REPUBBLICA ITALIANA


 

  REPUBBLICA ITALIANA

REGIONE SICILIANA
ASSESSORATO AGRICOLTURA E FORESTE

Linee di indirizzo per il

Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013

Documento di lavoro

Palermo, settembre 2006

 


REPUBBLICA ITALIANA


REGIONE SICILIANA
ASSESSORATO AGRICOLTURA E FORESTE


Linee di indirizzo per il Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013
 


Palermo, settembre 2006

1. Gli scenari di riferimento ............................................................................................... 1
2. Il quadro normativo della programmazione per lo sviluppo rurale .......................... 2
3. Il contesto rurale regionale.............................................................................................4
3.1. Il sistema agricolo, agroalimentare e forestale.........................................................4
3.2. L’ambiente e la gestione del territorio ..................................................................... 5
3.3. L’economia rurale e la qualità della vita..................................................................7
4. L’esperienza dell’attuale programmazione .................................................................. 8
5. Strategie e priorità ........................................................................................................ 11
5.1. Innovazione nella “governance” ............................................................................ 12
5.2. La strategia per lo sviluppo rurale..........................................................................14
5.2.1. Asse 1 – “Miglioramento della competitività del settore agricolo e forestale”................ 17
5.2.2. Asse 2 – “Miglioramento dell’ambiente e dello spazio rurale”........................................ 20
5.2.3. Asse 3 – “Qualità della vita nelle zone rurali e diversificazione dell’economia
rurale”.............................................................................................................................. 22
5.2.4. Asse 4 – “LEADER” ......................................................................................................... 25
5.3. L’integrazione tra le programmazioni per lo sviluppo: coesione e sviluppo
rurale....................................................................................................................... 26
5.4. L’equilibrio finanziario .......................................................................................... 28
5.5. Priorità territoriali................................................................................................... 29
PSR linee indirizzo.doc - ii -


Il presente documento è finalizzato a rilanciare in Sicilia il confronto sulla strategia per lo
sviluppo rurale nella nuova fase di programmazione. Mentre è in corso la redazione della
proposta di Programma di Sviluppo Rurale Sicilia 2007-2013 (PSR), infatti, l’Assessorato
regionale Agricoltura e Foreste ritiene indispensabile focalizzare i temi del confronto con i
partner istituzionali economici e sociali su scelte ed opzioni strategiche della nuova fase di
intervento pubblico per l’agricoltura e le aree rurali.

Si tratta, dunque, di uno strumento aperto per la discussione, con il quale vengono indicati gli
obiettivi generali della Regione per lo sviluppo rurale discendenti dalle norme comunitarie,
dai riferimenti nazionali e dall’analisi del contesto regionale.

1. Gli scenari di riferimento
Negli ultimi due decenni nuovi processi sociali ed economici – dalla globalizzazione,
all’internazionalizzazione dell’economia, al tumultuoso sviluppo della ricerca e
dell’innovazione – hanno modificato i rapporti dell’agricoltura con la società, i mercati e i
territori.

Oggi il settore agricolo e agroalimentare regionale guarda a questi processi con
preoccupazione piuttosto che come fonte di nuove opportunità. In particolare, l’allargamento
dell’Unione Europea, la politica euromediterranea con la creazione dell’area di libero scambio
nel 2010, l’accordo EBA (Everything But Arms) sottoscritto dall’Unione Europea con i paesi
in ritardo di sviluppo, i negoziati WTO sono spesso percepiti come “minacce” per l’equilibrio
economico e sociale, già difficile, delle nostre aree rurali.

In realtà, la possibilità di cogliere positivamente le opportunità dell’innovazione poste alla
Sicilia da parte dell’economia globale dipende dalla capacità di tutto il sistema regionale –
istituzioni, aziende, organizzazioni sociali – di programmare un riposizionamento competitivo
del bacino regionale di produzione verso i mercati.

L’Unione Europea nel 2003 e nel 2004 ha compiuto una scelta netta in questa direzione con la
riforma della Politica Agricola Comune (PAC) che ha “liberato” le scelte produttive delle
aziende agricole dai vincoli posti dagli aiuti collegati al tipo di produzione (c.d.
“accoppiamento)”. Com’è noto la nuova PAC si basa sul disaccoppiamento del sostegno dalla
produzione, sulla condizionalità degli aiuti al rispetto di parametri ambientali, sulla
modulazione delle risorse finanziarie a favore delle politiche di sviluppo rurale, nonché su
misure innovative intese a rafforzare la fiducia dei consumatori e la sostenibilità dell’attività
agricola. In linea con gli indirizzi comunitari di Goteborg e di Lisbona la PAC intende
valorizzare il “modello europeo di agricoltura”, promuovendo un orientamento al mercato
dell’agricoltura e la multifunzionalità nella aree rurali, in un quadro complessivo di
competitività, di coesione economico-sociale e territoriale, di sicurezza alimentare e di
sostenibilità dello sviluppo.

L’impresa agricola è oggi chiamata ad operare le sue scelte in un quadro di convenienze
economiche determinate sempre più dalle dinamiche dei mercati, dai fattori esterni all’azienda
(contesto istituzionale, territoriale, ed organizzativo per le filiere) che rendono necessario per
l’imprenditore agricolo sviluppare capacità di analisi economica, cultura d’impresa e forte
attitudine manageriale.

D’altronde le imprese agroalimentari devono confrontarsi con le richieste e le regole dettate
dalla Grande Distribuzione Organizzata (GDO), dalle normative vigenti in materia di
sicurezza alimentare e dai mutamenti intervenuti negli stili di vita e di consumo.

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In definitiva, anche in Sicilia lo scenario di riferimento per il sistema agroalimentare e le aree
rurali risulta caratterizzato da:

• una forte dinamicità dei mercati con l’esigenza di accrescere la competitività delle
aziende e dei relativi sistemi territoriali e, quindi, di consolidare l’orientamento al
mercato delle scelte produttive degli agricoltori;
• un crescente interesse – e anche dalla “disponibilità a pagare” – dei
cittadini/consumatori verso la “qualità” dei prodotti e delle risorse delle aree rurali,
che può portare ad una “centralità” di tali aree nella costruzione di un modello di
sviluppo sostenibile.
Il disegno strategico di riferimento per il PSR 2007-2013 va, dunque, definito rispetto alle
grandi sfide sopra accennate, tenendo presenti sia i vincoli che le potenzialità proprie delle
filiere e dei sistemi territoriali dell’Isola.

2. Il quadro normativo della programmazione per lo
sviluppo rurale
Il Regolamento CE n. 1290/2005 del Consiglio sul finanziamento della PAC ha definito un
quadro normativo unitario per il finanziamento del primo e del secondo pilastro della Politica
Agricola Comune. Con il Regolamento CE n. 1698/2005 del Consiglio del 20 settembre 2005
sono stati definiti gli obiettivi e le regole fondamentali del Fondo Europeo Agricolo per lo
Sviluppo Rurale (FEASR). Le principali novità del nuovo intervento per lo sviluppo rurale
riguardano:

• l’adozione di un unico strumento di finanziamento e di programmazione: il FEASR;
• l’approccio strategico della programmazione, chiaramente imperniato sulle priorità
stabilite dall’Unione Europea a livello di Consiglio;
• l’impostazione monofondo della programmazione, con la separazione operativa del
FEASR dai fondi strutturali;
• l’integrazione dell’approccio LEADER, che chiusa la sua fase sperimentale ed
innovativa entra a pieno titolo tra gli strumenti ordinari per lo sviluppo rurale;
• un marcato approccio dal basso verso l’alto attraverso il quale Stati membri, Regioni e
Gruppi di Azione Locale (GAL) disporranno di un ampio margine di manovra per
adattare i programmi alle esigenze locali;
• il coordinamento delle norme sullo sviluppo rurale con la nuova disciplina degli aiuti
di Stato nel settore agricolo (nuovi Orientamenti comunitari 2007-2013, proposta di
Regolamento di esenzione e Regolamento de minimis).
• l’unificazione – per il primo e secondo pilastro – delle procedure finanziarie
nell’organismo pagatore;
• il potenziamento delle attività di controllo, valutazione e rendicontazione ed una più
chiara ripartizione di competenze tra gli Stati membri e la Commissione;
Il 20 febbraio 2006 il Consiglio ha adottato gli Orientamenti Strategici Comunitari (OSC) per
lo sviluppo rurale, che definiscono le priorità strategiche europee ed una gamma di opzioni
offerte agli Stati membri per l’elaborazione dei Piani Strategici Nazionali (PSN). I
Programmi di Sviluppo Rurale devono individuare obiettivi strategici specifici per il territorio

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di riferimento all’interno del quadro delineato dagli Orientamenti Strategici Comunitari e dal
PSN.

Il Regolamento CE n. 1698/2005 definisce gli obiettivi che la politica di sviluppo rurale
intende perseguire:

a) accrescere la competitività del settore agricolo e forestale sostenendo la
ristrutturazione, lo sviluppo e l’innovazione;

b) valorizzare l’ambiente e lo spazio naturale sostenendo la gestione del territorio;

c) migliorare la qualità di vita nelle zone rurali e promuovere la diversificazione delle
attività economiche.

Conseguentemente il Regolamento individua le priorità (“assi”) e le misure per la
programmazione 2007-2013. Gli assi sono quattro e la norma definisce anche le risorse
finanziarie minime da attribuire nel PSR a ciascuno di loro:

Asse Peso % minimo
su PSR
Asse 1: Miglioramento della competitività del settore agricolo e forestale 10%
Asse 2: Miglioramento dell’ambiente e dello spazio rurale 25%
Asse 3: Qualità della vita nelle zone rurali e diversificazione dell’economia rurale 10%
Asse 4: Approccio LEADER 5%

E’ opportuno anche mettere in evidenza, sinteticamente, alcuni vincoli generali posti alla
nuova programmazione:

• non saranno ammissibili al sostegno pubblico nel nuovo PSR gli investimenti delle
grandi imprese, (fanno eccezione le imprese che occupano meno di 750 persone o il
cui fatturato annuo non supera i 200 milioni di euro);
• nella gestione finanziaria del Programma si userà la regola del disimpegno automatico
(c.d. “N + 2”).
Il Ministero delle Politiche Agricole, Agroalimentari e Forestali (MIPAAF) ha già definito,
con il concorso delle Regioni, una proposta del Piano Strategico Nazionale sulla quale è stato
avviato il confronto con la Commissione Europea.

E’ opportuno ricordare che gli interventi per lo sviluppo rurale del periodo 2007-2013, tra
l’altro, faranno riferimento anche ad una normativa nazionale innovata, in linea con
l’orientamento generale di favorire la modernizzazione delle imprese e la valorizzazione del
ruolo multifunzionale dell’impresa agricola nelle comunità rurali. Le innovazioni normative
più significative sono:

• la ridefinizione dei soggetti con il riconoscimento di imprenditore professionale alle
società di persone e di capitale (art. 1 del D.Lgs. n. 99/2004), l’adeguamento delle
norme fiscali e previdenziali alla riforma dell’art. 2135 del codice civile relativo alla
definizione di imprenditore agricolo e il riconoscimento di attività agricola alla
produzione di energia che consentono la diversificazione delle attività dell’impresa;
• il “compendio unico” che non consente il frazionamento delle imprese che hanno
usufruito di sostegni pubblici (art. 7 del D.Lgs. n. 99/2004);
• la semplificazione amministrativa (art 13 del D.Lgs. n. 99/2004) che individua nel
fascicolo aziendale lo strumento informativo certificato su base documentale
attraverso il quale l’impresa si rapporta con le diverse amministrazioni pubbliche
competenti del settore per richieste di sostegno finanziario e di autorizzazioni. Il
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fascicolo, completamente informatizzato, contiene le informazioni funzionali alla
conoscenza dell’impresa e delle sue attività e comportamenti consentendo uno
snellimento delle procedure amministrative, una riduzione dei costi di accesso alle
misure di sostegno per l’agricoltore ed una maggiore trasparenza della spesa e del
processo amministrativo.

