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COMUNICATO STAMPA

   

SINDACATI, NECESSARI INTERVENTI PER INNOVAZIONE E DIRITTI DEI LAVORATORI. OLTRE 20.000 GLI ADDETTI ALLA FILIERA

Palermo, 31 maggio 2007 - Politiche per rilanciare la pesca in Sicilia, dando diritti e tutele agli oltre 12.000 lavoratori dipendenti del settore, ai quali si aggiungono i 2.500 dell’itticoltura e i 3.543 addetti del resto della filiera, dalla trasformazione alla conservazione. A chiederle sono Fai Cisl, Flai Cgil, Uila Pesca  siciliane che, per accendere i riflettori su un comparto tradizionale  che sconta oggi vari elementi di crisi, hanno tenuto oggi un convegno alla Capitaneria di Porto di Palermo. “Il piano regionale della Pesca 2007\2009- ha detto nella relazione Salvatore Lo Balbo, segretario della Flai Cgil- deve segnare una discontinuità con un passato che non ha prodotto risultati apprezzabili. Finora – ha aggiunto- sono state spese ingenti risorse pubbliche ma poco e nulla si e’ visto in termini di ammodernamento e messa in sicurezza dell’armamento, di razionalizzazione per una pesca compatibile con l’ambiente, di lavoro più umano e sicuro”. Gli altri due fronti su cui i sindacati intendono dare battaglia sono quelli dell’introduzione  nella marineria siciliana della retribuzione mensile, argomento sul quale è già aperta la trattativa con Federpesca, superando il cosiddetto “contratto alla parte” che vincola i salari al pescato e alle spese complessive sostenute dalla barca. “Questo determina salari variabili e spesso insufficienti- ha osservato Lo Balbo- e a cio’ si aggiungono l’impossibilita’ di arrivare a una pensione dignitosa e l’assenza di ammortizzatori sociali e di forme di tutela contro infortuni e malattie professionali”. Oggi la flotta siciliana di pescherecci è la più consistente d’Italia, incidendo in termini di unità per il 23,6%, di giorni di pesca per il 24,7%, di stazza per il 32,8%. La Sicilia, secondo i dati forniti dai sindacati, contribuisce con il 27% di fatturato alla formazione della ricchezza nazionale del settore. “E si tratta di dati sottostimati- ha sostenuto il segretario della Flai- per l’illegalità presente  sia nella fatturazione che nell’ufficializzazione dei rapporti di lavoro”. E’ proprio la legalità l’altro fronte di battaglia, per i sindacati, un’ emergenza che riguarda anzitutto le fasi della trasformazione e della commercializzazione dei prodotti. “Di fatto- ha affermato Lo Balbo- i 14 mercati ittici della Sicilia arrancano e in quasi tutti si pratica la contrattazione a voce, spesso con evasione fiscale e controlli sanitari incerti”. Questo, quando la Sicilia, secondo Fai, Flai e Uila, potrebbe diventare “un luogo primario dei commerci e della logistica del settore ittico, così come la Liguria lo e’ per i fiori e la Romagna per l’ortofrutta”. Sviluppo del comparto per i sindacati di categoria significa anche tutela di un ambiente marino sempre più minacciato dall’inquinamento, dal surriscaldamento globale,  dallo sforzo di pesca e dalla pesca illegale. “Ridurre il numero di pescherecci in acque comunitarie- ha detto Lo Balbo- e’ tuttavia una misura insufficiente. Ci vogliono interventi coordinati di tutti i paesi del bacino Mediterraneo -ha aggiunto- e a nostro parere restano importanti il fermo biologico e il fermo tecnico accompagnati da adeguate misure per garantire i lavoratori nella previdenza e con gli ammortizzatori sociali”.

 

 

MANTEGAZZA (UILA), SCONCERTANTE ATTEGGIAMENTO DELLA REGIONE SICILIA CHE NON EROGA FERMO PESCA

 

Palermo, 31 maggio- 2007  “La Regione siciliana e’ l’unica realta’ italiana che non ha ancora erogato il fermo pesca 2005- 2006 e che sembra intenzionata a non erogare neanche quello del 2007: un atteggiamento sconcertante che se non viene modificato ci spingerà a organizzare iniziative di lotta”. Lo ha detto il segretario generale nazionale della Uila, Stefano Mantegazza, concludendo a Palermo un convegno di Flai, Fai e Uila, sui problemi e le prospettive della filiera ittica in Sicilia. “Decine di milioni di euro stanziati- ha aggiunto- giacciono nelle casse della Regione che si trincera dietro una posizione comunitaria che riguarda tutto il Paese”. Mantegazza ha sottolineato anche “il problema di metodo, forma e contenuto che esiste nei rapporti  dei sindacati con la Regione che sta affrontando la questione dell’approvazione delle linee strategiche per l’uso delle risorse comunitarie- ha detto-  escludendo il sindacato”. Un’esclusione “inaccetabile- ha aggiunto-: il sindacato deve esserci per rappresentare gli interessi dei lavoratori”.