LAVORO E SAPERI

PER UN PROGETTO EMAS DELLE MADONIE

 

 

Anch’io mi associo ai saluti e ai ringraziamenti che Vito Ciulla ha rivolto a quanti hanno accettato il nostro invito a partecipare a questa giornata di studio e di riflessioni.

 

Felice Mazza ha definito nel suo intervento il quadro di riferimento comunitario e nazionale di una riflessione e di una proposta che la FLAI e la CGIL ormai sviluppano da molti anni. Tra l’altro questa scelta è stata supportata prima dalla pubblicazione della rivista trimestrale AE, e poi dalla decisione assunta nel nostro Comitato Direttivo Nazionale di fine novembre 2003 di fondare un Istituto di Formazione e ricerca per la sicurezza alimentare e lo sviluppo sostenibile nel settore agroalimentare con il compito, tra l’altro. di promuovere “un’area di studio e ricerca orientata al rinnovamento delle politiche, in raccordo stabile ed organico con la comunità scientifica, delle Università e dell’istruzione specialistica”.

 

In questo contesto, la Flai Cgil della Sicilia è fortemente impegnata nel definire e nel praticare nella nostra regione una politica di sviluppo qualitativo ed ecocompatibile del comparto agro-alimentare-ambientale.

 

Già da tempo lavoriamo per realizzare politiche e contrattazioni territoriali, di settore e aziendali, improntate sulla qualità, sulla igienicità, sulla sicurezza, sulla tracciabilità, sullo sviluppo sostenibile, sul recupero storico-culturale, sulla difesa della biodiversità. Cioè, impegnate in tutti quei fattori di sviluppo di base che sono le pre-condizioni di uno sviluppo costruito sulle ricchezze locali e arricchite dal know-how globale.

 

Da questo punto di vista la Sicilia costituisce un banco di prova assai significativo, un test privilegiato della praticabilità e profittabilità di un modello di sviluppo centrato sulla qualità.

 

Non si tratta, ovviamente, di un ritorno al «vecchio buon passato».

Finalizzare le politiche del territorio, dell’acqua, dell’energia, dell’ali-mentazione a quelle attività «orientate alla qualità della vita» di cui par-lava Delors nel suo Libro bianco è impresa che richiede una convinta applicazione intellettuale -umanistica e tecnico-scientifica - per opporsi ad un miope atteggiamento di realizzazione del profitto a breve termine e per pochi. Occorre far prevalere l’idea che un mirabile «giardino del Mediterraneo» sia in grado di produrre più occupazione qualificata, più civile convivenza, più profitto, più benessere diffuso sia dal punto di vista salutistico che materiale.

 

Il capitale fisso per promuovere quest’impresa esiste: è il nostro territorio, la nostra acqua, il nostro sole e il nostro mare, le secolari professionalità esistenti tra i lavoratori dipendenti. Un capitale da sfruttare con regole ben definite e da conservare per le generazioni future.

 

Abbiamo scelto di offrire a quanti – operatori pubblici, cittadini, forze sociali ed economiche – hanno a cuore il futuro della Sicilia, un esempio di come un territorio può divenire occasione di occupazione, reddito e cultura in un quadro sostenibile.

 

Non pensiamo – ovviamente – che la sostenibilità sia un parametro di politica economica applicabile per isole ad aree protette o «musei» di un passato irripetibile. Ma riteniamo che Parchi ed aree protette, lungi dal disegnare l’unica politica di sostenibilità nel solo comparto agro-industriale, non solo consentano la conservazione di ambienti irripetibili e l’occasione di imprenditoria ed occupazione di qualità, ma siano anche elemento di formazione permanente alla sostenibilità, di educazione civica alla valorizzazione della propria storia e della propria identità: elementi senza i quali nessuna politica della sostenibilità sarebbe possibile.

 

Inoltre Parchi ed aree protette sono punti di incrocio con gli elementi più innovativi delle politiche europee rintracciabili – nonostante gli investimenti ancora insufficienti e pur tuttavia intercettabili positivamente – nel cosiddetto secondo pilastro della Politica agricola comunitaria, cioè nella difesa e nella valorizzazione di tutto ciò che ruota intorno allo sviluppo rurale.

 

Il territorio, le popolazioni e i comuni ricadenti nelle Madonie hanno buona parte dei requisiti utili a candidare questo «spicchio» di Sicilia a sostenere l’esame per ottenere la certificazione Emas (Environmental Management and Audit Scheme), il sistema comunitario di ecogestione e audit, il massimo di certificazione che la Comunità europea prevede per un apparato produttivo eco-compatibile e interconnesso con una qualità avanzata del territorio.

 

Storia, tradizioni, natura, gastronomia, turismo, artigianato, apparato produttivo compatibile con l’ambiente, amministrazioni pubbliche in grado di reggere la sfida della qualità, esempi di un’imprenditoria che tenta di uscire dall’assistenzialismo: sono tutti indicatori utili a capire le potenzialità di un territorio che in Sicilia, e riteniamo anche in Italia, ha caratteristiche uniche.