• la normativa sulla regolamentazione dei contratti all’interno della filiera, che rafforza
il ruolo delle Organizzazioni dei Produttori e costituisce un quadro certo di regole per
lo sviluppo dell’integrazione contrattuale del settore primario con i settori a valle della
trasformazione e distribuzione;
• i nuovi strumenti di gestione del rischio, con la riforma della normativa sulle
assicurazioni (D.Lgs. n. 102/2004) e la creazione di strumenti per favorire l’accesso
delle imprese agricole ai mercato dei capitali (norme sul Fondo capitale di rischio e
Fondo Interbancario di Garanzia).
3. Il contesto rurale regionale
3.1. Il sistema agricolo, agroalimentare e forestale
Il sistema agroalimentare riveste un ruolo importante nell’economia e nella società siciliana.
La presenza di diverse realtà territoriali e di importanti filiere determina un complesso ed
articolato contesto produttivo, sociale e culturale.

Tuttavia, il sistema presenta ancora debolezze strutturali, confermate dal limitato apporto del
valore aggiunto agricolo sul valore aggiunto totale dell’economia siciliana. Di contro, la
produttività del lavoro registra un incremento da correlare, spesso, alla perdita di forza lavoro
che si sposta verso settori con maggiore redditività, minore complessità nella produzione e
minori rischi di impresa.

In generale la situazione strutturale del sistema agricolo ed agroalimentare siciliano si può
sintetizzare nei seguenti punti:

• l’attività agricola è esercitata da 365 mila aziende agricole, zootecniche e forestali, su
una superficie complessiva di 1,5 milioni di ettari, dei quali 1,3 milioni costituiscono
la SAU (Censimento ISTAT, 2000). Il 78% delle aziende ha una dimensione
economica inferiore a 4 UDE.
• si rileva la preponderanza di conduttori anziani (i 2/3 delle aziende sono condotte da
agricoltori di oltre 55 anni) ed una ancora contenuta presenza delle donne nel settore
(il 71% dei conduttori è rappresentato da uomini);
• la maggior parte dei conduttori possiede la licenza di scuola elementare o la licenza di
scuola media inferiore; il 14% è ancora privo di titolo di studio e solo il 2% ha
frequentato o frequenta un corso professionale;
• riguardo al contributo dell’agricoltura alla formazione degli investimenti, si sottolinea
che la quota investita rispetto al totale ha subìto, nell’ultimo decennio, una flessione,
passando dal 6,4% nel 1995 al 4,5% nel 2003. Tale trend è da attribuire, in primo
luogo, alla scarsa liquidità delle aziende aggravata in questi ultimi anni dal quadro
congiunturale dell’economia e dalla crisi di mercato di alcuni comparti.
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La grande maggioranza delle imprese siciliane si caratterizza per ridotte dimensioni aziendali,
elevati costi di produzione (a causa prevalentemente di sistemi di allevamento obsoleti e/o di
colture difficilmente meccanizzabili), scarsa implementazione di innovazioni tecnologiche,
difficoltà di reperimento di manodopera, in particolare di quella specializzata, elevati costi di
commercializzazione dovuti alla carenza ed inefficienza del sistema dei trasporti, ridotta
capacità di gestione, difficoltà tecnico-organizzative legate anche alla carenza di servizi e di
infrastrutture. Questi fattori condizionano la competitività delle imprese, nonché la loro
capacità di adeguare le proprie strutture aziendali (difficoltà di accesso al credito e minore
propensione all’investimento).

Nonostante ciò, si rilevano anche imprese export oriented dotate di tecnologie molto
sofisticate e coinvolte in elevati investimenti, con un’efficace capacità di programmazione a
livello produttivo e commerciale.

Il settore agricolo ed agroalimentare siciliano si avvantaggia di favorevoli caratteristiche
pedoclimatiche e di specifiche vocazioni territoriali che consentono una spiccata
diversificazione dell’offerta. Tali condizioni ambientali permettono di incentivare lo sviluppo
di metodi di produzione rispettosi dell’ambiente e della salute dei consumatori, nonché la
realizzazione di produzioni destagionalizzate che rappresentano un vantaggio concorrenziale,
in particolar modo verso la Grande Distribuzione.

La Sicilia vanta produzioni di alta qualità con prospettive crescenti, alcune specializzazioni
distrettuali anche di notevole qualità in diversi comparti a forte immagine e vocazione
all’export (cereali, ortofrutta, olio, vino, formaggi), una significativa presenza di produzioni a
marchio DOP, IGP, DOC, IGT e numerosi prodotti tradizionali, che rappresentano una fonte
importante di reddito oltre che garanzia di un prezioso quanto delicato rapporto economico
con il territorio.

Un ruolo importante per l’agricoltura regionale è rivestito dal comparto dell’agricoltura
biologica che, in termini di superfici (192 mila ettari) e di operatori (10.462), rappresenta il
17% circa del totale nazionale (Biobank, 2003) e colloca la Sicilia ai primi posti in Europa;
sebbene si verifichi anche che quote significative di prodotti biologici vengano distribuite sul
mercato convenzionale.

Il patrimonio boschivo siciliano è quantitativamente limitato ma di grandissima importanza,
in particolare se si considera il ruolo multifunzionale svolto dalle foreste. Infatti, in questi
ultimi decenni il vecchio modello di una selvicoltura basata essenzialmente su scopi
produttivi è stato sostituito da quello della gestione sostenibile delle foreste, basato
prevalentemente sulla funzione ambientale svolta. Dal punto di vista economico il settore
forestale attraversa una crisi legata ad innumerevoli fattori, ma si sono aperte nuove
prospettive basate principalmente sulla produzione di biomasse per finalità energetica,
condizionate comunque dalla necessità di realizzare gli investimenti indispensabili per
attivare un’efficiente filiera bosco - legno - energia.

3.2. L’ambiente e la gestione del territorio
La Sicilia è caratterizzata da una gamma molto ampia di condizioni pedo-climatiche che ha
fatto dell’isola un centro di origine e diversificazione biologica di estremo interesse per
realizzare i prodotti unici utilizzati nella dieta mediterranea. L’isola è una risorsa rilevante per il
mantenimento della biodiversità di specie vegetali ed animali.

Per quanto riguarda gli aspetti legati alla tutela del suolo, si osserva in alcune aree
un’accelerazione dei processi di degrado dei suoli tipici dell’area mediterranea, quale
erosione, salinizzazione, sodicizzazione, riduzione di sostanza organica, deterioramento della

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struttura, desertificazione. Nelle aree costiere, i problemi più gravi di degradazione dei suoli
sono la salinizzazione e la sodicizzazione, dato che per l’irrigazione vengono utilizzate acque
sotterranee che si arricchiscono di sali per infiltrazioni di acqua marina. Nelle aree collinari
interne, l’erosione idrica rappresenta invece il più importante e diffuso fenomeno di degrado
del suolo, interessando oltre un terzo della superficie regionale.

I comuni della Sicilia classificati a rischio idrogeologico “molto elevato” sono 23, quelli a
rischio “elevato” 132. L’entità del rischio varia dal 19% nel Siracusano all’80% nell’Ennese,
dove il rischio idrogeologico rappresenta ormai un’emergenza ambientale. Circa il 48% del
territorio regionale risulta classificato a rischio “medio-alto” di desertificazione e il 7% a
rischio “elevato”.

Il pericolo di degrado è rilevante anche nelle aree a forte rischio di abbandono, tra le quali
sono presenti, per diverse migliaia di ettari, quelle con paesaggi seminaturali, equiparabili alle
aree a forte valenza ambientale.

Inoltre, una crescente attenzione deve essere rivolta all’inquinamento da metalli pesanti nei
suoli, che supera i limiti di legge nelle province di Catania, Palermo e Ragusa.

Sotto il profilo della biodiversità, sussiste nell’isola il rischio di depauperamento, per la
riduzione degli ecosistemi naturali, lo sviluppo urbano, l’intensificazione delle attività
agricole in alcune aree e l’abbandono di altre aree agricole, a causa della loro scarsa
convenienza economica, nonché per l’elevata incidenza degli incendi boschivi.

Le aree naturali protette in Sicilia coprono oltre il 10% del territorio, al pari del dato medio
nazionale. I parchi regionali (Alcantara, Etna, Madonie e Nebrodi) occupano il 7% della
superficie regionale. Le riserve naturali regionali sono 75, interessando una superficie pari al
3% della superficie regionale.

Nell’ambito della Rete Natura 2000 in Sicilia sono presenti 125 Siti di Interesse Comunitario
(SIC), 17 Zone di Protezione Speciale (ZPS) e 91 aree che presentano sovrapposizioni tra
quelle individuate a SIC e quelle individuate a ZPS, per un totale complessivo di 233 siti. La
superficie interessata è 733.234 ettari, di cui 85.392 ettari di superficie marina e 647.842 ettari
di superficie terrestre (pari al 40% dei terreni agricoli). La percentuale di territorio interessato
da SIC e SIC/ZPS, pari a circa il 15% del territorio regionale nell’anno 2004, è incrementata a
circa il 25% nel 2006 (Dati CORINE Land Cover).

Bassa, seppure di grande pregio, è l’incidenza delle superfici forestali nel territorio regionale
(circa il 13% rispetto alla media nazionale del 33, 7%). Gli ecosistemi forestali ospitano una
parte importante della biodiversità, in termini di specie, genotipi e processi ecologici; essi
hanno, quindi, grande valore per la conservazione e la gestione sostenibile della biodiversità.

Nei territori agricoli ad elevata valenza naturale rientrano molte aree rurali ricadenti in quelle
protette, nella Rete Natura 2000 e in gran parte delle zone agricole montane degli ambiti
territoriali agricoli montani e marginali. Le aree agricole ad alto valore naturalistico
comprendono il 30,4% circa della SAU, di cui il 14,8% sono classificate come “aree agricole
eterogenee”, il 15,5% “praterie naturali” e lo 0,14% “aree umide marittime e interne”.

Un aspetto problematico, ma non ancora di rilevanza immediata, riguarderebbe il rischio di
inquinamento genetico derivante da OGM. Attualmente non sono registrate coltivazioni
autorizzate di tali piante nel territorio regionale. In ogni caso, ai sensi della normativa vigente,
tali colture – siano esse utilizzate per la produzione che per la ricerca – sono da escludere
nelle aree protette.

Per gli aspetti di tutela delle risorse idriche, in Sicilia – nonostante l’impiego di elementi
chimici in agricoltura sia piuttosto contenuto, rispetto all’Italia e alle altre regioni meridionali

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(ISTAT, 2005) – si rileva che la causa principale dell’inquinamento delle acque è
rappresentata dai nitrati di origine agricola, a causa dell’uso eccessivo di fertilizzanti e dello
spandimento sul suolo di reflui zootecnici.

La Regione, in applicazione della Direttiva CE n. 91/676/CEE, ha realizzato una “Carta della
vulnerabilità all’inquinamento da nitrati di origine agricola”, tenendo conto sia della
vulnerabilità delle acque sotterranee che di quelle superficiali, ed ha predisposto nel 2003 il
“Programma di azione obbligatorio per le zone vulnerabili da nitrati di origine agricola”
(documenti aggiornati al 2005) definendo le norme obbligatorie specifiche per le aziende
agricole che ricadono nelle zone vulnerabili, insieme ad una serie di azioni di divulgazione e
di formazione dei tecnici e degli operatori agricoli. Le zone vulnerabili occupano una
superficie pari all’8% circa della superficie agricola regionale.

Sono state, inoltre, avviate le procedure per la definizione delle aree vulnerabili ai prodotti
fitosanitari, anche ai fini dell’emanazione di uno specifico piano di monitoraggio regionale da
effettuarsi sia nell’ambito di bacini imbriferi superficiali che sotterranei. Per le sostanze
ritenute particolarmente pericolose, l’Agenzia Regionale Per l’Ambiente (ARPA) ha già
avviato un piano di monitoraggio.

Tra gli elementi da prendere in considerazione vi è, inoltre, l’allarme sul progressivo
cambiamento climatico. Per ciò che riguarda l’attività agricola, le cause principali del
cambiamento climatico sono attribuibili alle emissioni di gas inquinanti ad effetto serra, causate
dall’attività zootecnica, dalla fertilizzazione e dalla gestione dei reflui zootecnici. L’incidenza
delle emissioni regionali nel settore è però marginale rispetto al totale nazionale. E’ necessario,
comunque, promuovere la diffusione di pratiche agricole e zootecniche ecocompatibili e di
attività per la riduzione di emissioni di gas serra e ammoniaca.

