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  Tonino Russo ( FLAI_CGIL Palermo)

INTERVENTO ASSEMBLEA UNITARIA RLS

( Modena, 15 ottobre 2004)

 

L’ assemblea di oggi, non solo ci permette di fare il punto sulla situazione in materia di salute e sicurezza nei posti di lavoro, e promuovere il confronto e lo scambio di idee ed esperienze fra i RLS e  delegati sindacali di CGIL-CISL e UIL, ma auspico si possa finalmente fare un passo avanti sotto il profilo di una nuova dimensione del lavoro, capace di porre al centro l’uomo ed il suo habitat  professionale, anziché il solo profitto.

Questo ci deve particolarmente impegnati in un momento storico del paese, di precarizzazione del lavoro, di grossi crac finanziari, di grandi fabbriche che fuggono in paesi dove il costo del lavoro è un decimo che in Italia, dove il lavoro nero, spesso svolto da extracomunitari, senza diritti e senza tutele dilaga sempre più e dove la salute e la sicurezza sono solo degli optional, questo lo registriamo ancora di più nel meridione e in particolare in Sicilia, anche la dove c’è sviluppo, c’è assenza di legalità a tutti i livelli o un livello di legalità che non si alza affatto, e dove si evidenzia un alto tasso di lavoro nero, clandestinità economica ed evasione fiscale.

Io provengo da una provincia, quella di Palermo, dove su un organico di 110 ispettori del lavoro solo 4 svolgono il lavoro per cui sono stati assunti, questo ci fa pensare quanto lo stato sia vicino ai lavoratori, alla classe più debole che nonostante tutto porta avanti il nostro paese.

Appare opportuno fare una serie di considerazioni di portata più generale su aspetti molto attuali che interessano chi, come noi, assieme agli aspetti contrattuali si occupa della  tutela della salute dei lavoratori e della sicurezza nei posti di lavoro.

Basta guardare i dati dell’INAIL degli incidenti sul posto di lavoro e malattie professionali per rendersi conto come ancora oggi ci sia scarsa attenzione  in materia di igiene e sicurezza sul lavoro, circa un milione di incidenti sul lavoro in Italia nel 2003 di cui oltre 70.000 solo in agricoltura e 1.311 morti cosiddette bianche.

La prevenzione e sicurezza sul posto di lavoro è ormai una esigenza prioritaria ed appare opportuno che tutti gli Enti, Organismi e Organizzazioni che si occupano di prevenzione in sinergia tra loro sviluppino programmi ed intersechino  conoscenze, concretizzando interventi opportuni, ad esempio nello sviluppo di nuove procedure, di diverse modalità lavorative o nella scelta di attrezzi di lavoro più idonei, in modo da assicurare condizioni di lavoro più sicure, fra tutti penso proprio all’INAIL.

Ad esempio mi chiedo, quante sono le aziende che utilizzano gli incentivi proprio dell’INAIl per il finanziamento di progetti di formazione ed informazione alla sicurezza e igiene del lavoro?

Oppure all’imprenditore, i termini formazione ed informazione non fanno certo pensare ad adempimenti da inserire nella programmazione aziendale.

Pertanto ritengo che l’INAIL dovrebbe svolgere un ruolo di repressione nei confronti delle aziende che non attivano le procedure per ridurre i rischi, in modo da far diminuire notevolmente anche la percentuale di infortuni sul lavoro, con un evidente risparmio per le casse dello stato.

Riguardo ai dati che prima riportavo, e per la categoria che rappresento, la FLAI_CGIL, mi preme sottolineare come il lavoro nel settore Agro-Alimentare-Ambientale sia a maggior rischio infortunistico e presenta un numero elevato d’occasioni di rischio di diverso genere ( rumore, vibrazioni, agenti chimici, sovraccarico fisico e mentale, ecc.).

