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	  REPUBBLICA ITALIANA 
	
	REGIONE SICILIANA 
	ASSESSORATO AGRICOLTURA E FORESTE 
	
	Linee di indirizzo per il 
	
	Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 
	
	Documento di lavoro 
	
	Palermo, settembre 2006 
 
	
	REPUBBLICA ITALIANA 
	
	
	REGIONE SICILIANA 
	ASSESSORATO AGRICOLTURA E FORESTE 
	
	
	Linee di indirizzo per il Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 
 
	
	Palermo, settembre 2006 
	
	1. Gli scenari di riferimento 
	............................................................................................... 
	1
	2. Il quadro normativo della programmazione per lo sviluppo rurale 
	.......................... 2
	3. Il contesto rurale 
	regionale.............................................................................................4
	3.1. Il sistema agricolo, agroalimentare e 
	forestale.........................................................4 
	3.2. L’ambiente e la gestione del territorio 
	..................................................................... 5 
	3.3. L’economia rurale e la qualità della 
	vita..................................................................7 
	4. L’esperienza dell’attuale programmazione 
	.................................................................. 8
	5. Strategie e priorità 
	........................................................................................................ 
	11
	5.1. Innovazione nella “governance” 
	............................................................................ 
	12 
	5.2. La strategia per lo sviluppo 
	rurale..........................................................................14
	
	5.2.1. Asse 1 – “Miglioramento della competitività del settore agricolo e 
	forestale”................ 17
	5.2.2. Asse 2 – “Miglioramento dell’ambiente e dello spazio 
	rurale”........................................ 20
	5.2.3. Asse 3 – “Qualità della vita nelle zone rurali e diversificazione 
	dell’economia 
	rurale”.............................................................................................................................. 
	22 
	5.2.4. Asse 4 – “LEADER” 
	......................................................................................................... 
	25
	5.3. L’integrazione tra le programmazioni per lo sviluppo: coesione e 
	sviluppo 
	rurale....................................................................................................................... 
	26 
	5.4. L’equilibrio finanziario 
	.......................................................................................... 
	28 
	5.5. Priorità 
	territoriali................................................................................................... 
	29
	PSR linee indirizzo.doc - ii -
	
	
	Il presente documento è finalizzato a rilanciare in Sicilia il confronto 
	sulla strategia per lo 
	sviluppo rurale nella nuova fase di programmazione. Mentre è in corso la 
	redazione della 
	proposta di Programma di Sviluppo Rurale Sicilia 2007-2013 (PSR), infatti, 
	l’Assessorato 
	regionale Agricoltura e Foreste ritiene indispensabile focalizzare i temi 
	del confronto con i 
	partner istituzionali economici e sociali su scelte ed opzioni strategiche 
	della nuova fase di 
	intervento pubblico per l’agricoltura e le aree rurali. 
	
	Si tratta, dunque, di uno strumento aperto per la discussione, con il quale 
	vengono indicati gli 
	obiettivi generali della Regione per lo sviluppo rurale discendenti dalle 
	norme comunitarie, 
	dai riferimenti nazionali e dall’analisi del contesto regionale. 
	
	1. Gli scenari di riferimento 
	Negli ultimi due decenni nuovi processi sociali ed economici – dalla 
	globalizzazione, 
	all’internazionalizzazione dell’economia, al tumultuoso sviluppo della 
	ricerca e 
	dell’innovazione – hanno modificato i rapporti dell’agricoltura con la 
	società, i mercati e i 
	territori. 
	
	Oggi il settore agricolo e agroalimentare regionale guarda a questi processi 
	con 
	preoccupazione piuttosto che come fonte di nuove opportunità. In 
	particolare, l’allargamento 
	dell’Unione Europea, la politica euromediterranea con la creazione dell’area 
	di libero scambio 
	nel 2010, l’accordo EBA (Everything But Arms) sottoscritto dall’Unione 
	Europea con i paesi 
	in ritardo di sviluppo, i negoziati WTO sono spesso percepiti come “minacce” 
	per l’equilibrio 
	economico e sociale, già difficile, delle nostre aree rurali. 
	
	In realtà, la possibilità di cogliere positivamente le opportunità 
	dell’innovazione poste alla 
	Sicilia da parte dell’economia globale dipende dalla capacità di tutto il 
	sistema regionale – 
	istituzioni, aziende, organizzazioni sociali – di programmare un 
	riposizionamento competitivo 
	del bacino regionale di produzione verso i mercati. 
	
	L’Unione Europea nel 2003 e nel 2004 ha compiuto una scelta netta in questa 
	direzione con la 
	riforma della Politica Agricola Comune (PAC) che ha “liberato” le scelte 
	produttive delle 
	aziende agricole dai vincoli posti dagli aiuti collegati al tipo di 
	produzione (c.d. 
	“accoppiamento)”. Com’è noto la nuova PAC si basa sul disaccoppiamento del 
	sostegno dalla 
	produzione, sulla condizionalità degli aiuti al rispetto di parametri 
	ambientali, sulla 
	modulazione delle risorse finanziarie a favore delle politiche di sviluppo 
	rurale, nonché su 
	misure innovative intese a rafforzare la fiducia dei consumatori e la 
	sostenibilità dell’attività 
	agricola. In linea con gli indirizzi comunitari di Goteborg e di Lisbona la 
	PAC intende 
	valorizzare il “modello europeo di agricoltura”, promuovendo un orientamento 
	al mercato 
	dell’agricoltura e la multifunzionalità nella aree rurali, in un quadro 
	complessivo di 
	competitività, di coesione economico-sociale e territoriale, di sicurezza 
	alimentare e di 
	sostenibilità dello sviluppo. 
	
	L’impresa agricola è oggi chiamata ad operare le sue scelte in un quadro di 
	convenienze 
	economiche determinate sempre più dalle dinamiche dei mercati, dai fattori 
	esterni all’azienda 
	(contesto istituzionale, territoriale, ed organizzativo per le filiere) che 
	rendono necessario per 
	l’imprenditore agricolo sviluppare capacità di analisi economica, cultura 
	d’impresa e forte 
	attitudine manageriale. 
	
	D’altronde le imprese agroalimentari devono confrontarsi con le richieste e 
	le regole dettate 
	dalla Grande Distribuzione Organizzata (GDO), dalle normative vigenti in 
	materia di 
	sicurezza alimentare e dai mutamenti intervenuti negli stili di vita e di 
	consumo. 
	
	- 1 -
	
	
	
	In definitiva, anche in Sicilia lo scenario di riferimento per il sistema 
	agroalimentare e le aree 
	rurali risulta caratterizzato da: 
	
	• una forte dinamicità dei mercati con l’esigenza di accrescere la 
	competitività delle 
	aziende e dei relativi sistemi territoriali e, quindi, di consolidare 
	l’orientamento al 
	mercato delle scelte produttive degli agricoltori; 
	• un crescente interesse – e anche dalla “disponibilità a pagare” – dei 
	cittadini/consumatori verso la “qualità” dei prodotti e delle risorse delle 
	aree rurali, 
	che può portare ad una “centralità” di tali aree nella costruzione di un 
	modello di 
	sviluppo sostenibile. 
	Il disegno strategico di riferimento per il PSR 2007-2013 va, dunque, 
	definito rispetto alle 
	grandi sfide sopra accennate, tenendo presenti sia i vincoli che le 
	potenzialità proprie delle 
	filiere e dei sistemi territoriali dell’Isola. 
	
	2. Il quadro normativo della programmazione per lo 
	sviluppo rurale 
	Il Regolamento CE n. 1290/2005 del Consiglio sul finanziamento della PAC ha 
	definito un 
	quadro normativo unitario per il finanziamento del primo e del secondo 
	pilastro della Politica 
	Agricola Comune. Con il Regolamento CE n. 1698/2005 del Consiglio del 20 
	settembre 2005 
	sono stati definiti gli obiettivi e le regole fondamentali del Fondo Europeo 
	Agricolo per lo 
	Sviluppo Rurale (FEASR). Le principali novità del nuovo intervento per lo 
	sviluppo rurale 
	riguardano: 
	
	• l’adozione di un unico strumento di finanziamento e di programmazione: il 
	FEASR; 
	• l’approccio strategico della programmazione, chiaramente imperniato sulle 
	priorità 
	stabilite dall’Unione Europea a livello di Consiglio; 
	• l’impostazione monofondo della programmazione, con la separazione 
	operativa del 
	FEASR dai fondi strutturali; 
	• l’integrazione dell’approccio LEADER, che chiusa la sua fase sperimentale 
	ed 
	innovativa entra a pieno titolo tra gli strumenti ordinari per lo sviluppo 
	rurale; 
	• un marcato approccio dal basso verso l’alto attraverso il quale Stati 
	membri, Regioni e 
	Gruppi di Azione Locale (GAL) disporranno di un ampio margine di manovra per
	
	adattare i programmi alle esigenze locali; 
	• il coordinamento delle norme sullo sviluppo rurale con la nuova disciplina 
	degli aiuti 
	di Stato nel settore agricolo (nuovi Orientamenti comunitari 2007-2013, 
	proposta di 
	Regolamento di esenzione e Regolamento de minimis). 
	• l’unificazione – per il primo e secondo pilastro – delle procedure 
	finanziarie 
	nell’organismo pagatore; 
	• il potenziamento delle attività di controllo, valutazione e 
	rendicontazione ed una più 
	chiara ripartizione di competenze tra gli Stati membri e la Commissione; 
	Il 20 febbraio 2006 il Consiglio ha adottato gli Orientamenti Strategici 
	Comunitari (OSC) per 
	lo sviluppo rurale, che definiscono le priorità strategiche europee ed una 
	gamma di opzioni 
	offerte agli Stati membri per l’elaborazione dei Piani Strategici Nazionali 
	(PSN). I 
	Programmi di Sviluppo Rurale devono individuare obiettivi strategici 
	specifici per il territorio 
	
	- 2 -
	
	
	
	di riferimento all’interno del quadro delineato dagli Orientamenti 
	Strategici Comunitari e dal 
	PSN. 
	
	Il Regolamento CE n. 1698/2005 definisce gli obiettivi che la politica di 
	sviluppo rurale 
	intende perseguire: 
	
	a) accrescere la competitività del settore agricolo e forestale sostenendo 
	la 
	ristrutturazione, lo sviluppo e l’innovazione; 
	
	b) valorizzare l’ambiente e lo spazio naturale sostenendo la gestione del 
	territorio; 
	
	c) migliorare la qualità di vita nelle zone rurali e promuovere la 
	diversificazione delle 
	attività economiche. 
	
	Conseguentemente il Regolamento individua le priorità (“assi”) e le misure 
	per la 
	programmazione 2007-2013. Gli assi sono quattro e la norma definisce anche 
	le risorse 
	finanziarie minime da attribuire nel PSR a ciascuno di loro: 
	
	Asse Peso % minimo 
	su PSR 
	Asse 1: Miglioramento della competitività del settore agricolo e forestale 
	10% 
	Asse 2: Miglioramento dell’ambiente e dello spazio rurale 25% 
	Asse 3: Qualità della vita nelle zone rurali e diversificazione 
	dell’economia rurale 10% 
	Asse 4: Approccio LEADER 5% 
	
	E’ opportuno anche mettere in evidenza, sinteticamente, alcuni vincoli 
	generali posti alla 
	nuova programmazione: 
	
	• non saranno ammissibili al sostegno pubblico nel nuovo PSR gli 
	investimenti delle 
	grandi imprese, (fanno eccezione le imprese che occupano meno di 750 persone 
	o il 
	cui fatturato annuo non supera i 200 milioni di euro); 
	• nella gestione finanziaria del Programma si userà la regola del disimpegno 
	automatico 
	(c.d. “N + 2”). 
	Il Ministero delle Politiche Agricole, Agroalimentari e Forestali (MIPAAF) 
	ha già definito, 
	con il concorso delle Regioni, una proposta del Piano Strategico Nazionale 
	sulla quale è stato 
	avviato il confronto con la Commissione Europea. 
	
	E’ opportuno ricordare che gli interventi per lo sviluppo rurale del periodo 
	2007-2013, tra 
	l’altro, faranno riferimento anche ad una normativa nazionale innovata, in 
	linea con 
	l’orientamento generale di favorire la modernizzazione delle imprese e la 
	valorizzazione del 
	ruolo multifunzionale dell’impresa agricola nelle comunità rurali. Le 
	innovazioni normative 
	più significative sono: 
	
	• la ridefinizione dei soggetti con il riconoscimento di imprenditore 
	professionale alle 
	società di persone e di capitale (art. 1 del D.Lgs. n. 99/2004), 
	l’adeguamento delle 
	norme fiscali e previdenziali alla riforma dell’art. 2135 del codice civile 
	relativo alla 
	definizione di imprenditore agricolo e il riconoscimento di attività 
	agricola alla 
	produzione di energia che consentono la diversificazione delle attività 
	dell’impresa; 
	• il “compendio unico” che non consente il frazionamento delle imprese che 
	hanno 
	usufruito di sostegni pubblici (art. 7 del D.Lgs. n. 99/2004); 
	• la semplificazione amministrativa (art 13 del D.Lgs. n. 99/2004) che 
	individua nel 
	fascicolo aziendale lo strumento informativo certificato su base documentale
	
	attraverso il quale l’impresa si rapporta con le diverse amministrazioni 
	pubbliche 
	competenti del settore per richieste di sostegno finanziario e di 
	autorizzazioni. Il 
	- 3 -
	
	
	
	fascicolo, completamente informatizzato, contiene le informazioni funzionali 
	alla 
	conoscenza dell’impresa e delle sue attività e comportamenti consentendo uno
	
	snellimento delle procedure amministrative, una riduzione dei costi di 
	accesso alle 
	misure di sostegno per l’agricoltore ed una maggiore trasparenza della spesa 
	e del 
	processo amministrativo. 
	