E’ importante, inoltre, che la Regione assicuri il proprio contributo al raggiungimento
dell’obiettivo individuato dal Protocollo di Kyoto per l’Italia. A tale proposito occorre
ricordare la funzione svolta dalle foreste, in particolare dai nuovi impianti, nell’assorbimento
e nella fissazione dell’anidride carbonica, nonché quella legata alla produzione di biomasse,
quali fonti di energia rinnovabile, che forniscono interessanti soluzioni per le strategie di
mitigazione dell’effetto serra e dei cambiamenti climatici. Pertanto, l’incremento della
superficie forestale, nonché di quella a prati e pascoli, e della sostanza organica del suolo
possono costituire un potenziale di notevole entità per l’incremento dei sink di carbonio.

D’altra parte, i cambiamenti climatici sono causa di eventi climatici e ambientali nefasti per il
territorio regionale (siccità, piogge acide, innalzamento delle acque). La siccità, in particolare,
contribuisce all’estensione delle aree soggette a rischio di desertificazione, nonché ad
accentuare la fragilità del territorio siciliano alla problematica degli incendi boschivi.

3.3. L’economia rurale e la qualità della vita
A livello regionale si riscontra una generale insufficienza di servizi rivolti sia alla qualità della
vita delle popolazioni rurali sia allo sviluppo economico degli stessi territori. In particolare, si
rileva un’ancora limitata efficienza dei sistemi fognari e depurativi, una scarsa gestione dei
sistemi e delle infrastrutture di adduzione e distribuzione della risorsa idrica, un sistema di
raccolta differenziata dei rifiuti di recente introduzione, una ridotta diffusione delle tecnologie
dell’informazione e della comunicazione che incide sul livello di apertura verso l’esterno dei
territori.

Per quanto riguarda le reti materiali di collegamento, in tutto il territorio dell’isola emergono
limitati e insufficienti livelli di infrastrutturazione, con particolare riferimento alle reti stradali

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e ferroviarie, principali e secondarie. Debole è, inoltre, il sistema delle strade rurali, con
conseguente aggravio dei costi di trasporto per gli imprenditori agricoli.

Sembra pesare ancora il ritardo culturale per cui la tecnologia ed i servizi collegati non sono
colti come un’opportunità di crescita per le attività produttive e commerciali. Se questo vale
per l’intero territorio regionale, si comprende come nelle rurali si aggravano i ritardi, in
particolare nell’applicazione e nell’utilizzo di tecnologie informatiche e telematiche e
nell’apprezzamento dei relativi vantaggi.

Si rileva, altresì, che il patrimonio dei centri storici rurali siciliani è spesso lontano dalle
caratteristiche di isolamento che altrove facilitano la trasmissione nel tempo dell’integrità
locale. Il rapporto campagna - città tende a diventare poco stabile, soprattutto nelle zone in cui
i piccoli borghi periferici si trasformano in nuove aree di lottizzazione edilizia o industriale.
L’intensificarsi dei processi di urbanizzazione e la conflittualità nell’uso del suolo possono
condurre alla riduzione significativa della disponibilità di aree agricole e rurali, nonché allo
sviluppo di forme di turismo poco sostenibile che potrebbero compromettere irreparabilmente
il patrimonio naturalistico ed ambientale regionale.

L’analisi del tessuto imprenditoriale locale permette di osservare una composizione per classe
dimensionale delle imprese che si contraddistingue per la prevalenza di imprese di piccola
dimensione (il 97% delle imprese siciliane sono microimprese). La situazione provinciale è
abbastanza uniforme, anche se le province metropolitane di Palermo, Catania e Messina fanno
registrare indici lievemente più elevati, probabilmente grazie alla presenza di specifiche
economie di urbanizzazione che incidono positivamente sulle opportunità d’impresa.

La distribuzione settoriale delle imprese attive conferma che, rispetto ad una media nazionale
del 19% e ad una media regionale di circa il 28%, alcune province (Trapani, Agrigento e
Ragusa) risultano maggiormente specializzate nella localizzazione di imprese agricole. In
generale si può affermare che in Sicilia, e in particolare nelle aree rurali, ancora oggi, il
settore agricolo continua a svolgere un ruolo chiave soprattutto dal punto di vista della
capacità di assorbimento di forza lavoro.

L’agriturismo e il turismo rurale costituiscono per certi aspetti delle innovazioni tuttora
interessanti in materia di multifunzionalità, anche perché in Sicilia il settore non ha ancora
espresso le reali potenzialità di traino per l’economia locale. Si consideri a tal proposito, che il
quadro del movimento turistico regionale evidenzia, nel 2004, un trend nuovamente crescente
dopo la leggera contrazione subita dagli arrivi e dalle presenze durante il biennio 2002-2003.
Il fenomeno agriturismo, in particolare, ha registrato, nel periodo 2000-2004, una dinamica
evolutiva molto interessante, con una forte espansione delle strutture aziendali. Il numero
delle imprese agrituristiche passa, infatti, da 141 a 312, mentre un incremento più marcato
scaturisce dalla disponibilità di posti letto che nello stesso periodo passano da 1.563 a 3.854.

Infine, bisogna ricordare che il rischio di impoverimento demografico – in particolare nelle
fasce più giovani della popolazione – e di abbandono dei centri, con conseguente contrazione
delle forze lavoro in alcuni settori chiave, rappresenta in alcune aree rurali l’ostacolo
maggiore alla qualificazione delle imprese e alla diversificazione dell’economia.

4. L’esperienza dell’attuale programmazione
Gli interventi per lo sviluppo rurale della Regione Siciliana nel ciclo 2000-2006 si sono
concretizzati nel Programma Operativo Regionale (POR), nel Piano di Sviluppo Rurale
(PSR) e nel Programma Regionale LEADER Plus (PRL+).

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Il POR Sicilia 2000-2006, con 1.516 milioni di euro di spesa pubblica (FEOGA), catalizza la
maggiore quota di risorse e, conseguentemente, incorpora la gran parte misure per lo sviluppo
rurale fino al 2006 ed ha prodotto impatti significativi sul sistema agricolo siciliano. Tuttavia,
emerge come dal punto di vista programmatico ed attuativo – anche in relazione agli indirizzi
della nuova programmazione 2007-2013 – l’azione condotta sulla tematica della
diversificazione economica e dei servizi non risulti sufficiente.

Punti di forza POR Punti di debolezza POR

• Innovazione nella gestione dei fondi pubblici con • Attuazione del Programma caratterizzata dalla
l’introduzione del “sistema a bandi”: maggiore costante emergenza per limitata velocità di spesa
trasparenza, selezione di progetti più efficaci. (in particolare delle misure non propriamente
• Importante impulso per il cambiamento
agricole) rispetto agli obiettivi annuali di
generazionale nelle aziende.
realizzazione imposti dalla normativa comunitaria.
• Moltiplicatore dell’efficacia per le sinergie tra le
• Tempi eccessivamente lunghi delle istruttorie delle
misure all’interno del POR e tra i Programmi.
domande di aiuto presentate per i bandi.
• Proposte progettuali delle aziende in crescita sia
• Difficoltà nel reperimento dei capitali privati da
quantitativa che qualitativa.
parte delle imprese finanziate, anche a causa della

contingenza economica negativa per molti

comparti degli ultimi anni.

• Squilibrio fra le misure finalizzate alla
competitività con quelle più propriamente di
sviluppo rurale e di gestione del territorio.
• Mancanza di linee di intervento dedicate ai servizi
essenziali per l’economia e la popolazione rurale.
• Insufficiente approccio trasversale ai temi della
logistica, dell’integrazione degli interventi in una
logica di filiera e dell’internazionalizzazione delle
imprese.
• Limitata adesione all’unica misura indirizzata
all’incremento della qualità dei prodotti
agroalimentari (misura 4.13).
Il Piano di Sviluppo Rurale persegue l’obiettivo della tutela dell’ambiente, del suolo e quello
della salvaguardia della biodiversità favorendo, nel contempo, il ricambio generazionale e
limitando il fenomeno dell’esodo rurale e dell’abbandono dei terreni. Si caratterizza per la
predominanza finanziaria delle misure agroambientali – che assorbono il 77% della spesa
totale – e per la quota (due terzi del totale) destinata agli impegni del precedente periodo di
programmazione in virtù di quanto previsto dal Regolamento CE n. 2603/1999. Le spese per
gli interventi di imboschimento forestale risultano pari al 22% del totale.

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Punti di forza PSR 2000-2006 Punti di debolezza PSR 2000-2006

• Riduzione delle “pressioni” agricole sulle risorse
naturali (acqua e suolo).
• Salvaguardia - ripristino della biodiversità e dei
valori paesaggistici degli ambienti agricoli.
• Intervento regionale aggiuntivo per fare fronte alla
sostanziale diminuzione della capacità di sostegno
rispetto alla precedente fase di programmazione
dello sviluppo rurale (1994/1999).
• Concentrazione degli interventi in aree territoriali
più sensibili dal punto di vista ambientale e su
tipologie di intervento e di beneficiari, in modo da
aumentare l’impatto del Piano sul sistema
agricolo.
• Criteri selettivi volti ad indirizzare il sostegno
anche verso realtà aziendali e soggetti con
caratteristiche strutturali e capacità imprenditoriali
in grado di assicurare un’adeguata sostenibilità
economica dei sistemi di produzione agricola
ecocompatibili.
• Con riferimento agli imboschimenti l’impatto
territoriale è stato piuttosto ridotto e disperso, a
causa sia della limitata dimensione dei progetti ma
anche delle carenze nel coordinamento della
strategia a livello territoriale.
• Per le produzioni biologiche il sostegno svolge
ancora quasi esclusivamente la funzione di
garantire la permanenza delle aziende nel
comparto ma, nella maggioranza dei casi, non si
concretizza con il consolidamento di processi di
innovazione e qualificazione in grado di garantire
una maggiore competitività e l’autonomia
economica delle produzioni ecocompatibili.
• Ritardi nello scambio delle informazioni tra i
soggetti coinvolti nel processo di attuazione (Sede
centrale dell’Assessorato - Sedi periferiche AGEA)
a causa dell’impossibilità di operare
on line sulle banche dati.
• Con riferimento alla salvaguardia della
biodiversità genetica dei sistemi di produzione
agricola, l’impatto della Misura F è risultato
modesto a causa della mancata attivazione di una
specifica linea di intervento per la salvaguardia
delle specie vegetali in via di estinzione e per il
numero limitato di adesioni alla Azione F4.b
(razze animali).
• Un’importante debolezza dell’attuazione, fonte di
ulteriori criticità, è rappresentata dall’insufficiente
livello di conoscenza da parte degli agricoltori
degli obblighi e, più in generale, del quadro
normativo complessivo.
• Inadeguatezza delle attrezzature negli Uffici
(numero insufficiente di postazioni informatiche,
obsolescenza e malfunzionamento degli strumenti
tecnici).
• Carenza di attività formative specifiche per gli
operatori.
• Mancanza di adeguati strumenti di
georeferenziazione delle aree.
Il Programma di Iniziativa Comunitaria LEADER Plus ha l’obiettivo di promuovere lo
sviluppo locale attraverso l’attuazione di strategie innovative fondate su iniziative del
territorio, per favorire – attraverso l’incremento della qualità della vita nelle aree rurali – la
permanenza della popolazione attiva sul territorio.

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Punti di forza LEADER + Punti di debolezza LEADER +

• Stimolo di dinamiche positive nel processo di • Eccessiva lentezza nel processo di selezione dei 12
costruzione del partenariato. PSL.
• Consolidamento dei partenariati locali. • Tardivo avvio delle attività di animazione sul
territorio.
• Valore aggiunto all’Iniziativa per le sinergie
costruite tra i Programmi di Sviluppo Locale • Fragilità della struttura organizzativa dei GAL.
(PSL) di LEADER, i Patti Territoriali e i Progetti
Integrati Territoriali (PIT), i Progetti Integrati • Difficoltà di natura logistica per i GAL a causa
della mancanza di un supporto concreto da parte

Regionali (PIR) del POR e, in alcuni casi, con altri
dei partner pubblici.
soggetti quali le Agenzie di Sviluppo Integrato.


