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Seduta del Comitato Direttivo della Flai-Cgil Sicilia del 10/09/2008 per la elezione del Segretario Generale.

Relazione programmatica del compagno SALVATORE TRIPI

 

Innanzi tutto voglio esprimere il più vivo compiacimento al compagno Totò Lo Balbo per il nuovo incarico ricoperto nella segreteria della Flai nazionale.

E’ un merito che senza dubbio va ascritto alle sue capacità, ma è anche un riconoscimento politico  che la Flai nazionale fa della Flai regionale e del suo gruppo dirigente.

Al compagno Lo Balbo auguro buon lavoro e sono sicuro, conoscendo la sua vivacità sindacale, che sarà di stimolo continuo per la crescita della Flai nazionale.

Voglio ringraziare la compagna Stefania Crogi, Segretario Generale della Flai  e la compagna Ivana Galli, Responsabile d’Organizzazione.

La loro presenza mi fa e ci fa onore e la giudico un riconoscimento del prestigio politico della Flai siciliana.

Ringrazio inoltre la segreteria nazionale della Flai e la segreteria regionale della Cgil in quanto nella loro qualità di centri regolatori mi hanno proposto alla commissione dei saggi per la elezione a Segretario Generale della Flai siciliana.

Con la compagna Stefania e con la Segreteria nazionale, qualora sarò eletto, intendo lavorare in sinergia, con lealtà politica e con l’obiettivo di rendere più forte la Flai siciliana e la Flai nazionale.

Un ringraziamento particolare esprimo al compagno Italo Tripi non solo perché, assieme alla Segreteria regionale, mi ha proposto, ma anche perché ha creduto nelle mie capacità e mi ha sempre invogliato ad avere coraggio politico nell’impegno sindacale e nella vita dell’Organizzazione.

Infine perché per la mia statistica personale è la seconda volta che, nella sua qualità, mi propone per incarichi di segretario generale.

Ringrazio,i noltre, la Segreteria regionale della Flai per avere espresso parere favorevole sul  mio nome avanzata dai centri regolatori.

Ora spero di conquistare la fiducia del Comitato Direttivo attraverso il voto per portare avanti questa nuova esperienza di impegno sindacale.

Ho vissuto queste settimane con la tensione di chi sa che sta per assumere un importante incarico e nello stesso tempo pensa che cosa fare per essere all’altezza del compito.

Tensione che veniva dissipata da quella che penso sia la risposta politica  ai  problemi e alle difficoltà che via via s’incontrano nel corso della direzione di un sindacato come la Flai: esercitare la partecipazione democratica e collegiale degli organismi dirigenti alla vita e alle scelte dell’Organizzazione.

Infatti, vi dico sin da subito che per cultura sindacale e politica appartengo a quella figura di sindacalisti che sanno esprimere le loro capacità bene e meglio se si fa  un lavoro di squadra.

Sono dell’avviso che se funziona la squadra c’è opportunità di crescita individuale  e per  l’intera Organizzazione. Diventa, inoltre, più agevole mettere in pratica le decisioni che si assumono durante i Congressi, le conferenze, le riunioni dei Comitati Direttivi.

Non è un caso se parlo di mettere in pratica scelte e contenuti del congresso della Flai e della recente Conferenza d’Organizzazione della CGIL ai suoi vari livelli.

Il patrimonio politico-sindacale della Flai siciliana è ricco di analisi e proposte per far decollare il sistema agroalimentare ambientale della Sicilia.

E’ noto a tutti che il settore agroalimentare ambientale è obiettivo strategico della Flai e della Cgil regionale per lo sviluppo e l’occupazione di qualità della nostra regione.

In diverse occasioni è stato detto che il settore, pur avendo punti di eccellenza, non riesce a fare sistema, a fare rete, ad essere considerato settore economico sufficiente, capace di essere competitivo con i mercati interni e internazionali.

Emerge la singola iniziativa imprenditoriale, ma manca il sistema.

Tra le varie cause di tale situazione, quelle determinanti sono state individuate  nella mancanza di infrastrutture e di servizi allo sviluppo, oltre che ad un certo modo di cultura d’impresa.