	• la normativa sulla regolamentazione dei contratti all’interno della 
	filiera, che rafforza 
	il ruolo delle Organizzazioni dei Produttori e costituisce un quadro certo 
	di regole per 
	lo sviluppo dell’integrazione contrattuale del settore primario con i 
	settori a valle della 
	trasformazione e distribuzione; 
	• i nuovi strumenti di gestione del rischio, con la riforma della normativa 
	sulle 
	assicurazioni (D.Lgs. n. 102/2004) e la creazione di strumenti per favorire 
	l’accesso 
	delle imprese agricole ai mercato dei capitali (norme sul Fondo capitale di 
	rischio e 
	Fondo Interbancario di Garanzia). 
	3. Il contesto rurale regionale 
	3.1. Il sistema agricolo, agroalimentare e forestale 
	Il sistema agroalimentare riveste un ruolo importante nell’economia e nella 
	società siciliana. 
	La presenza di diverse realtà territoriali e di importanti filiere determina 
	un complesso ed 
	articolato contesto produttivo, sociale e culturale. 
	
	Tuttavia, il sistema presenta ancora debolezze strutturali, confermate dal 
	limitato apporto del 
	valore aggiunto agricolo sul valore aggiunto totale dell’economia siciliana. 
	Di contro, la 
	produttività del lavoro registra un incremento da correlare, spesso, alla 
	perdita di forza lavoro 
	che si sposta verso settori con maggiore redditività, minore complessità 
	nella produzione e 
	minori rischi di impresa. 
	
	In generale la situazione strutturale del sistema agricolo ed agroalimentare 
	siciliano si può 
	sintetizzare nei seguenti punti: 
	
	• l’attività agricola è esercitata da 365 mila aziende agricole, zootecniche 
	e forestali, su 
	una superficie complessiva di 1,5 milioni di ettari, dei quali 1,3 milioni 
	costituiscono 
	la SAU (Censimento ISTAT, 2000). Il 78% delle aziende ha una dimensione 
	economica inferiore a 4 UDE. 
	• si rileva la preponderanza di conduttori anziani (i 2/3 delle aziende sono 
	condotte da 
	agricoltori di oltre 55 anni) ed una ancora contenuta presenza delle donne 
	nel settore 
	(il 71% dei conduttori è rappresentato da uomini); 
	• la maggior parte dei conduttori possiede la licenza di scuola elementare o 
	la licenza di 
	scuola media inferiore; il 14% è ancora privo di titolo di studio e solo il 
	2% ha 
	frequentato o frequenta un corso professionale; 
	• riguardo al contributo dell’agricoltura alla formazione degli 
	investimenti, si sottolinea 
	che la quota investita rispetto al totale ha subìto, nell’ultimo decennio, 
	una flessione, 
	passando dal 6,4% nel 1995 al 4,5% nel 2003. Tale trend è da attribuire, in 
	primo 
	luogo, alla scarsa liquidità delle aziende aggravata in questi ultimi anni 
	dal quadro 
	congiunturale dell’economia e dalla crisi di mercato di alcuni comparti. 
	- 4 -
	
	
	
	La grande maggioranza delle imprese siciliane si caratterizza per ridotte 
	dimensioni aziendali, 
	elevati costi di produzione (a causa prevalentemente di sistemi di 
	allevamento obsoleti e/o di 
	colture difficilmente meccanizzabili), scarsa implementazione di innovazioni 
	tecnologiche, 
	difficoltà di reperimento di manodopera, in particolare di quella 
	specializzata, elevati costi di 
	commercializzazione dovuti alla carenza ed inefficienza del sistema dei 
	trasporti, ridotta 
	capacità di gestione, difficoltà tecnico-organizzative legate anche alla 
	carenza di servizi e di 
	infrastrutture. Questi fattori condizionano la competitività delle imprese, 
	nonché la loro 
	capacità di adeguare le proprie strutture aziendali (difficoltà di accesso 
	al credito e minore 
	propensione all’investimento). 
	
	Nonostante ciò, si rilevano anche imprese export oriented dotate di 
	tecnologie molto 
	sofisticate e coinvolte in elevati investimenti, con un’efficace capacità di 
	programmazione a 
	livello produttivo e commerciale. 
	
	Il settore agricolo ed agroalimentare siciliano si avvantaggia di favorevoli 
	caratteristiche 
	pedoclimatiche e di specifiche vocazioni territoriali che consentono una 
	spiccata 
	diversificazione dell’offerta. Tali condizioni ambientali permettono di 
	incentivare lo sviluppo 
	di metodi di produzione rispettosi dell’ambiente e della salute dei 
	consumatori, nonché la 
	realizzazione di produzioni destagionalizzate che rappresentano un vantaggio 
	concorrenziale, 
	in particolar modo verso la Grande Distribuzione. 
	
	La Sicilia vanta produzioni di alta qualità con prospettive crescenti, 
	alcune specializzazioni 
	distrettuali anche di notevole qualità in diversi comparti a forte immagine 
	e vocazione 
	all’export (cereali, ortofrutta, olio, vino, formaggi), una significativa 
	presenza di produzioni a 
	marchio DOP, IGP, DOC, IGT e numerosi prodotti tradizionali, che 
	rappresentano una fonte 
	importante di reddito oltre che garanzia di un prezioso quanto delicato 
	rapporto economico 
	con il territorio. 
	
	Un ruolo importante per l’agricoltura regionale è rivestito dal comparto 
	dell’agricoltura 
	biologica che, in termini di superfici (192 mila ettari) e di operatori 
	(10.462), rappresenta il 
	17% circa del totale nazionale (Biobank, 2003) e colloca la Sicilia ai primi 
	posti in Europa; 
	sebbene si verifichi anche che quote significative di prodotti biologici 
	vengano distribuite sul 
	mercato convenzionale. 
	
	Il patrimonio boschivo siciliano è quantitativamente limitato ma di 
	grandissima importanza, 
	in particolare se si considera il ruolo multifunzionale svolto dalle 
	foreste. Infatti, in questi 
	ultimi decenni il vecchio modello di una selvicoltura basata essenzialmente 
	su scopi 
	produttivi è stato sostituito da quello della gestione sostenibile delle 
	foreste, basato 
	prevalentemente sulla funzione ambientale svolta. Dal punto di vista 
	economico il settore 
	forestale attraversa una crisi legata ad innumerevoli fattori, ma si sono 
	aperte nuove 
	prospettive basate principalmente sulla produzione di biomasse per finalità 
	energetica, 
	condizionate comunque dalla necessità di realizzare gli investimenti 
	indispensabili per 
	attivare un’efficiente filiera bosco - legno - energia. 
	
	3.2. L’ambiente e la gestione del territorio 
	La Sicilia è caratterizzata da una gamma molto ampia di condizioni 
	pedo-climatiche che ha 
	fatto dell’isola un centro di origine e diversificazione biologica di 
	estremo interesse per 
	realizzare i prodotti unici utilizzati nella dieta mediterranea. L’isola è 
	una risorsa rilevante per il 
	mantenimento della biodiversità di specie vegetali ed animali. 
	
	Per quanto riguarda gli aspetti legati alla tutela del suolo, si osserva in 
	alcune aree 
	un’accelerazione dei processi di degrado dei suoli tipici dell’area 
	mediterranea, quale 
	erosione, salinizzazione, sodicizzazione, riduzione di sostanza organica, 
	deterioramento della 
	
	- 5 -
	
	
	
	struttura, desertificazione. Nelle aree costiere, i problemi più gravi di 
	degradazione dei suoli 
	sono la salinizzazione e la sodicizzazione, dato che per l’irrigazione 
	vengono utilizzate acque 
	sotterranee che si arricchiscono di sali per infiltrazioni di acqua marina. 
	Nelle aree collinari 
	interne, l’erosione idrica rappresenta invece il più importante e diffuso 
	fenomeno di degrado 
	del suolo, interessando oltre un terzo della superficie regionale. 
	
	I comuni della Sicilia classificati a rischio idrogeologico “molto elevato” 
	sono 23, quelli a 
	rischio “elevato” 132. L’entità del rischio varia dal 19% nel Siracusano 
	all’80% nell’Ennese, 
	dove il rischio idrogeologico rappresenta ormai un’emergenza ambientale. 
	Circa il 48% del 
	territorio regionale risulta classificato a rischio “medio-alto” di 
	desertificazione e il 7% a 
	rischio “elevato”. 
	
	Il pericolo di degrado è rilevante anche nelle aree a forte rischio di 
	abbandono, tra le quali 
	sono presenti, per diverse migliaia di ettari, quelle con paesaggi 
	seminaturali, equiparabili alle 
	aree a forte valenza ambientale. 
	
	Inoltre, una crescente attenzione deve essere rivolta all’inquinamento da 
	metalli pesanti nei 
	suoli, che supera i limiti di legge nelle province di Catania, Palermo e 
	Ragusa. 
	
	Sotto il profilo della biodiversità, sussiste nell’isola il rischio di 
	depauperamento, per la 
	riduzione degli ecosistemi naturali, lo sviluppo urbano, l’intensificazione 
	delle attività 
	agricole in alcune aree e l’abbandono di altre aree agricole, a causa della 
	loro scarsa 
	convenienza economica, nonché per l’elevata incidenza degli incendi 
	boschivi. 
	
	Le aree naturali protette in Sicilia coprono oltre il 10% del territorio, al 
	pari del dato medio 
	nazionale. I parchi regionali (Alcantara, Etna, Madonie e Nebrodi) occupano 
	il 7% della 
	superficie regionale. Le riserve naturali regionali sono 75, interessando 
	una superficie pari al 
	3% della superficie regionale. 
	
	Nell’ambito della Rete Natura 2000 in Sicilia sono presenti 125 Siti di 
	Interesse Comunitario 
	(SIC), 17 Zone di Protezione Speciale (ZPS) e 91 aree che presentano 
	sovrapposizioni tra 
	quelle individuate a SIC e quelle individuate a ZPS, per un totale 
	complessivo di 233 siti. La 
	superficie interessata è 733.234 ettari, di cui 85.392 ettari di superficie 
	marina e 647.842 ettari 
	di superficie terrestre (pari al 40% dei terreni agricoli). La percentuale 
	di territorio interessato 
	da SIC e SIC/ZPS, pari a circa il 15% del territorio regionale nell’anno 
	2004, è incrementata a 
	circa il 25% nel 2006 (Dati CORINE Land Cover). 
	
	Bassa, seppure di grande pregio, è l’incidenza delle superfici forestali nel 
	territorio regionale 
	(circa il 13% rispetto alla media nazionale del 33, 7%). Gli ecosistemi 
	forestali ospitano una 
	parte importante della biodiversità, in termini di specie, genotipi e 
	processi ecologici; essi 
	hanno, quindi, grande valore per la conservazione e la gestione sostenibile 
	della biodiversità. 
	
	Nei territori agricoli ad elevata valenza naturale rientrano molte aree 
	rurali ricadenti in quelle 
	protette, nella Rete Natura 2000 e in gran parte delle zone agricole montane 
	degli ambiti 
	territoriali agricoli montani e marginali. Le aree agricole ad alto valore 
	naturalistico 
	comprendono il 30,4% circa della SAU, di cui il 14,8% sono classificate come 
	“aree agricole 
	eterogenee”, il 15,5% “praterie naturali” e lo 0,14% “aree umide marittime e 
	interne”. 
	
	Un aspetto problematico, ma non ancora di rilevanza immediata, riguarderebbe 
	il rischio di 
	inquinamento genetico derivante da OGM. Attualmente non sono registrate 
	coltivazioni 
	autorizzate di tali piante nel territorio regionale. In ogni caso, ai sensi 
	della normativa vigente, 
	tali colture – siano esse utilizzate per la produzione che per la ricerca – 
	sono da escludere 
	nelle aree protette. 
	
	Per gli aspetti di tutela delle risorse idriche, in Sicilia – nonostante 
	l’impiego di elementi 
	chimici in agricoltura sia piuttosto contenuto, rispetto all’Italia e alle 
	altre regioni meridionali 
	
	- 6 -
	
	
	
	(ISTAT, 2005) – si rileva che la causa principale dell’inquinamento delle 
	acque è 
	rappresentata dai nitrati di origine agricola, a causa dell’uso eccessivo di 
	fertilizzanti e dello 
	spandimento sul suolo di reflui zootecnici. 
	
	La Regione, in applicazione della Direttiva CE n. 91/676/CEE, ha realizzato 
	una “Carta della 
	vulnerabilità all’inquinamento da nitrati di origine agricola”, tenendo 
	conto sia della 
	vulnerabilità delle acque sotterranee che di quelle superficiali, ed ha 
	predisposto nel 2003 il 
	“Programma di azione obbligatorio per le zone vulnerabili da nitrati di 
	origine agricola” 
	(documenti aggiornati al 2005) definendo le norme obbligatorie specifiche 
	per le aziende 
	agricole che ricadono nelle zone vulnerabili, insieme ad una serie di azioni 
	di divulgazione e 
	di formazione dei tecnici e degli operatori agricoli. Le zone vulnerabili 
	occupano una 
	superficie pari all’8% circa della superficie agricola regionale. 
	
	Sono state, inoltre, avviate le procedure per la definizione delle aree 
	vulnerabili ai prodotti 
	fitosanitari, anche ai fini dell’emanazione di uno specifico piano di 
	monitoraggio regionale da 
	effettuarsi sia nell’ambito di bacini imbriferi superficiali che 
	sotterranei. Per le sostanze 
	ritenute particolarmente pericolose, l’Agenzia Regionale Per l’Ambiente 
	(ARPA) ha già 
	avviato un piano di monitoraggio. 
	
	Tra gli elementi da prendere in considerazione vi è, inoltre, l’allarme sul 
	progressivo 
	cambiamento climatico. Per ciò che riguarda l’attività agricola, le cause 
	principali del 
	cambiamento climatico sono attribuibili alle emissioni di gas inquinanti ad 
	effetto serra, causate 
	dall’attività zootecnica, dalla fertilizzazione e dalla gestione dei reflui 
	zootecnici. L’incidenza 
	delle emissioni regionali nel settore è però marginale rispetto al totale 
	nazionale. E’ necessario, 
	comunque, promuovere la diffusione di pratiche agricole e zootecniche 
	ecocompatibili e di 
	attività per la riduzione di emissioni di gas serra e ammoniaca. 
	
