CONGRESSO PROVINCIALE
DELLA FLAI-CGIL
in preparazione del XIV° Congresso
Nazionale CGIL
RELAZIONE INTRODUTTIVA di
GIUSEPPE GIAVATTO
Segretario generale FLAI-CGIL Ragusa
Sviluppare l’agroindustria,
difendere e garantire i diritti dei
lavoratori.
Care delegate e delegati, amici
invitati,
Il XIV° Congresso della CGIL si pone
un compito: definire la proposta della confederazione in questo momento
storico segnato da grandi cambiamenti.
La tendenza a globalizzare tutti i
processi economici senza regole ed organismi in grado di contrastare le
disuguaglianze economiche tra Paesi ricchi e Paesi poveri, è un fenomeno
che va combattuto e sottoposto ad un governo sovranazionale vero e attento.
L'entrata dell'Italia in Europa, con
un processo rapido e straordinario di risanamento compiuto anche grazie al
sacrificio dei lavoratori, non sta di converso risolvendo l'esigenza di
estendere i diritti sociali, civili e del lavoro perché mancano regole
uniformi e rigorose.
Sul piano politico nazionale, con la
vittoria del centrodestra e l'avvio del suo programma liberista si vogliono
accentuare ad una parte le differenze sociali con la precarietà e
l'affievolimento della cultura della legalità, dall'altra parte si vogliono
mettere in discussione diritti fondamentali a tutela dei cittadini e della
famiglia quali la sanità pubblica e la istruzione pubblica per tutti.
Sul piano culturale emerge sempre più
una tendenza sostenuta dalla Confindustria, con l'assemblea di Parma, di
porre la centralità dell'impresa, della competitività e del mercato, come
fini e non come strumenti dell'economia, finendo per ridurre il lavoro e il
lavoratore a mezzi funzionali a questa centralità.
Dobbiamo porre al nostro interno, nel
dibattito sindacale, la riflessione sui grandi problemi emersi con le
recenti vicende nazionali ed internazionali.
I fatti di Genova durante lo
svolgimento del G8, le violenze inaccettabili, le repressioni selvagge, e la
morte persino di un giovane, fra l’altro figlio di un dirigente sindacale
della CGIL e l’attacco orribile e fuori da ogni immaginazione dell’ 11
settembre a New York e Washington con la conseguente emergenza drammatica
della reazione al terrorismo e a chi lo sostiene, sono questioni che
investono violentemente le condizioni e la vita dei lavoratori e la
riflessione e il compito del Sindacato.
Il Congresso deve avere il grande
valore di definire obiettivi e strategia, con il massimo coinvolgimento dei
lavoratori e delle lavoratrici.
Le assemblee di base che abbiamo
tenuto nelle aziende agricole e nelle leghe territoriali, dove ci siamo
confrontati con tanti lavoratori, hanno rappresentato un primo momento
significativo di confronto e di approfondimento di queste tematiche.
Questo dibattito deve ora continuare e
svilupparsi e riuscire ad individuare e definire le vie più adeguate alla
difesa, rappresentanza e valorizzazione del mondo del lavoro in questo
passaggio storico.
Abbiamo trovato tra i lavoratori
agricoli e dell’agroindustria una generale condivisione della scelta di
campo fatta dalla CGIL in favore del grande progetto di unificazione
dell’Europa.
C’è la necessità di proseguire in
questo processo rapidamente affinché alla realizzazione dell’unità
monetaria che ha contribuito a determinare nel nostro Paese uno sforzo
straordinario, ma necessario, di risanamento finanziario, possa subito
aggiungersi la definizione di una “Carta dei Diritti” affermando così in
tutta l’Europa una concezione unitaria e avanzata dei diritti fondamentali
dei lavoratori.
Come categoria della CGIL ci preme
evidenziare alcune esigenze prioritarie da portare a soluzione con il
coinvolgimento di tutte le forze progressiste.
Tra le priorità ne evidenziamo alcune:
1 - la lotta al lavoro nero;
2 - l’integrazione dei lavoratori
immigrati;
3 - il rispetto delle prescrizioni
contenute nei contratti di lavoro;
4 - la tutela della salute dei
lavoratori.
La quota dei lavoratori in nero o
irregolari presenti nei diversi settori produttivi, secondo le stime
dell’ISTAT, evidenzia che l’agricoltura è il primo nella graduatoria con
l’84% di presenze, seguito dall’edilizia con il 68% e dall’industria e dai
servizi con il 30%.