Riguardo ad altri interventi per lo sviluppo locale, è opportuno proporre alcune brevi
considerazioni – riferite all’ambito dello sviluppo rurale – derivanti dall’attuazione dei
Progetti Integrati Territoriali (PIT) previsti dal POR. Le esperienze più significative si sono
realizzate in quei territori dove l’elemento rurale e l’economia agricola sono prevalenti, come
le aree ricadenti nei PIT Etna, Valle del Torto e dei Feudi, Parco dei Nebrodi, Alto Belice
Corleonese.

In altri casi, l’attivazione di misure FEOGA è servita ad accompagnare particolari elementi di
sviluppo locale, quali il turismo, come nei PIT Reti Madonie e Demetra, oppure il recupero
delle risorse naturali nella Valle Alcantara.

Nell’esperienza PIT si possono leggere elementi di successo come nei casi in cui la
programmazione integrata si è posta in continuità con altre esperienze di progettazione locale
(Patti Territoriali e GAL) o quando ha generato processi di gestione partenariale pubblico -
privato. Tuttavia, si deve rilevare come nei Progetti Integrati non siano mancati fattori critici,
quali la scarsa originalità e innovatività delle strategie proposte, debolezze nella coerenza con
le effettive esigenze territoriali, una programmazione frammentata, difficoltà di gestione dei
progetti, lentezza nella spesa.

Solo in alcuni casi i PIT si sono dimostrati una buona palestra di governo locale, spesso
invece hanno generato duplicazioni di competenze e disorientamento tra gli operatori. Nella
nuova fase di programmazione – senza rinunciare a tenere conto delle specificità del territorio
e dell’esperienza maturata dai PIT – tali limiti dovranno essere superati.

5. Strategie e priorità
L’analisi critica condotta sulle esperienze delle passate programmazioni e la considerazione
delle forti novità introdotte dai Regolamenti comunitari riguardo al sistema di gestione (tra
l’altro: programma monofondo comprensivo di approccio LEADER, Organismo pagatore,
Ente certificatore) inducono il Governo regionale a mettere in particolare evidenza
nell’illustrazione della strategia di sviluppo rurale per il periodo 2007-2013 la problematica
delle modalità attuative del Programma.

Infatti, la qualità di un disegno strategico per lo sviluppo è condizione necessaria ma non
sufficiente per garantire l’efficacia della strategia. La costante sofferenza gestionale vissuta –
ad esempio, per la permanente situazione di emergenza rispetto al disimpegno automatico
nella realizzazione del POR – con il rischio che le soluzioni operative (es. riprogrammazioni)
sminuiscano le scelte politiche e programmatiche, consiglia di porre come primo obiettivo
strategico del Programma una forte innovazione dell’intero sistema di relazioni e di gestione

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(la c.d. governance1), che concerne la Pubblica Amministrazione, le aziende, i tecnici
professionisti con altri operatori, insieme ai portatori di interessi collettivi.

5.1. Innovazione nella “governance”
Si ricorda che, nel corso dell’attuale periodo di programmazione, si sono riscontrati
rallentamenti e, quindi, ritardi (con il rischio di perdita di risorse) per diverse misure incluse
nei piani 2000-2006. Le motivazioni sono diverse, e tra queste si rinvengono:

a) la complessità tecnico-amministrativa di accesso ai benefici della misura, da cui deriva
anche una valutazione di convenienza circa la partecipazione alla stessa (spesso
valutata a posteriori dal destinatario del beneficio);

b) la difficoltà a reperire la quota di cofinanziamento da parte del destinatario dell’aiuto;

c) la complessità dell’istruttoria (numero elevato di domande, varietà di aspetti da
valutare, necessità di effettuare controlli circa le dichiarazioni/impegni formulati);

d) la debolezza del sistema di monitoraggio a livello di progetto che ha reso difficile le
decisioni in merito ad eventuali correzioni di rotta nell’attuazione.

Tutto ciò porta l’Amministrazione regionale a definire un percorso di innovazione non solo
nella fase di costruzione della strategia di intervento ma anche in quella attuativa.

Gli ambiti principali su cui appare necessario intervenire per migliorare strumenti e procedure
rispetto all’attuale esperienza riguardano:

1. La semplificazione amministrativa per la partecipazione ai bandi/assegnazioni
Verrà semplificata la parte amministrativa relativa alla domanda di accesso al
beneficio. In particolare, sarà utilizzato il fascicolo unico aziendale, che contiene già
tutte le informazioni di carattere generale acquisite per fruire dei sostegni previsti dal
primo pilastro della PAC (preservando, tuttavia, la corretta azione di monitoraggio e di
rilevazione dei dati da parte delle pubbliche istituzioni).

Verranno, inoltre, valutate forme alternative al tradizionale bando, che tengano conto
sia della tipologia di intervento (anche in relazione alle diverse categorie di
beneficiari, alle dimensioni delle aziende e degli investimenti previsti) ed in stretta
connessione alle norme che richiedono un’adozione celere di alcuni interventi (es.
adeguamento pacchetto igiene per le imprese). Si punterà, quindi, all’utilizzo di
meccanismi a scadenza aperta per consentire alle imprese richiedenti, ai consulenti ed
agli uffici preposti all’istruttoria di poter meglio distribuire nel tempo il carico di
lavoro, evitando così fasi connotate da elevata congestione di tempi e attività, che
comporta inevitabilmente significativi ritardi nell’avanzamento della spesa.

2. La riorganizzazione della valutazione/selezione delle proposte
La fase organizzativa non potrà prescindere dall’attuazione di interventi di natura
organizzativo - gestionale, volti a snellire ed a velocizzare le procedure

«Governo non è più una definizione appropriata del modo in cui le popolazioni e i territori sono organizzati
e amministrati. In un mondo in cui la partecipazione dei rappresentanti degli interessi economici e della società
civile sta diventano la norma, il termine “governance” definisce meglio il processo attraverso cui
collettivamente risolviamo i nostri problemi e rispondiamo ai bisogni della società, mentre governo indica
piuttosto lo strumento che usiamo.» (OECD, 2001)

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amministrative, conseguibili anche attraverso la necessaria azione di
informatizzazione delle istanze e di raccordo tra gli uffici preposti.

È auspicabile anche la responsabilizzazione dei professionisti per specifiche fasi del
processo valutativo.

In questa direzione, e con benefici auspicabili anche rispetto al primo obiettivo, si
predisporrà un’incisiva azione tesa all’informazione e alla sensibilizzazione delle
figure professionali (tecniche e manageriali) operanti a diverso titolo nel sistema
agricolo, per innalzare ulteriormente la qualità progettuale nonché per stimolare la
proposta e la sperimentazione di attività innovative nelle diverse fasi delle filiere
agroalimentari ed agroindustriale.

3. La gestione informatizzata e il sistema di monitoraggio
Necessario completamento delle opzioni sopra accennate è la creazione di un sistema
gestionale basato sulla trattazione informatica delle pratiche, sul rispetto del principio
di “separazione delle funzioni” nell’organizzazione degli Uffici, sul monitoraggio
periodico a livello del progetto per rendere possibile la “sorveglianza”.

4. La facilitazione dell’accesso al credito per i soggetti meno strutturati
I regimi di aiuto previsti per supportare gli investimenti aziendali adottati dai singoli o
dalle imprese associate saranno integrati con strumenti finanziari per un più agevole
accesso al credito bancario da parte dei richiedenti, le cui performance aziendali
risultano spesso rallentate e, in taluni casi, ostacolate da difficoltà riscontrate nella fase
di acquisizione del capitale privato.

In considerazione della debolezza di liquidità nelle imprese agricole, non più capaci di
sopportare con mezzi propri la realizzazione dei piani di sviluppo rurale, è da
prevedere un ricorso al mercato del credito e, quindi, per favorire un ottimale impiego
delle risorse, si renderà necessario massimizzare il coinvolgimento degli Istituti di
Credito e degli Enti Pubblici. Questi, in qualità di datori di garanzie, dovranno essere
in grado di effettuare una valutazione economica dell’investimento, ed attraverso
apposite convenzioni dovranno garantire unitarietà e semplificazione anche nelle
erogazioni. In tale situazione l’aiuto agli investimenti dovrà essere erogato sotto forma
di sovvenzione in conto capitale, o del suo equivalente in abbuono di interessi su
finanziamenti ad ammortamento differito, o di concessione di garanzia, o di una
combinazione di dette forme nel rispetto comunque delle disposizioni comunitarie.

5. La creazione di reti di imprese
La dimensione delle imprese e la necessità di condividere strumenti ed esperienze
impongono l’incentivazione della creazione delle reti di imprese, operanti nelle
diverse fasi delle filiere, al fine del rilancio delle stesse in termini produttivi,
mercantili e territoriali. L’azione si prefigge il conseguimento di una pluralità di
obiettivi che, in armonia a quanto indicato dalla nuova programmazione comunitaria,
puntano a rendere multifunzionali gli interventi e sostenibili i risultati sia per le
imprese che per il territorio.

6. Il consolidamento e l’estensione del partenariato
L’importanza della sfida, il carattere specifico della programmazione, nel cui ambito è
previsto un Comitato di Sorveglianza per lo sviluppo rurale, spingono a rafforzare ed
organizzare il confronto con i partner economici e sociali. Sarà opportuno, pertanto,

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strutturare in modo innovativo le relazioni tra l’Amministrazione regionale ed le
rappresentanze degli interessi agricoli, industriali, sindacali, ambientali, ecc. In questo
contesto la creazione della Rete Rurale Nazionale (art. 68 del Regolamento CE

n. 1698/2005) costituisce un’opportunità importante per arricchire il confronto
partenariale.
5.2. La strategia per lo sviluppo rurale
Nel quadro delle politiche finalizzate allo sviluppo sostenibile, al FEASR è attribuita una
missione complessa, che investe gli ambiti della conoscenza e dell’innovazione, della
competitività e della sostenibilità ambientale, della produzione di servizi per la collettività e
della creazione di nuovi posti di lavoro.

Il Piano Strategico Nazionale per lo sviluppo rurale costituisce il quadro di riferimento per la
preparazione dei Programmi regionali di Sviluppo rurale, ed al fine di illustrarne la struttura,
si riporta di seguito il prospetto sugli obiettivi contenuto, tra l’altro, nella proposta elaborata
dal MIPAAF il 28 aprile 2006.

PSN - La struttura logica degli obiettivi

OBIETTIVI ORIZZONTALI

OBIETTIVI VERTICALI DI ASSE

Miglioramento della partecipazione locale
alla definizione delle politiche
ASSE III
ASSE IV
Mantenimento e creazione di nuove
opportunità occupazionali in aree rurali
Rafforzamento della capacità progettuale e
gestionale locale
Miglioramento dell'attrattività dei territori
rurali per le imprese e la popolazione
Obiettivo orizzontale 1 -
Competitività del settore agroalimentare
e forestale

ASSE I
Consolidamento e sviluppo della qualità
della produzione agricola e forestale
Promozione dell’ammodernamento e
dell’innovazione nelle imprese e
dell’integrazione delle filiere
Potenziamento delle dotazioni
infrastrutturali fisiche e telematiche
Miglioramento della capacità imprenditoriale
e professionale della manodopera

ASSE II
Conservazione della biodiversità e tutela e
diffusione di sistemi agro-forestali ad alto
valore naturalistico
Tutela qualitativa e quantitativa delle risorse
idriche superficiali e profonde
Riduzione dei gas serra
Tutela della risorsa suolo

Obiettivo Orizzontale 2 -
Miglioramento contesto
ambientale e socio-economico

Obiettivo Orizzontale 3 -
Efficienza ed efficacia dei
sistemi organizzativi nazionali,
regionali e locali

Miglioramento della governance nazionale e
regionale delle politiche
Rafforzamento della capacità progettuale e

ASSE V

gestionale nazionale e regionale
Diffusione delle buone prassi nazionali,
regionali e locali


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La strategia di sviluppo regionale per il settore agroalimentare e per le aree rurali deve,
quindi, tener conto – oltre che delle disposizioni comunitarie – degli obiettivi nazionali, dei
risultati conseguiti dai Programmi del ciclo 2000-2006 in corso di attuazione e dell’analisi dei
punti di forza e di debolezza delle filiere e dei sistemi locali regionali. Emergono prospettive
favorevoli per lo sviluppo delle aree rurali e delle filiere produttive e per un generale
adeguamento strutturale del tessuto aziendale.

