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Trasporti e agroalimentare

   Siracusa 19 Aprile 2001                            

 

Siamo convinti che il profilo di un nuovo sviluppo dell’agroalimentare siciliano è rappresentato dalla capacità di accettare e vincere la sfida lanciata dalla nuova frontiera della qualità, della sicurezza alimentare,della conquista dei mercati europei ed extracomunitari ,di produrre rispettando l’ambiente.

 

Si tratta di cogliere tutte le potenzialità esistenti in questo importante comparto produttivo mettendo a punto una strategia in grado di porsi l’obiettivo di creare occupazione ,di tutelare l’ambiente ,di difendere gli interessi dei consumatori ,di innovare e modernizzare le imprese del settore ,di rompere le logiche assistenziali, di incrementare la base produttiva e la produzione lorda vendibile.

 

Obiettivo ambizioso ma non impossibile ,infatti non esiste Paese al mondo che possa vantare ,come l’Italia ,una tale varietà di gamma e di calendari nelle produzioni agricole e una tale ricchezza di produzioni tipiche di alta qualità.Il sistema agroalimentare italiano è potenzialmente il più importante sistema agroalimentare di qualità del mondo.

 

In questo panorama l’agricoltura siciliana  è ,in Italia, al secondo posto per valore aggiunto ai prezzi di base dopo la Lombardia,con circa 6.000 miliardi,mentre l’industria alimentare siciliana per produzione ,commercializzazione e trasformazione è al sesto posto.

Settori dove la Sicilia è competitiva sono quello:vitivinicolo, olivicolo, floricolo, ortofrutticolo, vivaistico, ittico, zootecnico, lattiero-caseario, agrumicolo. La Sicilia può garantire la presenza di propri prodotti sui mercati durante tutti i mesi dell’anno.

 

38.000 sono le aziende agricole in cui lavorano 160.000 addetti;le aziende alimentari ,compresa la pesca,sono 2.400 e danno lavoro a 16.000 addetti.

 

Una realtà,come è ovvio,contrassegnata da chiari e scuri.

Credo si possa affermare che l’agricoltura è la metafora dello sviluppo siciliano dove convivono arretratezza e innovazione ,produttività e assistenzialismo ,passato e futuro ,lavoro tutelato e lavoro sommerso ,punti di eccellenza e degrado diffuso.

 

Tra i punti di debolezza del sistema agroalimentare siciliano sono rilevanti quelli causati dalla frammentazione fondiaria e dalla orografia del territorio.Altre diseconomie riguardano la commercializzazione e ovviamente tutti i sevizi che mancando di una domanda aggregata si caratterizzano per scarse finalizzazioni ,

 ripetitività e scarsa efficienza.

Ciò vale anche per la promozione e la valorizzazione commerciale.

 

Tra i servizi meno efficienti i trasporti meritano un posto a parte trattandosi di inefficienze che si riflettono direttamente sui costi e sulla competitività.Le produzioni del nostro comparto sono beni materiali,a volte deperibili,altre volte accrescono il loro valore aggiunto se in grado di arrivare freschi sui mercati di consumo,in particolare in quei mercati europei ricchi .Il trasporto è fondamentale ,quindi,la qualità del trasporto decisiva.

Un elemento generativo dello svantaggio concorrenziale delle produzioni agroalimentare rispetto ai competitors commerciali risiede, quindi, nella strutturale insufficienza fisica e organizzativa del sistema dei trasporti ,del sistema logistico e distributivo che presentano strozzature ed inefficienze tendenti sia a fare lievitare i costi,sia a lasciare inadempiuti i termini contrattuali di consegna delle merci.

 

L’obiettivo di portare i nostri prodotti di qualità sui mercati di nicchia globale non può pertanto prescindere dalla rimozione delle strozzature presenti all’interno della rete  di servizi di supporto all’attività commerciale,e fra queste quelle del sistema dei trasporti siciliani.

D’altro canto ,occorre tenere presente che il nostro sistema agroalimentare è in grado di garantire un fabbisogno di servizi logistici lungo tutto l’arco dei 12 mesi,per la presenza di una vasta gamma di produzioni a differente stagionalità.

 

Tale fabbisogno viene attualmente soddisfatto mediante una complessa rete di intermediari ma ,tale sistema , comporta la perdita del controllo delle merci e dei mercati di destinazione non potendo incidere sui rapporti contrattuali con il cliente finale ,lasciando inoltre elevate quote di valore aggiunto in mano agli operatori commerciali.