Tutto ciò derivato dall’ambiente di lavoro continuamente variabile, dall’accidentalità e inclinazione del terreno, dalle situazioni climatiche, dalla precarietà e scarsa considerazione sociale, la formazione carente, dall’utilizzo di attrezzature e mezzi meccanici, dall’uso di agenti chimici, ecc. ecc., altro che vita bucolica.

Di frequente, nonostante la nostra presenza e il nostro impegno in merito a queste materie, ci troviamo di fronte a dispositivi di sicurezza e protezione individuale e collettivi poco idonee al lavoro che si svolge, ed in alcuni casi mettendo ancora più a rischio l’incolumità dei lavoratori. Questo accade proprio perché sia le disposizione comunitarie in materia di sicurezza che la legislazione attualmente in vigore nel nostro paese (D.Lgs 277/97 prima e D.Lgs. 626/94 dopo) spesso si traducono, soprattutto nelle piccole e medie aziende, nella mera fornitura dei DPI, e non sempre idonei.

Ciò perché i DPI prevalentemente concepiti per l’industria, non si adattano al lavoro in agricoltura (penso al casco quando si lavora in un campo aperto). E’ opportuno pensare e realizzare dei dispositivi adeguati al lavoro che si svolge.

 Mentre registriamo positivamente in pochi casi che la figura del medico competente svolge, assieme agli altri soggetti attivi e gli RLS,  un ruolo fondamentale, nella prevenzione e protezione dei rischi, nonché nella formazione ed informazione. Nella  stragrande maggioranza dei casi, come la Sicilia ad esempio, questo incarico oltre ad essere diventato un busines, paradossalmente, sovvertendo proprio lo spirito della legge, i controlli sulla salute dei lavoratori sono diventati un dramma per gli stessi. Abbiamo registrato situazioni in cui lavoratori vengono sospesi dal lavoro e ritenuti non idonei, per obesità, o per piccole disfunzioni che sicuramente non compromettono la vita lavorativa.

Il D.Lgs. 626/94 non può limitarsi ad un mero aspetto burocratico e di affare economico, dove le aziende si mettono le carte apposto di norma copia di altre e dove alcuni soggetti fanno la loro fortuna economica.

I dati sugli infortuni dell’INAIL degli ultimi anni, dimostrano come questo utilizzo speculativo della 626 non incide per nulla nella prevenzione e sicurezza degli infortuni sul lavoro. 

 Appare quindi necessario che accanto al processo legislativo che impone l’identificazione dei pericoli, la valutazione dei rischi, le strategie di controllo e l’esigenza di informazione e formazione dei lavoratori esposti a rischio, vi sia uno strumento contrattuale efficace per fare in modo che i soggetti agenti nel processo siano sempre partecipi della costruzione del processo stesso.

Per fare in modo che il lavoratore si riconosca come il maggior conoscitore dell’attività in cui opera, occorre rivalutare un ruolo nella progettazione oltre che nell’esecuzione dei processi di lavoro.

Fondamentale è quindi il ruolo della formazione con il coinvolgimento di tutti i lavoratori.

La formazione non può limitarsi ad un trasferimento di saperi esterni e separati dal processo concreto di lavoro, ma deve aiutare il lavoratore a riconoscere le proprie competenze rendendolo soggetto attivo della prevenzione come componente della qualità del proprio lavoro.

Ciò che bisogna focalizzare è la centralità del lavoro, dei lavoratori e delle loro necessità e aspettative, migliorare la qualità della salute e sicurezza  nei luoghi di lavoro, diventa più produttivo se l’azienda dove si svolge la propria attività è orientata verso il miglioramento della qualità dei propri processi di lavoro che di riflesso si collega ad un più generale sistema di miglioramento della qualità dei servizi erogati.

Proprio per questi motivi la FLAI – CGIL attenta alle problematiche sulla sicurezza e prevenzione nel lavoro agricolo, ha preso parte all’elaborazione del progetto Agriform – Osha.

