home > attività sindacale

 

Riordino del sistema contributivo,

previdenziale e degli ammortizzatori sociali.

 

CGIL CISL e UIL indicano, nel documento unitario sulla finanziaria 2007, prioritaria la lotta per la legalità fiscale, contro l’evasione ed il lavoro nero, soprattutto nel mezzogiorno e chiedono un impegno del governo nella lotta alla precarietà del lavoro e per un piano di legislatura per la stabilità e la buona occupazione, oltre a normali interventi per contrastare il lavoro nero e favorirne l’emersione. Nello stesso, si rileva la contrarietà del sindacato ad inserire nella legge finanziaria interventi strutturali sulla previdenza e si rivendica l’apertura di un tavolo di confronto per affrontare i problemi irrisolti per il completamento della legge Dini, quelli aperti dalla controriforma Maroni e per la riforma degli ammortizzatori sociali.

 

In questo solco si è inserita l’iniziativa di Flai Fai e Uila che già lo scorso anno hanno promosso esaltanti iniziative di lotta e di mobilitazione contro il tetto retributivo per il calcolo dei trattamenti di disoccupazione speciale agricola, ottenendone la cancellazione. La strada tracciata da quelle lotte, anticipa l’odierna rivendicazione unitaria confederale: aprire un tavolo negoziale sulla riforma del sistema contributivo e previdenziale dei lavoratori del comparto agro – alimentare – ambientale.

 

La costituzione del dipartimento Previdenza – Sicurezza – Mercato del Lavoro, quale primo atto conseguente delle decisioni assunte nel congresso di Firenze, e la prima riflessione avuta nella riunione del 7 giugno scorso,  avviano la discussione ed il confronto nella categoria per elaborare un’ipotesi di riordino. In questo sta il contributo della Flai Sicilia, con il documento elaborato a luglio dalla segreteria ed oggetto della discussione odierna.  La materia è ovviamente vasta, complessa e fitta d’intrecci tra mercato del lavoro, collocamento, contribuzione e previdenza agricola.  Sul mercato del lavoro, già il Convegno Nazionale del 12 di Bari, con la Fillea e la Cgil, 

“ La Dignità del Lavoro – il Rosso contro il Nero” oltre a denunciare il fenomeno del lavoro nero, del sommerso, d’evasione contrattuale, di sottosalario e di demansionamento, puntualizzerà le proposte della categoria sul governo del mercato del lavoro ed al collocamento.

        Alcune di queste, tra l’altro, sono già contenute nella piattaforma di Cgil Cisl e Uil contro il lavoro nero, a partire da:

Una irrinunciabile rivendicazione in materia di collocamento e di mercato del lavoro, dovrà essere la richiesta di estendere le disposizioni previste nell’art. 36 legge 4 agosto 2006, che dispone  l’obbligo per i datori di lavoro a dare comunicazione il giorno antecedente a quello dell’instaurazione dei rapporti di lavoro nel settore agricolo, per quanto ci riguarda, ma non solo.

 

 

        Per quanto riguarda nel dettaglio un’ipotesi di riforma strutturale della previdenza agricola, la premessa cui partire è che occorrono per il settore Agro-Alimentare-Ambientale risorse adeguate ad erogare ai lavoratori una pensione diretta dignitosa, in uno alla possibilità di usufruire di quella complementare, gli ammortizzatori sociali, un sistema di formazione continua.

Alla costituzione di questo “paniere” devono partecipare le imprese, i lavoratori e lo Stato. La premessa cui partire è l’identificazione delle Imprese che insistono all’INPS, oggi con una differenziazione virtuale, o per meglio dire senza effetti concreti e conseguenti per la contribuzione cui sono soggetti, salvo qualche sporadica differenza di qualche decimale di punto contributivo in più o in meno.

Riteniamo conducente ad un’ipotesi di riforma della contribuzione, una suddivisione delle imprese in base ad alcuni parametri economici e produttivi, per comodità li distinguiamo in imprese di fascia “A”, quelle che occupano alle proprie dipendenze almeno cinque lavoratori a tempo indeterminato o richiedono di un fabbisogno annuo di 1.350 gg.. Il riferimento è rapportato all’anno precedente o alla previsione annuale aziendale. A queste imprese si applicano tutte le procedure e le aliquote presenti ordinariamente nel settore extra agricolo.