	E’ importante, inoltre, che la Regione assicuri il proprio contributo al 
	raggiungimento 
	dell’obiettivo individuato dal Protocollo di Kyoto per l’Italia. A tale 
	proposito occorre 
	ricordare la funzione svolta dalle foreste, in particolare dai nuovi 
	impianti, nell’assorbimento 
	e nella fissazione dell’anidride carbonica, nonché quella legata alla 
	produzione di biomasse, 
	quali fonti di energia rinnovabile, che forniscono interessanti soluzioni 
	per le strategie di 
	mitigazione dell’effetto serra e dei cambiamenti climatici. Pertanto, 
	l’incremento della 
	superficie forestale, nonché di quella a prati e pascoli, e della sostanza 
	organica del suolo 
	possono costituire un potenziale di notevole entità per l’incremento dei 
	sink di carbonio. 
	
	D’altra parte, i cambiamenti climatici sono causa di eventi climatici e 
	ambientali nefasti per il 
	territorio regionale (siccità, piogge acide, innalzamento delle acque). La 
	siccità, in particolare, 
	contribuisce all’estensione delle aree soggette a rischio di 
	desertificazione, nonché ad 
	accentuare la fragilità del territorio siciliano alla problematica degli 
	incendi boschivi. 
	
	3.3. L’economia rurale e la qualità della vita 
	A livello regionale si riscontra una generale insufficienza di servizi 
	rivolti sia alla qualità della 
	vita delle popolazioni rurali sia allo sviluppo economico degli stessi 
	territori. In particolare, si 
	rileva un’ancora limitata efficienza dei sistemi fognari e depurativi, una 
	scarsa gestione dei 
	sistemi e delle infrastrutture di adduzione e distribuzione della risorsa 
	idrica, un sistema di 
	raccolta differenziata dei rifiuti di recente introduzione, una ridotta 
	diffusione delle tecnologie 
	dell’informazione e della comunicazione che incide sul livello di apertura 
	verso l’esterno dei 
	territori. 
	
	Per quanto riguarda le reti materiali di collegamento, in tutto il 
	territorio dell’isola emergono 
	limitati e insufficienti livelli di infrastrutturazione, con particolare 
	riferimento alle reti stradali 
	
	- 7 -
	
	
	
	e ferroviarie, principali e secondarie. Debole è, inoltre, il sistema delle 
	strade rurali, con 
	conseguente aggravio dei costi di trasporto per gli imprenditori agricoli.
	
	
	Sembra pesare ancora il ritardo culturale per cui la tecnologia ed i servizi 
	collegati non sono 
	colti come un’opportunità di crescita per le attività produttive e 
	commerciali. Se questo vale 
	per l’intero territorio regionale, si comprende come nelle rurali si 
	aggravano i ritardi, in 
	particolare nell’applicazione e nell’utilizzo di tecnologie informatiche e 
	telematiche e 
	nell’apprezzamento dei relativi vantaggi. 
	
	Si rileva, altresì, che il patrimonio dei centri storici rurali siciliani è 
	spesso lontano dalle 
	caratteristiche di isolamento che altrove facilitano la trasmissione nel 
	tempo dell’integrità 
	locale. Il rapporto campagna - città tende a diventare poco stabile, 
	soprattutto nelle zone in cui 
	i piccoli borghi periferici si trasformano in nuove aree di lottizzazione 
	edilizia o industriale. 
	L’intensificarsi dei processi di urbanizzazione e la conflittualità nell’uso 
	del suolo possono 
	condurre alla riduzione significativa della disponibilità di aree agricole e 
	rurali, nonché allo 
	sviluppo di forme di turismo poco sostenibile che potrebbero compromettere 
	irreparabilmente 
	il patrimonio naturalistico ed ambientale regionale. 
	
	L’analisi del tessuto imprenditoriale locale permette di osservare una 
	composizione per classe 
	dimensionale delle imprese che si contraddistingue per la prevalenza di 
	imprese di piccola 
	dimensione (il 97% delle imprese siciliane sono microimprese). La situazione 
	provinciale è 
	abbastanza uniforme, anche se le province metropolitane di Palermo, Catania 
	e Messina fanno 
	registrare indici lievemente più elevati, probabilmente grazie alla presenza 
	di specifiche 
	economie di urbanizzazione che incidono positivamente sulle opportunità 
	d’impresa. 
	
	La distribuzione settoriale delle imprese attive conferma che, rispetto ad 
	una media nazionale 
	del 19% e ad una media regionale di circa il 28%, alcune province (Trapani, 
	Agrigento e 
	Ragusa) risultano maggiormente specializzate nella localizzazione di imprese 
	agricole. In 
	generale si può affermare che in Sicilia, e in particolare nelle aree 
	rurali, ancora oggi, il 
	settore agricolo continua a svolgere un ruolo chiave soprattutto dal punto 
	di vista della 
	capacità di assorbimento di forza lavoro. 
	
	L’agriturismo e il turismo rurale costituiscono per certi aspetti delle 
	innovazioni tuttora 
	interessanti in materia di multifunzionalità, anche perché in Sicilia il 
	settore non ha ancora 
	espresso le reali potenzialità di traino per l’economia locale. Si consideri 
	a tal proposito, che il 
	quadro del movimento turistico regionale evidenzia, nel 2004, un trend 
	nuovamente crescente 
	dopo la leggera contrazione subita dagli arrivi e dalle presenze durante il 
	biennio 2002-2003. 
	Il fenomeno agriturismo, in particolare, ha registrato, nel periodo 
	2000-2004, una dinamica 
	evolutiva molto interessante, con una forte espansione delle strutture 
	aziendali. Il numero 
	delle imprese agrituristiche passa, infatti, da 141 a 312, mentre un 
	incremento più marcato 
	scaturisce dalla disponibilità di posti letto che nello stesso periodo 
	passano da 1.563 a 3.854. 
	
	Infine, bisogna ricordare che il rischio di impoverimento demografico – in 
	particolare nelle 
	fasce più giovani della popolazione – e di abbandono dei centri, con 
	conseguente contrazione 
	delle forze lavoro in alcuni settori chiave, rappresenta in alcune aree 
	rurali l’ostacolo 
	maggiore alla qualificazione delle imprese e alla diversificazione 
	dell’economia. 
	
	4. L’esperienza dell’attuale programmazione 
	Gli interventi per lo sviluppo rurale della Regione Siciliana nel ciclo 
	2000-2006 si sono 
	concretizzati nel Programma Operativo Regionale (POR), nel Piano di Sviluppo 
	Rurale 
	(PSR) e nel Programma Regionale LEADER Plus (PRL+). 
	
	- 8 -
	
	
	
	Il POR Sicilia 2000-2006, con 1.516 milioni di euro di spesa pubblica 
	(FEOGA), catalizza la 
	maggiore quota di risorse e, conseguentemente, incorpora la gran parte 
	misure per lo sviluppo 
	rurale fino al 2006 ed ha prodotto impatti significativi sul sistema 
	agricolo siciliano. Tuttavia, 
	emerge come dal punto di vista programmatico ed attuativo – anche in 
	relazione agli indirizzi 
	della nuova programmazione 2007-2013 – l’azione condotta sulla tematica 
	della 
	diversificazione economica e dei servizi non risulti sufficiente. 
	
	Punti di forza POR Punti di debolezza POR 
	
	• Innovazione nella gestione dei fondi pubblici con • Attuazione del 
	Programma caratterizzata dalla 
	l’introduzione del “sistema a bandi”: maggiore costante emergenza per 
	limitata velocità di spesa 
	trasparenza, selezione di progetti più efficaci. (in particolare delle 
	misure non propriamente 
	• Importante impulso per il cambiamento 
	agricole) rispetto agli obiettivi annuali di 
	generazionale nelle aziende. 
	realizzazione imposti dalla normativa comunitaria. 
	• Moltiplicatore dell’efficacia per le sinergie tra le 
	• Tempi eccessivamente lunghi delle istruttorie delle 
	misure all’interno del POR e tra i Programmi. 
	domande di aiuto presentate per i bandi. 
	• Proposte progettuali delle aziende in crescita sia 
	• Difficoltà nel reperimento dei capitali privati da 
	quantitativa che qualitativa. 
	parte delle imprese finanziate, anche a causa della 
	
	contingenza economica negativa per molti 
	
	comparti degli ultimi anni. 
	
	• Squilibrio fra le misure finalizzate alla 
	competitività con quelle più propriamente di 
	sviluppo rurale e di gestione del territorio. 
	• Mancanza di linee di intervento dedicate ai servizi 
	essenziali per l’economia e la popolazione rurale. 
	• Insufficiente approccio trasversale ai temi della 
	logistica, dell’integrazione degli interventi in una 
	logica di filiera e dell’internazionalizzazione delle 
	imprese. 
	• Limitata adesione all’unica misura indirizzata 
	all’incremento della qualità dei prodotti 
	agroalimentari (misura 4.13). 
	Il Piano di Sviluppo Rurale persegue l’obiettivo della tutela dell’ambiente, 
	del suolo e quello 
	della salvaguardia della biodiversità favorendo, nel contempo, il ricambio 
	generazionale e 
	limitando il fenomeno dell’esodo rurale e dell’abbandono dei terreni. Si 
	caratterizza per la 
	predominanza finanziaria delle misure agroambientali – che assorbono il 77% 
	della spesa 
	totale – e per la quota (due terzi del totale) destinata agli impegni del 
	precedente periodo di 
	programmazione in virtù di quanto previsto dal Regolamento CE n. 2603/1999. 
	Le spese per 
	gli interventi di imboschimento forestale risultano pari al 22% del totale.
	
	
	- 9 -
	
	
	
	Punti di forza PSR 2000-2006 Punti di debolezza PSR 2000-2006 
	
	• Riduzione delle “pressioni” agricole sulle risorse 
	naturali (acqua e suolo). 
	• Salvaguardia - ripristino della biodiversità e dei 
	valori paesaggistici degli ambienti agricoli. 
	• Intervento regionale aggiuntivo per fare fronte alla 
	sostanziale diminuzione della capacità di sostegno 
	rispetto alla precedente fase di programmazione 
	dello sviluppo rurale (1994/1999). 
	• Concentrazione degli interventi in aree territoriali 
	più sensibili dal punto di vista ambientale e su 
	tipologie di intervento e di beneficiari, in modo da 
	aumentare l’impatto del Piano sul sistema 
	agricolo. 
	• Criteri selettivi volti ad indirizzare il sostegno 
	anche verso realtà aziendali e soggetti con 
	caratteristiche strutturali e capacità imprenditoriali 
	in grado di assicurare un’adeguata sostenibilità 
	economica dei sistemi di produzione agricola 
	ecocompatibili. 
	• Con riferimento agli imboschimenti l’impatto 
	territoriale è stato piuttosto ridotto e disperso, a 
	causa sia della limitata dimensione dei progetti ma 
	anche delle carenze nel coordinamento della 
	strategia a livello territoriale. 
	• Per le produzioni biologiche il sostegno svolge 
	ancora quasi esclusivamente la funzione di 
	garantire la permanenza delle aziende nel 
	comparto ma, nella maggioranza dei casi, non si 
	concretizza con il consolidamento di processi di 
	innovazione e qualificazione in grado di garantire 
	una maggiore competitività e l’autonomia 
	economica delle produzioni ecocompatibili. 
	• Ritardi nello scambio delle informazioni tra i 
	soggetti coinvolti nel processo di attuazione (Sede 
	centrale dell’Assessorato - Sedi periferiche AGEA) 
	a causa dell’impossibilità di operare 
	on line sulle banche dati. 
	• Con riferimento alla salvaguardia della 
	biodiversità genetica dei sistemi di produzione 
	agricola, l’impatto della Misura F è risultato 
	modesto a causa della mancata attivazione di una 
	specifica linea di intervento per la salvaguardia 
	delle specie vegetali in via di estinzione e per il 
	numero limitato di adesioni alla Azione F4.b 
	(razze animali). 
	• Un’importante debolezza dell’attuazione, fonte di 
	ulteriori criticità, è rappresentata dall’insufficiente 
	livello di conoscenza da parte degli agricoltori 
	degli obblighi e, più in generale, del quadro 
	normativo complessivo. 
	• Inadeguatezza delle attrezzature negli Uffici 
	(numero insufficiente di postazioni informatiche, 
	obsolescenza e malfunzionamento degli strumenti 
	tecnici). 
	• Carenza di attività formative specifiche per gli 
	operatori. 
	• Mancanza di adeguati strumenti di 
	georeferenziazione delle aree. 
	Il Programma di Iniziativa Comunitaria LEADER Plus ha l’obiettivo di 
	promuovere lo 
	sviluppo locale attraverso l’attuazione di strategie innovative fondate su 
	iniziative del 
	territorio, per favorire – attraverso l’incremento della qualità della vita 
	nelle aree rurali – la 
	permanenza della popolazione attiva sul territorio. 
	
	- 10 -
	
	
	
	Punti di forza LEADER + Punti di debolezza LEADER + 
	
	• Stimolo di dinamiche positive nel processo di • Eccessiva lentezza nel 
	processo di selezione dei 12 
	costruzione del partenariato. PSL. 
	• Consolidamento dei partenariati locali. • Tardivo avvio delle attività di 
	animazione sul 
	territorio. 
	• Valore aggiunto all’Iniziativa per le sinergie 
	costruite tra i Programmi di Sviluppo Locale • Fragilità della struttura 
	organizzativa dei GAL. 
	(PSL) di LEADER, i Patti Territoriali e i Progetti 
	Integrati Territoriali (PIT), i Progetti Integrati • Difficoltà di natura 
	logistica per i GAL a causa 
	della mancanza di un supporto concreto da parte 
	
	Regionali (PIR) del POR e, in alcuni casi, con altri 
	dei partner pubblici.
	soggetti quali le Agenzie di Sviluppo Integrato.
	
	
	Riguardo ad altri interventi per lo sviluppo locale, è opportuno proporre 
	alcune brevi 
	considerazioni – riferite all’ambito dello sviluppo rurale – derivanti 
	dall’attuazione dei 
	Progetti Integrati Territoriali (PIT) previsti dal POR. Le esperienze più 
	significative si sono 
	realizzate in quei territori dove l’elemento rurale e l’economia agricola 
	sono prevalenti, come 
	le aree ricadenti nei PIT Etna, Valle del Torto e dei Feudi, Parco dei 
	Nebrodi, Alto Belice 
	Corleonese. 
	