Inoltre, la strategia deve essere costruita tenendo conto dei cambiamenti indotti dalla riforma
della PAC, che come già ricordato possiede tre elementi caratterizzanti (premio unico
disaccoppiato, condizionalità, modulazione) e sta già producendo importanti cambiamenti sul
sistema agroalimentare e rurale della regione. In particolare, ciò pone in evidenza l’esigenza
di:

• promuovere la riconversione di ordinamenti produttivi, che comporta un incremento
del fabbisogno di strumenti per:
– l’accesso a nuovi mercati;
– la qualificazione delle produzioni esistenti;
– la gestione del rischio imprenditoriale quali: informazione e formazione su
strumenti di controllo di gestione e degli investimenti, ricerca ed innovazione,
strumenti per l’introduzione di politiche di “portafoglio” cioè di diversificazione
del rischio attraverso l’ampliamento delle dimensioni produttive, la
diversificazione delle produzioni anche con l’introduzione di colture energetiche e
no food, l’internalizzazione di alcuni fattori produttivi e di segmenti della filiera
meno controllabili dall’agricoltore, come energia, fertilizzanti, distribuzione;
• favorire gli investimenti per l’adeguamento a nuovi standard produttivi e per il
miglioramento complessivo della sostenibilità dell’attività, in primo luogo ambientale
ma anche di economica;
• rafforzare la capacità di cofinanziamento privato da parte delle aziende degli
investimenti, considerando in quest’ottica anche i premi previsti dalla PAC come un
possibile strumento a disposizione delle imprese.
Tenendo presente ciò, appare opportuno sia attivare nuovi strumenti per favorire l’accesso
delle imprese ai mercati dei capitali sia considerare gli aiuti diretti previsti dal Regolamento
CE n. 1698/2005 (principalmente nell’Asse 2) anche come un possibile strumento di
compensazione della riduzione degli aiuti diretti del “primo pilastro” per il sostegno al
reddito, in particolare per le aree soggette a svantaggi naturali e per le imprese che
prevalentemente svolgono attività di presidio del territorio.

Va sottolineato che gran parte delle imprese regionali non hanno percepito aiuti previsti dalle
OCM già riformate. Tuttavia, le annunciate riforme nel settore ortofrutticolo e vitivinicolo, ad
esempio, estenderanno le problematiche descritte sopra anche a questi settori chiave per il
sistema economico e sociale regionale.

La strategia dovrà essere sviluppata tenendo ancora conto:

• delle caratteristiche proprie delle diverse aree, in relazione all’estrema eterogeneità di
scenari territoriali e settoriali e, quindi, dei diversi fabbisogni che emergono;
• dell’integrazione tra gli strumenti d’intervento, ed in particolare:
– da un lato, con gli indirizzi strategici fissati nell’ambito delle politiche di coesione,
al fine di evitare sovrapposizioni e conflittualità tra i diversi strumenti di
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programmazione, mirando, invece, alla ricerca di complementarità e sinergie tra i
fondi nel pieno rispetto delle loro missioni;

– dall’altro, tra le misure destinate a perseguire gli obiettivi di uno o più degli Assi
prioritari del PSR, favorendo lo sviluppo di complementarità sinergiche di tipo
verticale e/o orizzontale.
• della declinazione delle politiche in riferimento alle caratteristiche delle imprese e del
loro ruolo all’interno del sistema agroalimentare e rurale:
– le imprese professionali, vocate al mercato, che per la maggior parte hanno già un
posizionamento sui mercati europei ed internazionale, avvertono la necessità di
migliorare l’accesso ai mercati emergenti, di introdurre innovazioni (in particolare
organizzative) per migliorare il proprio posizionamento rispetto a nuovi
competitors (quali quelli del bacino del mediterraneo e quelli asiatici) e per
aumentare la quota di produzione regionale che raggiunge standard di elevata
qualità.
Per queste imprese gli aiuti diretti del secondo Asse potrebbero contribuire a
migliorare la sostenibilità ambientale, mitigando i costi aggiuntivi degli
investimenti necessari, con il conseguente miglioramento di aspetti etici e
caratteristiche qualitative di contesto sempre più apprezzate dal consumatore.

– nelle altre imprese – dove la dimensione rurale (posizionamento all’interno di
reticoli relazionali e di mercato fortemente localizzati) ed in cui la funzione di
presidio del territorio assumono una grande rilevanza – la necessità è quella di
rafforzare un sistema infrastrutturale e di servizi che consenta di ampliare la
dimensione locale del mercato e di valorizzare la multifunzionalità dell’attività
agricola e forestale.
Gli strumenti previsti dall’Asse 2 in questo caso dovrebbero consentire una
compensazione delle perdite di reddito derivanti dalla riforma del “primo pilastro”
e dalla necessità di investimenti e di pratiche per aumentare e finalizzare
l’ecocompatibilità e multifunzionalità di queste imprese sia nel settore agricolo, sia
in quello forestale.

In generale, particolare attenzione dovrà essere posta alla promozione della creazione di reti
di imprese per l’accesso a servizi innovativi di qualità attraverso al fine di conseguire
opportune economie di scala.

La strategia generale dovrà essere costruita sui principi di crescita, di occupazione e di
sostenibilità e dovrà perseguire, attraverso un equilibrato uso delle risorse, l’obiettivo di
migliorare la competitività e l’attrattività delle zone rurali della Sicilia come luogo in cui
investire, lavorare, creare nuovi e migliori posti di lavoro nonché vivere con pari opportunità
rispetto ad altre zone.

Pertanto, nell’affrontare i problemi specifici delle zone rurali non saranno trascurate le attuali
dinamiche sociali derivanti dalle mutate relazioni tra le città e gli spazi rurali (pressione
ambientale periurbana) nonché dal progressivo indebolimento del profilo demografico che
interessa soprattutto le fasce attive della popolazione di vaste aree collinari e montane.

Tutto ciò premesso, alla realizzazione della strategia concorrono, secondo quanto riportato nei
seguenti paragrafi, le azioni attivabili nell’ambito degli assi prioritari previsti dal
Regolamento CE n. 1698/2005.

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5.2.1. Asse 1 – “Miglioramento della competitività del settore agricolo e forestale”
Il riquadro seguente riporta le misure previste dal Regolamento FEASR con riferimento
all’obiettivo generale assegnato al primo asse.

Obiettivi e misure previsti dal Regolamento CE n. 1698/2005 relativi all’asse 1
“Miglioramento della competitività del settore agricolo e forestale”

Obiettivi
(art. 4)
Ambito specifico
(art. 20)
Misure
Azioni nel campo della formazione professionale e
dell’informazione, inclusa la diffusione di conoscenze
scientifiche e pratiche innovative, rivolte agli addetti dei
settori agricolo, alimentare e forestale.
Insediamento di giovani agricoltori.
Misure intese a promuovere la
conoscenza e sviluppare il
potenziale umano.
Prepensionamento degli imprenditori e dei lavoratori
agricoli.
Utilizzo dei servizi di consulenza da parte degli imprenditori
agricoli e dei detentori di aree forestali.
Avviamento di servizi di consulenza aziendale, di
sostituzione e di assistenza alla gestione delle aziende
agricole, nonché di servizi di consulenza forestale.
Ammodernamento delle aziende agricole.
Accrescere la Accrescimento del valore economico delle foreste.
competitività del settore
agricolo e forestale
sostenendo la
ristrutturazione, lo
sviluppo e l’innovazione.
Misure intese a ristrutturare e
sviluppare il capitale fisico e
promuovere l’innovazione.
Accrescimento del valore aggiunto dei prodotti agricoli e
forestali.
Cooperazione per lo sviluppo di nuovi prodotti, processi e
tecnologie nei settori agricolo e alimentare, nonché nel
settore forestale.
Miglioramento e sviluppo delle infrastrutture in parallelo con
lo sviluppo e l’adeguamento dell’agricoltura e della
silvicoltura.
Ripristino del potenziale produttivo agricolo danneggiato da
calamità naturali e introduzione di adeguate misure di
prevenzione.
Misure intese a migliorare la
qualità della produzione e dei
prodotti agricoli.
Sostegno agli agricoltori per conformarsi alle norme rigorose
basate sulla legislazione comunitaria.
Sostegno agli agricoltori che partecipano ai sistemi di qualità
alimentare.
Sostegno alle associazioni di produttori per attività di
informazione e promozione riguardo ai prodotti che
rientrano nei sistemi di qualità alimentare.

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Il riquadro seguente riporta invece una sintesi degli Orientamenti Strategici Comunitari per lo
sviluppo rurali approvati dal Consiglio relativamente all’asse 1.

Orientamenti Strategici Comunitari relativi all’asse 1
“Miglioramento della competitività del settore agricolo e forestale”

Orientamento strategico Azioni chiave
La ristrutturazione e la modernizzazione del
settore agricolo
I settori europei dell’agricoltura, della silvicoltura e della trasformazione
alimentare hanno un forte potenziale di ulteriore sviluppo di prodotti di alta
qualità e di elevato valore aggiunto, rispondenti alla domanda crescente e
diversificata dei consumatori europei e dei mercati mondiali.
Le risorse destinate all’asse 1 dovrebbero contribuire a creare un settore
agroalimentare europeo forte e dinamico, incentrato sulle priorità del
trasferimento delle conoscenze, della modernizzazione, dell’innovazione e
della qualità nella catena alimentare e sui settori prioritari degli investimenti
nel capitale umano e naturale.
Migliorare l’integrazione nella catena
agroalimentare.
Agevolare l’innovazione e l’accesso alla
ricerca e sviluppo.
Incoraggiare l’adozione e la diffusione delle
tecnologie di informazione e comunicazione
(TIC).
Stimolare un’imprenditorialità dinamica
Sviluppo di nuovi sbocchi per i prodotti
agricoli e silvicoli.
Migliorare le prestazioni ambientali
dell’agricoltura e della silvicoltura.

Gli obiettivi del PSN relativi all’Asse 1 sono:

a) consolidamento e sviluppo della qualità della produzione agricola e forestale;

b) promozione dell’ammodernamento e dell’innovazione nelle imprese e
dell’integrazione lungo le filiere;

c) potenziamento delle dotazioni infrastrutturali fisiche e telematiche;

d) miglioramento della capacità imprenditoriale e professionale della manodopera.

Per questo Asse, in linea con la priorità comunitaria incentrata sul trasferimento delle
conoscenze, sulla modernizzazione, sull’innovazione, sulla qualità nella catena alimentare e
sugli investimenti nel capitale umano e naturale, sono stati individuati degli obiettivi specifici
a livello regionale finalizzati all’accrescimento della competitività del settore agroalimentare
e forestale. La Regione, quindi, si pone quali obiettivi:

1. la promozione della conoscenza e sviluppo del potenziale umano;
2. la ristrutturazione e modernizzazione del sistema imprese per rafforzare l’occupazione
e la crescita economica;
3. la promozione e sviluppo della qualità dell’offerta.
Obiettivo (1) “Promozione della conoscenza e sviluppo del potenziale umano”

In merito al primo obiettivo dall’analisi di contesto è emerso che il settore agro-forestale si
caratterizza per un inadeguato livello di formazione professionale e per un elevato grado di
senilizzazione dei conduttori rappresentati principalmente da uomini.

Al fine di conseguire una maggiore competitività e per innalzare il livello di sostenibilità del
sistema occorre garantire un adeguato livello di formazione e informazione, comprendente
anche le conoscenze specialistiche nelle nuove tecnologie dell’informazione, rivolte allo
sviluppo di competenze manageriali, tecniche, strategiche ed organizzative, adeguate, quindi,
alle esigenze di una nuova imprenditoria dinamica, e alla specializzazione della manodopera.
Occorrerà, inoltre, contrastare i processi di esodo e di senilizzazione delle popolazioni rurali,
attraverso il ricambio generazionale e lo sviluppo dell’imprenditoria femminile.

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In tale contesto un sostanziale contributo potrà derivare dal potenziamento ed uso più efficace
dalla creazione del sistema di consulenza aziendale previsto dai Regolamenti comunitari.