Le cause sembrerebbero potersi
ricondurre a diversi fattori quali:
1 - una debole cultura imprenditoriale
delle aziende agricole tutta rivolta ad una gestione del contingente
senza una programmazione della produzione e dei canali di
commercializzazione;
2 - mancanza di regole e di controlli
certe a tutela delle aziende sane, tendente ad eliminare la concorrenza
sleale.
In provincia di Ragusa l’impegno delle
Organizzazioni Sindacali di categoria a contrastare il lavoro nero deve
crescere a partire dalla qualità della contrattazione. Ciò in considerazione
delle pratiche diffuse di violazione dell’orario di lavoro di gran lunga
superiore alle 39 ore settimanali contrattuali e di riconoscere e collocare
meno giornate di quelle effettivamente svolte in busta paga.
Molte aziende agricole, salvo le
debite eccezioni, collocano un numero di giornate in base alle esigenze
soggettive. Ciò è favorito da un sistema contributivo esistente in
agricoltura che è fatto di soglie : 51 giornate, 78, 101, 151, che da un
lato agevola le aziende consentendo la evasione e dall’altro garantisce al
lavoratore almeno la copertura minima previdenziale assistenziale oltre a
consentire dei ritorni in termini di risparmio dalle imposte sui redditi
dovute, sulle quote di assegni familiari godute, ecc.
Il superamento di questa normativa
deve diventare un impegno non più rinviabile di riforma della previdenza
agricola, secondo indicazioni già avanzate ma non ancora recepite.
L’applicazione della parte economica e
normativa del CCNL è necessariamente un’altra priorità non più
procrastinabile. Il contratto integrativo provinciale, sottoscritto con i
rappresentanti della Confagricoltura, Coldiretti e CIA, crea le condizioni,
attraverso la contrattazione aziendale e l’adesione al programma di
riallineamento, per completare tale iter entro la data del 30 Settembre
2003.
Qualcuno è convinto che l’adesione
all’accordo di riallineamento sia un atto formale per non perdere le
agevolazioni derivanti dai trasferimenti pubblici.
Nelle diverse aziende in provincia di
Ragusa dove pure sono stati sottoscritti accordi di gradualità, dobbiamo
invece verificare la effettiva corrispondenza nei fatti su retribuzione,
orario di lavoro , straordinario, trasporto.
La FLAI, su questa materia, vuole
verificare, di concerto con le altre organizzazioni sindacali, che in tutte
le aziende ci sia la piena attuazione degli impegni e degli accordi
stabiliti, con l’impegno comune rigoroso a disdettarli in caso di accertata
violazione.
In questa direzione, anche gli organi
istituzionali di controllo devono assolvere al proprio ruolo come pure le
Associazioni datoriali.
E’ un impegno che tutti assieme
dobbiamo concretizzare se vogliamo che in agricoltura si professionalizzino
i lavoratori e vi restino nel tempo.
Già in provincia diverse aziende
lamentano una difficoltà di trovare manodopera qualificata, specie nei
centri di lavorazione dei prodotti ortofrutticoli.
Le assemblee dei lavoratori hanno
evidenziato che esistono condizioni di lavoro diseguali e professionalità
non remunerate. Pertanto è necessario rimuovere le cause ostative per dare
certezze ai diritti dei lavoratori e garanzie del rispetto dei programmi
delle aziende.
Diverse migliaia di lavoratori
immigrati risultano iscritti negli elenchi anagrafici della nostra
provincia, altri non lo sono pur lavorando nel nostro territorio come
clandestini.
L’immigrazione non è e non può essere
considerata una questione marginale, sia per le dimensioni del fenomeno,
sia perché, ormai, molti dei lavoratori interessati si sono
professionalizzati e si sono integrati nei processi economici e sociali e
culturali.
Il fenomeno che abbiamo davanti è
segnato da evidenti contraddizioni, la legislazione vigente che dovrebbe
definire la programmazione dei flussi non è, nei fatti, strumento di
promozione e regolazione del fenomeno.
La domanda crescente di lavoratori nel
settore agricolo fa eccezione rispetto agli altri settori e non risulta
soddisfatta dai disoccupati iscritti nelle liste di collocamento. Ciò
rimanda all’interrogativo sulla applicazione reale della legislazione in
materia e sulla funzionalità della stessa a soddisfare le esigenze delle
dinamiche dell’economia e della società.