	In altri casi, l’attivazione di misure FEOGA è servita ad accompagnare 
	particolari elementi di 
	sviluppo locale, quali il turismo, come nei PIT Reti Madonie e Demetra, 
	oppure il recupero 
	delle risorse naturali nella Valle Alcantara. 
	
	Nell’esperienza PIT si possono leggere elementi di successo come nei casi in 
	cui la 
	programmazione integrata si è posta in continuità con altre esperienze di 
	progettazione locale 
	(Patti Territoriali e GAL) o quando ha generato processi di gestione 
	partenariale pubblico - 
	privato. Tuttavia, si deve rilevare come nei Progetti Integrati non siano 
	mancati fattori critici, 
	quali la scarsa originalità e innovatività delle strategie proposte, 
	debolezze nella coerenza con 
	le effettive esigenze territoriali, una programmazione frammentata, 
	difficoltà di gestione dei 
	progetti, lentezza nella spesa. 
	
	Solo in alcuni casi i PIT si sono dimostrati una buona palestra di governo 
	locale, spesso 
	invece hanno generato duplicazioni di competenze e disorientamento tra gli 
	operatori. Nella 
	nuova fase di programmazione – senza rinunciare a tenere conto delle 
	specificità del territorio 
	e dell’esperienza maturata dai PIT – tali limiti dovranno essere superati.
	
	
	5. Strategie e priorità 
	L’analisi critica condotta sulle esperienze delle passate programmazioni e 
	la considerazione 
	delle forti novità introdotte dai Regolamenti comunitari riguardo al sistema 
	di gestione (tra 
	l’altro: programma monofondo comprensivo di approccio LEADER, Organismo 
	pagatore, 
	Ente certificatore) inducono il Governo regionale a mettere in particolare 
	evidenza 
	nell’illustrazione della strategia di sviluppo rurale per il periodo 
	2007-2013 la problematica 
	delle modalità attuative del Programma. 
	
	Infatti, la qualità di un disegno strategico per lo sviluppo è condizione 
	necessaria ma non 
	sufficiente per garantire l’efficacia della strategia. La costante 
	sofferenza gestionale vissuta – 
	ad esempio, per la permanente situazione di emergenza rispetto al disimpegno 
	automatico 
	nella realizzazione del POR – con il rischio che le soluzioni operative (es. 
	riprogrammazioni) 
	sminuiscano le scelte politiche e programmatiche, consiglia di porre come 
	primo obiettivo 
	strategico del Programma una forte innovazione dell’intero sistema di 
	relazioni e di gestione 
	
	- 11 -
	
	
	
	(la c.d. governance1), che concerne la Pubblica Amministrazione, le aziende, 
	i tecnici 
	professionisti con altri operatori, insieme ai portatori di interessi 
	collettivi. 
	
	5.1. Innovazione nella “governance” 
	Si ricorda che, nel corso dell’attuale periodo di programmazione, si sono 
	riscontrati 
	rallentamenti e, quindi, ritardi (con il rischio di perdita di risorse) per 
	diverse misure incluse 
	nei piani 2000-2006. Le motivazioni sono diverse, e tra queste si 
	rinvengono: 
	
	a) la complessità tecnico-amministrativa di accesso ai benefici della 
	misura, da cui deriva 
	anche una valutazione di convenienza circa la partecipazione alla stessa 
	(spesso 
	valutata a posteriori dal destinatario del beneficio); 
	
	b) la difficoltà a reperire la quota di cofinanziamento da parte del 
	destinatario dell’aiuto; 
	
	c) la complessità dell’istruttoria (numero elevato di domande, varietà di 
	aspetti da 
	valutare, necessità di effettuare controlli circa le dichiarazioni/impegni 
	formulati); 
	
	d) la debolezza del sistema di monitoraggio a livello di progetto che ha 
	reso difficile le 
	decisioni in merito ad eventuali correzioni di rotta nell’attuazione. 
	
	Tutto ciò porta l’Amministrazione regionale a definire un percorso di 
	innovazione non solo 
	nella fase di costruzione della strategia di intervento ma anche in quella 
	attuativa. 
	
	Gli ambiti principali su cui appare necessario intervenire per migliorare 
	strumenti e procedure 
	rispetto all’attuale esperienza riguardano: 
	
	1. La semplificazione amministrativa per la partecipazione ai 
	bandi/assegnazioni 
	Verrà semplificata la parte amministrativa relativa alla domanda di accesso 
	al 
	beneficio. In particolare, sarà utilizzato il fascicolo unico aziendale, che 
	contiene già 
	tutte le informazioni di carattere generale acquisite per fruire dei 
	sostegni previsti dal 
	primo pilastro della PAC (preservando, tuttavia, la corretta azione di 
	monitoraggio e di 
	rilevazione dei dati da parte delle pubbliche istituzioni). 
	
	Verranno, inoltre, valutate forme alternative al tradizionale bando, che 
	tengano conto 
	sia della tipologia di intervento (anche in relazione alle diverse categorie 
	di 
	beneficiari, alle dimensioni delle aziende e degli investimenti previsti) ed 
	in stretta 
	connessione alle norme che richiedono un’adozione celere di alcuni 
	interventi (es. 
	adeguamento pacchetto igiene per le imprese). Si punterà, quindi, 
	all’utilizzo di 
	meccanismi a scadenza aperta per consentire alle imprese richiedenti, ai 
	consulenti ed 
	agli uffici preposti all’istruttoria di poter meglio distribuire nel tempo 
	il carico di 
	lavoro, evitando così fasi connotate da elevata congestione di tempi e 
	attività, che 
	comporta inevitabilmente significativi ritardi nell’avanzamento della spesa.
	
	
	2. La riorganizzazione della valutazione/selezione delle proposte 
	La fase organizzativa non potrà prescindere dall’attuazione di interventi di 
	natura 
	organizzativo - gestionale, volti a snellire ed a velocizzare le procedure
	
	
	«Governo non è più una definizione appropriata del modo in cui le 
	popolazioni e i territori sono organizzati 
	e amministrati. In un mondo in cui la partecipazione dei rappresentanti 
	degli interessi economici e della società 
	civile sta diventano la norma, il termine “governance” definisce meglio il 
	processo attraverso cui 
	collettivamente risolviamo i nostri problemi e rispondiamo ai bisogni della 
	società, mentre governo indica 
	piuttosto lo strumento che usiamo.» (OECD, 2001) 
	
	- 12 -
	
	
	
	amministrative, conseguibili anche attraverso la necessaria azione di 
	informatizzazione delle istanze e di raccordo tra gli uffici preposti. 
	
	È auspicabile anche la responsabilizzazione dei professionisti per 
	specifiche fasi del 
	processo valutativo. 
	
	In questa direzione, e con benefici auspicabili anche rispetto al primo 
	obiettivo, si 
	predisporrà un’incisiva azione tesa all’informazione e alla 
	sensibilizzazione delle 
	figure professionali (tecniche e manageriali) operanti a diverso titolo nel 
	sistema 
	agricolo, per innalzare ulteriormente la qualità progettuale nonché per 
	stimolare la 
	proposta e la sperimentazione di attività innovative nelle diverse fasi 
	delle filiere 
	agroalimentari ed agroindustriale. 
	
	3. La gestione informatizzata e il sistema di monitoraggio 
	Necessario completamento delle opzioni sopra accennate è la creazione di un 
	sistema 
	gestionale basato sulla trattazione informatica delle pratiche, sul rispetto 
	del principio 
	di “separazione delle funzioni” nell’organizzazione degli Uffici, sul 
	monitoraggio 
	periodico a livello del progetto per rendere possibile la “sorveglianza”.
	
	
	4. La facilitazione dell’accesso al credito per i soggetti meno strutturati
	
	I regimi di aiuto previsti per supportare gli investimenti aziendali 
	adottati dai singoli o 
	dalle imprese associate saranno integrati con strumenti finanziari per un 
	più agevole 
	accesso al credito bancario da parte dei richiedenti, le cui performance 
	aziendali 
	risultano spesso rallentate e, in taluni casi, ostacolate da difficoltà 
	riscontrate nella fase 
	di acquisizione del capitale privato. 
	
	In considerazione della debolezza di liquidità nelle imprese agricole, non 
	più capaci di 
	sopportare con mezzi propri la realizzazione dei piani di sviluppo rurale, è 
	da 
	prevedere un ricorso al mercato del credito e, quindi, per favorire un 
	ottimale impiego 
	delle risorse, si renderà necessario massimizzare il coinvolgimento degli 
	Istituti di 
	Credito e degli Enti Pubblici. Questi, in qualità di datori di garanzie, 
	dovranno essere 
	in grado di effettuare una valutazione economica dell’investimento, ed 
	attraverso 
	apposite convenzioni dovranno garantire unitarietà e semplificazione anche 
	nelle 
	erogazioni. In tale situazione l’aiuto agli investimenti dovrà essere 
	erogato sotto forma 
	di sovvenzione in conto capitale, o del suo equivalente in abbuono di 
	interessi su 
	finanziamenti ad ammortamento differito, o di concessione di garanzia, o di 
	una 
	combinazione di dette forme nel rispetto comunque delle disposizioni 
	comunitarie. 
	
	5. La creazione di reti di imprese 
	La dimensione delle imprese e la necessità di condividere strumenti ed 
	esperienze 
	impongono l’incentivazione della creazione delle reti di imprese, operanti 
	nelle 
	diverse fasi delle filiere, al fine del rilancio delle stesse in termini 
	produttivi, 
	mercantili e territoriali. L’azione si prefigge il conseguimento di una 
	pluralità di 
	obiettivi che, in armonia a quanto indicato dalla nuova programmazione 
	comunitaria, 
	puntano a rendere multifunzionali gli interventi e sostenibili i risultati 
	sia per le 
	imprese che per il territorio. 
	
	6. Il consolidamento e l’estensione del partenariato 
	L’importanza della sfida, il carattere specifico della programmazione, nel 
	cui ambito è 
	previsto un Comitato di Sorveglianza per lo sviluppo rurale, spingono a 
	rafforzare ed 
	organizzare il confronto con i partner economici e sociali. Sarà opportuno, 
	pertanto, 
	
	- 13 -
	
	
	
	strutturare in modo innovativo le relazioni tra l’Amministrazione regionale 
	ed le 
	rappresentanze degli interessi agricoli, industriali, sindacali, ambientali, 
	ecc. In questo 
	contesto la creazione della Rete Rurale Nazionale (art. 68 del Regolamento 
	CE 
	
	n. 1698/2005) costituisce un’opportunità importante per arricchire il 
	confronto 
	partenariale. 
	5.2. La strategia per lo sviluppo rurale 
	Nel quadro delle politiche finalizzate allo sviluppo sostenibile, al FEASR è 
	attribuita una 
	missione complessa, che investe gli ambiti della conoscenza e 
	dell’innovazione, della 
	competitività e della sostenibilità ambientale, della produzione di servizi 
	per la collettività e 
	della creazione di nuovi posti di lavoro. 
	
	Il Piano Strategico Nazionale per lo sviluppo rurale costituisce il quadro 
	di riferimento per la 
	preparazione dei Programmi regionali di Sviluppo rurale, ed al fine di 
	illustrarne la struttura, 
	si riporta di seguito il prospetto sugli obiettivi contenuto, tra l’altro, 
	nella proposta elaborata 
	dal MIPAAF il 28 aprile 2006. 
	
	PSN - La struttura logica degli obiettivi 
	
	OBIETTIVI ORIZZONTALI 
	
	OBIETTIVI VERTICALI DI ASSE 
	
	Miglioramento della partecipazione locale 
	alla definizione delle politiche 
	ASSE III 
	ASSE IV 
	Mantenimento e creazione di nuove 
	opportunità occupazionali in aree rurali 
	Rafforzamento della capacità progettuale e 
	gestionale locale 
	Miglioramento dell'attrattività dei territori 
	rurali per le imprese e la popolazione 
	Obiettivo orizzontale 1 -
	Competitività del settore agroalimentare 
	e forestale 
	
	ASSE I 
	Consolidamento e sviluppo della qualità 
	della produzione agricola e forestale 
	Promozione dell’ammodernamento e 
	dell’innovazione nelle imprese e 
	dell’integrazione delle filiere 
	Potenziamento delle dotazioni 
	infrastrutturali fisiche e telematiche 
	Miglioramento della capacità imprenditoriale 
	e professionale della manodopera 
	
	ASSE II 
	Conservazione della biodiversità e tutela e 
	diffusione di sistemi agro-forestali ad alto 
	valore naturalistico 
	Tutela qualitativa e quantitativa delle risorse 
	idriche superficiali e profonde 
	Riduzione dei gas serra 
	Tutela della risorsa suolo 
	
	Obiettivo Orizzontale 2 -
	Miglioramento contesto 
	ambientale e socio-economico 
	
	Obiettivo Orizzontale 3 -
	Efficienza ed efficacia dei 
	sistemi organizzativi nazionali, 
	regionali e locali 
	
	Miglioramento della governance nazionale e 
	regionale delle politiche 
	Rafforzamento della capacità progettuale e 
	
	ASSE V 
	
	gestionale nazionale e regionale 
	Diffusione delle buone prassi nazionali, 
	regionali e locali 
	
	
	- 14 -
	
	
	
	La strategia di sviluppo regionale per il settore agroalimentare e per le 
	aree rurali deve, 
	quindi, tener conto – oltre che delle disposizioni comunitarie – degli 
	obiettivi nazionali, dei 
	risultati conseguiti dai Programmi del ciclo 2000-2006 in corso di 
	attuazione e dell’analisi dei 
	punti di forza e di debolezza delle filiere e dei sistemi locali regionali. 
	Emergono prospettive 
	favorevoli per lo sviluppo delle aree rurali e delle filiere produttive e 
	per un generale 
	adeguamento strutturale del tessuto aziendale. 
	