Obiettivo (2) “Ristrutturazione e modernizzazione del sistema delle imprese per rafforzare
l’occupazione e la crescita economica”

Relativamente al secondo obiettivo dall’analisi di contesto è emerso che la grande
maggioranza delle imprese siciliane si caratterizza per le ridotte dimensioni aziendali, gli
elevati costi di produzione (sistemi di allevamento obsoleti difficilmente meccanizzabili) e
commercializzazione, la scarsa implementazione di innovazioni tecnologiche, l’accentuata
frammentazione dei volumi d’offerta, la carenza di servizi e di infrastrutture.

Per far fronte alle criticità sopra descritte sarà necessario favorire la diffusione della
conoscenza e dell’innovazione anche attraverso il consolidamento dei rapporti tra la Regione
e le Istituzioni pubbliche e private di ricerca ed il rafforzamento dei collegamenti tra il mondo
della ricerca e quello delle imprese per lo sviluppo di nuovi prodotti, processi e tecnologie.

Occorrerà migliorare gli aspetti organizzativi che incidono sul prezzo finale della vendita e
agire sulla concentrazione dell’offerta, sull’efficienza dei canali di commercializzazione, sulla
conoscenza dei mercati e sugli accordi contrattuali di filiera.

Il potenziamento delle dotazioni infrastrutturali fisiche e telematiche favorisce il
miglioramento delle condizioni di contesto in grado di produrre esternalità positive nei
confronti degli operatori delle filiere, migliorando nel contempo il grado di attrattività dei
territori rurali. In particolare si osserva che la valorizzazione qualitativa dei prodotti
agroalimentari non può prescindere dagli aspetti connessi alla logistica e ai servizi ad essa
connessi, in quanto la corretta gestione della catena del freddo, lo sviluppo di piattaforme
logistiche, il monitoraggio costante della qualità e della rintracciabilità, nonché la diffusione
delle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC), sono tutti elementi
fondamentali per le filiere regionali più esposte alla concorrenza derivante dall’evoluzione del
processo di globalizzazione dei mercati. Ulteriori ambiti di particolare interesse riguardano gli
investimenti collettivi a sostegno della commercializzazione, le infrastrutture per la diffusione
delle TIC, gli investimenti destinati a favorire migliori condizioni di accesso e mobilità nelle
aree rurali, gli interventi per la creazione di infrastrutture collettive finalizzate al risparmio
energetico e idrico nonché al miglioramento delle prestazioni ambientali. Su questi sarà
necessario costruire sinergie d’azione con i Programmi Operativi dei Fondi Strutturali.

Obiettivo (3) “Promozione e sviluppo della qualità dell’offerta”

La presenza di produzioni di qualità, talvolta accompagnata dal riconoscimento comunitario
del marchio, non è sufficiente alla creazione di valore aggiunto se non sostenuta da un’attiva
adesione da parte dei produttori ai Consorzi di tutela e di valorizzazione e da attività di
commercializzazione e marketing gestite in forma collettiva. Poiché la valorizzazione di tali
produzioni dipende non solo da fattori economici e dalle capacità manageriali che le singole
imprese sono in grado di esprimere, ma anche da variabili di contesto e relazionali che si
sviluppano all’interno e all’esterno della filiera e del territorio di origine, occorre superare il
tendenziale individualismo delle imprese. Ciò sarà perseguibile attraverso l’implementazione
di forme di integrazione e aggregazione che agiscano nell’ambito delle filiere (ad esempio
reti, distretti), rafforzandone anche il posizionamento competitivo sui mercati nazionali e
internazionali.

Al fine di migliorare l’immagine delle produzioni regionali e rafforzare la fiducia dei
consumatori, in considerazione della crescente consapevolezza che la qualità è un elemento
fondamentale dal punto di vista concorrenziale in mercati sempre più globalizzati, si rende

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necessario avviare azioni volte all’introduzione di schemi di qualità, al miglioramento degli
standard di processo e di prodotto rispetto alle normative cogenti e ai disciplinari di qualità.
Bisognerà ancora intervenire sulla valorizzazione delle specializzazioni produttive regionali,
in particolar modo delle produzioni a marchio DOP, IGP, DOC, IGT e dei numerosi prodotti
tradizionali, anche attraverso azioni di informazione e promozione.

Nel settore forestale si potrà favorire il ricorso da parte delle aziende alla certificazione
forestale che accerti il rispetto di gestione sostenibile e la qualità delle produzioni ottenute.

5.2.2. Asse 2 – “Miglioramento dell’ambiente e dello spazio rurale”
Il riquadro seguente riporta le misure previste dal Regolamento FEASR con riferimento
all’obiettivo generale assegnato al secondo asse.

Obiettivi e misure previsti dal Regolamento CE n. 1698/2005 relativi all’asse 2
“Miglioramento dell’ambiente e dello spazio rurale”

Obiettivi
(art. 4)
Ambito specifico
(art. 36)
Misure
Indennità a favore degli agricoltori delle zone montane.
Indennità a favore degli agricoltori delle zone caratterizzate
da svantaggi naturali, diverse dalle zone montane.
Misure intese a promuovere
l’utilizzo sostenibile dei terreni
Indennità Natura 2000 e indennità connesse alla direttiva
2000/60/CE.
agricoli.
Pagamenti agroambientali.
Valorizzare l’ambiente e
lo spazio naturale
sostenendo la gestione del
territorio.
Pagamenti per il benessere degli animali.
Sostegno agli investimenti non produttivi.
Misure intese a promuovere
l’utilizzo sostenibile delle
superfici forestali.
Imboschimento di terreni agricoli.
Primo impianto di sistemi agroforestali su terreni agricoli.
Imboschimento di superfici non agricole.
Indennità Natura 2000.
Pagamenti silvoambientali.
Ricostituzione del potenziale forestale e interventi
preventivi.
Sostegno agli investimenti non produttivi.

Il riquadro seguente riporta invece una sintesi degli Orientamenti Strategici Comunitari per lo
sviluppo rurali approvati dal Consiglio relativamente all’asse 2.

Orientamenti Strategici Comunitari relativi all’asse 2
“Miglioramento dell’ambiente e dello spazio rurale”

Per tutelare e rafforzare le risorse naturali dell’UE e i paesaggi nelle zone
rurali, le risorse destinate all’asse 2 dovrebbero contribuire in tre aree
prioritarie a livello comunitario: la biodiversità e la preservazione e lo
sviluppo dell’attività agricola e di sistemi forestali ad elevata valenza naturale
e dei paesaggi agrari tradizionali; il regime delle acque e il cambiamento
climatico.
Le misure contemplate dall’asse 2 dovranno servire al conseguimento di
questi obiettivi ambientali e all’attuazione della rete agricola e forestale
Natura 2000, al mantenimento dell’impegno assunto a Göteborg di invertire il
declino della biodiversità entro il 2010, agli obiettivi della direttiva
2000/60/CE, che istituisce un quadro per l’azione comunitaria in materia di
acque, e a quelli del protocollo di Kyoto per la mitigazione del cambiamento
climatico.
Promuovere servizi ambientali e pratiche
agricole e zootecniche rispettose degli
animali.
Conservare il paesaggio agricolo e le
foreste.
Combattere il cambiamento climatico.
Consolidare il contributo dell’agricoltura
biologica.
Incoraggiare le iniziative
ambientali/economiche che procurano
benefici reciproci.
Promuovere l’equilibrio territoriale.

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Con l’Asse 2 si intendono perseguire le azioni chiave definite nell’ambito degli Orientamenti
Strategici Comunitari, attraverso interventi che – volti a promuovere il recupero e/o la
conservazione del paesaggio agro-forestale, l’equilibrio territoriale, le iniziative ambientali,
ed i servizi – procurino benefici per lo sviluppo del territorio, sia per l’aspetto sociale che per
quanto riguarda l’ambiente.

In tale ambito, risulterebbe particolarmente rilevante la valorizzazione delle risorse agricole e
forestali, naturalistiche, artistiche, paesistiche, archeologiche che, nell’ambito di un adeguato
piano di comunicazione, possano diventare fattore di promozione e di sviluppo. Invero, i
sopraccitati obiettivi dovranno relazionarsi con gli obiettivi verticali del primo asse del PSR.

Rilevante il contributo che il sistema agro-forestale può assicurare ai fini del contrasto dei
principali rischi ambientali, quali quelli connessi ai processi di desertificazione, di dissesto
idrogeologica e dei cambiamenti climatici

Gli obiettivi del PSN relativi all’Asse 2 sono:

a) conservazione della biodiversità e tutela e diffusione di sistemi agro-forestali ad alto
valore naturalistico;

b) tutela qualitativa e quantitativa delle risorse idriche superficiali e profonde;

c) riduzione dei gas serra;

d) tutela della risorsa suolo.

Tenendo conto di ciò sono stati definiti cinque obiettivi regionali:

1) conservazione della biodiversità e tutela e diffusione di sistemi agro-forestali ad alto
valore naturalistico;

2) tutela e gestione sostenibile del territorio;

3) aumento della produzione di biomassa e diffusione di pratiche/attività per la riduzione
dei gas serra;

4) tutela della risorsa suolo;

5) tutela delle risorse idriche.

Tutti gli obiettivi comunitari, nazionali e regionali nonché le azioni prioritarie regionali fanno
riferimento al concetto di multifunzionalità dell’agricoltura, in quanto favoriscono un esplicito
riconoscimento di servizi non connessi ad un’effettiva remunerazione di mercato; dalla qualità
degli alimenti al presidio del territorio, tutti includono nel concetto di multifunzionalità i
servizi ambientali (la preservazione degli habitat, del paesaggio e della biodiversità, la
ricostituzione dei corpi idrici, etc.) e ne riconoscono lo stretto legame.

Le azioni prioritarie individuate – proprio per perseguire l’obiettivo comunitario di assicurare
un’agricoltura sostenibile e multifunzionale – intendono promuovere attività inerenti:

• alla conservazione e l’incentivazione della biodiversità (gestione siti Natura 2000, ed
altri luoghi di pregio naturalistico anche rinaturalizzati);
• alla tutela e diffusione di sistemi agricoli - forestali multifunzionali ad alto valore
naturale/naturalistico;
• alla conservazione del germoplasma;
• al consolidamento di metodi di produzione biologica e benessere animale;
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• all’incremento della superficie boscata anche demaniale, la valorizzazione della
biomassa anche ad uso energetico, la massimizzazione dei sink di carbonio con nuovi
impianti forestali (Protocollo di Kyoto), l’incremento di sostanza organica nel terreno
attraverso il metodo di coltivazione biologico ed altre pratiche ecocompatibili;
• alla lotta alla desertificazione e ai rischi idrogeologici;
• alla difesa dei boschi dagli incendi;
• alla difesa dei boschi dalle avversità biotiche e abiotiche;
• alla tutela qualitativa e quantitativa delle risorse idriche, superficiali e profonde
(incentivazione di fasce di vegetazione lungo corsi d’acqua in aree vulnerabili a nitrati
e prodotti fitosanitari, nonché pratiche agricole compatibili con tali obiettivi, nonché
protezione del suolo dall’erosione per ridurre l’interrimento dei bacini superficiali);
• all’incentivazione riuso acque reflue per usi irrigui (D.M. n. 185/2003);
• al mantenimento dell’attività agricola: in aree sensibili con funzione di presidio, nei
terreni degradati e nei paesaggi agro-forestali tradizionali.
5.2.3. Asse 3 – “Qualità della vita nelle zone rurali e diversificazione dell’economia
rurale”
Il riquadro seguente riporta le misure previste dal Regolamento FEASR con riferimento
all’obiettivo generale assegnato al terzo asse.

Obiettivi e misure previsti dal Regolamento CE n. 1698/2005 relativi all’asse 3
“Qualità della vita nelle zone rurali e diversificazione dell’economia rurale”

Obiettivi
(art. 4)
Ambito specifico
(art. 52)
Misure
Diversificazione in attività non agricole.
Misure intese a diversificare
l'economia rurale.
Sostegno alla creazione e allo sviluppo di microimprese
nell'intento di promuovere l'imprenditorialità e rafforzare il
tessuto economico.
Migliorare la qualità di Incentivazione di attività turistiche.
vita nelle zone rurali e
promuovere la
diversificazione delle
Misure intese a migliorare la
qualità della vita nelle zone
Servizi essenziali per l'economia e la popolazione rurale.
Sviluppo e rinnovamento dei villaggi.
attività economiche. rurali. Tutela e riqualificazione del patrimonio rurale.
Una misura in materia di formazione e informazione, rivolta agli operatori economici impegnati
nei settori che rientrano nell'asse 3.
Una misura finalizzata all'animazione e all'acquisizione di competenze in vista dell'elaborazione
e dell'attuazione di strategie di sviluppo locale.

