home > attività sindacale

 

RELAZIONE DI SALVATORE LO BALBO,

SEGRETARIO GENERALE DELLA FLAI CGIL DELLA SICILIA,

 AL CONVEGNO DEL 31 GENNAIO 2007

SUL

PIANO DI SVILUPPO RURALE DELLA REGIONE

-2007-2013-

 

 

**********

 

Ringrazio quanti hanno accolto il nostro invito a partecipare a questo convegno.

 

In questi mesi stiamo sottolineando con forza i punti critici (lavoro nero e schiavitù, sottosalario e caporalato, genericità delle nostre produzioni alimentari e nanismo imprenditoriale, presenza assistenziale del “potere pubblico”) e i punti di forza (presenza di giovani e donne, buon livello di scolarizzazione, capacità attrattiva d’investimenti privati, paniere ricco di prodotti appetibili) di un made in Sicily che è parte integrante del più ampio scenario economico, culturale e sociale che viene identificato con il concetto di DIETA  MEDITERRANEA.

 

Malgrado le criticità, abbiamo superato i 4 miliardi di euro di PLV, e ciò sicuramente rappresenta un fatto estremamente positivo.

 

In questo ambito, ripeto fatto di ombre e luci, di eccellenze e di arretratezze, il lavoro dipendente del comparto Agro-Alimentare-Ambientale continua a dare un contributo notevole.

Questo contributo si manifesta, e siamo fortemente indignati, con livelli di sfruttamento molto accentuati (basti pensare agli orari di lavoro) con salari bassi (da 2 a 6 € all’ora), con un alto prezzo d’infortuni sul lavoro, con la negazione del valore sociale del lavoro dipendente nel comparto che mortifica tutti coloro che non fanno la scelta di emigrare o di non scegliere l’assistenzialismo regionale.

Grazie a questo esercito composto da circa 200.000 lavoratrici e lavoratori, di cui moltissimi giovani e con buoni livelli di scolarizzazione, provenienti anche da paesi extracomunitari, il “made in Sicily” oggi è una realtà. Infatti potrebbe competere al meglio nei mercati ricchi del mondo dando soddisfazione e certezze a tutti i soggetti del comparto se adeguatamente sostenuto da una imprenditoria forte dei valori economici ed etici presenti in Europea e più lungimirante negli investimenti, e da una classe politica capace di liberarsi dalle logiche assistenziali della spesa pubblica.

 

Associazionismo, legalità, etica, sicurezza alimentare del e sul lavoro, tutela e valorizzazione del territorio, rilancio delle tradizioni antropologiche rappresentano un mix di componenti e di scelte che possono dare al comparto Agro-Alimentare-Ambientale una nuova spinta per affrontare con serenità le nuove frontiere del mercato europeo e globale.

 

Nell’ambito di questo contesto generale, abbiamo deciso di organizzare questo momento di riflessione.

Riflessione che non può fare a meno di sottolineare il silenzioso, anzi inesistente, dibattito presente nella nostra Regione sulla Politica Agricola Comunitaria.

 

Confagricoltura, Coldiretti, CIA, Confcooperative, AGCI, Federalimentari, Federpesca, le decine di O.P., varie altre organizzazioni del settore compreso quelle ambientaliste e anche FAI e UILA, sembrano essere completamente disinteressate a promuovere e partecipare ad una riflessione pubblica che per la Sicilia sicuramente rappresenta uno dei momenti più significativi della attuale fase storica.

 

La PLV del comparto Agro-Alimentare-Ambientale ha superato nel 2005 i 4 miliardi di €. L’intervento comunitario previsto per il periodo 2007/2013 è di 1,21 miliardi di €.

Penso che bastino queste cifre a motivare un impegno straordinario di quanti siamo soggetti attivi del settore.

 

O forse siamo ancora alla presenza di una doppiezza rappresentata dai governi paralleli, dai tavoli separati, dalle stanze segrete, dove parte dei protagonisti del comparto Agro-Alimentare-Ambientale producono decisioni “riservate”, scritte da “titolati tecnici” e che sono finalizzati a privilegiare gli interessi degli “amici”.

La nostra Regione è piena di queste esperienze e lo stesso fallimento di Agenda 2000  può essere ascritto a tali comportamenti.

 

Anche per contrastare ciò abbiamo scelto di occuparci con  maggiore lena della P.A.C. e ritengo che in Sicilia ci sono soggetti politici, economici e sindacali interessati a promuovere politiche “positive” per il comparto Agro-Alimentare-Ambientale.

