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Rinascita, il sogno della cooperazione

 

Doveva essere il modello
per innovazione e ricerca

 

Laura Galesi
Catania nostro servizio
Rinascita era un sogno per tutti quelli che a dispetto della capricciosa rivista per i quadri di partito guardavano al Pci come ad un modello, quasi un imperturbabile valore da trasferire nel proprio lavoro fatto prevalentemente di terra e produzione agricola. Negli anni Sessanta quando nasce era il fiore all'occhiello dell'economia agricola, all'avanguardia nel campo della ricerca, infatti la cooperativa lavorava insieme all'università di Palermo nella ricerca di materiali contro le malattie delle piante. A guardarla adesso è una delle tante cooperative, come la Risorgimento di Donnalucata ormai inglobata dalla MocMediterranea, che non riesce a stare sul mercato e rischia la chiusura. Basta attraversare le aree agricole del ragusano o di Mazzarrone in provincia di Catania dove diversi stabilimenti sono chiusi. Le imprese sono passate da 500 a 300 ma negli anni 90 erano 1.000. Lo si legge anche negli occhi di Paolo, agronomo di Mazzarrone che parla dei suoi nove anni a Rinascita come di una esperienza che in realtà oggi potrebbe salvare dal fallimento tante piccole aziende agricole. "In Sicilia manca la mentalità cooperativistica, ognuno pensa che l'aggregazione significhi fregatura, e quindi nessuno intende uniformarsi ad un unico marchio". Rinascita ha un processo di produzione a ciclo intero, i prodotti vengono lavorati minuziosamente, "si contano anche i peli del gambo dei pomodori, anche se non c'è il marchio di qualità e si disperdono nei reparti ortofrutticoli di Auchan, insieme a tanti altri prodotti di bassa qualità", per poi essere immessi direttamente nella grande distribuzione senza alcun tipo di intermediazione, in casi rari quella del mercato che può influenzare i costi al massimo per il 12 per cento. I contratti con le grandi distribuzioni vengono stipulati un anno prima, in questo lasso temporale devono essere garantite le produzioni e questo diventa complicato perché si richiede manodopera altamente specializzata che continua a mancare. Le politiche sulla ricerca sono ancora lente ed i processi di riconoscimento di certificazione, qualità e tracciabilità dei prodotti non sono stati avviati. Malgrado il processo della filiera è stato accorciato e si presuppone un abbassamento del prezzo di vendita, il prodotto arriva nelle tavole italiane per 2,50 euro a prescindere dal costo per la produzione. Fino a poco tempo fa la cooperativa commercializzava prevalentemente con il gruppo Rinascente- Auchan ed il mercato tedesco dove, a detta di Salvatore piccolo produttore vittoriese e socio di Rinascita, il prezzo del pomodoro arriva al consumatore fino a 18 euro, mentre al produttore viene pagato sempre per 0,80 centesimi di euro. Per le microimprese associate (5 mila mq di serre) comunque la convenienza c'è sempre perché a fronte del grosso quantitativo di vendita alla grande distribuzione c'è la possibilità di guadagno o di recupero delle spese proprio per l'eliminazione dei passaggi "parassitari" intermedi. Ma è tempo di bilanci, proprio a ridosso dell'incontro che ci sarà a Vittoria tra la cooperativa ed i sindacati sui piani industriali che per molto tempo sono stati occultati. "Uno dei limiti di Rinascita - dice Peppe Scifo Flai Vittoria - riguarda l'esclusivo aggregazionismo quantitativo, senza incentivare il dibattito politico dell'assemblea dei soci che rappresenta poi il metro di scelta degli investimenti di mercato, nonché la regola base del sistema cooperativistico". A Rinascita di Vittoria lavorano 70 dipendenti per la selezione e lavorazione dei prodotti ortofrutticoli, 40 sono stagionali, manodopera richiesta per i periodi di picchi produttivi e 30 tra tecnici ed impiegati. La sindacalizzazione per la Flai Cgil è stata difficile, non tanto per il riconoscimento dei diritti per i lavoratori quanto per l'impiego del contratto. Da solo un anno infatti grazie all'intervento del sindacato a Vittoria viene applicato il contratto di cooperazione e non quello agricolo come avviene in altre cooperative. Attraverso questa tipologia contrattuale viene previsto un aumento salariale per i lavoratori che per la cooperativa comporta un aumento dei costi ed un abbassamento del livello concorrenziale. Infatti, molte cooperative preferiscono applicare ancora il contratto agricolo che permette di abbattere parte dei costi. Rinascita era un grande sogno anche perché aveva trasformato tanti braccianti in piccoli produttori che nel corso degli anni però non hanno saputo impegnarsi in un pensiero progressista e di azione collettiva. Anche a fronte della crisi agricola parte dei piccoli produttori hanno preferito la svendita della terra alle grandi aziende, un processo che gli consente di cambiare status e diventare bracciante della propria terra e percepire l'indennità di disoccupazione agricola come fenomeno di integrazione al reddito, lasciando la sfida dei mercati ai grossi produttori che diventano sempre più determinanti nella determinazione dei prezzi e delle scelte di qualità.


01/08/2007