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Il riquadro seguente riporta invece una sintesi degli Orientamenti Strategici Comunitari per lo
sviluppo rurali approvati dal Consiglio relativamente all’asse 3.

Orientamenti Strategici Comunitari relativi all’asse 3
“Qualità della vita nelle zone rurali e diversificazione dell’economia rurale”


Le risorse destinate alla diversificazione dell’economia rurale e alla qualità
della vita nelle zone rurali nell’ambito dell’asse 3 dovrebbero contribuire alla
priorità assoluta rappresentata dalla creazione di posti di lavoro e delle
condizioni per la crescita.
Le varie misure disponibili dell’asse 3 dovrebbero essere sfruttate in
particolare per promuovere lo sviluppo delle capacità, l’acquisizione di
competenze e l’organizzazione mirata allo sviluppo di strategie locali oltre
che alla conservazione dell’attrattiva delle zone rurali per le generazioni
future.
Nel promuovere la formazione, l’informazione e l’imprenditorialità occorre
tener conto in particolare delle esigenze delle donne, dei giovani e dei
lavoratori anziani.
Incrementare i tassi di attività e di
occupazione nell’economia rurale
globalmente.
Incoraggiare l’ingresso delle donne nel
mercato del lavoro.
Ridare slancio ai paesi.
Sviluppare le microimprese e l’artigianato.
Insegnare ai giovani le competenze
necessarie alla diversificazione
dell’economia locale.
Incoraggiare l’adozione e la diffusione delle
TIC.
Sviluppare l’offerta e l’uso innovativo di
fonti di energia rinnovabili.
Incoraggiare lo sviluppo del turismo.
Ammodernare l’infrastruttura locale.

Gli obiettivi del PSN relativi all’Asse 3 sono:

a) miglioramento dell’attrattività dei territori rurali per le imprese e la popolazione;

b) mantenimento e creazione di nuove opportunità occupazionali in aree rurali;

Dall’analisi sull’economia e da quella sugli indicatori della qualità della vita nelle aree rurali è
emersa la necessità di effettuare interventi, diversificati per zone, mirati a migliorare
l’attrattività dei territori a sostegno sia del sistema delle imprese che delle popolazioni locali.

Le aree rurali siciliane, da semplici spazi di produzione, si sono negli anni trasformate anche
in luoghi di fruizione di servizi, di risorse e di valori immateriali, con cui si dà corpo ad un
nuovo modello di agricoltura polivalente, legato al contesto e capace di rappresentare un
volàno per la creazione di nuove opportunità occupazionali e la diversificazione delle
economie locali, anche attraverso la realizzazione di strategie di sviluppo locale.

Garantire il mantenimento di zone rurali vive e dinamiche, sviluppando l’economia e
valorizzando le specifiche risorse, significa in più casi contribuire ad arrestare i fenomeni di
abbandono e spopolamento dei borghi e dei centri abitati che producono una fuga di “capitale
umano” gravosa per tutta la società siciliana sotto gli aspetti demografici, culturali ed
ambientali.

Bisognerà fare in modo che sempre più le risorse naturali della nostra regione vengano
considerate veri attrattori di crescita o di sviluppo. In tale quadro, il ruolo svolto dalle foreste
è essenziale per un forte rilancio delle possibilità di valorizzazione economica integrata,
legata alle possibilità di impiego ai fini turistici, ricreativi e didattici delle superfici forestali
quale elemento di richiamo turistico e di elemento di integrazione del reddito.

In tale direzione gli obiettivi individuati per l’implementazione della strategia dell’Asse 3
sono:

1. diversificare l’economia rurale siciliana;
2. migliorare la qualità della vita nelle zone rurali;
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3. promuovere, per le esigenze di asse, la formazione, l’acquisizione di competenze e
l’animazione dei territori.
Con riferimento al primo obiettivo si intende promuovere la diversificazione con
l’integrazione di attività non agricole (artigianato, turismo, microimprese e altri servizi) e
favorire l’integrazione delle filiere, per creare nuova occupazione qualificata, duratura, stabile
in particolare a favore dei giovani e delle donne, senza trascurare la qualificazione e il
consolidamento dei posti di lavoro esistenti.

In particolare, grandi potenzialità di sviluppo potrebbero derivare dall’organizzazione di
un’offerta di turismo rurale integrato che coniughi la fruizione delle ricchezze naturali e
paesistiche delle aree rurali (comprese quelle delle zone costiere) e dell’agricoltura con
l’artigianato locale, con gli itinerari culturali caratteristici dei territori (tradizioni e saperi per
cui la Sicilia è nota in tutto il mondo). L’artigianato e la trasmissione dei saperi dalla
generazione degli anziani a quella dei giovani sarebbe, inoltre, una valida opportunità per
definire percorsi di inserimento e di integrazione per le categorie sociali svantaggiate. Un
ruolo determinante per la riuscita di queste azioni deve essere giocato dalla Pubblica
Amministrazione e dalle cooperazioni tra pubblico e privato.

Il secondo obiettivo, invece, sarà finalizzato ad incrementare l’attrattività dei territori rurali
per le generazioni attuali e future irrobustendo anche l’integrazione tra la dimensione rurale e
quella urbana nei diversi aspetti naturali, fisici e culturali.

In tale ambito saranno avviate iniziative di sensibilizzazione ambientale e saranno promossi
investimenti che sappiano assicurare una corretta gestione del patrimonio naturale ed un
giusto equilibrio tra tutela dell’ambiente e attività economiche.

Saranno, altresì, previsti interventi di recupero e rifunzionalizzazione di borghi e di centri
rurali, spesso inseriti in contesti ambientali e culturali di pregio ma in condizioni di degrado o
abbandono. A tale fine si intende realizzare, potenziare e migliorare le infrastrutture locali e i
servizi essenziali, comprese le attività culturali e ricreative che contribuiscono a recuperare e
rafforzare le identità dei territori e, quindi, il senso di appartenenza.

Per arrestare i fenomeni di declino socio-economico appare fondamentale, inoltre, favorire
l’utilizzazione e/o l’introduzione di innovazioni nell’approccio ai mercati e nell’accesso ai
canali di informazione, ad esempio incoraggiando l’adozione e la diffusione delle TIC e
promuovendo l’e-inclusione.

L’obiettivo incentrato sulla formazione, l’acquisizione di competenze e l’animazione dei
territori, infine, sarà rivolto allo sviluppo del capitale umano a supporto della diversificazione
dell’economia locale e della fornitura dei servizi, oltre che della capacità di implementare le
strategie locali. Gli interventi contribuiranno all’animazione dei territori finalizzata alla
diffusione capillare delle opportunità di sviluppo e alla ricerca di partner di progetti, oltre che
alla creazione di partenariati e reti tra soggetti pubblici e privati.

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5.2.4. Asse 4 – “LEADER”
Il riquadro seguente riporta le misure previste dal Regolamento FEASR con riferimento
all’obiettivo generale assegnato al quarto asse.

Misure previste dal Regolamento CE n. 1698/2005 relativi all’asse 4
“LEADER”

Ambito specifico
(art. 61)
Misure
(art. 63)
L'aa)
b)
c)
d)
e)
f)
g)
pproccio Leader comprende almeno i seguenti elementi:
strategie di sviluppo locale territoriali destinate a
territori rurali ben definiti, di livello subregionale;
partenariato pubblico-privato sul piano locale (“Gruppi
di Azione Locale”);
approccio dal basso verso l'alto, con GAL dotati di
potere decisionale in ordine all'elaborazione e
all'attuazione di strategie di sviluppo locale;
concezione e attuazione multisettoriale della strategia
basata sull'interazione tra operatori e progetti
appartenenti a vari settori dell'economia locale;
realizzazione di approcci innovativi;
realizzazione di progetti di cooperazione;
collegamento in rete di più partenariati locali.
Attuazione delle strategie di sviluppo locali, ai fini del
raggiungimento degli obiettivi di uno o più dei tre altri assi.
Realizzazione di progetti di cooperazione.
Gestione dei gruppi di azione locale, acquisizione di
competenze e animazione sul territorio.

Il riquadro seguente riporta invece una sintesi degli Orientamenti Strategici Comunitari per lo
sviluppo rurali approvati dal Consiglio relativamente all’asse 4.

Orientamenti Strategici Comunitari relativi all’asse 4
“LEADER”

Le risorse destinate all’asse 4 (Leader) dovrebbero contribuire a conseguire le
priorità degli assi 1 e 2 e soprattutto dell’asse 3, ma sono anche determinanti
per la priorità orizzontale del miglioramento della governance e per la
mobilitazione del potenziale di sviluppo endogeno delle zone rurali.
Rafforzare le capacità di partenariati locali,
l’animazione e l’acquisizione di
competenze per mobilitare il potenziale
locale.
Promuovere il partenariato pubblicoprivato.
Promuovere la cooperazione e
l’innovazione.
Migliorare la governance locale.

Gli obiettivi del PSN relativi all’Asse 4 sono:

a) rafforzamento della capacità progettuale e gestionale locale;

b) miglioramento della partecipazione locale alla definizione delle politiche.

Attraverso l’adozione del metodo LEADER, anche sulla base delle precedenti esperienze sia
Leader che di altra programmazione negoziata, alcune zone rurali della Sicilia hanno avviato
processi di consolidamento di prassi di sviluppo locale costruite sia sulla diversificazione che
sulla valorizzazione del patrimonio enogastronomico, artigianale, ambientale e culturale.

I GAL, nell’ambito delle strategie di sviluppo locale, implementeranno le possibili sinergie e
integrazioni preferibilmente tra le azioni dell’asse 3.

L’attività dei GAL avrà effetti diretti sia sul miglioramento della governance locale sia sul
miglioramento della partecipazione dei soggetti socio-economici e istituzionali alla
definizione delle politiche.

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I progetti di cooperazione realizzati dai GAL costituiranno un ulteriore valore aggiunto sul
piano del confronto e dello scambio di buone prassi con partner esterni ai territori.

5.3. L’integrazione tra le programmazioni per lo sviluppo: coesionee sviluppo rurale
I regolamenti che normano la nuova programmazione relativa ai Fondi strutturali, da un lato,
e il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale, dall’altro, evidenziano la necessità di uno
stretto coordinamento tra le diverse attività di definizione di obiettivi e strategie specifiche.

La separazione delle programmazioni “per Fondo” non agevola la ricerca di una sinergia tra i
diversi strumenti attivabili con le risorse comunitarie; al contrario, il forte impegno assunto a
livello comunitario e degli Stati membri per il raggiungimento degli obiettivi di Lisbona e
Goteborg non può prescindere dalla definizione di un disegno di sviluppo coerente ed
integrato a livello regionale e da un’attuazione conseguente.

La ricerca di sinergie tra sviluppo rurale e coesione rappresenta, per la prima componente, un
requisito indispensabile per poter prefigurare un cambiamento virtuoso negli scenari agricoli
ed agroindustriali siciliani.

In termini generali, migliori condizioni per ciò che riguarda la coesione economica e sociale
possono contribuire a determinare esternalità positive per lo svolgimento di attività agricole
ed agroindustriali (il miglioramento delle infrastrutture di collegamento avrà effetti positivi
anche sui settori qui considerati); ma, più specificatamente, le azioni per la coesione, proprio
perché tese a riequilibrare i percorsi di crescita tra aree deboli e aree forti, risultano importanti
per le aree rurali che, da sole, non riescono ad uscire da condizioni di marginalità e
sottosviluppo (si pensi agli effetti dell’introduzione di servizi che adottano le tecnologie
dell’informazione e della comunicazione in ambito rurale).

Le riflessioni sullo sviluppo rurale che hanno preceduto l’elaborazione del presente
documento hanno dedicato ampio spazio alle altre programmazioni in corso, in particolare,
visto il grado di avanzamento raggiunto, a quella relativa al Fondo Europeo di Sviluppo
Regionale, ed alle sinergie attivabili.

Il seguente schema tende a fornire una prima rappresentazione sintetica delle relazioni
specifiche auspicabili tra obiettivi del Piano di Sviluppo Rurale e quelli del FESR2.