 

E’ opportuno inoltre ricordare che, parallelamente ai temi di oggi, si stanno definendo le O.C.M. relativi ai tutti i principali prodotti mediterranei, e già abbiamo assunto orientamenti e scelte coerenti con quelle assunte in questo PSR.

La stessa presenza dell’Assessore Regionale all’Agricoltura Prof. Giovanni La Via e del Presidente della Lega Coop. Agroalimentare Pino Gullo, testimoniano la nostra idea che è possibile far diventare “pubbliche” scelte che rischiano di essere “private” anche se sottoscritte da valenti tecnici. 

 

Il convegno di oggi “Le politiche agricole e i Programmi di Sviluppo Rurale” rappresenta, pertanto, una importante occasione di confronto, affinché i contributi comunitari siano spesi con efficacia ed efficienza, per raggiungere un fine comune che è quello dello sviluppo economico e sociale della nostra regione che la Comunità Europea vuole sostenere e  valorizzare.

 

I fondi strutturali, FEASR, FES, Fondo di coesione, FAS, consentono all’Unione Europea di erogare contributi destinati a ridurre i divari strutturali economici e sociali fra gli Stati membri, attraverso tutte una serie di azioni integrate per quanto riguarda gli investimenti, le infrastrutture, i trasporti, il miglioramento dell’ambiente, l’energia, la promozione dell’occupazione, della conoscenza e dell’innovazione.

 

L’Italia nonostante l’allargamento dell’UE si posiziona al secondo posto tra i partner della vecchia Europa beneficiari dei finanziamenti 2007/2013 (25,647 miliardi di € ). A pesare di più saranno i finanziamenti (18,867 Miliardi) per il mezzogiorno nell’ambito del nuovo obiettivo di convergenza in cui la Sicilia è inserita assieme alla Campania, alla Puglia e alla Calabria.

 

Tra fondi strutturali e coofinanziamenti Stato-Regioni la Sicilia fino al 2013 avrà da spendere 18,5 miliardi di euro.

 

Nell’ambito dei fondi strutturali si inserisce il nuovo fondo comunitario costituito dal R.C. 1698/2005, FEASR – Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale.

Si apre così una nuova fase per la politica di sviluppo rurale che deve accompagnare ed integrare le politiche di sostegno ai mercati, migliorare l’ambiente  e il paesaggio rurale,  promuovere la crescita  e creare posti di lavoro nelle aree rurali in linea con le principali priorità politiche definite nella strategia di Lisbona (migliorare l’attrattività delle regioni, incoraggiare l’innovazione, l’imprenditorialità, e la crescita dell’economia della conoscenza, creare numerosi posti di lavoro qualitativamente migliori) e con gli obiettivi di sostenibilità fissati a Goteborg ( Consiglio europeo del 2001 ha voluto integrare i temi ambientali nella strategia di sviluppo economico e sociale di Lisbona, si afferma il valore trasversale della politica ambientale: elaborazione di un modello di sanità pubblica che riduca i prodotti chimici, elaborazione e forme di trasporto più sostenibili, rispetto del protocollo di Kyoto sull’emissioni inquinanti, promozione di produzione biologiche in agricoltura).

 

Gli orientamenti strategici comunitari sono:

-         migliorare la competitività del settore agricolo e forestale

-         migliorare l’ambiente e le zone di campagna

-         migliorare la qualità della vita nelle zone rurali e promuovere la diversificazione dell’economia rurale

-         costruire la capacità locale di occupazione e diversificazione

-         tradurre le priorità in programmi

-         garantire la complementarietà tra gli strumenti comunitari.

 

Il nuovo fondo europeo per lo sviluppo Rurale FEASR (destina alla Sicilia 1211,16 milioni di €), ha interessato in modo particolare la FLAI – CGIL sia Nazionale che regionale perché oggi con maggiore fermezza rispetto al passato  riteniamo che le risorse  comunitarie solo se spese bene contribuiscono allo sviluppo complessivo del  comparto agro-alimentare-ambientale.

 

La Sicilia è stata destinataria di ingenti risorse comunitarie e il fatto che  sia  uscita dall’Obiettivo uno e entrata nell’Obiettivo convergenza non ha significato un passo avanti, di fatto non è cambiato niente rispetto al passato, rimaniamo destinatari di maggiori risorse perchè viviamo una situazione economica e sociale di sottosviluppo.

 

I fondi della programmazione 2000/2006 – noti come AGENDA 2000 - sono stati spesi male, non hanno creato  ricchezza strutturale e maggiore valore aggiunto alla nostra Regione.