 

In questo numero monografico di AE le schede allegate e i contributi qualificati di merito evidenziano in modo più approfondito le caratteristiche dell’area delle Madonie.

 

A me preme sottolineare gli aspetti produttivi e sindacali di quest’area.

Il sindacato dei lavoratori dell’agroindustria ha qui radici profonde. Le Madonie rappresentano oggi per la Flai – e hanno rappresentato per la Federbraccianti e la Federterra, in passato – un continuo laboratorio di attività sindacali che ha pochi simili nel resto della Sicilia. Infatti, dalla fine dell’Ottocento, le lotte per la terra, per il salario, per il lavoro hanno qui accompagnato il riscatto di migliaia di lavoratori e lavoratrici. Per tutta la seconda metà del Novecento le Madonie sono state luoghi di grandi lotte

sindacali: da quelle contro gli agrari e il latifondo parassitario a quelle per la divisione del prodotto; da quelle per il governo pubblico del mercato del lavoro a quelle per la emancipazione delle donne; dagli accordi contrattuali

a quelli per il contratto nazionale e provinciale di lavoro.

 

In questo contesto la difesa della democrazia e dei diritti si interseca con la lotta alla oppressione mafiosa, utilizzata dal padronato per sottomettere i braccianti e i contadini poveri. L’uccisione del compagno Epifanio Li Puma, capolega della Federterra di Petralia Soprana, si colloca ad un livello altissimo dello scontro sociale e della recrudescenza mafiosa, che tentava di intimidire in questo territorio, come del resto in tutta la Sicilia,i lavoratori e le loro organizzazioni.

La Flai, fin dagli anni Novanta, ha imboccato con decisione la strada della vertenzialità aziendale in tutto il comparto agro-alimentare-ambientale senza rinunciare alla presenza territoriale ma, anzi, rafforzandola.

 

Le filiere che danno una caratterizzazione a quest’area sono quelle legate al vitivinicolo, all’olivicolo, al grano e ai prodotti del forno, alla zootecnia,

all’acqua, alla manna, ai prodotti del bosco, alla fruizione e alla tutela ambientale, al turismo.

 

Ma devo ricordare che le filiere produttive presenti e il radicamento organizzativo del sindacato sono uno dei pilastri di questa proposta. Le aziende Lena-Santa Anastasia, Fiasconaro, Acqua Geraci, Pastificio Castagna, Tornisia, Mannite Conoscienti, Francesco Ganci, l’Ispettorato delle Foreste e gli Enti Locali rappresentano un modello di sistema economico di qualità che riesce a dare il meglio di se stesso attraverso un equilibrato e creativo mix tra locale e globale.

 

Va anche detto che le scelte operate negli anni ’90 dal sindacato di una moderazione salariale, ad esempio con i contratti di riallineamento, ha determinato una emersione sia del lavoro nero che del sottosalario e oggi in queste aziende si comincia a praticare una contrattazione aziendale che individua nei premi per obiettivi uno strumento di redistribuzione della ricchezza prodotta.

 

Anche l’intervento pubblico ha avuto successo. Le misure POP 94/99, Agenda 2000, la direttiva comunitaria 2080, i progetti previsti nel Patto Territoriale , non solo hanno determinato condizioni di spesa ma anche condizioni di autosviluppo e di produzione di ricchezza sganciata dall’intervento pubblico.

Va anche detto che ancora sono troppo larghi gli spazi di illegalità presenti nella spesa dei finanziamenti comunitari. Illegalità che trova la sua espressione nel lavoro nero e nel sottosalario, nell’evasione dell’IVA e dei redditi da parte di soggetti imprenditoriali senza scrupolo.

 

Molte delle aziende sane, inoltre, hanno già scelto autonomamente la strada delle certificazioni UNI e ISO 9002 e della tracciabilità delle materie prime.

 

Si va disegnando, pertanto, un vero e proprio distretto agroalimentare e agrituristico. Le aziende grandi, medie e piccole che occupano migliaia di lavoratori occupati, in massima parte a tempo determinato e stagionali sono centinaia, e sempre più interagiscono tra di loro facendo sistema, filiera, distretto

 

Il lavoro stagionale e a tempo determinato è una ricchezza culturale inestimabile. Nella stagionalità imprenditori e lavoratori custodiscono nelle loro professionalità una formazione maturata nel corso dei millenni. I carbonai, i lavoratori del vitivinicolo, dell’olivicolo e del lattiero-caseario, i lavoratori della tutela ambientale, i lavoratori dei prodotti del bosco e gli intaccatori del frassino da manna si integrano pienamente con una cultura del produrre che caratterizza non solo le generazioni più anziane ma, fatto positivo e raro, le giovani generazioni, che nel frattempo hanno arricchito la cultura professionale tramandata dai padri con gli studi medi superiori e universitari.

 

Inoltre si sviluppa sempre di più la multi-settorialità della stagionalità che, oltre a garantire una stabilità di reddito, permette una interconnessione delle professioni che arricchisce il bagaglio professionale dei lavo-ratori e dell’intera economia.