Basta citare i problemi legati all’acqua, all’energia, ai trasporti, alla viabilità, agli interporti, alle comunicazioni, alla ricerca, alla formazione, al credito.

Quando si parla di infrastrutture i Governi nazionale e regionale agitano la costruzione del Ponte, che viene usato come alibi per coprire l’assenza di politiche di sviluppo per il Mezzogiorno e per la Sicilia e per praticarne la politica degli annunci.

Alle motivazioni che come Cgil abbiamo più volte detto, per spiegarne la sua inutilità, se ne aggiungono altre due:

1.      il calo del 30% di presenze di turisti nell’anno in corso;

2.      il calo del 20% del transito sullo stretto nei mesi di punta di questi mesi estivi appena trascorsi.

Le imprese del settore agroindustriale a questo stato di cose, da un lato hanno accettato l’uso assistenzialistico delle risorse regionali e comunitarie destinate allo sviluppo produttivo e dall’altro, sostenendo la tesi degli alti costi di produzione, hanno continuato a praticare la scorciatoia di meno salari, meno tutele, meno diritti.

Il partenariato sociale avviato con la programmazione negoziata per un uso trasparente e produttivo delle risorse di Agenda 2000, avevano acceso una importante speranza di cambiamento per uno sviluppo locale  in grado di valorizzare tipicità e qualità delle produzioni del territorio siciliano.

Gli orientamenti politici del Governo di centrodestra e la relativa gestione degli strumenti della programmazione negoziata da parte di esponenti politici incapaci e incompetenti, hanno definitivamente affossato quella speranza, con danni pesanti sulla economia locale e danni irreparabili sulla crescita culturale  per lo sviluppo endogeno del territorio.

Oggi all’agroalimentare siciliano, a mio avviso, restano altre due occasioni per costituirsi in sistema economico  e che sono rappresentate :

1.      dall’uso delle risorse che il governo regionale intende fare del Piano di Sviluppo Rurale per il periodo 2007/2013;

 

2.      dalle opportunità che si determineranno con la creazione dell’area di libero scambio che dovrebbe entrare in vigore a partire dal 2010 nel bacino del Mediterraneo e che interesserà più di 600 milioni di persone.

Dette occasioni diventano ancora di più carichi di interessi e di prospettiva in considerazione della crisi e delle speculazioni finanziarie che si sono registrate nei mesi scorsi attorno agli alimenti di prima necessità per la nutrizione delle persone.

Se questi avvenimenti non saranno gestiti come occasione di sviluppo economico, sociale e culturale, conoscendo l’idea che  il Governo nazionale e la Lega hanno circa la cooperazione tra i popoli e conoscendo la mancanza di progettualità del Governo regionale, i rischi di veder rafforzate le barriere per difendere l’assistenzialismo e il localismo ci stanno tutti.

In questo contesto compagne e compagni vedo grandi spazi per le nostre rivendicazioni e per la iniziativa politico-sindacale a livello regionale e territoriale, per la crescita di uno sviluppo di qualità e una occupazione di qualità.

Sviluppo di qualità che punta a valorizzare tipicità delle produzioni e sicurezza alimentare.

Tipicità e sicurezza che dobbiamo difendere e valorizzare come ricchezze del territorio, creando intese e sinergie di confronto e di iniziativa con le associazioni dei consumatori e con quelle ambientaliste.

In questa direzione condivido giusta la decisione della Flai di opporsi alla introduzione degli OGM perché ciò comporterebbe rischi gravi alla salute delle persone, alla sicurezza alimentare e soprattutto verrebbe sopraffatta la cultura alimentare legata al territorio.

Occupazione di qualità che punta sulla difesa dei diritti contrattuali: salario, orario, sicurezza nei luoghi di lavoro e sulla tutela dei diritti previdenziali e assistenziali.

Rafforzare insomma il Sindacato nel territorio che sia in grado di individuare una prospettiva di sviluppo, di contrattare livelli di occupazione e allo stesso tempo attrezzato per tutelare i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori attraverso il rispetto dei contratti di lavoro e attraverso il sistema dei servizi.