I continui sbarchi che si verificano
nella nostra provincia, non devono determinare una ulteriore espansione
della irregolarità.
La presenza stessa tra i delegati a
questo nostro congresso è la prova della volontà della FLAI e della CGIL, di
rimuovere una diffusa sottovalutazione rispetto all’esigenza di una piena
partecipazione dei lavoratori al dibattito e alla vita del sindacato.
La proposta di legge, del Governo di
centrodestra, sull’immigrazione, è totalmente da respingere, perché
introduce norme che ostacolano la integrazione degli immigrati e che sono
contro i concetti di solidarietà ed accoglienza alla base di una società
civile.
Le parole d’ordine della CGIL devono
essere: no al contratto di soggiorno che sostituirebbe il permesso di
soggiorno; no alla clandestinità come reato; no alla soppressione della
facoltà di recuperare i contributi pensionistici; no alle nuove norme contro
la ricongiunzione dei familiari.
Quest’anno la CGIL ha lanciato una
campagna di sensibilizzazione di tutti i soggetti preposti alla tutela della
salute e sicurezza dei lavoratori . La piena attuazione della legge 626/94
doveva avere l’obiettivo di eliminare o quantomeno ridurre gli infortuni nei
luoghi di lavoro.
Le statistiche sugli infortuni mettono
il lavoro in agricoltura ai primi posti in graduatoria, segno evidente che i
soggetti e gli enti preposti alla tutela dei lavoratori non assolvono
adeguatamente al loro ruolo.
Le piccole e medie aziende
disattendono l’applicazione della legge lamentandone i costi eccessivi,
mentre le grandi aziende hanno continuato una gestione unilaterale della
prevenzione.
In questo, ritengo ci sia un limite
nostro, del sindacato, nel non essere riusciti a dare pienezza di ruolo ai
Responsabili dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS) ed agli organismi
paritetici previsti dalla legge.
E’ importante che all’interno della
contrattazione aziendale ci sia un più incisivo ruolo del Sindacato, come
pure è necessario un potenziamento dei servizi pubblici di prevenzione per
dare consulenza e sostegno ai lavoratori e alle aziende.
I servizi ispettivi e di vigilanza
delle ASL come anche gli ispettori dell’INPS e dell’INAIL devono coordinarsi
in modo da creare sinergie fra tutte le risorse disponibili.
Non è certo un grande evento quando a
causa di omissioni, si verificano gravi infortuni e si aprono procedimenti
penali nei confronti del datore di lavoro.
Semmai è un fatto grave e spiacevole
sia per il lavoratore colpito sia per il responsabile che viene coinvolto.
Noi dobbiamo credere e affermare con forza la possibilità di coniugare la
qualità e la sicurezza del lavoro con la qualità delle produzioni dei beni.
L’agricoltura siciliana è al secondo
posto per valore aggiunto dopo la Lombardia con circa 6.000 miliardi; mentre
l’industria alimentare siciliana per produzione, commercializzazione e
trasformazione è al sesto posto.
In questo contesto, la provincia di
Ragusa gioca un ruolo importante su molte produzioni che riescono ad essere
competitive, nei mercati nazionali ed europei, e che possono coprire in
vario modo l’attività produttiva nei dodici mesi dell’anno.
I settori principali sono quelli
ortofrutticolo, floricolo, vivaistico, vitivinicolo, la serricoltura,
assieme alla zootecnia, alle produzioni lattiero-casearie, alla forestazione.
Un settore dove sono occupati oltre
20.000 lavoratori e circa 6.000 aziende.
Una realtà che è contrassegnata da
elementi positivi ma anche da grandi difficoltà.
Credo che possiamo affermare che
l’agricoltura nella nostra provincia è un comparto dove convivono
arretratezza e innovazione, produttività e assistenza, lavoro tutelato e
lavoro sommerso.
Un punto di debolezza del nostro
sistema agrolimentare è quello legato alla frammentazione e alla
parcellizzazione della produzione. Se ciò ha potuto essere considerato
persino un punto di forza in una fase dello sviluppo, ora comunque
rappresenta un elemento di freno alla promozione, alla crescita, alla
valorizzazione commerciale.
Occorre ampliare e consolidare le
potenzialità competitive sui mercati interni ed esteri e affermare sempre
più le produzioni tipiche e di qualità.