 

La Sicilia ancora non ha una legge regionale sui distretti produttivi, e questo rappresenta una ulteriore testimonianza dello scollamento tra realtà politica e realtà sociale ed economica. I comuni delle Madonie possono però sopperire a questa carenza attraverso una visione globale e consortile delle problematiche concernenti il coordinamento e la diffusione di una cultura di filiera.

 

È opportuno sottolineare la positività della presenza, a Castelbuono, dell’Istituto professionale di Stato per l'agricoltura e l'ambiente (Ipaa) e di una sede decentrata della Facoltà di scienze matematiche, fisiche e naturali dell'Università di Palermo con un corso di laurea in Conservazione e valorizzazione della biodiversità.

 

La ormai consolidata presenza dell’Ente Parco delle Madonie ha determi-nato una rinnovata coscienza di conservazione del bene natura e di ado-zione di tecniche di ricostituzione e ricostruzione degli habitat naturali.

 

La certificazione Emas, che come è noto viene rilasciata dal Comitato Ecolabel Ecoaudit, Sezione Emas Italia, presso il ministero dell’Ambiente, coinvolge «tutto il terreno, in una zona geografica precisa, sotto il controllo gestionale di un’organizzazione che comprende attività, prodotti e servizi. Esso include qualsiasi infrastruttura, impianto e materiali». Le aziende ricadenti in questo sito potranno chiedere di usufruire delle prerogative che la certificazione prevede.

 

La proposta di certificazione Emas per i venti comuni interessati all’area delle Madonie metterà a disposizione della collettività un valore aggiunto in più, in particolare per le filiere agro-alimentari-ambientali esistenti, e innescherà meccanismi sinergici tra turismo, qualità ambientale, qualità alimentare, incrementando quantitativamente e qualitativamente il tessuto produttivo e le produzioni finalizzate al mercato nazionale ed europeo.

 

Le aziende che, successivamente al rilascio della certificazione Emas al territorio delle Madonie, aderiranno a tale progetto, parteciperanno con maggiore forza competitiva alle ulteriori sfide che l’allargamento dell’Europa ai paesi dell’Est porrà al nostro tessuto produttivo e rientreranno nelle specifiche direttive comunitarie già emanate, finalizzate ad elevare gli standard formativi e strutturali delle stesse. In particolare, le aziende che saranno certificate Emas usufruiranno di una serie di benefici, di riserve di incentivazioni e di progetti di sviluppo eco-compatibili, di sburocratizzazione tramite autocertificazioni degli atti amministrativi.

 

Le aziende che entreranno nella certificazione Emas, inoltre, potranno usufruire di un logo particolare da utilizzare in messaggi pubblicitari.

La proposta precisa che la Flai Cgil della Sicilia avanza ai venti comuni interessati, all’Ente Parco e alla Provincia di Palermo è quella di predi-sporre gli atti formali per l’avvio delle procedure di certificazione da parte del Comitato Ecolabel Ecoaudit, Sezione Emas Italia. La Flai si impegnerà a costruire un cartello di organizzazioni sindacali, imprenditoriali, ambientaliste e della società in grado di sostenere questa iniziativa con tutti gli strumenti che si riterranno idonei a realizzare una prospettiva di sviluppo al di fuori del tradizionale ambito assistenzialistico.

 

Con l’Università di Palermo, ed in particolare con la Facoltà di Agraria, Lettere e Filosofia, Economia e Commercio e Scienze Naturali, riteniamo si debba aprire una nuova fase di collaborazione per dare una più avanzata prospettiva sia alla ricerca sia a questo asse portante dell’economia siciliana.

 

 

Il prossimo appuntamento è fissato a Castelbuono a metà aprile per la presentazione ufficiale del Progetto EMAS MADONIE alle comunità madonite e in quella sede chiederemo alle amministrazioni comunali e all’Ente Parco di formalizzare l’avvio della procedura di certificazione ambientale con l’approvazione di apposite delibere da parte dei Consigli Comunali.

 

I prossimi appuntamenti sono:

- il primo è fissato a Castelbuono a metà aprile per la presentazione ufficiale del Progetto EMAS MADONIE alle comunità madonite e in quella sede chiederemo alle amministrazioni comunali e all’Ente Parco di formalizzare l’avvio della procedura di certificazione ambientale con l’approvazione di apposite delibere da parte dei Consigli Comunali;

- il secondo è quello di lanciare una campagna per avere, entro il 2004, la Sicilia OGM FREE. Questa campagna, proposta dal Italo Tripi nella  Manifestazione Regionale del 5 marzo e conclusa da Guglielmo Epifani rappresenta la cornice entro la quale si inserisce l’azione della Flai siciliana. Nelle prossime settimane lanceremo un appello per la raccolta delle adesioni a questa campagna.

Non si possono fare le scelte che proponiamo di fare e nel contempo avere produzioni e prodotti OGM in Sicilia.

 

Questa rinnovata iniziativa ci permetterà di combattere con più decisa convinzione ogni tentazione assistenziale e di contrastare quella che qui da noi è spesso una «crescita senza sviluppo», che condanna la nostra isola ad essere fanalino di coda del paese sotto il profilo della ricchezza prodotta e, conseguentemente, dell’occupazione sia manuale sia intellettuale.