Gli ultimi due Congressi della Flai regionale hanno deciso che l’asse portante delle nostre politiche per lo sviluppo e l’occupazione è rappresentato dal rilancio del sistema agroalimentare ambientale.

Dobbiamo sapere che tale obiettivo si realizza se si produce attività politico-sindacale nel territorio.

Il territorio pertanto diventa il luogo ove si realizzano strategia, programmi ed obiettivi.

In tale direzione immagino un Flai che nel territorio elabora, decide, produce iniziativa dentro l’attività di direzione e di coordinamento della Flai regionale e nazionale.

La Flai ha avuto da sempre le sue radici proprio nel territorio, averlo rafforzato nel corso di questi anni con scelte coraggiose e soprattutto con le risorse finanziarie, hanno fatto più forte la Flai e più forte la difesa dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori.

La centralità del territorio e il reinsediamento della Cgil sono stati temi e contenuti della recente Conferenza d’Organizzazione della categoria e della Confederazione.

Dobbiamo passare ora alla fase attuativa delle decisioni.

Noi dobbiamo fare la nostra parte, ma dobbiamo anche essere di continuo stimolo per la parte che devono fare le Cdlt e la confederazione regionale e nazionale.

In tale direzione la Flai regionale ha elaborato cinque progetti di nuovo                    insediamento interprovinciale, qualcuno già avviato altri da avviare.

L’intuizione mi sembra quella giusta.

La Flai nel suo essere sindacato confederale ha guardato sempre ai temi dello sviluppo e dell’occupazione come binomio inscindibile delle proprie politiche rivendicative.

C’è stata una fase in cui pensavamo che per soddisfare i diritti dei lavoratori bastava aspettarli nelle nostre strutture e nelle nostre leghe.

Sappiamo, però, che i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori riusciamo veramente a difenderli e tutelarli se siamo presenti nei luoghi di lavoro e nelle aziende.

Da questo punto di vista molto si sta facendo con risultati interessanti.

Pertanto mi impegno a consolidare e rafforzare l’obiettivo di far crescere la Flai nelle aziende.

Le scelte della Conferenza d’Organizzazione non fanno altro che agevolare questo percorso, sta a noi metterne a frutto tutte le  potenzialità.

Una forte e qualificata presenza della Flai nel territorio serve per affrontare altre due questioni che riguardano diritti e dignità delle lavoratrici e dei lavoratori:

1.      la lotta al lavoro nero, al sottosalario e all’evasione contributiva;

2.      l’applicazione della L. 247/07 che tramutato in norma l’accordo del 21 settembre 2007 tra Governo, parti sociali agricole, Inps e Inail su lotta al sommerso e nuovo sistema previdenziale in agricoltura.

Per la lotta al sommerso e al lavoro nero dobbiamo rivendicare una azione più precisa e incisiva degli Enti e delle Istituzioni che sono preposti a contrastarne il fenomeno, attraverso confronti serrati per discutere dei programmi e dei piani della vigilanza e verificarne i risultati.

In particolare dovremmo concentrare la nostra attenzione e indirizzare l’attività di vigilanza su: finanziamenti pubblici, congruità occupazionale, rispetto dei contratti, della contribuzione previdenziale e delle norme sulla sicurezza della salute nei luoghi di lavoro, per contribuire ad arrestare le stragi quotidiane delle morti sul lavoro.

Penso, però, allo stesso tempo ad una forte azione vertenziale della Flai nel territorio coordinata assieme alla Confederazione, capace di coinvolgere i lavoratori, le istituzioni locali e l’opinione pubblica generale, sapendo che ogni azienda e ogni lavoratore che si sottraggono al sommerso e al lavoro nero servono per mantenere in vita la comunità ed evitarne degrado e spopolamento.

Su questi temi la Segreteria regionale della Cgil ha lanciato campagne e prodotto iniziative che se sono servite a stimolare le categorie e a tenere vivo il confronto con gli Enti di vigilanza e il Governo regionale, necessita ora che analisi ed elaborazioni vengano calati nei territori per essere incisivi ed efficaci.

La Flai regionale sul fronte del lavoro nero e del sottosalario e dell’orario di lavoro ha denunciato condizioni di schiavitù nelle campagne.