	Inoltre, la strategia deve essere costruita tenendo conto dei cambiamenti 
	indotti dalla riforma 
	della PAC, che come già ricordato possiede tre elementi caratterizzanti 
	(premio unico 
	disaccoppiato, condizionalità, modulazione) e sta già producendo importanti 
	cambiamenti sul 
	sistema agroalimentare e rurale della regione. In particolare, ciò pone in 
	evidenza l’esigenza 
	di: 
	
	• promuovere la riconversione di ordinamenti produttivi, che comporta un 
	incremento 
	del fabbisogno di strumenti per: 
	– l’accesso a nuovi mercati; 
	– la qualificazione delle produzioni esistenti; 
	– la gestione del rischio imprenditoriale quali: informazione e formazione 
	su 
	strumenti di controllo di gestione e degli investimenti, ricerca ed 
	innovazione, 
	strumenti per l’introduzione di politiche di “portafoglio” cioè di 
	diversificazione 
	del rischio attraverso l’ampliamento delle dimensioni produttive, la 
	diversificazione delle produzioni anche con l’introduzione di colture 
	energetiche e 
	no food, l’internalizzazione di alcuni fattori produttivi e di segmenti 
	della filiera 
	meno controllabili dall’agricoltore, come energia, fertilizzanti, 
	distribuzione; 
	• favorire gli investimenti per l’adeguamento a nuovi standard produttivi e 
	per il 
	miglioramento complessivo della sostenibilità dell’attività, in primo luogo 
	ambientale 
	ma anche di economica; 
	• rafforzare la capacità di cofinanziamento privato da parte delle aziende 
	degli 
	investimenti, considerando in quest’ottica anche i premi previsti dalla PAC 
	come un 
	possibile strumento a disposizione delle imprese. 
	Tenendo presente ciò, appare opportuno sia attivare nuovi strumenti per 
	favorire l’accesso 
	delle imprese ai mercati dei capitali sia considerare gli aiuti diretti 
	previsti dal Regolamento 
	CE n. 1698/2005 (principalmente nell’Asse 2) anche come un possibile 
	strumento di 
	compensazione della riduzione degli aiuti diretti del “primo pilastro” per 
	il sostegno al 
	reddito, in particolare per le aree soggette a svantaggi naturali e per le 
	imprese che 
	prevalentemente svolgono attività di presidio del territorio. 
	
	Va sottolineato che gran parte delle imprese regionali non hanno percepito 
	aiuti previsti dalle 
	OCM già riformate. Tuttavia, le annunciate riforme nel settore 
	ortofrutticolo e vitivinicolo, ad 
	esempio, estenderanno le problematiche descritte sopra anche a questi 
	settori chiave per il 
	sistema economico e sociale regionale. 
	
	La strategia dovrà essere sviluppata tenendo ancora conto: 
	
	• delle caratteristiche proprie delle diverse aree, in relazione all’estrema 
	eterogeneità di 
	scenari territoriali e settoriali e, quindi, dei diversi fabbisogni che 
	emergono; 
	• dell’integrazione tra gli strumenti d’intervento, ed in particolare: 
	– da un lato, con gli indirizzi strategici fissati nell’ambito delle 
	politiche di coesione, 
	al fine di evitare sovrapposizioni e conflittualità tra i diversi strumenti 
	di 
	- 15 -
	
	
	
	programmazione, mirando, invece, alla ricerca di complementarità e sinergie 
	tra i 
	fondi nel pieno rispetto delle loro missioni; 
	
	– dall’altro, tra le misure destinate a perseguire gli obiettivi di uno o 
	più degli Assi 
	prioritari del PSR, favorendo lo sviluppo di complementarità sinergiche di 
	tipo 
	verticale e/o orizzontale. 
	• della declinazione delle politiche in riferimento alle caratteristiche 
	delle imprese e del 
	loro ruolo all’interno del sistema agroalimentare e rurale: 
	– le imprese professionali, vocate al mercato, che per la maggior parte 
	hanno già un 
	posizionamento sui mercati europei ed internazionale, avvertono la necessità 
	di 
	migliorare l’accesso ai mercati emergenti, di introdurre innovazioni (in 
	particolare 
	organizzative) per migliorare il proprio posizionamento rispetto a nuovi 
	competitors (quali quelli del bacino del mediterraneo e quelli asiatici) e 
	per 
	aumentare la quota di produzione regionale che raggiunge standard di elevata
	
	qualità. 
	Per queste imprese gli aiuti diretti del secondo Asse potrebbero contribuire 
	a 
	migliorare la sostenibilità ambientale, mitigando i costi aggiuntivi degli
	
	investimenti necessari, con il conseguente miglioramento di aspetti etici e
	
	caratteristiche qualitative di contesto sempre più apprezzate dal 
	consumatore. 
	
	– nelle altre imprese – dove la dimensione rurale (posizionamento 
	all’interno di 
	reticoli relazionali e di mercato fortemente localizzati) ed in cui la 
	funzione di 
	presidio del territorio assumono una grande rilevanza – la necessità è 
	quella di 
	rafforzare un sistema infrastrutturale e di servizi che consenta di ampliare 
	la 
	dimensione locale del mercato e di valorizzare la multifunzionalità 
	dell’attività 
	agricola e forestale. 
	Gli strumenti previsti dall’Asse 2 in questo caso dovrebbero consentire una
	
	compensazione delle perdite di reddito derivanti dalla riforma del “primo 
	pilastro” 
	e dalla necessità di investimenti e di pratiche per aumentare e finalizzare
	
	l’ecocompatibilità e multifunzionalità di queste imprese sia nel settore 
	agricolo, sia 
	in quello forestale. 
	
	In generale, particolare attenzione dovrà essere posta alla promozione della 
	creazione di reti 
	di imprese per l’accesso a servizi innovativi di qualità attraverso al fine 
	di conseguire 
	opportune economie di scala. 
	
	La strategia generale dovrà essere costruita sui principi di crescita, di 
	occupazione e di 
	sostenibilità e dovrà perseguire, attraverso un equilibrato uso delle 
	risorse, l’obiettivo di 
	migliorare la competitività e l’attrattività delle zone rurali della Sicilia 
	come luogo in cui 
	investire, lavorare, creare nuovi e migliori posti di lavoro nonché vivere 
	con pari opportunità 
	rispetto ad altre zone. 
	
	Pertanto, nell’affrontare i problemi specifici delle zone rurali non saranno 
	trascurate le attuali 
	dinamiche sociali derivanti dalle mutate relazioni tra le città e gli spazi 
	rurali (pressione 
	ambientale periurbana) nonché dal progressivo indebolimento del profilo 
	demografico che 
	interessa soprattutto le fasce attive della popolazione di vaste aree 
	collinari e montane. 
	
	Tutto ciò premesso, alla realizzazione della strategia concorrono, secondo 
	quanto riportato nei 
	seguenti paragrafi, le azioni attivabili nell’ambito degli assi prioritari 
	previsti dal 
	Regolamento CE n. 1698/2005. 
	
	- 16 -
	
	
	
	5.2.1. Asse 1 – “Miglioramento della competitività del settore agricolo e 
	forestale” 
	Il riquadro seguente riporta le misure previste dal Regolamento FEASR con 
	riferimento 
	all’obiettivo generale assegnato al primo asse. 
	
	Obiettivi e misure previsti dal Regolamento CE n. 1698/2005 relativi 
	all’asse 1 
	“Miglioramento della competitività del settore agricolo e forestale” 
	
	Obiettivi 
	(art. 4) 
	Ambito specifico 
	(art. 20) 
	Misure 
	Azioni nel campo della formazione professionale e 
	dell’informazione, inclusa la diffusione di conoscenze 
	scientifiche e pratiche innovative, rivolte agli addetti dei 
	settori agricolo, alimentare e forestale. 
	Insediamento di giovani agricoltori. 
	Misure intese a promuovere la 
	conoscenza e sviluppare il 
	potenziale umano. 
	Prepensionamento degli imprenditori e dei lavoratori 
	agricoli. 
	Utilizzo dei servizi di consulenza da parte degli imprenditori 
	agricoli e dei detentori di aree forestali. 
	Avviamento di servizi di consulenza aziendale, di 
	sostituzione e di assistenza alla gestione delle aziende 
	agricole, nonché di servizi di consulenza forestale. 
	Ammodernamento delle aziende agricole. 
	Accrescere la Accrescimento del valore economico delle foreste. 
	competitività del settore 
	agricolo e forestale 
	sostenendo la 
	ristrutturazione, lo 
	sviluppo e l’innovazione. 
	Misure intese a ristrutturare e 
	sviluppare il capitale fisico e 
	promuovere l’innovazione. 
	Accrescimento del valore aggiunto dei prodotti agricoli e 
	forestali. 
	Cooperazione per lo sviluppo di nuovi prodotti, processi e 
	tecnologie nei settori agricolo e alimentare, nonché nel 
	settore forestale. 
	Miglioramento e sviluppo delle infrastrutture in parallelo con 
	lo sviluppo e l’adeguamento dell’agricoltura e della 
	silvicoltura. 
	Ripristino del potenziale produttivo agricolo danneggiato da 
	calamità naturali e introduzione di adeguate misure di 
	prevenzione. 
	Misure intese a migliorare la 
	qualità della produzione e dei 
	prodotti agricoli. 
	Sostegno agli agricoltori per conformarsi alle norme rigorose 
	basate sulla legislazione comunitaria. 
	Sostegno agli agricoltori che partecipano ai sistemi di qualità 
	alimentare. 
	Sostegno alle associazioni di produttori per attività di 
	informazione e promozione riguardo ai prodotti che 
	rientrano nei sistemi di qualità alimentare. 
	
	- 17 -
	
	
	
	Il riquadro seguente riporta invece una sintesi degli Orientamenti 
	Strategici Comunitari per lo 
	sviluppo rurali approvati dal Consiglio relativamente all’asse 1. 
	
	Orientamenti Strategici Comunitari relativi all’asse 1 
	“Miglioramento della competitività del settore agricolo e forestale” 
	
	Orientamento strategico Azioni chiave 
	La ristrutturazione e la modernizzazione del 
	settore agricolo 
	I settori europei dell’agricoltura, della silvicoltura e della 
	trasformazione 
	alimentare hanno un forte potenziale di ulteriore sviluppo di prodotti di 
	alta 
	qualità e di elevato valore aggiunto, rispondenti alla domanda crescente e
	
	diversificata dei consumatori europei e dei mercati mondiali. 
	Le risorse destinate all’asse 1 dovrebbero contribuire a creare un settore
	
	agroalimentare europeo forte e dinamico, incentrato sulle priorità del 
	trasferimento delle conoscenze, della modernizzazione, dell’innovazione e
	
	della qualità nella catena alimentare e sui settori prioritari degli 
	investimenti 
	nel capitale umano e naturale. 
	Migliorare l’integrazione nella catena 
	agroalimentare. 
	Agevolare l’innovazione e l’accesso alla 
	ricerca e sviluppo. 
	Incoraggiare l’adozione e la diffusione delle 
	tecnologie di informazione e comunicazione 
	(TIC). 
	Stimolare un’imprenditorialità dinamica 
	Sviluppo di nuovi sbocchi per i prodotti 
	agricoli e silvicoli. 
	Migliorare le prestazioni ambientali 
	dell’agricoltura e della silvicoltura. 
	
	Gli obiettivi del PSN relativi all’Asse 1 sono: 
	
	a) consolidamento e sviluppo della qualità della produzione agricola e 
	forestale; 
	
	b) promozione dell’ammodernamento e dell’innovazione nelle imprese e 
	dell’integrazione lungo le filiere; 
	
	c) potenziamento delle dotazioni infrastrutturali fisiche e telematiche; 
	
	d) miglioramento della capacità imprenditoriale e professionale della 
	manodopera. 
	
	Per questo Asse, in linea con la priorità comunitaria incentrata sul 
	trasferimento delle 
	conoscenze, sulla modernizzazione, sull’innovazione, sulla qualità nella 
	catena alimentare e 
	sugli investimenti nel capitale umano e naturale, sono stati individuati 
	degli obiettivi specifici 
	a livello regionale finalizzati all’accrescimento della competitività del 
	settore agroalimentare 
	e forestale. La Regione, quindi, si pone quali obiettivi: 
	
	1. la promozione della conoscenza e sviluppo del potenziale umano; 
	2. la ristrutturazione e modernizzazione del sistema imprese per rafforzare 
	l’occupazione 
	e la crescita economica; 
	3. la promozione e sviluppo della qualità dell’offerta. 
	Obiettivo (1) “Promozione della conoscenza e sviluppo del potenziale umano”
	
	
	In merito al primo obiettivo dall’analisi di contesto è emerso che il 
	settore agro-forestale si 
	caratterizza per un inadeguato livello di formazione professionale e per un 
	elevato grado di 
	senilizzazione dei conduttori rappresentati principalmente da uomini. 
	
	Al fine di conseguire una maggiore competitività e per innalzare il livello 
	di sostenibilità del 
	sistema occorre garantire un adeguato livello di formazione e informazione, 
	comprendente 
	anche le conoscenze specialistiche nelle nuove tecnologie dell’informazione, 
	rivolte allo 
	sviluppo di competenze manageriali, tecniche, strategiche ed organizzative, 
	adeguate, quindi, 
	alle esigenze di una nuova imprenditoria dinamica, e alla specializzazione 
	della manodopera. 
	Occorrerà, inoltre, contrastare i processi di esodo e di senilizzazione 
	delle popolazioni rurali, 
	attraverso il ricambio generazionale e lo sviluppo dell’imprenditoria 
	femminile. 
	
	- 18 -
	
	
	
	In tale contesto un sostanziale contributo potrà derivare dal potenziamento 
	ed uso più efficace 
	dalla creazione del sistema di consulenza aziendale previsto dai Regolamenti 
	comunitari. 
	