Alle imprese di sotto a tale soglia, per comodità li chiamiamo di fascia “B”, si applica, invece, un trattamento contributivo pari al 70% di quello ordinario.

Le imprese che rientrano nei sistemi comunitari e/o nazionali delle certificazioni di qualità delle produzioni e della sostenibilità energetica ed ambientale hanno una riduzione contributiva pari al 50% (rispetto alle aliquote previste nella loro fascia “A” o “B”).

Non sfugge il fatto che accanto all’estensione delle procedure e delle aliquote ordinarie del settore extragricolo, si prevede un meccanismo premiale di riduzione contributiva per le imprese con produzioni certificate, di qualità, di sostenibilità energetica ed ambientale.

Cambia, quindi, radicalmente il riconoscimento del diritto alla riduzione contributiva basato sull’ubicazione geografica dell’azienda (Normale, Montana, Svantaggiata, ecc..).

Forse è opportuno completare la riflessione in merito ad ulteriori, sostitutive oppure ad un mix di riduzioni d’aliquote contributive basate sull’aumento dell’occupazione, anche in termini di stabilizzazione ed applicare alla parte di contribuzione antinfortunistica un’oscillazione della stessa in più o in meno,  in modo da premiare le aziende che rispettando le norme in materia di sicurezza sul lavoro riducono il rischio d’infortuni.

Non è superfluo ricordare che ogni riduzione contributiva, quindi ogni incentivo,  previsto deve essere subordinato al rispetto da parte delle aziende della legislazione in materia di lavoro e previdenza e dei contratti collettivi di lavoro.

Non solo su quest’aspetto, ma ovviamente anche sul resto  ci troviamo di fronte ad una proposta aperta con lo scopo di promuovere un’ampia riflessione prima che tra i lavoratori nel gruppo dirigente della categoria, con la consapevolezza che quanto oggi ci avviamo a discutere e le conclusioni cui giungeremo assumono  una valenza straordinaria poiché incidono sul futuro lavorativo previdenziale ed assistenziale dei lavoratori agricoli.

 

        E mentre è scontato individuare la platea dei lavoratori, operai ed impiegati, che svolgono attività nelle fasi di impianto, produzione, commercializzazione e prime trasformazioni industriali dei prodotti agricoli, forestali, zootecnici, e della pesca, s’ipotizza una diversa casistica delle tipologie lavorative, indicandone tre possibili:

 a tempo indeterminato;

 stagionale continuo, chi lavora mediamente più di 100 giorni l’anno;

 a tempo determinato, chi lavora per brevi periodi nell’anno.

 

Detto questo, e premettendo che per quanto riguarda il sistema pensionistico

devono rimanere invariati i requisiti utili per il riconoscimento della pensione di vecchiaia, il sistema pensionistico deve garantire una adeguata prestazione previdenziale dopo 35 anni d’anzianità di iscrizione all’INPS,  e con almeno 1.820 settimane o 5.460 giornate di lavoro.

 

        Per ciò che riguarda la contribuzione si propone:

o       Per i lavoratori con lavoro a tempo indeterminato la contribuzione aziendale e quella pubblica devono garantire l’anno contributivo pieno e con una retribuzione pari almeno a quella prevista dal CCNL. Nei confronti di questi lavoratori si applicano le norme sulla previdenza complementare

 

o       Per il lavoratori con lavoro stagionale continuo la contribuzione aziendale e quella pubblica devono garantire l’anno contributivo pieno e con una retribuzione pari almeno a quella prevista dal CCNL. I CCNL possono prevedere un sistema di previdenza complementare che tramuti la contribuzione figurativa INPS in contribuzione effettiva attraverso il pagamento di un contributo giornaliero. Contributo giornaliero la cui parte a carico del lavoratore potrebbe benissimo essere trattenuto dall’INPS sui trattamenti previdenziali da corrispondere.

 

o       Per i lavoratori con lavoro a tempo determinato, con una soglia minima d’accesso di 78 gg., alla contribuzione aziendale va sommata quella figurativa derivante dalle prestazioni assistenziali. Anche per questa categoria di lavoratori, si propone che i CCNL possano prevedere un sistema di previdenza complementare che tramuti la contribuzione figurativa INPS in contribuzione effettiva attraverso il pagamento di un contributo giornaliero.

