manifestazione di oggi sarà conclusa da Guglielmo Epifani, al quale va il nostro corale ringraziamento per avere con fermezza, nella lettera inviata al Presidente del Consiglio subito dopo la presa d’atto dell’accordo del 23 luglio,  messo al primo posto i motivi della riforma del welfare del settore agricolo.

In seguito a questa presa di posizione si è sottoscritto l’accordo. Era dagli anni ’70 del secolo scorso che non accadevano fatti di questo genere.

Grazie, compagno Epifani.

Tutto ciò è stato possibile anche per la grande forza che la Flai, guidata da Franco Chiriaco, ha avuto nel rilanciare le ragioni dei braccianti che non sono né residuali, né marginali, né facenti parte di un club di “amanti della natura” che traggono beneficio se lavorano tanto e guadagnano poco.

Dopo aver riformato lo stato sociale, dobbiamo riformare il mercato del lavoro e pretendere un ruolo più efficiente da parte dell’Inps nella gestione dell’area agricola.

Sul mercato del lavoro occorre rilanciare la presenza dello Stato, senza, ovviamente, reintrodurre né il tesserino rosa né gli uffici di collocamento.

E’ evidente che il lavoro non può esser lasciato alla pura discrezionalità dei caporali o delle aziende, senza che i lavoratori e le loro organizzazioni abbiano la possibilità di svolgere un ruolo attivo.

Sei, sono i miliardi di euro relativi ai contributi previdenziali che negli ultimi venti anni le aziende non hanno versato all’Inps.

E’ forte, quindi, l’esigenza che i lavoratori agricoli hanno di avere un Istituto più autorevole, in grado di sapere riscuotere i contributi previdenziali, di reprimere le evasioni contrattuali e lottare il lavoro nero, di dare alle aziende la certezza che rispettare le leggi conviene. Oggi, purtroppo, non è così.

Le aziende agricole non pagano i contributi per 6 miliardi di euro ma vengono giustificate, corteggiate, consigliate, sostenute.

I lavoratori, invece, vengono prima sfruttati dalle false coop gestite dai caporali e dopo “declassati” dall’Inps a manodopera somministrata escludendoli dagli elenchi anagrafici del 2007.

Questo è ciò che la tecnostruttura dell’Istituto ci ha annunciato. Così non può essere e così non sarà.

Le decine di migliaia di lavoratrici e di lavoratori che in questi giorni stanno compilando il modulo per richiedere l’indennità di disoccupazione, gli assegni familiari e avere accreditati i contributi ai fini pensionistici hanno diritto alle prestazioni agricole e li devono avere.

Inoltre bisogna chiudere, e al più presto, con l’Istituto i contenziosi relativi a circa 15.000 lavoratori che, pur essendo iscritti negli elenchi anagrafici annuali del 2005 e del 2006, non hanno ancora avuto né le prestazioni di disoccupazione né l’accreditamento dei contributi ai fini previdenziali.

Le truffe perpetrate ai danni dell’Istituto da cittadini senza scrupoli e da organizzazioni anche mafiose non si possono combattere con la decimazione della categoria e al di fuori delle regole e delle leggi. E’ come se si fosse attuata la lotta alla mafia decimando i siciliani.

Le lavoratrici, i lavoratori e la Flai vogliono e pretendono che  l’Inps sia autorevole ed efficiente, rispettoso delle leggi e delle regole anche nel settore agricolo.

Dobbiamo, contemporaneamente, continuare ad affrontare le questioni contrattuali a partire dalla riaffermazione di una riforma del sistema che confermi il ruolo insostituibile del contratto nazionale e ne rilanci la validità, a partire dalla valorizzazione del lavoro a tempo indeterminato.

Sono in corso le trattative per il rinnovo dei contratti provinciali, che non sono, però, iniziate in tutte le province. Dobbiamo dare un impulso sia nel far rivivere alle lavoratrici e ai lavoratori questa importante fase della democrazia sindacale, sia per affermare che la contrattazione decentrata è un modo per far esistere il contratto nazionale nei territori e nelle aziende.

Il comitato direttivo della Flai siciliana, nella sua ultima seduta, ha stabilito che il 2008 deve essere l’anno della legalità nel lavoro e che “salario, diritti, dignità e qualità” sono le parole d’ordine con le quali dobbiamo sensibilizzare l’opinione pubblica, le istituzioni e i partiti, alzando il livello di legalità e di giornate collocate nella nostra categoria.

Riconosciamo a Confindustria di aver abbracciato i valori dell’antimafia che sono stati e sono fondanti per la nostra organizzazione. Chiediamo a Confagricoltura (Coldiretti e Cia lo hanno già fatto) di fare lo stesso passo coraggioso e a tutte le organizzazioni datoriali dell’Agro-Industria di impegnarsi anche sul versante della lotta al lavoro nero e allo sfruttamento, che è alla base anche degli infortuni e delle malattie professionali dei nostri lavoratori.

Non vorrei che all’illegalità nel lavoro si aggiungesse il paradosso che è più facile lottare e sconfiggere la mafia anziché lottare e sconfiggere il lavoro nero e lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo.

Compagni e compagne, lavoratrici e lavoratori, ragazze e ragazzi, grazie per la vostra presenza, grazie per la passione con la quale portate avanti il lavoro e per il contributo che date alla Flai.

Grazie, ancora, a Guglielmo Epifani per il grande impulso che ci ha dato nel rilanciare i valori del comparto Agro-Alimentare-Ambientale e per il riscatto del lavoro dipendente manuale ed intellettuale.