Il progetto Agriform - Osha sulle buone pratiche di prevenzione e le procedure di sicurezza nel lavoro agricolo è finalizzato all’olivicoltura, alla viticoltura, ai seminativi e alla zootecnia nonché all’utilizzo dei disabili in agricoltura. 

Il progetto:

a)    è cofinanziato dall’OSHA (Agenzia Europea per la Salute e Sicurezza sul Lavoro);

b)     è un’elaborazione unitaria delle organizzazioni che costituiscono Agriform (Ente Bilaterale Nazionale per la Formazione Professionale in agricoltura).

Le organizzazioni imprenditoriali e sindacali che costituiscono Agriform sono: Confagricoltura, Coldiretti, Confederazione Italiana Agricoltori (cia), Confederdia (dirigenti e impiegati agricoli), nonché la Fai Cisl, la Flai Cgil, e la Uila Uil.

Al progetto hanno collaborato i rappresentanti delle stesse organizzazioni che compongono il CPNSA (comitato paritetico nazionale per la sicurezza in agricoltura), al fine di rendere efficaci per la sicurezza le soluzioni operative proposte nel progetto.

Il progetto si fonda su quanto stabilito nella Risoluzione del Consiglio dell’Unione Europea del  3 giugno 2002 che ha per oggetto “una nuova strategia comunitaria per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro (2000 – 2006)”, strategia da cui sono nati i successivi programmi dell’Agenzia Europea per la sicurezza e la salute sul lavoro, nella cui cornice è stato svolto e cofinanziato il progetto.

 Il principio a cui si ispira è quello secondo cui “ ……….. per instaurare una cultura della prevenzione e modificare i comportamenti è necessario migliorare la conoscenza dei rischi dei soggetti interessati attraverso l’educazione, la sensibilizzazione e l’anticipazione dei nuovi rischi”.

Questi fini sono successivamente declinati in cinque azioni: 

a)                promuovere la cultura della prevenzione e mantenere una formazione professionale, continua, condotta con regolarità e adattata al lavoro quotidiano;

b)               sensibilizzare gli addetti circa il valore della reintegrazione nel lavoro delle persone disabili;

c)                migliorare la comprensione dei fattori umani e dei comportamenti per tradurre più efficacemente nelle azioni pratiche la conoscenza dei rischi e della prevenzione;

d)               sensibilizzare ulteriormente le parti interessate divulgando le informazioni e analizzando i modelli per quanto riguarda l’importanza di buone condizioni di lavoro ai fini della produttività, della qualità e delle prestazioni;

e)                integrare la salute e la sicurezza sul lavoro nella gestione delle imprese e nelle altre attività che comportano un approccio sistematico del benessere sul lavoro.

Il lavoro è codificato in un cd, diffuso in questi giorni in tutto il paese a cure delle varie organizzazioni.

Si tratta di una soluzione che:

-         è esigibile ai fini della contrattazione nazionale e provinciale per l’eventuale attuazione di programmi formativi;

-         fornisce alle parti tutte le informazioni e la documentazione necessaria a verificare concretamente lo stato delle condizioni di rischio, delle condizioni di consapevolezza del rischio, nonché le possibilità pratiche di darvi risposta.

Attraverso questo lavoro le parti hanno risolto la maggior parte del contenzioso dovuto a divergenze interpretative connesse alla pratica della applicazione di misure di sicurezza secondo i canoni del D.Lgs. n° 626/94 e successive integrazioni.

L’atto è rilevante anche ai fini delle attività confederali e istituzionali in materia di sicurezza nel territorio, in quanto la sua applicazione potrà consentire neghi anni a venire se praticata, una forte riduzione degli incidenti e delle malattie professionali, contribuendo per questa via al miglioramento generale delle condizioni di lavoro e di vita per i lavoratori, nonché di sensibile risparmio di risorse alle casse dello Stato.