 

        Date queste premesse, un nuovo  sistema d’ammortizzatori sociali da ipotizzare può essere:

 

        Per i lavoratori con lavoro a tempo indeterminato l’applicazione delle norme ora in vigore per i settori extra-agricoli. Prevedendo la  possibilità di fruire di un periodo di Cassa Integrazione Ordinaria (C.I.O.) pari a novanta giorni annui. La domanda sarà presentata dall’impresa, in seguito alla stipula di accordo aziendale con le RSU aziendali o con le organizzazioni sindacali provinciali firmatarie del CCNL. Si prevede a carico dell’azienda un versamento  percentuale qualora la richiesta di cassa integrazione sia presentata senza accordo delle Organizzazioni Sindacali

        Nel caso di licenziamento, ai lavoratori a tempo indeterminato, sulla falsariga dell’indennità di mobilità presente negli altri settori, spetta un periodo di Cassa Integrazione Straordinaria (C.I.S.) fino ad un massimo di diciotto mesi,  con un trattamento economico semestrale pari al 100%, 75% e 50% del salario contrattuale di qualifica.

        Non innamoriamoci in questa fase della terminologia, ci sarà sempre tempo per individuare il termine esatto o quanto più rispondente ad indicare le varie  prestazioni.

        Per il lavoratori con lavoro stagionale continuo si prevede la copertura previdenziale per  270 gg. l’anno, e l’erogazione di un ammortizzatore sociale pari alla differenza tra 270 e le giornate lavorate con una retribuzione pari al 80% del salario percepito mediamente nel trimestre precedente.

Il diritto all’ammortizzatore sociale si perfeziona in seguito allo svolgimento d’attività lavorativa per almeno 78 gg. di lavoro continuo presso l’ultima azienda e dopo aver lavorato per un totale di 280 gg nel biennio precedente, comprensivo delle 78 gg. nell’ultima azienda.

        Calcoli alla mano, chi ha lavorato nel biennio precedente per 202 giorni ( 101 più 101 o altra divisione che si voglia) e per 78 giorni continui nell’anno in corso acquisisce il diritto al riconoscimento dell’ammortizzatore sociale. Per questa tipologia di lavoratori, e con l’obiettivo primario della stabilizzazione un’altra ipotesi può basarsi  su un sistema di calcolo sul lavorato anziché sulla differenza tra le 270 e le giornate lavorate.

 

        La richiesta della prestazione previdenziale sarà presentata dall’impresa, in seguito alla stipula d’accordo aziendale con le RSU aziendali o con le organizzazioni sindacali provinciali firmatarie del CCNL.

        Qualora l’azienda proceda alla richiesta dell’ammortizzatore sociale senza accordo con le OO.SS., dovrà prevedersi l’obbligo di un versamento percentuale aggiuntivo da calcolarsi con riferimento all’entità degli ammortizzatori sociali da erogare.

       

        Occorre altresì prevedere l’obbligatorietà dell’azienda a richiedere la prestazione previdenziale, pena dover corrispondere in proprio il conseguente valore della stessa. In tal caso il lavoratore entro un periodo di tempo da definire, ne farà richiesta all’INPS che erogherà direttamente la prestazione al lavoratore, recuperando i crediti nei confronti dell’azienda che decade per un biennio da ogni agevolazione contributiva prevista.

        E’ prevista la possibilità per i lavoratori con lavoro stagionale continuo, di integrare economicamente ai fini pensionistici i contributi figurativi relativi alle giornate di godimento degli ammortizzatori sociali. Le integrazioni, saranno  disciplinate dai CCNL e rientrano nelle normative sulla previdenza complementare

        Per i lavoratori con rapporto di lavoro a tempo determinato si prevede un sistema d’ammortizzatori sociali che si attiva a partire dalla prima giornata di lavoro dichiarata all’INPS da parte dell’azienda. Del resto, già da ora mediante la puntuale applicazione della legge 81del marzo di quest’anno che ha disposto l’obbligo di presentazione telematica delle richieste di assunzioni, e di trasmissione dei modelli dmag, riepilogativi delle giornate lavorate dai dipendenti nel trimestre precedente, oltre che dell’estensione del sistema di pagamento dei CAU con il sistema DM10, in tempo reale si è nelle condizioni di accertare l’avvenuta assunzione dei lavoratori e le giornate effettuate.