Risorse che molto spesso sono andate spese  in mille rivoli, trasferimenti ad operatori individuali invece di essere usati per affrontare  i nodi storici del sud: le infrastrutture materiali ed immateriali.

 

Riguardo al Programma  di Sviluppo Rurale 2007/2013, in precedenti occasioni la FLAI ha denunciato:

-         il ritardo di tutta la fase di programmazione del PSR rispetto alla tempistica prevista dal regolamento stesso;

-          la ritardata costituzione del tavolo partenariale e la sua mancata operatività.

Dopo un’attenta  analisi dei risultati della precedente programmazione, dei punti di forza e di debolezza delle opportunità e delle criticità del comparto Agro-Alimentare-Ambientale, è nel tavolo di concertazione che avremmo dovuto discutere:

- di azioni prioritarie di interventi negli Assi;

- di opzioni strategiche  per creare sinergie con gli altri fondi comunitari e nazionali;

- di ripartizione delle risorse fra gli assi di intervento;

- della previsione nelle schede di misure di precisi criteri di selezione/premialità dei progetti (occupazione, sicurezza…).  

 

Tutto questo non c’è stato, e in difformità di quanto  sancito dal regolamento 1698, approccio strategico, rafforzamento del partenariato….ecc, assisteremo ad una corsa nella presentazione del PSR, redatto dai soliti Funzionari dell’Assessorato e  da Esperti in programmazione.

 

Pertanto oggi, con fermezza, rivendichiamo di rendere operativo il tavolo di concertazione sia nella fase della programmazione sia in quella dell’attuazione, della sorveglianza, e della valutazione dei PSR., fasi in cui è possibile andare a fare aggiustamenti rispetto alla programmazione iniziale.

 

C’è polemica tra governo Regionale e Nazionale riguardo alla quantità di finanziamenti Comunitari e Statali a favore della Sicilia, “pochi…, sono stati ridotti…, Sicilia penalizzata dalla Finanziaria Nazionale”.

Una polemica che sicuramente non ci meraviglia. Oggi chiediamo al governo Regionale  una Programmazione che tenga principalmente conto non solo della quantità della spesa ma soprattutto della qualità e dell’efficacia evitando le erogazioni a pioggia e favorendo i progetti “veri “ che creano ricchezza e sviluppo.

 

La FLAI Sicilia ha presentato all’Assessore Regionale all’Agricoltura e alle Foreste un documento, “proposte sul Programma di Sviluppo Rurale 2007/2013”, che ci auguriamo venga valutato adeguatamente dai Funzionari impegnati nella programmazione.

Nel documento abbiamo individuato precise priorità da perseguire nei tre assi di intervento:

 

COMPETITIVITA’: promuovere la crescita del capitale umano attraverso azioni di formazione, ricerca, innovazione, ammodernamento tecnologico; rafforzare le filiere produttive (produzione-commercializzazione-trasformazione); investire nell’ambito dei sistemi relazionali organizzati (consorzi di tutela, distretti produttivi..ecc ) allo scopo di superare il tendenziale individualismo delle imprese; puntare sulla qualità di processo e di prodotto; valorizzare le piattaforme logistiche, le infrastrutture, l’efficienza dei canali di commercializzazione, la catena del caldo e del freddo, etc… .

 

AMBIENTE: conservare e incentivare le biodiversità, incrementare la superfici boscate; lottare la desertificazione attraverso interventi di protezione e prevenzione contro i disastri idrogeologici; tutelare il suolo, le risorse idriche, le produzioni biologiche; valorizzare le energie derivanti da fonti rinnovabili.

 

DIVERSIFICAZIONE DELL’ECONOMIA RURALE: realizzare posti di lavoro nei settori della diversificazione e della qualità della vita attraverso azioni volte a favorire la nascita di microimprese, artigianato, turismo locale integrato con le bellezze naturali e paesaggistiche, recupero di borghi e centri rurali.

 

Per quanto riguarda gli  interventi per la realizzazione di opere pubbliche nel campo della viabilità rurale, gestione delle risorse idriche ed energetiche, conservazione del patrimonio boschivo, difesa del suolo dai disastri idro-geologici, ricerca e sperimentazione (Asse 1 e 2), il Consiglio dell’Unione Europea con molta chiarezza sostiene che ogni Stato membro e quindi le rispettive Regioni, devono aprire una nuova stagione di sostegno ai servizi di sviluppo e ripensare ai propri modelli organizzativi e quindi riformulare o modificare la normativa specifica.