Le OO.DD. agricole hanno sempre affermato di non rappresentare aziende che praticano schiavitù. Con loro si potrebbe aprire una disputa a mai finire sull’uso del termine.

Una cosa è certa: le condizioni di vita e di lavoro nelle campagne, nei magazzini ortofrutticoli e nel settore della pesca, se mai avessero raggiunto livelli dignitosi, sono precipitati all’indietro in termini di salario, di orario e di diritti sindacali.

Le cause sono diverse: dalla cultura del fare impresa, alla forte presenza dei lavoratori extracomunitari e dei dell’est Europa che vengono regolarmente sfruttati.

Su questa realtà con le OO.DD. non c’è tanto da disquisire.

Stimare in 20.000 circa lavoratori immigrati che lavorano nell’agroalimentare siciliano sono cifre aderenti alla realtà e noi se vogliamo essere Sindacato delle etnie dobbiamo dare dignità e voce ai loro diritti e ai loro bisogni.

La riforma della previdenza agricola è stata salutata come fatto storico.

E’vero. Ha superato un sistema di fasce occupazionali in uso da 40 anni, ha equiparato i lavoratori a quelli degli altri settori, fa salvo il sistema pensionistico per i lavoratori stagionali, dovrebbe eliminare il sistema della compravendita delle giornate.

Con l’attuale Governo c’è da aspettarsi il tentativo di svuotare i contenuti della riforma, poiché intendono accreditare l’idea del lavoro stagionale in agricoltura come lavoro accessorio senza diritti e senza tutele.

Emblematica è la vicenda dei voucher per la vendemmia, sull’utilizzo dei quali è necessario che le strutture territoriali ne verifichino il corretto uso.

Ho la sensazione però che tutte le novità non siano patrimonio di conoscenza di tutte le lavoratici e i lavoratori e che esistono vecchi retaggi da superare.

Si ragiona ancora per fasce occupazionali e per fasi lavorative legate alle superate 51, 101, 151 giornate lavorative.

In questa direzione va ripresa e rilanciata l’opera di divulgazione e di informazione con tutti gli strumenti di cui disponiamo.

Inoltre accanto ad una forte difesa dei diritti previdenziali, vanno combattuti i fenomeni di illegalità a danno  della previdenza agricola e sostenute le azioni tese a fare rispettare le regole e le leggi

Sui restanti punti dell’accordo è necessario ritornarci sopra per rivendicarne l’applicazione alle parti firmatarie a partire dalle questioni che riguardano la formazione e l’incremento del passaggio dei lavoratori da OTD a OTI.

Compagne e compagni,

immagino da un verso una Flai ricca di vertenzialità e di iniziativa territoriale, e dall’altro una Flai che sa stare dentro il circuito del dibattito politico sindacale regionale e nazionale.

Su questo terreno non mancano temi con i quali misuraci e quelli immediati li vedo rappresentati da:

1.      dalla riforma del sistema contrattuale;

2.      dal federalismo fiscale.

Sulla riforma del sistema contrattuale esiste una piattaforma unitaria accolta favorevolmente dai lavoratori e a quei contenuti bisogna attenersi.

Abbiamo 100 anni di storia alle spalle e non ci intimidiscono né ricatti, né ultimatum, però ogni iniziativa fuori luogo rischia di mandare in aria un lavoro proficuo fatto unitariamente ed approfittato dal Governo e da Confindustria  per calare dei cunei per spaccare il Sindacato, isolare la Cgil e farla diventare il capro espiatorio di tutti i problemi che non sanno o non vogliono risolvere.

Sul federalismo il Governo si piegherà ai ricatti della Lega, per cui immagino che non si andrà ad un sistema solidale tra Stato e Regioni e Enti Locali, ma che esiste il rischio concreto che si accentui ancora di più il divario tra regioni ricche e regioni povere , fra Nord e Sud e a pagarne le spese saranno la democrazia e l’unità del Paese.