        L’elenco anagrafico può diventare quindi un mero strumento di controllo delle risultanze lavorative nell’anno a disposizione di lavoratori e non necessario al riconoscimento di prestazioni previdenziali dei lavoratori.

        Tutti i lavoratori a tempo determinato che lavorano per almeno 78 gg. annue, alle dipendenze di una o più aziende, hanno diritto ad un ammortizzatore sociale pari alle giornate dichiarate all’INPS e con un valore economico del 50% di quanto previsto dai CCNL.

        Alle prestazioni previdenziali riconosciute alla generalità dei lavoratori stagionali continui ed a tempo determinato, si riconosce il diritto agli Assegni Familiari, che s’ipotizza possa essere calcolato ed erogato in rapporto al numero di giornate dichiarate all’INPS e per un importo pari alla retribuzione percepita.

        In questo contesto, si conferma l’automaticità del pagamento delle prestazioni previdenziali ed assistenziali da parte dell’INPS; pagamento da eseguirsi entro il 30 marzo dell’anno successivo all’anno interessato alla prestazione lavorativa.

        Anche per favorire l’emersione del lavoro nero, si propone l’estensione del diritto agli ammortizzatori sociali ed agli assegni familiari per i lavoratori con lavoro a tempo determinato che semestralmente (gen.-giu. Lug.-dic.) effettuano un numero di giornate da un minimo di 36 ad un massimo di 78; gli ammortizzatori e gli assegni saranno corrisposti  per un numero di giornate pari a quelle dichiarate dalla/e azienda/e,  con un valore economico del 50% di quanto previsto dai CCNL, e un importo degli assegni familiari uguali al salario percepito.

        Anche per questa fattispecie e’ prevista la possibilità per i lavoratori di integrare economicamente ai fini pensionistici i contributi figurativi relativi alle giornate di godimento degli ammortizzatori sociali.

        Compagne e compagni, quanto esposto può rappresentare un’ipotesi su cui lavorare. Tra i pregi vorrei evidenziare come sostituendo gli attuali meccanismi, s’innesca un interesse del lavoratore a vedersi riconosciute tutte le giornate di lavoro prestate. Il settore potrà anche così superare definitivamente il ruolo di parcheggio e d’ombrello assistenziale e previdenziale che negli anni e in molte parti del nostro Paese ha avuto. Alle esigenze di tante persone, ma non lavoratori o lavoratrici del settore, esigenze che non vanno sottovalutate, ma sono bisognevoli d’attenzione e di soluzioni, che le Istituzioni, la generalità della società dovranno trovare.

        Siamo chiamati ad elaborare una proposta  che non lede i diritti e le tutele sociali delle lavoratrici e dei lavoratori, anzi ci proponiamo l’estensione dei diritti e delle tutele in ogni campo; dobbiamo però avanzare delle proposte che accanto ai diritti ed alle tutele si pone l’obiettivo del mantenimento e del rafforzamento della previdenza pubblica, riparandola dagli attacchi continui e strumentali, a partire da una rigorosa rivendicazione della sostenibilità del sistema, scevro da ogni fatto assistenziale.

        Questi temi s’intrecceranno con la discussione confederale sulla riforma degli ammortizzatori sociali, ipotesi sulla quale lavorare per giungere ad una seria e generale riforma di tutti gli ammortizzatori sociali. Ma se il governo, come sembra almeno dalle dichiarazioni di volta in volta rilasciate da questo o quel ministro, a partire da quello dell’agricoltura, (incompetente sui temi della riforma della previdenza agricola), intende mettere mano alla previdenza agricola, intende confrontarsi con il Sindacato (questa volta speriamo confederale), saremo nelle condizioni di partecipare al negoziato in modo autorevole, con una seria ed unitaria elaborazione di riforma, con il sostegno, la condivisione e la partecipazione delle nostre strutture e dei lavoratori.