2 Con riferimento alla bozza tecnico-amministrativa provvisoria del PO FESR di agosto 2006.

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Relazioni tra gli assi del FEASR e gli obiettivi operativi del P.O. FESR 2007-2013

Assi
Sviluppo Rurale
Obiettivi operativi
Programma Operativo FESR
Incentivare lo sviluppo imprenditoriale coerenti con i modelli e i piani di gestione
e conservazione dei siti Rete Natura 2000 e parchi e riserve.
Promuovere e sostenere l’attività di ricerca scientifica e di innovazione tecnologica
nell’ambito di filiere produttive, distretti tecnologici e produttivi in settori di
potenziale eccellenza e ad elevata integrazione pubblico-privata, inclusi quelli
inerenti alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio culturale e ambientale.
Promuovere le azioni di accompagnamento all’innovazione e l’auditing
tecnologico e organizzativo al fine di stimolare e sostenere la domanda di
innovazione e di diffondere la partecipazione a programmi di ricerca e network
internazionali.
Miglioramento della competitività delle
filiere agroalimentari e forestali.
Sostenere i distretti produttivi ed implementare i servizi comuni volti a superare
deficit conoscitivi e relazionali delle imprese.
Ridurre la dipendenza nel settore distributivo e rilanciare i prodotti e servizi di
qualità nei mercati extra regionali.
Realizzare interventi infrastrutturali prioritari previsti nei PAI e nel Piano forestale
(infrastrutture per il miglioramento dell’assetto idrogeologico).
Realizzare infrastrutture per la politica di sviluppo rurale finalizzate ad ottimizzare
la funzionalità degli impianti di accumulo e distribuzione primari per garantire una
disponibilità adeguata in termini quantitativi e qualitativi della risorsa idrica per
uso irriguo a livello sovraziendale.
Realizzare interventi infrastrutturali prioritari lungo le fasi del ciclo delle acque e
realizzare le infrastrutture previste nella pianificazione regionale vigente, da
associare al risparmio idrico alla riduzione delle perdite e all’uso di fonti idriche
alternative.
Sostenere l’incremento dell’efficienza energetica negli usi finali e la riduzione
delle emissioni climalteranti
Ambiente e spazio rurale. Rafforzare la valenza e l’identità naturalistica dei territori anche attraverso la
diffusione della sensibilità per i temi dello sviluppo sostenibile.
Attivare filiere produttive di tecnologie energetiche e biocarburanti.
Incentivare l’accesso e la diffusione di servizi connessi all’uso delle TIC, con
particolare riferimento alle esigenze di superamento dei fenomeni di digital divide
e dei divari territoriali tra aree urbane ed aree interne rurali.
Migliorare la qualità di vita nelle zone
rurali e promuovere la diversificazione
delle attività economiche.
Valorizzazione delle iniziative di diversificazione e destagionalizzazione turistica,
incluse quelle rivolte all’agriturismo, al turismo rurale, alla pescaturismo, all’ittiturismo
e al diportismo nautico.
Potenziare e diffondere l’impiego di sistemi ITS (Intelligent Transport System) per
l’ottimizzazione del trasporto delle merci e delle persone, migliorando e
sviluppando, inoltre, i sistemi informativi per l’utenza per l’ottimizzazione del
trasporto pubblico locale.

Le sinergie attivabili con il PO FSE, anche se non declinabili così dettagliatamente come nel
caso del FESR, sono comunque rilevanti. L’obiettivo primo del nuovo Programma di
Sviluppo Rurale è elevare le performance del settore agricolo siciliano e certamente, come
evidenziato dal Regolamento FEASR, le risorse umane (del settore, dei servizi collegati, della
P.A.) rappresentano il motore e la garanzia di continuità di questo passaggio.

A questo primo tentativo di costruire collegamenti tra le diverse programmazioni seguiranno,
una volta definita la gerarchia di obiettivi per lo sviluppo rurale, anche in relazione con
quanto verrà precisato nel Piano Strategico Nazionale, incontri specifici per finalizzare la
costruzione delle schede di misura del PSR nell’ambito di un disegno comune di sviluppo
condiviso e fornire un contribuito operativo, dal punto di vista dello sviluppo rurale, alla
stesura finale dei Programmi dei Fondi strutturali.

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5.4. L’equilibrio finanziario
Come ricordato sopra, per la nuova programmazione l’Unione Europea ha fissato un peso
relativo minimo di ciascun asse rispetto al totale degli investimenti (10% per gli Assi 1 e 3,
25% per secondo). Appare opportuno, al riguardo, valutare l’incidenza dei nuovi assi
nell’attuale programmazione (FEOGA):

Milioni di Euro

Programmi
2000-2006
Dotazione finanziaria FEOGA per Asse
Asse 1 % Asse 2 % Asse 3 %
POR 689 80,4 117 13,6 52 6,0
PSR 4 0,9 431 99,1 0 0,0
LEADER+ 9 36,0 5 20,0 11 44,0
Totale 703 53,2 554 42,0 63 4,8

Fermi restando i livelli minimi fissati dal Regolamento CE n. 1698/2005 si ritiene che le
risorse FEASR destinate alla Sicilia per il periodo 2007-2013 dovrebbero essere intercettate
dai tre assi tenendo in considerazione i seguenti elementi:

• il miglioramento della competitività delle aziende siciliane rappresenta ancora un
obiettivo da perseguire per rafforzare ed affermare il peso economico della regione sui
mercati nazionali ed internazionali;
• l’importanza attribuita dalle politiche comunitarie alla salvaguardia dell’ambiente e
dello spazio rurale;
• l’importanza data dalle politiche comunitarie (e non solo) allo sviluppo sociale e
culturale, parallelamente a quello economico, delle zone rurali;
• la competitività agricola in senso stretto, diventa sempre meno scindibile dalla
competitività dei territori rurali sui quali le attività alternative e complementari a
quelle agricole svolgono un importante ruolo di valorizzazione in termini sociali,
culturali ed economici;
• l’asse 4 del Regolamento CE n. 1698/2005 (LEADER) che contribuisce a formare le
percentuali degli altri 3 Assi, presumibilmente, per la tipologia di interventi da
riportare al metodo LEADER, avrà un’incidenza maggiore sull’Asse 3.
Inoltre, un’ulteriore riflessione va fatta in termini di equilibrio delle risorse tra investimenti
nel capitale fisico, nel capitale umano, sull’ambiente e sulla qualità.

Nell’ambito del POR ad esempio è stato dato grande rilievo in termini finanziari alle misure
volte all’incremento della competitività (circa il 71% delle risorse complessive è destinato alla
valorizzazione del capitale fisico). Le misure indirizzate alla valorizzazione del capitale
umano e quelle tese alla tutela dell’ambiente, invece, hanno all’incirca lo stesso peso (14%).

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Ripartizione delle risorse POR (FEOGA) per misura e categoria (CdP del 8/03/2006)

Misura
Ambito
Spesa pubblica
milioni di euro
Peso
%
1.05 - Programmi di ambito locale 122,00 8,0%
4.06 - Investimenti aziendali per l’irrobustimento delle filiere 437,20 28,5%
4.09 - Miglioramento delle condizioni di trasform. e comm. dei prodotti agricoli 259,50 16,9%
4.11 - Ricomposizione fondiaria 44,40 2,9%
4.14 - Sviluppo e miglioramento delle infrastrutture rurali 80,00 5,2%
4.15 - Promozione dell’adeguamento e dello sviluppo delle zone rurali 140,10 9,1%
A) Capitale fisico 1.083,20 70,7%
4.07 – Insediamento dei giovani agricoltori 176,40 11,5%
4.08 – Formazione nel settore agricolo/forestale 35,00 2,3%
4.12 – Avviamento dei sistemi di sostituzione e di assistenza 0,10 0,0%
B) Capitale umano 211,50 13,8%
4.13 - Commercializzazione dei prodotti agricoli di qualità 15,40 1,0%
C) Qualità 15,40 1,0%
1.09 - Mantenimento dell’originario uso del suolo 145,00 9,5%
1.12 - Sistemi territoriali integrati ad alta naturalità 15,90 1,0%
4.10 - Sostegno e tutela delle attività forestali 45,00 2,9%
D) Ambiente 221,30 14,5%
TOTALE (A+B+C+D) 1.531,40 100,0%

In considerazione di tutte le sopraccennate considerazioni, si ritiene possibile l’apertura ad un
confronto politico e programmatico sulla seguente ipotesi di assegnazione di risorse tra i tre
assi del PSR Sicilia 2007-2013:

Ipotesi programmatica di partenza per la ripartizione delle risorse per asse

Asse Quota minima
regolamentare
Ipotesi
programmatica
Asse 1: Miglioramento della competitività del settore agricolo e
forestale
10% 40% - 50%
Asse 2: Miglioramento dell’ambiente e dello spazio rurale 25% 30% - 45%
Asse 3: Qualità della vita nelle zone rurali e diversificazione
dell’economia rurale
10% 10% - 20%
Asse 4: Approccio LEADER 5% (*)

(*) Va tenuto presente che – in base all’art. 17 del Regolamento CE n. 1698/2005 – all’asse 4 è riservato un
contributo pari almeno al 5% del contributo totale FEASR, ma che esso contribuisce a formare le percentuali
minime previste per gli altri tre Assi.

5.5. Priorità territoriali
Gli Orientamenti strategici comunitari, pur confermando che la politica di sviluppo rurale
deve essere concepita per tutto il “rurale”, mettono in particolare evidenza che quest’ultimo
non risulta omogeneo al suo interno, sia perché caratterizzato da sistemi agricoli,
agroalimentari e naturali differenziati, sia per le diverse forme di integrazione con il contesto
urbano ed industriale.

La proposta di PSN propone una classificazione delle aree rurali in quattro tipologie:

A. poli urbani;
B. aree rurali ad agricoltura intensiva specializzata;
C. aree rurali intermedie;
D. aree rurali con problemi complessivi di sviluppo.
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Nell’attività di elaborazione del PSR, per disporre di una base informativa sul territorio
regionale – in aderenza alle indicazioni comunitarie e nazionali – viene condotto un lavoro di
analisi statistica finalizzato ad individuare tipologie territoriali omogenee, funzionali
all’attività di programmazione per le aree rurali siciliane nel periodo 2007-2013.

Rimandando la discussione di merito alla proposta di PSR, in questa sede sembra opportuno
esplicitare solo l’indicazione politica. Si vuole pervenire ad una zonizzazione che non è
preclusiva in relazione all’applicabilità delle azioni di sviluppo alle diverse aree ma che,
invece, è finalizzata ad individuare le specificità territoriali – sia in termini di criticità che di
potenzialità – per definire le azioni necessarie per superare le fragilità e per stimolare le
aziende agricole ed i processi di sviluppo endogeno delle aree rurali.

Alcuni interventi, soprattutto quelli riconducibili agli Assi 2 e 3, saranno polarizzati nelle aree
protette e/o svantaggiate al fine di consentirne la permanenza alle popolazioni rurali. In ogni
caso la territorializzazione dovrebbe costituire un elemento di priorità nell’assegnazione delle
risorse.

Per quanto riguarda gli interventi forestali nella Regione Sicilia gli interventi con finalità
ambientale saranno localizzati prioritariamente nei territori più esposti al rischio
desertificazione o/e al rischio idrogeologico. Nella identificazione delle zone prioritarie agli
imboschimenti si terrà conto degli studi già avviati e dei risultati già acquisiti, quali la “Carta
della vulnerabilità al rischio di desertificazione”, i “Piani Stralcio di Bacino per l’Assetto
Idrogeologico”, la cartografica realizzata nel “Piano per la difesa della vegetazione dagli
incendi”. Questi documenti saranno oggetto di elaborazione, studio ed approfondimenti nel
“Piano Forestale Regionale”, attualmente in fase di revisione ed implementazione delle
“linee guida” approvate con Decreto assessoriale del 15 ottobre 2004. Particolare cura dovrà
essere riservata alla scelta delle aree da rimboschire in relazione alla loro ampiezza (almeno
10 ha accorpati e preferibilmente localizzati in prossimità di altre zone boscate, funzionali,
quindi, ad una possibile ricomposizione fondiaria), in modo da garantire una razionale
gestione, puntando su interventi su scala di bacino idrografico od almeno di sottobacino.

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