	Obiettivo (2) “Ristrutturazione e modernizzazione del sistema delle imprese 
	per rafforzare 
	l’occupazione e la crescita economica” 
	
	Relativamente al secondo obiettivo dall’analisi di contesto è emerso che la 
	grande 
	maggioranza delle imprese siciliane si caratterizza per le ridotte 
	dimensioni aziendali, gli 
	elevati costi di produzione (sistemi di allevamento obsoleti difficilmente 
	meccanizzabili) e 
	commercializzazione, la scarsa implementazione di innovazioni tecnologiche, 
	l’accentuata 
	frammentazione dei volumi d’offerta, la carenza di servizi e di 
	infrastrutture. 
	
	Per far fronte alle criticità sopra descritte sarà necessario favorire la 
	diffusione della 
	conoscenza e dell’innovazione anche attraverso il consolidamento dei 
	rapporti tra la Regione 
	e le Istituzioni pubbliche e private di ricerca ed il rafforzamento dei 
	collegamenti tra il mondo 
	della ricerca e quello delle imprese per lo sviluppo di nuovi prodotti, 
	processi e tecnologie. 
	
	Occorrerà migliorare gli aspetti organizzativi che incidono sul prezzo 
	finale della vendita e 
	agire sulla concentrazione dell’offerta, sull’efficienza dei canali di 
	commercializzazione, sulla 
	conoscenza dei mercati e sugli accordi contrattuali di filiera. 
	
	Il potenziamento delle dotazioni infrastrutturali fisiche e telematiche 
	favorisce il 
	miglioramento delle condizioni di contesto in grado di produrre esternalità 
	positive nei 
	confronti degli operatori delle filiere, migliorando nel contempo il grado 
	di attrattività dei 
	territori rurali. In particolare si osserva che la valorizzazione 
	qualitativa dei prodotti 
	agroalimentari non può prescindere dagli aspetti connessi alla logistica e 
	ai servizi ad essa 
	connessi, in quanto la corretta gestione della catena del freddo, lo 
	sviluppo di piattaforme 
	logistiche, il monitoraggio costante della qualità e della rintracciabilità, 
	nonché la diffusione 
	delle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC), sono 
	tutti elementi 
	fondamentali per le filiere regionali più esposte alla concorrenza derivante 
	dall’evoluzione del 
	processo di globalizzazione dei mercati. Ulteriori ambiti di particolare 
	interesse riguardano gli 
	investimenti collettivi a sostegno della commercializzazione, le 
	infrastrutture per la diffusione 
	delle TIC, gli investimenti destinati a favorire migliori condizioni di 
	accesso e mobilità nelle 
	aree rurali, gli interventi per la creazione di infrastrutture collettive 
	finalizzate al risparmio 
	energetico e idrico nonché al miglioramento delle prestazioni ambientali. Su 
	questi sarà 
	necessario costruire sinergie d’azione con i Programmi Operativi dei Fondi 
	Strutturali. 
	
	Obiettivo (3) “Promozione e sviluppo della qualità dell’offerta” 
	
	La presenza di produzioni di qualità, talvolta accompagnata dal 
	riconoscimento comunitario 
	del marchio, non è sufficiente alla creazione di valore aggiunto se non 
	sostenuta da un’attiva 
	adesione da parte dei produttori ai Consorzi di tutela e di valorizzazione e 
	da attività di 
	commercializzazione e marketing gestite in forma collettiva. Poiché la 
	valorizzazione di tali 
	produzioni dipende non solo da fattori economici e dalle capacità 
	manageriali che le singole 
	imprese sono in grado di esprimere, ma anche da variabili di contesto e 
	relazionali che si 
	sviluppano all’interno e all’esterno della filiera e del territorio di 
	origine, occorre superare il 
	tendenziale individualismo delle imprese. Ciò sarà perseguibile attraverso 
	l’implementazione 
	di forme di integrazione e aggregazione che agiscano nell’ambito delle 
	filiere (ad esempio 
	reti, distretti), rafforzandone anche il posizionamento competitivo sui 
	mercati nazionali e 
	internazionali. 
	
	Al fine di migliorare l’immagine delle produzioni regionali e rafforzare la 
	fiducia dei 
	consumatori, in considerazione della crescente consapevolezza che la qualità 
	è un elemento 
	fondamentale dal punto di vista concorrenziale in mercati sempre più 
	globalizzati, si rende 
	
	- 19 -
	
	
	
	necessario avviare azioni volte all’introduzione di schemi di qualità, al 
	miglioramento degli 
	standard di processo e di prodotto rispetto alle normative cogenti e ai 
	disciplinari di qualità. 
	Bisognerà ancora intervenire sulla valorizzazione delle specializzazioni 
	produttive regionali, 
	in particolar modo delle produzioni a marchio DOP, IGP, DOC, IGT e dei 
	numerosi prodotti 
	tradizionali, anche attraverso azioni di informazione e promozione. 
	
	Nel settore forestale si potrà favorire il ricorso da parte delle aziende 
	alla certificazione 
	forestale che accerti il rispetto di gestione sostenibile e la qualità delle 
	produzioni ottenute. 
	
	5.2.2. Asse 2 – “Miglioramento dell’ambiente e dello spazio rurale” 
	Il riquadro seguente riporta le misure previste dal Regolamento FEASR con 
	riferimento 
	all’obiettivo generale assegnato al secondo asse. 
	
	Obiettivi e misure previsti dal Regolamento CE n. 1698/2005 relativi 
	all’asse 2 
	“Miglioramento dell’ambiente e dello spazio rurale” 
	
	Obiettivi 
	(art. 4) 
	Ambito specifico 
	(art. 36) 
	Misure 
	Indennità a favore degli agricoltori delle zone montane. 
	Indennità a favore degli agricoltori delle zone caratterizzate 
	da svantaggi naturali, diverse dalle zone montane. 
	Misure intese a promuovere 
	l’utilizzo sostenibile dei terreni 
	Indennità Natura 2000 e indennità connesse alla direttiva 
	2000/60/CE.
	agricoli. 
	Pagamenti agroambientali. 
	Valorizzare l’ambiente e 
	lo spazio naturale 
	sostenendo la gestione del 
	territorio. 
	Pagamenti per il benessere degli animali. 
	Sostegno agli investimenti non produttivi. 
	Misure intese a promuovere 
	l’utilizzo sostenibile delle 
	superfici forestali. 
	Imboschimento di terreni agricoli. 
	Primo impianto di sistemi agroforestali su terreni agricoli. 
	Imboschimento di superfici non agricole. 
	Indennità Natura 2000. 
	Pagamenti silvoambientali. 
	Ricostituzione del potenziale forestale e interventi 
	preventivi. 
	Sostegno agli investimenti non produttivi. 
	
	Il riquadro seguente riporta invece una sintesi degli Orientamenti 
	Strategici Comunitari per lo 
	sviluppo rurali approvati dal Consiglio relativamente all’asse 2. 
	
	Orientamenti Strategici Comunitari relativi all’asse 2 
	“Miglioramento dell’ambiente e dello spazio rurale” 
	
	Per tutelare e rafforzare le risorse naturali dell’UE e i paesaggi nelle 
	zone 
	rurali, le risorse destinate all’asse 2 dovrebbero contribuire in tre aree
	
	prioritarie a livello comunitario: la biodiversità e la preservazione e lo
	
	sviluppo dell’attività agricola e di sistemi forestali ad elevata valenza 
	naturale 
	e dei paesaggi agrari tradizionali; il regime delle acque e il cambiamento
	
	climatico. 
	Le misure contemplate dall’asse 2 dovranno servire al conseguimento di 
	questi obiettivi ambientali e all’attuazione della rete agricola e forestale
	
	Natura 2000, al mantenimento dell’impegno assunto a Göteborg di invertire il
	
	declino della biodiversità entro il 2010, agli obiettivi della direttiva 
	2000/60/CE, che istituisce un quadro per l’azione comunitaria in materia di
	
	acque, e a quelli del protocollo di Kyoto per la mitigazione del cambiamento
	
	climatico. 
	Promuovere servizi ambientali e pratiche 
	agricole e zootecniche rispettose degli 
	animali. 
	Conservare il paesaggio agricolo e le 
	foreste. 
	Combattere il cambiamento climatico. 
	Consolidare il contributo dell’agricoltura 
	biologica. 
	Incoraggiare le iniziative 
	ambientali/economiche che procurano 
	benefici reciproci. 
	Promuovere l’equilibrio territoriale. 
	
	- 20 -
	
	
	
	Con l’Asse 2 si intendono perseguire le azioni chiave definite nell’ambito 
	degli Orientamenti 
	Strategici Comunitari, attraverso interventi che – volti a promuovere il 
	recupero e/o la 
	conservazione del paesaggio agro-forestale, l’equilibrio territoriale, le 
	iniziative ambientali, 
	ed i servizi – procurino benefici per lo sviluppo del territorio, sia per 
	l’aspetto sociale che per 
	quanto riguarda l’ambiente. 
	
	In tale ambito, risulterebbe particolarmente rilevante la valorizzazione 
	delle risorse agricole e 
	forestali, naturalistiche, artistiche, paesistiche, archeologiche che, 
	nell’ambito di un adeguato 
	piano di comunicazione, possano diventare fattore di promozione e di 
	sviluppo. Invero, i 
	sopraccitati obiettivi dovranno relazionarsi con gli obiettivi verticali del 
	primo asse del PSR. 
	
	Rilevante il contributo che il sistema agro-forestale può assicurare ai fini 
	del contrasto dei 
	principali rischi ambientali, quali quelli connessi ai processi di 
	desertificazione, di dissesto 
	idrogeologica e dei cambiamenti climatici 
	
	Gli obiettivi del PSN relativi all’Asse 2 sono: 
	
	a) conservazione della biodiversità e tutela e diffusione di sistemi 
	agro-forestali ad alto 
	valore naturalistico; 
	
	b) tutela qualitativa e quantitativa delle risorse idriche superficiali e 
	profonde; 
	
	c) riduzione dei gas serra; 
	
	d) tutela della risorsa suolo. 
	
	Tenendo conto di ciò sono stati definiti cinque obiettivi regionali: 
	
	1) conservazione della biodiversità e tutela e diffusione di sistemi 
	agro-forestali ad alto 
	valore naturalistico; 
	
	2) tutela e gestione sostenibile del territorio; 
	
	3) aumento della produzione di biomassa e diffusione di pratiche/attività 
	per la riduzione 
	dei gas serra; 
	
	4) tutela della risorsa suolo; 
	
	5) tutela delle risorse idriche. 
	
	Tutti gli obiettivi comunitari, nazionali e regionali nonché le azioni 
	prioritarie regionali fanno 
	riferimento al concetto di multifunzionalità dell’agricoltura, in quanto 
	favoriscono un esplicito 
	riconoscimento di servizi non connessi ad un’effettiva remunerazione di 
	mercato; dalla qualità 
	degli alimenti al presidio del territorio, tutti includono nel concetto di 
	multifunzionalità i 
	servizi ambientali (la preservazione degli habitat, del paesaggio e della 
	biodiversità, la 
	ricostituzione dei corpi idrici, etc.) e ne riconoscono lo stretto legame.
	
	
	Le azioni prioritarie individuate – proprio per perseguire l’obiettivo 
	comunitario di assicurare 
	un’agricoltura sostenibile e multifunzionale – intendono promuovere attività 
	inerenti: 
	
	• alla conservazione e l’incentivazione della biodiversità (gestione siti 
	Natura 2000, ed 
	altri luoghi di pregio naturalistico anche rinaturalizzati); 
	• alla tutela e diffusione di sistemi agricoli - forestali multifunzionali 
	ad alto valore 
	naturale/naturalistico; 
	• alla conservazione del germoplasma; 
	• al consolidamento di metodi di produzione biologica e benessere animale;
	
	- 21 -
	
	
	
	• all’incremento della superficie boscata anche demaniale, la valorizzazione 
	della 
	biomassa anche ad uso energetico, la massimizzazione dei sink di carbonio 
	con nuovi 
	impianti forestali (Protocollo di Kyoto), l’incremento di sostanza organica 
	nel terreno 
	attraverso il metodo di coltivazione biologico ed altre pratiche 
	ecocompatibili; 
	• alla lotta alla desertificazione e ai rischi idrogeologici; 
	• alla difesa dei boschi dagli incendi; 
	• alla difesa dei boschi dalle avversità biotiche e abiotiche; 
	• alla tutela qualitativa e quantitativa delle risorse idriche, superficiali 
	e profonde 
	(incentivazione di fasce di vegetazione lungo corsi d’acqua in aree 
	vulnerabili a nitrati 
	e prodotti fitosanitari, nonché pratiche agricole compatibili con tali 
	obiettivi, nonché 
	protezione del suolo dall’erosione per ridurre l’interrimento dei bacini 
	superficiali); 
	• all’incentivazione riuso acque reflue per usi irrigui (D.M. n. 185/2003);
	
	• al mantenimento dell’attività agricola: in aree sensibili con funzione di 
	presidio, nei 
	terreni degradati e nei paesaggi agro-forestali tradizionali. 
	5.2.3. Asse 3 – “Qualità della vita nelle zone rurali e diversificazione 
	dell’economia 
	rurale” 
	Il riquadro seguente riporta le misure previste dal Regolamento FEASR con 
	riferimento 
	all’obiettivo generale assegnato al terzo asse. 
	
	Obiettivi e misure previsti dal Regolamento CE n. 1698/2005 relativi 
	all’asse 3 
	“Qualità della vita nelle zone rurali e diversificazione dell’economia 
	rurale” 
	
	Obiettivi 
	(art. 4) 
	Ambito specifico 
	(art. 52) 
	Misure 
	Diversificazione in attività non agricole. 
	Misure intese a diversificare 
	l'economia rurale. 
	Sostegno alla creazione e allo sviluppo di microimprese 
	nell'intento di promuovere l'imprenditorialità e rafforzare il 
	tessuto economico. 
	Migliorare la qualità di Incentivazione di attività turistiche. 
	vita nelle zone rurali e 
	promuovere la 
	diversificazione delle 
	Misure intese a migliorare la 
	qualità della vita nelle zone 
	Servizi essenziali per l'economia e la popolazione rurale. 
	Sviluppo e rinnovamento dei villaggi. 
	attività economiche. rurali. Tutela e riqualificazione del patrimonio 
	rurale. 
	Una misura in materia di formazione e informazione, rivolta agli operatori 
	economici impegnati 
	nei settori che rientrano nell'asse 3. 
	Una misura finalizzata all'animazione e all'acquisizione di competenze in 
	vista dell'elaborazione 
	e dell'attuazione di strategie di sviluppo locale. 
	