La competitività sui mercati è un
obiettivo fondamentale che va ricercato e perseguito con determinazione ed
intelligenza.
E’ del tutto sbagliato pensare che
questo aspetto vada affrontato contro i lavoratori e “liberalizzando” il
mercato del lavoro.
Non si può rivendicare, come fa la
Confindustria, la necessità che i vantaggi fiscali derivanti dal risanamento
finanziario siano destinati esclusivamente alle imprese. Non siamo
d’accordo. Così come non siamo d’accordo ad abbassare la dinamica dei costi
sul versante dei trattamenti ai lavoratori già così compressi e inadeguati.
Allo stesso modo, siamo contrari a
questa insistente richiesta di deregolamentare il mercato del lavoro e
colpire i diritti dei lavoratori.
La richiesta di abolire l’articolo 18
dello Statuto dei lavoratori, con la possibilità del licenziamento senza
giusta causa, l’uso dei contratti a termine, la modifica della struttura
contrattuale vigente tendente a modificare l’accordo del 23 luglio del ‘93,
rappresentano un attacco cieco e pericoloso contro il Sindacato e il mondo
del lavoro che va contrastato e respinto decisamente.
Ridurre e colpire i diritti e i salari
delle lavoratrici e dei lavoratori non solo è ingiusto e inaccettabile ma
allontana dall’Europa, dalle regole europee in materia di diritti del
lavoro, viola le direttive europee basate sul rispetto della pari
opportunità e delle regole di concorrenza comuni.
E’ necessario dare garanzie attraverso
sistemi di etichettatura e di tracciabilità dei prodotti attraverso la
definizione di specifiche competenze tra il Ministero dell’agricoltura e
della Sanità in modo da dare certezza ai consumatori.
Le produzioni inoltre di prodotti
biologici costituiscono ormai una frontiera di ricerca e sviluppo anche per
la sperimentazione di tecnologie compatibili con l’ambiente e con la salute
dei lavoratori e dei consumatori.
La FLAI siciliana, attraverso il
seminario regionale del 19 marzo 2001, ha evidenziato come queste
problematiche rappresentavano aspetti di importanza strategica anche per il
lavoro della nostra organizzazione nei prossimi anni.
Un altro punto di debolezza è quello
rappresentato dalla nostra marginalità rispetto ai mercati europei, a causa
di una rete di infrastrutture arretrata e del tutto inadeguata alle esigenze
della nostra economia e della nostra agricoltura.
La inefficienza dei trasporti si
riflette direttamente sui costi e sulla competitività, anche perché molte
nostre produzioni sono beni materiali che accrescono il loro valore aggiunto
se sono in grado di arrivare freschi sui mercati di consumo.
L’obiettivo di fare arrivare i nostri
prodotti sui mercati, non può prescindere dalla rimozione delle strozzature
presenti nel nostro sistema dei trasporti e dall’esigenza di avere
infrastrutture moderne e reti di collegamento e di comunicazione funzionali
e avanzate.
Così come è decisiva la concentrazione
dell’offerta e la eliminazione o la riduzione di una rete di intermediari
che comporta la perdita del controllo delle merci e dei mercati di
distribuzione, non potendo incidere sui rapporti contrattuali con il
consumatore.
Molte quote di valore aggiunto,
anziché restare nei bilanci delle aziende e in loco, vanno invece a finire
in mano ad operatori commerciali spesso esterni alla nostra realtà.
Gli aiuti comunitari di Agenda 2000 e
la politica agricola comunitaria, devono verificare che gli obiettivi
dichiarati nelle richieste di sovvenzioni siano effettivamente perseguiti ed
evitare erogazioni incontrollate.
La nostra proposta deve essere di
utilizzare le risorse comunitarie per dare maggiore efficienza e capacità
competitiva al nostro sistema agricolo e alimentare. Dobbiamo organizzare
una vera riforma della Politica agricola comunitaria.
La politica regionale di sostegno
all’agricoltura rischia di fallire sia per l’esiguità delle risorse
finanziarie messe a disposizione sia per la scelta di canalizzarli in decine
di misure che hanno solo il sapore di accontentare tutti e nessuno.
L’ultimo Congresso della FLAI si è
celebrato nel ‘96 anno in cui è stata approvata la legge 16/96 che
riordinava la legislazione in materia forestale.