 

Per queste ragioni appare indispensabile identificare sedi logistiche di concentrazione e di spedizione per le produzioni agroalimentare di alta qualità,da far gestire in forma consortile tra più raggruppamenti rappresentativi.Tali strutture devono essere dotate di adeguati mezzi tecnici (container refrigerati,ad atmosfera controllata ,macchine per la movimentazione ecc.) e di risorse umane specializzate.

 

A questo scopo sarebbe interessante scoprire che fine hanno fatto gli interporti di cui tanto si parlò negli anni settanta e ottanta ,  oppure il centro agroalimentare che fu al centro di torbide vicende giudiziarie

ma la cui utilità non è stata messa in discussione da nessuno.

 

Sono grato ai compagni della Filt siciliana di avere dato l’opportunità di questa riflessione.Non capita spesso che due sindacati di categoria possano riflettere assieme su tematiche che intersecano le rispettive piattaforme in una situazione in cui uno guarda dal punto di vista dell’utenza l’altro da quello dell’erogatore del servizio .Entrambi i sindacati si pongono lo stesso  obbiettivo : trasformare una diseconomie in una risorsa.

 

Il tema dei trasporti è decisivo per il comparto agroalimentare ,ma è strategico per la Sicilia di cui spesso si dimentica la caratteristica geografica peculiare quella di essere un’isola.Non si colgono i limiti dell’essere isola,ma neanche le potenzialità dell’essere la più grande isola del Mediterraneo e di stare al centro di questo mare.

 

Per un verso ,come ho già detto, l’inefficienza nei trasporti è strettamente correlata alla scarsa organizzazione produttiva e commerciale:non formandosi una domanda aggregata non si riesce ad organizzare un sistema efficiente.

 

Per un altro verso,però, il limite riguarda complessivamente tutto il sistema siciliano, basti pensare alle due dorsali ferroviarie e autostradali tirreniche e ioniche,al sistema aeroportuale e alla debolezza, tutto sommato , del trasporto marittimo,se si pensa che la Sicilia è un’isola e questo dovrebbe essere il sistema di trasporto principe per capacità,rapidità e costo.

 

Ovviamente i problemi di trasporto di prodotti agricoli ed alimentari della Sicilia si possono distinguere in due ambiti di riferimento:

a)problemi di mobilità interna alla stessa regione.Trattasi di mobilità a carattere prevalentemente provinciale ed infraregionale che riguarda movimenti dai centri di produzione verso i principali mercati agricoli all’ingrosso della Sicilia ,coincidenti prevalentemente con le grandi aree urbane della regione stessa;

b)problemi di collegamento esterno con le altre regioni italiane,nonché con gli altri Paesi del bacino del mediterraneo e quelli dell’Europa continentale.Si pongono stretti rapporti di interdipendenza,in quanto in molti casi la soluzione data ai trasporti interni finisce col condizionare la scelta modale nei collegamenti extraregionali.

 

 Allo stato attuale il modo prevalentemente utilizzato dai produttori agricoli locali risulta quello stradale,anche se una più attenta analisi dimostra  che il modo di trasporto dipende da fattori specifici ,quali ad esempio il tipo di coltura ,la dimensione dell’azienda agricola,la presenza di infrastrutture e di servizi di trasporto ed infine anche le abitudini acquisite che si esprimono in termini di professionalità esistenti nel campo dei trasporti.

 

La movimentazione delle merci agricole via strada  in Sicilia avviene al 73% con l’autotrasporto professionale e al 27% con il conto/proprio.Il ruolo del conto/proprio è più elevato per il traffico interno all’isola mentre nel traffico interregionale  si preferisce il ruolo del conto/terzi.

I dati dell’albo nazionale degli autotrasportatori mostrano una eccessiva polverizzazione di aziende,superiore alla media nazionale,riflettendo nelle differenze provinciali il diverso sviluppo economico.

Su uno studio del 1995 ho letto che i tempi di percorrenza mediamente dichiarati per un collegamento stradale Sicilia –Lombardia sono nell’ordine di 30-36 ore. Si tratta comunque di tempi competitivi con altri modi di trasporto anche combinato.Non so se alla data odierna le cose siano migliorate e di quanto.

 

In campo ferroviario si è in presenza di velocità commerciali basse su quasi tutte le linee e di carenze funzionali che penalizzano il sistema economico isolano sia per l’anomala struttura della rete sia per lo squilibrio fra i centri di produzione ed essa stessa.

 

Per quanto riguarda i prodotti agricoli commercializzati fuori dal territorio siciliano si è constatato che essi vengono inviati soprattutto attraverso lo Stretto di Messina ,ed in parte attraverso i porti di Palermo e di Marsala, quest’ultimo per quanto riguarda i prodotti vinicoli.