	- 22 -
	
	
	
	Il riquadro seguente riporta invece una sintesi degli Orientamenti 
	Strategici Comunitari per lo 
	sviluppo rurali approvati dal Consiglio relativamente all’asse 3. 
	
	Orientamenti Strategici Comunitari relativi all’asse 3
	“Qualità della vita nelle zone rurali e diversificazione dell’economia 
	rurale”
	
	
	Le risorse destinate alla diversificazione dell’economia rurale e alla 
	qualità 
	della vita nelle zone rurali nell’ambito dell’asse 3 dovrebbero contribuire 
	alla 
	priorità assoluta rappresentata dalla creazione di posti di lavoro e delle
	
	condizioni per la crescita. 
	Le varie misure disponibili dell’asse 3 dovrebbero essere sfruttate in 
	particolare per promuovere lo sviluppo delle capacità, l’acquisizione di 
	competenze e l’organizzazione mirata allo sviluppo di strategie locali oltre
	
	che alla conservazione dell’attrattiva delle zone rurali per le generazioni
	
	future. 
	Nel promuovere la formazione, l’informazione e l’imprenditorialità occorre
	
	tener conto in particolare delle esigenze delle donne, dei giovani e dei 
	lavoratori anziani. 
	Incrementare i tassi di attività e di 
	occupazione nell’economia rurale 
	globalmente. 
	Incoraggiare l’ingresso delle donne nel 
	mercato del lavoro. 
	Ridare slancio ai paesi. 
	Sviluppare le microimprese e l’artigianato. 
	Insegnare ai giovani le competenze 
	necessarie alla diversificazione 
	dell’economia locale. 
	Incoraggiare l’adozione e la diffusione delle 
	TIC. 
	Sviluppare l’offerta e l’uso innovativo di 
	fonti di energia rinnovabili. 
	Incoraggiare lo sviluppo del turismo. 
	Ammodernare l’infrastruttura locale. 
	
	Gli obiettivi del PSN relativi all’Asse 3 sono: 
	
	a) miglioramento dell’attrattività dei territori rurali per le imprese e la 
	popolazione; 
	
	b) mantenimento e creazione di nuove opportunità occupazionali in aree 
	rurali; 
	
	Dall’analisi sull’economia e da quella sugli indicatori della qualità della 
	vita nelle aree rurali è 
	emersa la necessità di effettuare interventi, diversificati per zone, mirati 
	a migliorare 
	l’attrattività dei territori a sostegno sia del sistema delle imprese che 
	delle popolazioni locali. 
	
	Le aree rurali siciliane, da semplici spazi di produzione, si sono negli 
	anni trasformate anche 
	in luoghi di fruizione di servizi, di risorse e di valori immateriali, con 
	cui si dà corpo ad un 
	nuovo modello di agricoltura polivalente, legato al contesto e capace di 
	rappresentare un 
	volàno per la creazione di nuove opportunità occupazionali e la 
	diversificazione delle 
	economie locali, anche attraverso la realizzazione di strategie di sviluppo 
	locale. 
	
	Garantire il mantenimento di zone rurali vive e dinamiche, sviluppando 
	l’economia e 
	valorizzando le specifiche risorse, significa in più casi contribuire ad 
	arrestare i fenomeni di 
	abbandono e spopolamento dei borghi e dei centri abitati che producono una 
	fuga di “capitale 
	umano” gravosa per tutta la società siciliana sotto gli aspetti demografici, 
	culturali ed 
	ambientali. 
	
	Bisognerà fare in modo che sempre più le risorse naturali della nostra 
	regione vengano 
	considerate veri attrattori di crescita o di sviluppo. In tale quadro, il 
	ruolo svolto dalle foreste 
	è essenziale per un forte rilancio delle possibilità di valorizzazione 
	economica integrata, 
	legata alle possibilità di impiego ai fini turistici, ricreativi e didattici 
	delle superfici forestali 
	quale elemento di richiamo turistico e di elemento di integrazione del 
	reddito. 
	
	In tale direzione gli obiettivi individuati per l’implementazione della 
	strategia dell’Asse 3 
	sono: 
	
	1. diversificare l’economia rurale siciliana; 
	2. migliorare la qualità della vita nelle zone rurali; 
	- 23 -
	
	
	
	3. promuovere, per le esigenze di asse, la formazione, l’acquisizione di 
	competenze e 
	l’animazione dei territori. 
	Con riferimento al primo obiettivo si intende promuovere la diversificazione 
	con 
	l’integrazione di attività non agricole (artigianato, turismo, microimprese 
	e altri servizi) e 
	favorire l’integrazione delle filiere, per creare nuova occupazione 
	qualificata, duratura, stabile 
	in particolare a favore dei giovani e delle donne, senza trascurare la 
	qualificazione e il 
	consolidamento dei posti di lavoro esistenti. 
	
	In particolare, grandi potenzialità di sviluppo potrebbero derivare 
	dall’organizzazione di 
	un’offerta di turismo rurale integrato che coniughi la fruizione delle 
	ricchezze naturali e 
	paesistiche delle aree rurali (comprese quelle delle zone costiere) e 
	dell’agricoltura con 
	l’artigianato locale, con gli itinerari culturali caratteristici dei 
	territori (tradizioni e saperi per 
	cui la Sicilia è nota in tutto il mondo). L’artigianato e la trasmissione 
	dei saperi dalla 
	generazione degli anziani a quella dei giovani sarebbe, inoltre, una valida 
	opportunità per 
	definire percorsi di inserimento e di integrazione per le categorie sociali 
	svantaggiate. Un 
	ruolo determinante per la riuscita di queste azioni deve essere giocato 
	dalla Pubblica 
	Amministrazione e dalle cooperazioni tra pubblico e privato. 
	
	Il secondo obiettivo, invece, sarà finalizzato ad incrementare l’attrattività 
	dei territori rurali 
	per le generazioni attuali e future irrobustendo anche l’integrazione tra la 
	dimensione rurale e 
	quella urbana nei diversi aspetti naturali, fisici e culturali. 
	
	In tale ambito saranno avviate iniziative di sensibilizzazione ambientale e 
	saranno promossi 
	investimenti che sappiano assicurare una corretta gestione del patrimonio 
	naturale ed un 
	giusto equilibrio tra tutela dell’ambiente e attività economiche. 
	
	Saranno, altresì, previsti interventi di recupero e rifunzionalizzazione di 
	borghi e di centri 
	rurali, spesso inseriti in contesti ambientali e culturali di pregio ma in 
	condizioni di degrado o 
	abbandono. A tale fine si intende realizzare, potenziare e migliorare le 
	infrastrutture locali e i 
	servizi essenziali, comprese le attività culturali e ricreative che 
	contribuiscono a recuperare e 
	rafforzare le identità dei territori e, quindi, il senso di appartenenza.
	
	
	Per arrestare i fenomeni di declino socio-economico appare fondamentale, 
	inoltre, favorire 
	l’utilizzazione e/o l’introduzione di innovazioni nell’approccio ai mercati 
	e nell’accesso ai 
	canali di informazione, ad esempio incoraggiando l’adozione e la diffusione 
	delle TIC e 
	promuovendo l’e-inclusione. 
	
	L’obiettivo incentrato sulla formazione, l’acquisizione di competenze e 
	l’animazione dei 
	territori, infine, sarà rivolto allo sviluppo del capitale umano a supporto 
	della diversificazione 
	dell’economia locale e della fornitura dei servizi, oltre che della capacità 
	di implementare le 
	strategie locali. Gli interventi contribuiranno all’animazione dei territori 
	finalizzata alla 
	diffusione capillare delle opportunità di sviluppo e alla ricerca di partner 
	di progetti, oltre che 
	alla creazione di partenariati e reti tra soggetti pubblici e privati. 
	
	- 24 -
	
	
	
	5.2.4. Asse 4 – “LEADER” 
	Il riquadro seguente riporta le misure previste dal Regolamento FEASR con 
	riferimento 
	all’obiettivo generale assegnato al quarto asse. 
	
	Misure previste dal Regolamento CE n. 1698/2005 relativi all’asse 4 
	“LEADER” 
	
	Ambito specifico 
	(art. 61) 
	Misure 
	(art. 63) 
	L'aa) 
	b) 
	c) 
	d) 
	e) 
	f) 
	g) 
	pproccio Leader comprende almeno i seguenti elementi: 
	strategie di sviluppo locale territoriali destinate a 
	territori rurali ben definiti, di livello subregionale; 
	partenariato pubblico-privato sul piano locale (“Gruppi 
	di Azione Locale”); 
	approccio dal basso verso l'alto, con GAL dotati di 
	potere decisionale in ordine all'elaborazione e 
	all'attuazione di strategie di sviluppo locale; 
	concezione e attuazione multisettoriale della strategia 
	basata sull'interazione tra operatori e progetti 
	appartenenti a vari settori dell'economia locale; 
	realizzazione di approcci innovativi; 
	realizzazione di progetti di cooperazione; 
	collegamento in rete di più partenariati locali. 
	Attuazione delle strategie di sviluppo locali, ai fini del 
	raggiungimento degli obiettivi di uno o più dei tre altri assi. 
	Realizzazione di progetti di cooperazione. 
	Gestione dei gruppi di azione locale, acquisizione di 
	competenze e animazione sul territorio. 
	
	Il riquadro seguente riporta invece una sintesi degli Orientamenti 
	Strategici Comunitari per lo 
	sviluppo rurali approvati dal Consiglio relativamente all’asse 4. 
	
	Orientamenti Strategici Comunitari relativi all’asse 4 
	“LEADER” 
	
	Le risorse destinate all’asse 4 (Leader) dovrebbero contribuire a conseguire 
	le 
	priorità degli assi 1 e 2 e soprattutto dell’asse 3, ma sono anche 
	determinanti 
	per la priorità orizzontale del miglioramento della governance e per la 
	mobilitazione del potenziale di sviluppo endogeno delle zone rurali. 
	Rafforzare le capacità di partenariati locali, 
	l’animazione e l’acquisizione di 
	competenze per mobilitare il potenziale 
	locale. 
	Promuovere il partenariato pubblicoprivato. 
	Promuovere la cooperazione e 
	l’innovazione. 
	Migliorare la governance locale. 
	
	Gli obiettivi del PSN relativi all’Asse 4 sono: 
	
	a) rafforzamento della capacità progettuale e gestionale locale; 
	
	b) miglioramento della partecipazione locale alla definizione delle 
	politiche. 
	
	Attraverso l’adozione del metodo LEADER, anche sulla base delle precedenti 
	esperienze sia 
	Leader che di altra programmazione negoziata, alcune zone rurali della 
	Sicilia hanno avviato 
	processi di consolidamento di prassi di sviluppo locale costruite sia sulla 
	diversificazione che 
	sulla valorizzazione del patrimonio enogastronomico, artigianale, ambientale 
	e culturale. 
	
	I GAL, nell’ambito delle strategie di sviluppo locale, implementeranno le 
	possibili sinergie e 
	integrazioni preferibilmente tra le azioni dell’asse 3. 
	
	L’attività dei GAL avrà effetti diretti sia sul miglioramento della 
	governance locale sia sul 
	miglioramento della partecipazione dei soggetti socio-economici e 
	istituzionali alla 
	definizione delle politiche. 
	
	- 25 -
	
	
	
	I progetti di cooperazione realizzati dai GAL costituiranno un ulteriore 
	valore aggiunto sul 
	piano del confronto e dello scambio di buone prassi con partner esterni ai 
	territori. 
	
	5.3. L’integrazione tra le programmazioni per lo sviluppo: coesionee 
	sviluppo rurale 
	I regolamenti che normano la nuova programmazione relativa ai Fondi 
	strutturali, da un lato, 
	e il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale, dall’altro, evidenziano 
	la necessità di uno 
	stretto coordinamento tra le diverse attività di definizione di obiettivi e 
	strategie specifiche. 
	
	La separazione delle programmazioni “per Fondo” non agevola la ricerca di 
	una sinergia tra i 
	diversi strumenti attivabili con le risorse comunitarie; al contrario, il 
	forte impegno assunto a 
	livello comunitario e degli Stati membri per il raggiungimento degli 
	obiettivi di Lisbona e 
	Goteborg non può prescindere dalla definizione di un disegno di sviluppo 
	coerente ed 
	integrato a livello regionale e da un’attuazione conseguente. 
	
	La ricerca di sinergie tra sviluppo rurale e coesione rappresenta, per la 
	prima componente, un 
	requisito indispensabile per poter prefigurare un cambiamento virtuoso negli 
	scenari agricoli 
	ed agroindustriali siciliani. 
	
	In termini generali, migliori condizioni per ciò che riguarda la coesione 
	economica e sociale 
	possono contribuire a determinare esternalità positive per lo svolgimento di 
	attività agricole 
	ed agroindustriali (il miglioramento delle infrastrutture di collegamento 
	avrà effetti positivi 
	anche sui settori qui considerati); ma, più specificatamente, le azioni per 
	la coesione, proprio 
	perché tese a riequilibrare i percorsi di crescita tra aree deboli e aree 
	forti, risultano importanti 
	per le aree rurali che, da sole, non riescono ad uscire da condizioni di 
	marginalità e 
	sottosviluppo (si pensi agli effetti dell’introduzione di servizi che 
	adottano le tecnologie 
	dell’informazione e della comunicazione in ambito rurale). 
	
	Le riflessioni sullo sviluppo rurale che hanno preceduto l’elaborazione del 
	presente 
	documento hanno dedicato ampio spazio alle altre programmazioni in corso, in 
	particolare, 
	visto il grado di avanzamento raggiunto, a quella relativa al Fondo Europeo 
	di Sviluppo 
	Regionale, ed alle sinergie attivabili. 
	
	Il seguente schema tende a fornire una prima rappresentazione sintetica 
	delle relazioni 
	specifiche auspicabili tra obiettivi del Piano di Sviluppo Rurale e quelli 
	del FESR2. 
	