Oggi, a cinque anni di distanza,
possiamo ben dire che i principi nobili a cui era improntata la legge
risultano largamente disattesi.
Per noi le sole garanzie dei livelli
occupazionali senza le possibilità di un consolidamento del rapporto di
lavoro e senza la possibilità di un intervento di programmazione delle
funzioni del bosco come fattore di sviluppo economico, ci portano a
giudicare negativamente l’applicazione della legge.
I risultati sinora ottenuti dalle
politiche di settore, impongono la necessità di superare la logica di
interventi sporadici che non tengono conto delle necessità colturali del
bosco a causa di una politica assistenziale legata solo alle disponibilità
economiche della Regione Sicilia.
In questo contesto emergono personaggi
politici di turno che nelle campagne elettorali si accorgono che esiste il
disagio della categoria dei forestali e organizzano assemblee e propagande
con l’obiettivo di promettere la stabilizzazione del posto di lavoro,
l’aumento del numero delle giornate, magari nello stesso momento in cui
votano provvedimenti che non garantiscono nemmeno la copertura finanziaria
dell’esistente.
A questa pratica demagogica e
offensiva della dignità dei lavoratori è opportuno rispondere con fermezza
unitaria da parte del Sindacato, sconfiggendo i falsi difensori dei
lavoratori forestali.
Da diversi anni la superficie
complessiva del bosco non cresce e i circa 9.000 ettari interessati in
provincia di Ragusa la fanno essere il fanalino di coda in Sicilia.
Ciò in presenza di grandi potenzialità
di ampliamento e di recupero di aree private incolte ed a rischio
ambientale.
E’ necessario dare autonomia
finanziaria almeno triennale ai distretti forestali, in modo da consentire
una programmazione degli investimenti e della gestione secondo le più
elementari norme di intervento colturale.
La Forestale, anche nella nostra
provincia, può svolgere un ruolo rilevante sotto l’aspetto naturalistico,
paesaggistico e della fruizione dei boschi, soprattutto nella zona
collinare.
In questo contesto, anche le
amministrazioni comunali devono fare la propria parte a tutela del
territorio, utilizzando le risorse degli interventi comunitari, attraverso
l’elaborazione di progetti specifici e mirati.
Dobbiamo attivare tutte le energie per
invertire una concezione consolidata che la “Forestale” è mero
assistenzialismo.
Un ruolo ed una funzione altrettanto
positiva deve essere recuperata al Consorzio di Bonifica secondo quanto
previsto dalla legge 45/95.
Anche nella nostra provincia l’acqua
ha una funzione primaria ed indispensabile per la zootecnia e la
serricoltura.
Le calamità naturali si ripetono con
costante frequenza e con crescenti rovinose conseguenze sulle produzioni
agricole.
In questo contesto il Consorzio di
Bonifica di Ragusa dovrebbe sviluppare un utilizzo pieno di tutte le risorse
idriche attraverso politiche di conservazione, distribuzione, depurazione,
riciclo e riuso dell’acqua attraverso sinergie di sistema.
Le associazioni di categoria, le
Amministrazioni comunali e provinciale, l’Ispettorato provinciale
dell’agricoltura e tutte le Autorità competenti, di concerto con il
Consorzio di Bonifica, devono essere soggetti attivi di sviluppo
dell’agricoltura e di tutela dell’ambiente.
Per attuare ciò è necessario superare
la gestione straordinaria dei commissari nominati dall’Assessore regionale
per l’agricoltura, e andare all’insediamento dei Consigli di amministrazione
eletti democraticamente dai consorziati.
L’attuale politica di condotta del
Consorzio, tendente ad assestare il bilancio attraverso il raddoppio dei
canoni ai consorziati e senza di converso migliorare la qualità e la
quantità di acqua da utilizzare in agricoltura, mette in difficoltà le
aziende con un ulteriore aggravio economico non indifferente.
In questa fase i Consorzi di Bonifica
della Sicilia sono definiti come Enti Pubblici economici e pertanto, in
applicazione della normativa introdotta dalla legge n. 608/96 in materia di
assunzione del personale dipendente, utilizzano il sistema della chiamata
nominativa anche per le qualifiche più comuni.