 

Gli aspetti da rinnovare oltre agli obiettivi, sono “i soggetti da coinvolgere” e “gli strumenti dell’intervento”. Trattandosi di una politica di pubblico sostegno e di promozione dello sviluppo il sistema da implementare dovrà essere pubblico e le regioni dovranno affidare competenze operative agli Enti, Agenzie di Sviluppo, Consorzi che sono presenti nelle diverse  Regioni.

 

Gli Enti esistono, e abbiamo sostenuto che essi vanno velocemente e consensualmente riformati. E.S.A.,  Consorzi di Bonifica, Agenzia delle Acque e dei rifiuti, Agenzia delle Foreste, ARAS e altri Enti di ricerca Regionali, dotati di nuovi e opportuni strumenti di intervento, possono giocare un ruolo fondamentale a sostegno e per lo sviluppo della nostra isola utilizzando anche i finanziamenti comunitari FEASR.

 

Dopo l’approvazione della finanziaria Regionale, abbiamo l’importate pacchetto di Leggi sullo Sviluppo da affrontare, pacchetto che  comprenderà la Riforma degli Enti di cui sopra tenendo sicuramente conto delle indicazioni comunitarie.

 

Nel documento FLAI abbiamo chiesto all’Assessore Regionale all’Agricoltura e alle Foreste di inserire  nelle schede di misura  aspetti selettivi e precisi criteri di ammissibilità dei progetti. I progetti fino ad oggi sono stati finanziati secondo il criterio della data di presentazione  della domanda.

 

Non può essere così, dovranno avere corsia prioritaria  i progetti presentati da:

-          aziende che confluiscono in associazioni o cooperative, al fine di promuovere attività economiche di filiera dalla produzione alla commercializzazione, creando  nuova occupazione da definire attraverso un rapporto preciso: investimenti/innovazione tecnologica agro-ambientale, investimenti/unità lavoratori a tempo indeterminato;

 

-          soggetti pubblici e privati che si impegnino a stabilizzare il personale a tempo determinato (ricordiamo che la Sicilia  registra un altissimo numero di lavoratori agricoli a tempo determinato);

 

-          aziende agroalimentari che commercializzino almeno il 40% dei loro prodotti all’interno della regione (attraverso impegni con Enti pubblici a rifornire mense, ospedali ecc..);

 

-          soggetti pubblici o privati che svolgono la loro attività nell’ambito della certificazione e della sicurezza alimentare;

 

-          aziende che rispettano le normative contrattuali e della legislazione sul lavoro, della sicurezza del lavoratore e dell’ambiente di lavoro e che pertanto hanno la certificazione DURC (di regolarità contributiva rilasciata dall’INPS);

 

-          aziende che aderiranno all’avviso comune sottoscritto tra parti sociali e Assessorato all’Agricoltura che definisca i punti di etica sociale e del lavoro (rispetto dei contratti di lavoro, tutela della maternità, libertà sindacale, RSU, RLS ecc….), di cui chiediamo oggi all’Assessore La Via di farsi carico.

 

-          inoltre bisogna escludere le aziende che negli ultimi anni hanno avuto problemi di sicurezza alimentare, o che sono indagate a vario titolo o che hanno vertenze sindacali in corso per sfruttamento della mano d’opera clandestina, lavoro nero, mancato rispetto dei CCNL, etc… .

 

Per concludere, sono questi i paletti che abbiamo chiesto di inserire, paletti che ci permetteranno di promuovere:

Ø      Occupazione e rispetto delle pari opportunità;

Ø      Rispetto delle norme contrattuali e di sicurezza;

Ø      Rispetto dei diritti dei lavoratori attraverso le certificazioni DURC;

Ø      Rispetto dei diritti dei consumatori

Ø      Selettività del sostegno perché vada alle imprese e non ai percettori di rendita, ai comportamenti e non allo status.

 

Attraverso questi strumenti e con queste proposte riteniamo di contribuire alla definizione di un Piano di Sviluppo Rurale che, malgrado i ritardi accumulati, rappresenta una importante strumento per lo sviluppo della nostra regione.

 

Non è assolutamente scontato, come già successo, che i buoni propositi si tramutano automaticamente in fatti concreti. Spetta anche noi svolgere una azione positiva di denuncia, di spinta e di proposta per far si che questa importante occasione faccia definitivamente avvicinare il nostro comparto ad un modello economico europeo, allontanandolo definitivamente dall’assistenzialismo e dallo spreco delle risorse pubbliche.