	2 Con riferimento alla bozza tecnico-amministrativa provvisoria del PO FESR 
	di agosto 2006. 
	
	- 26 -
	
	
	
	Relazioni tra gli assi del FEASR e gli obiettivi operativi del P.O. FESR 
	2007-2013 
	
	Assi 
	Sviluppo Rurale 
	Obiettivi operativi 
	Programma Operativo FESR 
	Incentivare lo sviluppo imprenditoriale coerenti con i modelli e i piani di 
	gestione 
	e conservazione dei siti Rete Natura 2000 e parchi e riserve. 
	Promuovere e sostenere l’attività di ricerca scientifica e di innovazione 
	tecnologica 
	nell’ambito di filiere produttive, distretti tecnologici e produttivi in 
	settori di 
	potenziale eccellenza e ad elevata integrazione pubblico-privata, inclusi 
	quelli 
	inerenti alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio culturale e 
	ambientale. 
	Promuovere le azioni di accompagnamento all’innovazione e l’auditing 
	tecnologico e organizzativo al fine di stimolare e sostenere la domanda di
	
	innovazione e di diffondere la partecipazione a programmi di ricerca e 
	network 
	internazionali. 
	Miglioramento della competitività delle 
	filiere agroalimentari e forestali. 
	Sostenere i distretti produttivi ed implementare i servizi comuni volti a 
	superare 
	deficit conoscitivi e relazionali delle imprese. 
	Ridurre la dipendenza nel settore distributivo e rilanciare i prodotti e 
	servizi di 
	qualità nei mercati extra regionali. 
	Realizzare interventi infrastrutturali prioritari previsti nei PAI e nel 
	Piano forestale 
	(infrastrutture per il miglioramento dell’assetto idrogeologico). 
	Realizzare infrastrutture per la politica di sviluppo rurale finalizzate ad 
	ottimizzare 
	la funzionalità degli impianti di accumulo e distribuzione primari per 
	garantire una 
	disponibilità adeguata in termini quantitativi e qualitativi della risorsa 
	idrica per 
	uso irriguo a livello sovraziendale. 
	Realizzare interventi infrastrutturali prioritari lungo le fasi del ciclo 
	delle acque e 
	realizzare le infrastrutture previste nella pianificazione regionale 
	vigente, da 
	associare al risparmio idrico alla riduzione delle perdite e all’uso di 
	fonti idriche 
	alternative. 
	Sostenere l’incremento dell’efficienza energetica negli usi finali e la 
	riduzione 
	delle emissioni climalteranti 
	Ambiente e spazio rurale. Rafforzare la valenza e l’identità naturalistica 
	dei territori anche attraverso la 
	diffusione della sensibilità per i temi dello sviluppo sostenibile. 
	Attivare filiere produttive di tecnologie energetiche e biocarburanti. 
	Incentivare l’accesso e la diffusione di servizi connessi all’uso delle TIC, 
	con 
	particolare riferimento alle esigenze di superamento dei fenomeni di digital 
	divide 
	e dei divari territoriali tra aree urbane ed aree interne rurali. 
	Migliorare la qualità di vita nelle zone 
	rurali e promuovere la diversificazione 
	delle attività economiche. 
	Valorizzazione delle iniziative di diversificazione e destagionalizzazione 
	turistica, 
	incluse quelle rivolte all’agriturismo, al turismo rurale, alla pescaturismo, 
	all’ittiturismo 
	e al diportismo nautico. 
	Potenziare e diffondere l’impiego di sistemi ITS (Intelligent Transport 
	System) per 
	l’ottimizzazione del trasporto delle merci e delle persone, migliorando e
	
	sviluppando, inoltre, i sistemi informativi per l’utenza per 
	l’ottimizzazione del 
	trasporto pubblico locale. 
	
	Le sinergie attivabili con il PO FSE, anche se non declinabili così 
	dettagliatamente come nel 
	caso del FESR, sono comunque rilevanti. L’obiettivo primo del nuovo 
	Programma di 
	Sviluppo Rurale è elevare le performance del settore agricolo siciliano e 
	certamente, come 
	evidenziato dal Regolamento FEASR, le risorse umane (del settore, dei 
	servizi collegati, della 
	P.A.) rappresentano il motore e la garanzia di continuità di questo 
	passaggio. 
	
	A questo primo tentativo di costruire collegamenti tra le diverse 
	programmazioni seguiranno, 
	una volta definita la gerarchia di obiettivi per lo sviluppo rurale, anche 
	in relazione con 
	quanto verrà precisato nel Piano Strategico Nazionale, incontri specifici 
	per finalizzare la 
	costruzione delle schede di misura del PSR nell’ambito di un disegno comune 
	di sviluppo 
	condiviso e fornire un contribuito operativo, dal punto di vista dello 
	sviluppo rurale, alla 
	stesura finale dei Programmi dei Fondi strutturali. 
	
	- 27 -
	
	
	
	5.4. L’equilibrio finanziario 
	Come ricordato sopra, per la nuova programmazione l’Unione Europea ha 
	fissato un peso 
	relativo minimo di ciascun asse rispetto al totale degli investimenti (10% 
	per gli Assi 1 e 3, 
	25% per secondo). Appare opportuno, al riguardo, valutare l’incidenza dei 
	nuovi assi 
	nell’attuale programmazione (FEOGA): 
	
	Milioni di Euro 
	
	Programmi 
	2000-2006 
	Dotazione finanziaria FEOGA per Asse 
	Asse 1 % Asse 2 % Asse 3 % 
	POR 689 80,4 117 13,6 52 6,0 
	PSR 4 0,9 431 99,1 0 0,0 
	LEADER+ 9 36,0 5 20,0 11 44,0 
	Totale 703 53,2 554 42,0 63 4,8 
	
	Fermi restando i livelli minimi fissati dal Regolamento CE n. 1698/2005 si 
	ritiene che le 
	risorse FEASR destinate alla Sicilia per il periodo 2007-2013 dovrebbero 
	essere intercettate 
	dai tre assi tenendo in considerazione i seguenti elementi: 
	
	• il miglioramento della competitività delle aziende siciliane rappresenta 
	ancora un 
	obiettivo da perseguire per rafforzare ed affermare il peso economico della 
	regione sui 
	mercati nazionali ed internazionali; 
	• l’importanza attribuita dalle politiche comunitarie alla salvaguardia 
	dell’ambiente e 
	dello spazio rurale; 
	• l’importanza data dalle politiche comunitarie (e non solo) allo sviluppo 
	sociale e 
	culturale, parallelamente a quello economico, delle zone rurali; 
	• la competitività agricola in senso stretto, diventa sempre meno scindibile 
	dalla 
	competitività dei territori rurali sui quali le attività alternative e 
	complementari a 
	quelle agricole svolgono un importante ruolo di valorizzazione in termini 
	sociali, 
	culturali ed economici; 
	• l’asse 4 del Regolamento CE n. 1698/2005 (LEADER) che contribuisce a 
	formare le 
	percentuali degli altri 3 Assi, presumibilmente, per la tipologia di 
	interventi da 
	riportare al metodo LEADER, avrà un’incidenza maggiore sull’Asse 3. 
	Inoltre, un’ulteriore riflessione va fatta in termini di equilibrio delle 
	risorse tra investimenti 
	nel capitale fisico, nel capitale umano, sull’ambiente e sulla qualità. 
	
	Nell’ambito del POR ad esempio è stato dato grande rilievo in termini 
	finanziari alle misure 
	volte all’incremento della competitività (circa il 71% delle risorse 
	complessive è destinato alla 
	valorizzazione del capitale fisico). Le misure indirizzate alla 
	valorizzazione del capitale 
	umano e quelle tese alla tutela dell’ambiente, invece, hanno all’incirca lo 
	stesso peso (14%). 
	
	- 28 -
	
	
	
	Ripartizione delle risorse POR (FEOGA) per misura e categoria (CdP del 
	8/03/2006) 
	
	Misura 
	Ambito 
	Spesa pubblica 
	milioni di euro 
	Peso 
	% 
	1.05 - Programmi di ambito locale 122,00 8,0% 
	4.06 - Investimenti aziendali per l’irrobustimento delle filiere 437,20 
	28,5% 
	4.09 - Miglioramento delle condizioni di trasform. e comm. dei prodotti 
	agricoli 259,50 16,9% 
	4.11 - Ricomposizione fondiaria 44,40 2,9% 
	4.14 - Sviluppo e miglioramento delle infrastrutture rurali 80,00 5,2% 
	4.15 - Promozione dell’adeguamento e dello sviluppo delle zone rurali 140,10 
	9,1% 
	A) Capitale fisico 1.083,20 70,7% 
	4.07 – Insediamento dei giovani agricoltori 176,40 11,5% 
	4.08 – Formazione nel settore agricolo/forestale 35,00 2,3% 
	4.12 – Avviamento dei sistemi di sostituzione e di assistenza 0,10 0,0% 
	B) Capitale umano 211,50 13,8% 
	4.13 - Commercializzazione dei prodotti agricoli di qualità 15,40 1,0% 
	C) Qualità 15,40 1,0% 
	1.09 - Mantenimento dell’originario uso del suolo 145,00 9,5% 
	1.12 - Sistemi territoriali integrati ad alta naturalità 15,90 1,0% 
	4.10 - Sostegno e tutela delle attività forestali 45,00 2,9% 
	D) Ambiente 221,30 14,5% 
	TOTALE (A+B+C+D) 1.531,40 100,0% 
	
	In considerazione di tutte le sopraccennate considerazioni, si ritiene 
	possibile l’apertura ad un 
	confronto politico e programmatico sulla seguente ipotesi di assegnazione di 
	risorse tra i tre 
	assi del PSR Sicilia 2007-2013: 
	
	Ipotesi programmatica di partenza per la ripartizione delle risorse per asse
	
	
	Asse Quota minima 
	regolamentare 
	Ipotesi 
	programmatica 
	Asse 1: Miglioramento della competitività del settore agricolo e 
	forestale 
	10% 40% - 50% 
	Asse 2: Miglioramento dell’ambiente e dello spazio rurale 25% 30% - 45% 
	Asse 3: Qualità della vita nelle zone rurali e diversificazione 
	dell’economia rurale 
	10% 10% - 20% 
	Asse 4: Approccio LEADER 5% (*) 
	
	(*) Va tenuto presente che – in base all’art. 17 del Regolamento CE n. 
	1698/2005 – all’asse 4 è riservato un 
	contributo pari almeno al 5% del contributo totale FEASR, ma che esso 
	contribuisce a formare le percentuali 
	minime previste per gli altri tre Assi. 
	
	5.5. Priorità territoriali 
	Gli Orientamenti strategici comunitari, pur confermando che la politica di 
	sviluppo rurale 
	deve essere concepita per tutto il “rurale”, mettono in particolare evidenza 
	che quest’ultimo 
	non risulta omogeneo al suo interno, sia perché caratterizzato da sistemi 
	agricoli, 
	agroalimentari e naturali differenziati, sia per le diverse forme di 
	integrazione con il contesto 
	urbano ed industriale. 
	
	La proposta di PSN propone una classificazione delle aree rurali in quattro 
	tipologie: 
	
	A. poli urbani; 
	B. aree rurali ad agricoltura intensiva specializzata; 
	C. aree rurali intermedie; 
	D. aree rurali con problemi complessivi di sviluppo. 
	- 29 -
	
	
	
	Nell’attività di elaborazione del PSR, per disporre di una base informativa 
	sul territorio 
	regionale – in aderenza alle indicazioni comunitarie e nazionali – viene 
	condotto un lavoro di 
	analisi statistica finalizzato ad individuare tipologie territoriali 
	omogenee, funzionali 
	all’attività di programmazione per le aree rurali siciliane nel periodo 
	2007-2013. 
	
	Rimandando la discussione di merito alla proposta di PSR, in questa sede 
	sembra opportuno 
	esplicitare solo l’indicazione politica. Si vuole pervenire ad una 
	zonizzazione che non è 
	preclusiva in relazione all’applicabilità delle azioni di sviluppo alle 
	diverse aree ma che, 
	invece, è finalizzata ad individuare le specificità territoriali – sia in 
	termini di criticità che di 
	potenzialità – per definire le azioni necessarie per superare le fragilità e 
	per stimolare le 
	aziende agricole ed i processi di sviluppo endogeno delle aree rurali. 
	
	Alcuni interventi, soprattutto quelli riconducibili agli Assi 2 e 3, saranno 
	polarizzati nelle aree 
	protette e/o svantaggiate al fine di consentirne la permanenza alle 
	popolazioni rurali. In ogni 
	caso la territorializzazione dovrebbe costituire un elemento di priorità 
	nell’assegnazione delle 
	risorse. 
	
	Per quanto riguarda gli interventi forestali nella Regione Sicilia gli 
	interventi con finalità 
	ambientale saranno localizzati prioritariamente nei territori più esposti al 
	rischio 
	desertificazione o/e al rischio idrogeologico. Nella identificazione delle 
	zone prioritarie agli 
	imboschimenti si terrà conto degli studi già avviati e dei risultati già 
	acquisiti, quali la “Carta 
	della vulnerabilità al rischio di desertificazione”, i “Piani Stralcio di 
	Bacino per l’Assetto 
	Idrogeologico”, la cartografica realizzata nel “Piano per la difesa della 
	vegetazione dagli 
	incendi”. Questi documenti saranno oggetto di elaborazione, studio ed 
	approfondimenti nel 
	“Piano Forestale Regionale”, attualmente in fase di revisione ed 
	implementazione delle 
	“linee guida” approvate con Decreto assessoriale del 15 ottobre 2004. 
	Particolare cura dovrà 
	essere riservata alla scelta delle aree da rimboschire in relazione alla 
	loro ampiezza (almeno 
	10 ha accorpati e preferibilmente localizzati in prossimità di altre zone 
	boscate, funzionali, 
	quindi, ad una possibile ricomposizione fondiaria), in modo da garantire una 
	razionale 
	gestione, puntando su interventi su scala di bacino idrografico od almeno di 
	sottobacino. 
	
	* * * * * 
	
	- 30 -