Questo sistema, applicato al Consorzio
di Bonifica dove la quasi totalità dei costi di gestione deriva da
trasferimenti di denaro pubblico, viola principi elementari di diritto e di
dignità dei lavoratori, perché lascia ampio spazio a gestioni clientelari e
spregiudicate di assunzioni
La CGIL deve essere impegnata ad
assumere tutte le iniziative utili al ripristino di condizioni di
trasparenza ed equità nell’accesso al lavoro negli Enti Pubblici economici a
prevalente capitale pubblico come è stato ampiamente richiesto dai
lavoratori e manifestato attraverso l’approvazione dell’emendamento in
materia, che presenteremo ai diversi livelli congressuali.
Dalle Assemblee di base è emersa la
necessità di uno stretto rapporto tra il Sindacato di categoria e la rete
dei servizi.
I servizi devono essere parte
integrante e nobile dell’attività del sindacato.
La tutela dei diritti individuali deve
essere fatta attraverso un qualificato sistema unitario di servizi ai
lavoratori.
Per la FLAI, anche per la specificità
del settore - in quanto per alcune tutele si applicano leggi specifiche -,
occorre che in tutte le Camere del Lavoro ci sia personale particolarmente
preparato a svolgere con grande professionalità tali compiti.
L’INCA, i servizi fiscali, gli uffici
vertenze, i centri di informazione agli immigrati, l’ALPA devono
rappresentare per l’organizzazione un punto di riferimento certo per i
nostri iscritti.
Dobbiamo migliorare. Non vogliamo
sentire nelle assemblee lavoratori che lamentano disservizi, perché questi
fenomeni vanificano l’impegno profuso nel territorio.
Non devono esserci uffici, nella
nostra provincia, che rallentano ed in alcuni casi fanno perdere le
prestazioni dovute agli aventi diritto.
E’ necessario infine che ci sia un
impegno confederale per dare piena attuazione alla sburocratizzazione della
pubblica amministrazione e così rendere più efficienti gli uffici in modo da
eliminare i disagi.
Tutto questo deve essere garantito
dalla certezza del diritto e dalla chiarezza della legislazione.
E’ ovvio sottolineare che la qualità
dei nostri servizi può favorire nuove adesioni, come anche la loro
inefficienza o la scarsa motivazione degli operatori può fare fallire
l’obiettivo di fare iscrivere nuovi lavoratori e persino portare a disdette
e abbandoni.
Dobbiamo recuperare e questo Congresso
deve essere l’inizio di un grande impegno da parte di tutti.
Il raggiungimento dei nostri obiettivi
dipende dalla disponibilità e anche dall’impegno di tutte le nostre forze.
I gruppi dirigenti della FLAI presenti
in tutti i Comuni hanno contribuito a organizzare lo svolgimento di 29
assemblee aziendali e di lega nel corso delle quali, oltre a dibattere i
temi posti dalle mozioni congressuali, sono state affrontate le questioni
relative al mondo del lavoro agricolo e alla prospettiva economica e
produttiva della nostra realtà, sono stati eletti i delegati a questo nostro
congresso e ricercati gli obiettivi di lavoro e impegno per le prossime
scadenze.
Il lavoro che ci attende non è
semplice.
Abbiamo rilevato che ci sono nel
nostro territorio resistenze e pratiche consolidate che cercano di impedire
la piena affermazione dei diritti dei lavoratori agricoli.
Potremo superare queste difficoltà se
sapremo anche sviluppare un dialogo più intenso e produttivo con i nostri
amici della CISL e della UIL, sapendo che l’unità del Sindacato è uno
strumento fondamentale per le conquiste del mondo del lavoro.
Vorrei assicurare quindi gli amici
della CISL e della UIL che la CGIL crede nella unità del Sindacato
confederale.
Una unità che - come ci ha insegnato
Luciano Lama “ non può essere una gabbia per nessuno, siamo diversi e non
c’è ragione di nascondere questa diversità, se si pratica l’unità non come
rinuncia alle proprie idee, bensì con il rispetto del pluralismo e
dell’autonomia. Il pericolo invece è in una concezione che crede di poter
fare a meno di una o dell’altra parte del movimento sindacale”.
E sempre su questo tema Lama ieri e
Cofferati oggi concordano pienamente, ritenendo giustamente che il tratto
peculiare del sindacato è “l’unità, perché senza di essa perderebbe la sua
forza ed il rapporto con i lavoratori, perché senza o contro di essi
perderebbe la sua credibilità. Questi elementi sono inscindibili e valgono
per tutti”.
Grazie e buon lavoro a noi tutti.
Kastalia, 23 novembre 2001 |