 

Sullo Stretto di Messina siamo di fronte alle note problematiche dell’attraversamento rapido con un dibattito che oggi pare essere approdato alla soluzione del ponte.Personalmente mi convince la posizione espressa recentemente a Roma dalla GCIL alla Conferenza Programmatica :completare prima la rete delle infrastrutture stradali e ferroviarie poi realizzare il ponte.

 

Mi preoccupa ,invece, se questa opera dovesse prefigurare una scelta strategica nel sistema dei trasporti siciliani con una attenzione  esclusiva a favore del trasporto su  gomma e su rotaia e a danno del potenziamento del trasporto per mare ed aereo che sono i due vettori in grado di servire una politica di presenza delle produzioni agroalimentare siciliane sui mercati europei,mediterranei e mondiali :il cosiddetto mercato globale.

 

Purtroppo,oggi, non sembra che il Paese abbia una visione strategica su queste tematiche basti guardare alla situazione di incertezza esistente sui cargo aerei , o la lentezza con la quale si sceglie il trasporto via nave di container in un mondo che assiste a uno sviluppo impetuoso di questo mezzo di trasporto.

Bisognerà chiedere con forza al governo che uscirà dalle urne delle prossime elezioni politiche impegni precisi al riguardo.

 

In ogni caso ,è del tutto evidente che l’ obbiettivo di aumentare l’efficienza del trasporto migliorando i collegamenti e abbassando i costi è questione all’ordine del giorno oggi e non domani.

 

Vanno meglio organizzati i trasporti dei prodotti,ma per fare ciò è utile che il sistema agroalimentare provveda a potenziare il proprio sistema logistico nella duplice direzione risparmiare sui costi e valorizzare al meglio i prodotti siciliani.

E’ necessario razionalizzare i centri di raccolta e ridurre i tempi delle operazioni di carico/scarico e di trasbordo intermodale,ma al tempo stesso è necessario razionalizzare in senso territoriale le produzioni in modo da consentire una più efficiente utilizzazione del sistema dei trasporti.

Ma io credo che la semplice razionalizzazione dell’esistente non sia sufficiente e in ogni caso ci lascia sempre in una situazione di ritardo rispetto al nuovo che avanza.

 

Sarebbe utile chiedere allo Stato e alla Regione uno sforzo sinergico per l’internazionalizzazione del sistema non solo per le fasi di commercializzazione ma anche di produzione assicurando alla Sicilia mezzi ,strumenti, risorse finanziarie per essere competitiva nel mercato globale.

Bisogna fare ciò che fa Israele per gli agrumi ,Francia ,Olanda e Belgio per le ortive e i fiori.

Le politiche assistenziali condannano la Sicilia a essere mercato di consumo e sono un ostacolo alla trasformazione in mercato di produzione che punta alle esportazioni.

Sono pochi gli operatori che hanno tentato la strada dell’internazionalizzazione.

Il prodotto agroalimentare siciliano non può vincere la sua scommessa nella competitività sui costi di produzione ,può essere competitivo solo sui servizi incorporati ed in particolare sulla carica “ ipersimbolica” dei suoi prodotti,considerata anch’essa come servizio.

Da una fase di orientamento al prodotto nella quale era determinante il fattore prezzo e quindi i costi di produzione si è passati ad un’era di orientamento al mercato.

I fattori di successo sono oggi accanto al prezzo ,la qualità del prodotto e la sua riconoscibilità ovvero il marchio.

Lavorare in questa direzione vuol dire tenere conto dell’orientamento della Commissione Europea di creare entro il 2010 una zona di libero scambio che comprenderà una quarantina di Paesi e un mercato di oltre 600 milioni di abitanti.

Significa cogliere l’occasione rappresentata dalla nuova centralità che il bacino del Mediterraneo riacquisterà dal punto di vista geopolitico.

 

L’obiettivo della Flai è fare della Sicilia la grande piattaforma specializzata europea per l’agroalimentare mediterraneo intendendo con questo non solo la base logistica (porti ,linee di navigazione,trasporto intermodale ,centri di lavorazione e stoccaggio ,ecc…) ma anche la base dei servizi collegati al sistema agroalimentare mediterraneo.

Trasformare il nostro mercato da mercato di consumo a mercato di produzione e di proiezione internazionale.

 

 

Siamo fermamente convinti che gli ingredienti di un nuovo sviluppo siano tutti sotto i nostri occhi.Ragionare sui trasporti oggi su altre diseconomie domani significa battere la rassegnazione scommettere sulle potenzialità della Sicilia.

Cambiare si può;cambiare si deve.

 

 

 

 ITALO TRIPI

Segretario generale Flai Cgil Sicilia