ORDINE DEL GIORNO APPROVATO

DALL’ATTIVO UNITARIO DELLA SICILIA

SULLE IPOTESI DI PIATTAFORME PER IL RINNOVO DEI

CONTRATTI NAZIONALI DELL’INDUSTRIA ALIMENTARE

E DELLA COOPERAZIONE ALIMENTARE

 

 6 MARZO 2003

 Gli attivi regionali di FAI, FLAI E UILA della Sicilia, riunitisi a Catania il 06 marzo 2003, per una valutazione delle indicazioni emerse dalle assemblee tenutesi nella nostra regione, nel fare proprie la relazione di Salvatore Lo balbo, Segretario Regionale della Flai Sicilia, e le conclusioni di Uliano Stendardi, Segretario Generale Aggiunto della Fai, esprimono un giudizio positivo sul coinvolgimento della categoria al dibattito in oggetto, che ha visto la partecipazione di 745 lavoratori  che hanno fatto 151 interventi. L’ipotesi di piattaforma, con gli emendamenti di seguito illustrati, ha ottenuto738 voti a favore, 2 contrari e 5 astenuti.

 In particolare gli attivi regionali ritengono opportuno valorizzare quanto contenuto nella premessa della piattaforma in ordine al significato politico ed economico che riveste nel comparto lo  sviluppo “del Mezzogiorno e delle zone interne del Paese”. In tal senso auspichiamo una iniziativa unitaria nazionale che specifichi ed approfondisca i temi contrattuali e di relazioni con Federalimentare sul Mezzogiorno, a partire dalla presenza stessa di Federalimentare nelle regioni del sud, senza la quale non ci saranno tavoli ed osservatori utili ad affrontare le tematiche contrattualmente demandate e socialmente utili.

 Riteniamo, inoltre, coerente alle scelte meridionaliste, sviluppare nel corpo della trattativa la definizione di  precisi percorsi di discussione con Federalimentare e di contrattazione con i gruppi e le aziende sovra-regionali qualora esse prevedano un decentramento o una espansione produttiva con conseguente dislocazione degli impianti.

 L’attivo regionale ribadisce le seguenti questioni, quali sintesi dei temi posti nelle assemblee:

 1.     per il salario, riferendosi in particolare alla applicazione dell’accordo del ’93. Il recupero salariale dall’inflazione reale maturata deve essere garantito e i prezzi e le tariffe devono essere sotto controllo. Forte è l’allarme tra i lavoratori sulla reale rispondenza tra inflazione ufficiale e aumenti reali del costo della vita; molti hanno sottolineato l’inaffidabilità dei metodi di rilevamento e gli scarsi strumenti messi in campo dal governo per calmare gli aumenti che nell’ultimo biennio ci sono stati. Preoccupazioni sono venute anche in riferimento alle conseguenze di una guerra che, già oggi senza essere dichiarata, ha fatto schizzare il petrolio a 40 dollari al barile, con notevoli conseguenze per la benzina e il gasolio e già si annunciano aumenti anche per luce e gas.

2.     per i livelli di contrattazione, e in  particolare per la contrattazione aziendale come luogo reale di tutela e di miglioramento delle condizioni di lavoro. In particolare in alcune aziende i lavoratori hanno posto l’esigenza di una maggiore agibilità contrattuale aziendale nell’ambito della contrattazione di gruppo in ordine ai problemi delle classificazioni, del salario aziendale rapportato anche ai risultati di stabilimento,  agli investimenti e ai piani industriali.

3.     per la classificazione, tenendo conto che i lavoratori svolgono più mansioni e apportano al processo produttivo conoscenze individuali oggi non riconosciute. La classificazione è nazionale, e per gruppo e per stabilimento vanno previsti interventi contrattuali aziendali rapportate alle qualità professionali, alle flessibilità e alle esigenze che l’azienda richiede al lavoratore.

4.     per i Fondi, si è valutata positivamente l’esperienza di Alifond, ed è stata ritenuta positiva la possibilità di demandare a livello aziendale l’innalzamento delle quote di versamento e il maggior coinvolgimento dei lavoratori a tempo determinato, abbassando la soglia minima per iscriversi ad Alifond a quattro mesi

5.     per la Formazione, i lavoratori hanno ritenuto di dover sottolineare la sua indispensabilità in rapporto sia alla sicurezza sul lavoro sia alla sicurezza alimentare. La conoscenza dei processi produttivi (dal vivaio alla tavola), dei prodotti e dei consumatori ai quali il prodotto è indirizzato sono elementi di formazione indispensabili per capire l’alto valore sociale che i lavoratori del agro-alimentare hanno. La formazione  non deve essere solo quella professionale. Essa deve fare acquisire la coscienza della  delicatezza sociale del lavoro che si svolge. Il vino al metanolo, mucca pazza, il pollo alla diossina e tutte le altre truffe alimentari che si verificano sono un pericolo sociale per i consumatori e per i lavoratori, per tutti i lavoratori. Nuovi processi formativi dei quadri, dei dirigenti, degli impiegati, dei tecnici e degli operai sono indispensabili per la difesa dei consumatori e dei lavoratori stessi.

6.     per i VV.PP., si è sottolineato positivamente la questione dei 26esimi. I lavoratori hanno sollecitato una nuova configurazione del profilo professionale dato che oggi esso sintetizza una molteplicità di  mansioni. Dalla “guida sicura” alla garanzia che i cibi siano sotto controllo “hccp”, dalle “relazioni con i punti vendita” alla “conoscenza dei prodotti”, dalle “qualità dietetiche e salutiste” all’utilizzo di “tecniche di comunicazioni informatiche avanzate”. Tutto ciò in una organizzazione del lavoro non tradizionalmente dipendente, con fortissime flessibilità sugli orari, sulle ferie, sui riposi e in alcuni casi sugli stessi diritti sindacali.

7.     per il mercato del lavoro, si ritiene indispensabile rafforzare  gli strumenti contrattuali ad esso deputati per contrattare le flessibilità e per governare e contrattualizzare i processi di esternalizzazione e di terziarizzazione oggi presenti.

 

Catania, 06-03-2003