Nelle prossime settimane sono annunciate iniziative di mobilitazione sulla piattaforma unitaria su fisco, salari e pensioni sulla quale al Governo Prodi si era indetto lo sciopero generale. La manovra finanziaria di  luglio va nella direzione opposta: precarizza per legge il lavoro, falcidia la scuola pubblica riportandola indietro di 50 anni, taglia in modo ottuso il sistema degli incentivi legati alla produttività nella pubblica amministrazione, penso che proprio il tema del federalismo solidale debba stare tra al primo punto della piattaforma sindacale.

Nel corso del comitato direttivo della Cgil regionale del luglio scorso il compagno Italo Tripi ci invitava ad una franca e attenta riflessione sul sistema di relazioni sindacali da adottare con l’attuale Governo regionale, forte per avere vinto le elezioni con il 70% del consenso sociale e per avere caratterizzato la campagna elettorale con il movimento per l’autonomia.

Abbiamo sempre sostenuto che il giudizio politico sui governi va espresso sul merito dei problemi  e che il giudizio politico sul Sindacato va espresso sul merito degli accordi.

Se queste sono le coordinate a cui fare riferimento nello svolgimento dell’azione sindacale, ritengo che possiamo andare al confronto con questo Governo senza preoccupazione alcuna perché se c’è da portare a casa risultati per i lavoratori e i pensionati va fatto, allo stesso modo se lo richiedono le condizioni vanno organizzate movimenti di lotta e scioperi.

L’accordo dell’8 agosto tra Governo regionale e Cgil-Cisl e Uil riconoscono nella concertazione il metodo per affrontare i problemi legati allo sviluppo produttivo e alla riforma della pubblica amministrazione della Sicilia.

Tra i vari punti dell’accordo uno riguarda in modo specifico i servizi all’agricoltura e alla forestazione produttiva.

In questo quadro la Flai è pronta per confrontarsi sulle questioni che riguardano il Piano di Sviluppo Rurale, il decollo del sistema agroindustriale e il rilancio pesca, la piena applicazione dell’accordo del 2005 tra Governo e Flai-Fai e Uila sul settore forestale, a rinnovare il contratto di lavoro degli operai forestali, a discutere del futuro lavorativo degli stagionali dell’ESA, al rilancio dei Consorzi di Bonifica.

Così come va ricercata una rinnovata collaborazione con l’Università di Palermo, per avvicinare sempre più la ricerca al sistema del produrre e per qualificare e stabilizzare l’occupazione dei lavoratori addetti alla ricerca.

Care compagne e cari compagni,

della storia del movimento sindacale e di quello bracciantile c’è un aspetto che mi ha sempre affascinato e di cui sono orgoglioso: la capacità di organizzare emancipazione sociale per se e per gli altri, di conquistare libertà e democrazia per sé e per gli altri, di conquistare diritti per sé e per gli altri, anche al costo del sacrificio della vita.

Oggi più che mai l’azione del Sindacato deve ancorarsi a questi valori e  questa identità per tenerli alti, in quanto la politica non si occupa più dei problemi che riguardano gli aspetti  collettivi e universali della società, del cosiddetto Bene comune.

Valori ed identità della nostra Organizzazione sono scritti con il sangue delle lavoratrici e dei lavoratori e immortalate nelle pietre di Portella della Ginestra .

Dal movimento dei Fasci, a tutti i lavoratori e sindacalisti uccisi dalla mafia del feudo durante l’occupazione delle terre e per la riforma agraria, alla strage di Portella.

 Quest’anno ricorre il 40° dei morti di Avola. Lavoratori caduti perché lottavano per il contratto di lavoro e per la legge sul collocamento in agricoltura  che assicurasse equità e giustizia a tutti i lavoratori.

Mi adopererò affinchè vengano organizzate iniziative per onorarne la memoria e per dimostrare che in quelle vertenze esistevano contenuti riguardanti i diritti nel lavoro e la solidarietà sociale di attualità ancora oggi.

Da questi valori e da questa identità dobbiamo trarre sempre spunti e stimoli per il nostro agire quotidiano.

Coltivare la memoria storica per sapere  guardare senza esitazioni al futuro, per combattere la mafia, per sostenere le forze dell’Ordine e la Magistratura, per sostenere i giovani di Addio Pizzo, per la riconversione dei patrimoni confiscati alla mafia in attività legali, e  per affermare la cultura dei diritti e della legalità.